12100 ITALIA: UN PAESE PLASMATO DALL’IMMIGRAZIONE. I dati del XXV Rapporto Immigrazione

20160710 10:58:00 redazione-IT

“La cultura dell’incontro” è il titolo dato al XXV Rapporto Immigrazione 2015 di Caritas e Fondazione Migrantes presentato il 5 luglio scorso a Roma. Il volume, da 25 anni, fotografa la presenza straniera in Italia: numeri e dati aggiornati al 1 gennaio 2015 ci dicono che in Italia vivono 5.014.437 persone di cittadinanza straniera, di 198 nazionalità diverse.

Una cifra sostanzialmente stabile, rispetto all’anno precedente, che segna un modesto + 1,9% a dimostrazione – sottolinea Migrantes – che la tanto temuta “invasione” che qualcuno paventava con gli sbarchi dello scorso anno, non ha praticamente prodotto effetti sulla composizione del panorama migratorio nazionale. Molti di coloro che sono giunti via mare hanno lasciato il nostro paese mentre una parte residuale ha chiesto l’asilo. Sono altri i paesi in Europa che nel corso del 2015 hanno visto crescere sensibilmente la popolazione straniera tra cui Germania e Gran Bretagna.

Anche le loro caratteristiche confermano un modello di inserimento che privilegia il Nord Italia rispetto al Sud, che vede un mercato del lavoro ancora fortemente segmentato ed una presenza storica soprattutto di Romeni, Albanesi, Marocchini, Cinesi ed Ucraini. L’assenza di vie regolari per l’ingresso in Italia ha di fatto congelato il nostro Paese su numeri che vedono una incidenza degli stranieri sulla popolazione totale di poco superiore all’8% e con caratteristiche che sono assimilabili al recente passato eccezion fatta per la cittadinanza le cui acquisizioni sono in forte aumento +29% (129.887).

[b]IMMIGRATI. Quanti sono, da dove vengono, perché arrivano e dove s’insediano [/b]
Al 1° gennaio 2015 risiedevano in Italia 60.795.612 abitanti, di cui 5.014.437 di cittadinanza straniera (8,2%), di cui 2.641.641 donne (52,7%). Rispetto alla stessa data del 2014, la popolazione straniera è aumentata di 92.352 unità (+1,9%). Al 1° gennaio 2015 risultano in corso di validità 3.929.916 permessi di soggiorno di cui il 48,9% riguarda le donne. Il totale dei permessi si ripartisce, dunque, tra 1.681.169 “con scadenza” (57,2%) e di cui il 47,3% riguarda donne, e 2.248.747 “di lungo periodo” (42,8%), per i quali la percentuale femminile è del 50,1%.
Distinguendo i permessi nella loro totalità per aree di origine, si nota che la quota maggiore riguarda i paesi dell’Europa centro-orientale (30%), seguiti in ordine decrescente, dall’Africa settentrionale (20,7%), l’Asia centromeridionale (13,9%) e l’Asia orientale (13,4%). Considerando poi le nazionalità più numerose, distinguono il Marocco (13,2%), l’Albania (12,7%), la Cina (8,5%) e l’Ucraina (6,0%).
Per quanto riguarda i permessi di soggiorno con scadenza (1.681.169) al 1° gennaio 2015 si conferma, rispetto al 2014, la prevalenza dei motivi di lavoro (52,5%) e di famiglia (34,1%). Si riscontra una quota significativa di uomini tra i soggiornanti per motivi di lavoro (60,3%) e una quota significativa di donne tra i soggiornanti per motivi di famiglia (64,5%). Il segnale più emblematico della tendenza degli stranieri a stabilizzarsi e quindi integrarsi in Italia è, peraltro, confermata dal fatto che sul totale dei permessi rilasciati per motivi familiari, le donne sono il 60,3%. Va, infine, rilevato che il terzo motivo per importanza è quello legato alla richiesta di asilo (7,0%) che, rispetto agli anni precedenti, ha sopravanzato il motivo dello studio.
Al 1° gennaio 2015 in Italia sono presenti ben 198 nazionalità su un totale mondiale, al 2016, di 232 (fonte Onu). Ad inizio 2015 quasi il 60% degli immigrati vive nel Nord, mentre questa percentuale scende al 25,4% nel Centro, con un ulteriore calo nel Mezzogiorno (15,2%).
In tre regioni del Nord ed una del Centro è concentrata più della metà dell’intera popolazione straniera presente in Italia (56,6%). In particolare, si tratta della Lombardia (23,0%), del Lazio (12,7%), dell’Emilia Romagna (10,7%) e del Veneto (10,2%). Nel Mezzogiorno va sottolineato che la Campania ospita il 28,6% del totale degli stranieri residenti in quest’area.
Le regioni con maggiore presenza di immigrati sono anche quelle che presentano incidenze maggiori degli stranieri sul totale della popolazione residente.

