12093 Scomparso Padre Mario Santillo. Il ricordo di Francesco Calvanese

20160625 16:14:00 redazione-IT

Martedì scorso è morto a Buenos Aires padre Mario Santillo, già direttore del CEMLA, il Centro studi migratori latino americani e della omonima rivista.
Aveva 57 anni ed era amico mio, della FILEF (federazione lavoratori emigranti e famiglie), oltre che popolare in tutto l’associazionismo dell’emigrazione.
In questi giorni mi è tornato in mente il nostro primo incontro, quando agli inizi degli anni Novanta, lo raggiunsi nella sede del CEMLA, in Indipendencia 20 di Buenos Aires accompagnato da Andrès Imperioso, il segretario della FILEF argentina, che aveva vissuto, oltre che il carcere dei torturatori, anche l’esilio in Italia.

Vi era grande amicizia tra di loro, di sicuro derivante da una comune appartenenza ad esperienze dure, ma mi colpì soprattutto il fatto che padre Santillo ci introdusse molto semplicemente alla riunione che aveva avviato con i giovani dell’area portuale di BA, con i quali aveva avviato una nuova esperienza di lotta all’emarginazione.

Non mancarono nell’occasione sicuramente i riferimenti alle ipotesi di cooperazione con le diverse comunità immigrate.
Da quei giorni riuscimmo a realizzare una collaborazione a diversi livelli, di cui ricordo qui di seguito alcuni passaggi.
In primo luogo nell’ambito degli studi. Erano quelli gli anni nei quali padre Mario con il CEMLA dava inizio al Censimento di tutta l’emigrazione italiana in Argentina dall’inizio del Novecento ai nostri giorni. Erano quelli gli anni in cui con un altro studioso, Enrico Pugliese, scoprimmo il grande apporto agli studi sull’emigrazione dei padri scalabriniani, in particolare di padre Rosoli e di padre Tassello, del Centro studi di Roma, nonché della rete di grandi studiosi in contatto con loro in tutto il mondo.

In tale contesto di relazioni e di studi riuscimmo ad organizzare presso la mia Università di Salerno un importante convegno sulle politiche migratorie con la partecipazione di moltissimi degli studiosi facenti parte della rete cui ho fatto cenno, oltre che della delegazione argentina.

Un altro tipo di collaborazione costruita con padre Mario ha riguardato il mondo dell’associazionismo. Un aiuto al riguardo venne dal moltiplicarsi delle iniziative prodotte dalle Consulte regionali dell’emigrazione.

Per quel che mi riguarda più direttamente, tra il 1994 e il 1996, mi capitò di essere allo stesso tempo parlamentare e vicepresidente della Consulta regionale della Campania. Fu l’occasione per organizzare diverse iniziative in Argentina ed in Italia. In particolare, riuscimmo a costruire una grande Assemblea di campani in Argentina , dopo aver svolto un lavoro articolato su tutto il territorio a contatto con le nostre comunità di migranti.

Ci vedemmo successivamente in periodi diversi in Argentina e in Italia, anche nella mia Università, anche per convegni organizzati dalla locale Comunità montana sui monti Picentini a ridosso di Salerno, ai quali parteciparono molti dei ritornati dall’esperienza migratoria.

La terza e più importante collaborazione fra noi fu quella umana, in particolare grazie alla prioritaria attenzione dedicata ai più deboli. Ho in mente poi diversi dei suoi racconti, delle sue storie di lotta e di ingiustizie subite sotto la dittatura. Ad esempio, quando mi narrò di una predica tenuta da solo durante una messa celebrata in una chiesa di Santiago del Cile, all’epoca della dittatura di Pinochet: padre Mario aveva coraggiosamente esposto le sue critiche alla dittatura, pur essendo lasciato solo da tutti i fedeli timorosi di rappresaglie del regime.
Oppure quando nell’ultimo incontro a Salerno (6/7 anni fa) mi aveva raccontato di aver subito l’asportazione della milza, ridotta in cattive condizioni dalle malattie risalenti agli anni delle miserie e delle privazioni subite durante la dittatura.
Confesso che da allora ho temuto per la sua salute.
Da allora ci siamo un po’ persi, anche se talvolta ne leggevo il contributo scientifico e pastorale.

Ora che padre Santillo è andato via mi resta la ricchezza dei nostri incontri, del sentimento vivo e sincero che ne scaturì. Mi resta la dolcezza della sua visita a casa di mia madre, a Salerno, quando lei iniziava ad essere vittima dei primi effetti della malattia di Alzheimer, mi restano il ricordo coerente delle sue critiche alla gerarchia polacca allora prevalente nella Chiesa, mi resta la festa del vino a S. Cipriano Picentino e la canzone del Che che accennammo insieme.

Come ho detto negli ultimi anni ci siamo persi un poco, forse perché erano morti i principali protagonisti di quella stagione migratoria.
Alla morte di padre Mario ho appreso che veniva definito “l’amico di Papa Francesco” e che si vedevano ogni volta che capitava a Roma.
Ne sono contento soprattutto per il nuovo Papa: anche lui ha potuto godere dell’umanità di padre Santillo.
Per me resterà sempre un compagno.

Francesco Calvanese (Presidente Filef)

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Mi spiace ricevere questa notizia. Non ho conosciuto di persona Padre Mario Santillo, ma nella mia città, Buenos Aires, era conosciuto ed apprezzato per il suo impegno in favore degli immigranti e l’archivio dell’emigrazione del CEMLA, da lui creato, è diventato il più importante punto di riferimento per chi cerca di avere più informazioni sui propri antenati arrivati in Argentina.

Grazie a Lui… e anche a voi per averlo ricordato

Cecilia Brumat
Presidente ALEF

 

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