[b]I NUOVI CITTADINI[/b]
Nel 2014 sono state registrate le acquisizioni di cittadinanza italiana di 129.887 cittadini stranieri (oltre 26 ogni mille), un valore in forte crescita rispetto all’anno precedente (+29,0%).
Sul totale delle acquisizioni di cittadinanza sono leggermente più numerosi gli uomini (50,9%) e, tra le nazionalità di origine, prevalgono la marocchina (22,3%) e l’albanese (16,4%). Si tratta di due nazionalità che sono tra quelle presenti da più tempo nel nostro Paese e che hanno quindi avuto la possibilità di maturare i requisiti temporali richiesti dalla legge.
Particolarmente rilevante è il fatto che la maggior parte delle acquisizioni della cittadinanza riguarda minorenni: quasi il 40% di quelli che sono diventati cittadini italiani nel 2014 ha meno di 18 anni (39,4%). Inoltre, si osserva un picco di acquisizioni all’età di 18 anni, che in gran parte (oltre il 75%) riguarda stranieri nati in Italia, i quali possono chiedere di diventare italiani sulla base della vigente normativa, prima del compimento del successivo anno di età. All’età di 18 anni il tasso di acquisizione per cento residenti stranieri è pari a 8,3, il doppio di quello relativo alla classe 0-17 anni e fino a otto volte il valore per le classi delle età centrali o anziane.
La maggior parte delle acquisizioni avvengono per residenza (46,0%). Fino al 2008 risultavano maggiori le acquisizioni per matrimonio rispetto a quelle per residenza.

[b]IL MONDO DEL LAVORO[/b]
Dal 2009 al 2015, sul totale della popolazione in età da lavoro (15 anni ed oltre), la quota degli stranieri è passata dal 5,9% al 7,8%. Dal quadro di sintesi della condizione occupazionale degli stranieri, dai microdati della Rcfl-Istat, emerge che nel II trimestre 2015 su un totale di 4.067.145 persone in età da lavoro, vi sono 2.360.307 occupati stranieri (che costituiscono il 10,5% del totale) di cui 1.575.157 extra-Ue (66,7% degli occupati stranieri) e 785.150 lavoratori comunitari (33,3% degli occupati stranieri). Va anche sottolineato che l’88,5% degli occupati stranieri è dipendente (nel caso degli occupati italiani, la percentuale scende a 74,0%).
Gli stranieri in cerca di occupazione sono 455.578 (14,7% del totale), di cui 328.070 di nazionalità non Ue (72,0% del totale degli stranieri in cerca di occupazione) e 127.508 di nazionalità Ue (28,0%). Gli inattivi stranieri sono 1.251.261, di cui 922.510 non Ue (73,7%) e 328.750 Ue (26,3%).
La distribuzione territoriale degli occupati evoca il quadro già emerso a proposito dei residenti. La maggiore concentrazione di occupati stranieri si osserva nelle regioni del Nord (58,3%), e in particolare in quelle del Nord Ovest (788.405: 33,4% del totale degli occupati stranieri) e del Nord Est (586.940: 24,9%). In generale, quindi, nelle regioni con maggiore presenza di residenti stranieri si registrano percentuali più alte di occupati immigrati sul totale degli occupati.
La minore presenza di lavoratori stranieri si registra, invece, nel Mezzogiorno: solo il 17,3% dei lavoratori Ue e il 13,7% degli extra-Ue è residente in una regione meridionale.
La distribuzione degli occupati stranieri nelle diverse attività economiche, confrontata con quella degli italiani, conferma la collocazione tipica del modello di segmentazione del mercato del lavoro, con le maggiori incidenze degli occupati stranieri nel settore dei servizi collettivi e personali (29,8%), nell’industria in senso stretto (18,4%), nel settore alberghiero e della ristorazione (10,9%), nelle costruzioni (9,6%) e nel commercio (8,3%). Nell’insieme di questi settori è collocato il 77,0% degli immigrati.

[b]LA SCUOLA MULTIETNICA[/b]
Nell’anno scolastico 2014/2015, gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 814.187, il 9,2% del totale degli alunni. Rispetto al 2013/2014, vi è stato un aumento di 11.243 unità (+1,4%). Del totale degli alunni stranieri, quelli nati in Italia risultano 445.534.
L’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica varia in modo molto significativo a seconda dei territori alcuni dei quali hanno una spiccata capacità attrattiva nei confronti di immigrati che vogliano insediarsi stabilmente con la propria famiglia. Le maggiori incidenze si riscontrano, di conseguenza, nelle regioni del Nord con il valore massimo in Emilia Romagna significativamente più alto della media nazionale (15,5%), seguita da Lombardia (14,3%) e Umbria (14,2%). L’unica eccezione è costituita dalla Valle d’Aosta che presenta un’incidenza inferiore alla media italiana (8,2%). Nelle regioni del Centro Nord, invece, il valore non scende al di sotto del 10%, con la sola eccezione del Lazio (9,3%). Decisamente inferiori i dati relativi alle regioni del Sud. Per fare qualche esempio, mentre in Abruzzo si è registrato il massimo valore dell’area (7,2%), questo scende al 2,2% in Campania.

[b]I REATI E IL CARCERE[/b]
Su un totale di 52.164 detenuti, 17.340 sono stranieri (il 33,24% del totale). Se da un lato si registra una sensibile diminuzione rispetto al 2009, quando i detenuti non italiani rappresentavano il 37,1% della popolazione carceraria, dall’altro, si continua a registrare una sovra-rappresentazione della popolazione detenuta non italiana.
Degli stranieri attualmente detenuti, 16.551 sono di sesso maschile e 789 di sesso femminile. Focalizzando l’attenzione sulle nazionalità degli stranieri condannati, emerge come alcune contribuiscono al fenomeno in misura trascurabile, mentre le prime quattro nazionalità rappresentano il 57,53% del totale dei detenuti stranieri.
La nazionalità più rappresentata negli istituti penitenziari è quella dei cittadini provenienti dal Marocco (2.840 detenuti), seguita dagli stranieri di nazionalità rumena (2.821), albanese (2.423) e tunisina (1.893). Occorre sfuggire, tuttavia, a frettolose analisi che facciano concludere per l’attribuzione a determinati gruppi etnici di una maggiore propensione al crimine. Il dato sulla popolazione carceraria, infatti, va letto considerando che le comunità straniere sopra menzionate sono quelle di più antico insediamento e anche numericamente più consistenti nel nostro Paese.
Complessivamente gli stranieri detenuti hanno commesso 8.192 reati contro il patrimonio, 6.599 contro la persona, 6.266 in violazione della legge sulla droga, 2.499 contro la pubblica amministrazione e 1.372 in violazione della normativa sull’immigrazione. È residuale il numero di detenuti non italiani per il reato di associazione di stampo mafioso.

[b]IL QUADRO EUROPEO[/b]
Dopo la crisi del 2008 il numero degli stranieri residenti in Europa è continuato a crescere giungendo, nel 2015, nell’area Ue-28, a 35,2 milioni, con un aumento del 3,6% rispetto al 2014. Considerando la distribuzione nei vari paesi, il 76,2% dei residenti stranieri è ospitato in Germania (21,5%), Regno Unito (15,4%), Italia (14,3%) e Francia (12,4%). A fronte di una diminuzione dei saldi migratori dei paesi dell’Europa meridionale, si nota una diminuzione degli stranieri residenti. Nel caso della Spagna, dal 2014 al 2015 c’è stato un calo dei residenti stranieri del 4,8%.
È pur vero che sino al 2014 si è riscontrato un costante aumento degli ingressi di immigrati e delle residenze. Si è visto infatti che la Spagna e l’Italia si trovano tra i primi 11 paesi che accolgono le maggiori quote di immigrati su scala internazionale. Da notare è anche il fatto che i paesi che, come la Germania o il Regno Unito, ospitano maggiori quote di stranieri sono anche quelli in cui è maggiore l’aumento tra il 2014 e il 2015 degli stranieri residenti.
Alcuni saldi negativi e le diminuzioni dei residenti stranieri andrebbero anche messi in relazione alle contingenze economiche negative di alcuni paesi come la Grecia, nella quale dal 2014 al 2015 c’è stato un calo delle residenze straniere del 3,9%.

[b]LE RIMESSE ECONOMICHE DEGLI IMMIGRATI NEL MONDO[/b]
Secondo la Banca mondiale, le rimesse monetarie verso i paesi in via di sviluppo sono stimate in 432 miliardi di dollari nel 2015, ammontare che corrisponde ad un incremento di solo lo 0,4% rispetto all’anno precedente. Si tratta del più basso tasso di crescita a partire dagli anni della crisi finanziaria globale (2008-2009).
L’India è il paese che riceve la quota maggiore del volume globale delle rimesse, con una cifra stimata di 69 miliardi di dollari nel 2015, seguita dalla Cina (64 miliardi) e dalle Filippine (28 miliardi). I dati della Banca mondiale per il 2014 evidenziano che sono 26 i paesi del mondo nei quali l’incidenza delle rimesse sul Pil supera il 10%. Il massimo della percentuale si registra in Tagikistan (36,6%), e valori rilevanti si osservano poi nella Repubblica del Kirghizistan (30,3%), e in Nepal (29,2%). Il valore inferiore, invece, riguarda il Senegal (10,3%).Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel 2013 il primo paese dell’Ue-28 per incidenza di rimesse in uscita verso paesi non Ue è la Grecia (89%), seguita dalla Slovenia (86%), dalla Spagna (85%), dalla Svezia (74%) e dall’Italia (73%).
Nel 2014, il volume totale delle rimesse inviate dall’Italia è stato di 5,3 miliardi di euro, con una diminuzione, rispetto al 2013 (3,1%). Da un lato, il calo del 3,1% va interpretato alla luce delle crescenti difficoltà economiche in cui versano gli immigrati in Italia. Dall’altro esso mostra che vale il cosiddetto “effetto del tempo”, secondo il quale con il procedere del processo di integrazione nella società di approdo si determini un allentamento dei legami col paese d’origine che dovrebbe determinare una progressiva riduzione nella cadenza e nell’ammontare del flusso di rimesse inviate.
Nel 2014, al primo posto si colloca la Lombardia con 1,2 miliardi di euro (che corrisponde al 21,0% del totale nazionale delle rimesse inviate), seppure registri anch’essa un calo del 5,0% rispetto al 2012, il Lazio (985 milioni: 18,5% e -7,0%) e la Toscana (587 milioni: 11,0% e -2,7). Nell’insieme, da queste tre regioni parte il 50% del totale italiano delle rimesse inviate dall’Italia. È invece la Sicilia la regione che nel 2014 ha subito il più forte calo rispetto al 2013 nel volume delle rimesse (-5,9%) così come la flessione più importante rispetto alla situazione nazionale (-15,9%). L’analisi per paese di destinazione delle rimesse evidenzia il primo posto della Romania (876,5 milioni di euro: 16,4%) seguita dalla Cina (819,2 milioni di euro: 15,4%).

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