12049 Congresso FAIM – Relazione, dibattito e interventi in Assemblea

20160430 11:51:00 redazione-IT

ROMA – Prima assemblea congressuale questa mattina a Roma per il Forum delle Associazioni italiane nel mondo, nuova tappa del percorso aggregativo e di rinnovamento avviato con gli Stati generali delle associazioni italiane nel mondo, celebrati nello scorso mese di luglio. Una tappa che è dunque “punto di arrivo ma anche di ripartenza” del variegato mondo dei sodalizi nati dal protagonismo dell’emigrazione italiana all’estero, oggi a confronto con la ripresa dei flussi migratori dal nostro Paese e con le nuove modalità di fare rete proprie dell’era digitale.
A spiegare il cammino intrapreso è stato Roberto Volpini del Comitato di coordinamento e di presidenza dell’assemblea, che ha ricordato come esso sia scaturito dall’esigenza di rinnovamento avvertita dalle stesse associazioni d’emigrazione e messa nero su bianco in un documento elaborato sul tema nel precedente mandato dal Consiglio generale degli italiani all’estero.

Un documento che ha costituito la base per l’organizzazione degli Stati generali – segnala Volpini, – da cui sono emerse le “indicazioni operative per la costituzione del Forum, avvenuta nello scorso mese di dicembre con l’adesione di 20 associazioni” che oggi hanno raggiunto il numero di 90, tra cui le principali federazioni nazionali e regionali con presenze in Europa, America del Nord e Sud America, Africa e Australia, in rappresentanza di circa 1500 realtà territoriali. E il Forum resta, per sua stessa costituzione, aperto alla partecipazione di nuove realtà, “aperto al territorio – sottolinea Volpini, indicando quali “binari di questo percorso, l’autonomia e il pluralismo delle associazioni”.
L’ “aggiornamento” del mondo associativo risponde dunque alle importanti trasformazioni imposte dai nuovi flussi, che hanno spesso solo “affiancato” in questi ultimi anni una collettività già insediata e integrata nei Paesi di accoglienza e spesso artefice di forme associative distanti dagli strumenti più usati dalle giovani generazioni. Il rischio è che una mancata integrazione tra le due realtà comporti un danno su due fronti: da un lato con l’estinguersi delle associazioni più datate, in assenza di ricambio generazionale, dall’altro con la mancata capitalizzazione da parte dei nuovi arrivati dal patrimonio di conoscenze, esperienze e contatti maturati da chi si è trovato in un’analoga situazione tempo prima, superata spesso con successo.

Nel Comitato di presidenza dell’assemblea anche Franco Narducci, presidente dell’Unaie, che spiega come la strategia che anima la costituzione del Forum sia quella di “ridare forza alla realtà associativa italiana ed estera”, una forza che deriva dall’emigrazione italiana che Narducci definisce “il più grande fenomeno migratorio della storia moderna” e che può proseguire solo intercettando le attuali istanze dei connazionali; per questo l’impegno più immediato – ricordato già da Volpini – è la costituzione di diversi Forum Paese, organismi che possano dar voce alle collettività esprimendo la rappresentanza sociale di ciascun territorio.

Narducci legge anche i messaggi inviati per l’occasione dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sottolinea l’apporto di associazioni e connazionali all’estero alla crescita dei Paesi di accoglienza ed anche il loro contributo sul fronte della difesa dell’identità italiana e della promozione del nostro modo di essere, della nostra lingua e cultura, e di Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, che ricorda come sia all’ordine del giorno la rivitalizzazione delle associazioni di emigrazione e l’integrazione in esse delle nuove mobilità e ribadisce la disponibilità del Consiglio generale per attività congiunte, come – propone – l’organizzazione di una giornata dedicata proprio al ruolo e al rinnovamento dell’associazionismo.

La relazione introduttiva dell’assemblea, intitolata “la Repubblica di tutti gli italiani: Costituzione, Diritti, Lavoro dell’Italia migrante” è affidata a Pietro Lunetto, della Comune del Belgio, che ricorda come si sia in procinto di festeggiare i 70 anni della Costituzione italiana, “una delle più avanzate al mondo – rileva, segnalando come spesso però i suoi principi non appiano trovato applicazione e come la modifica da poco approvata in Parlamento comporterà anche “una riduzione della rappresentanza degli italiani all’estero”.

Tra i principi alla base del dettato costituzionale, la centralità del lavoro, la cui mancata applicazione di fatto è testimoniata dai numeri dell’esodo che “in questi ultimi anni ha raggiunto i livelli degli anni Sessanta – afferma Lunetto, segnalando come i dati ufficiali relativi a 100 mila emigrati registrati nel 2015 siano in realtà oltrepassati dai flussi non intercettati dalle statistiche, “di circa 4 volte – sostiene. I connazionali emigrati in particolare in Germania e Regno Unito negli ultimi anni sarebbero circa 200 mila nel primo caso, a fronte di stime ufficiali di 40 mila, e 160 mila nel secondo. “Anche l’emigrazione italiana in Australia – prosegue – ha superato oggi il picco raggiunto negli anni Cinquanta”.

Un incremento dovuto a squilibri tra Paesi e aree geografiche che divengono immediatamente evidenti negli spostamenti di rifugiati cui assiste oggi l’Europa e costituiscono un problema che può e deve diventare per il nostro Paese “un’opportunità”. “Nel 2014 l’Italia è diventato di nuovo un Paese di emigrazione; abbiamo il 15% della popolazione migrante, considerando gli stranieri immigrati in Italia e i connazionali che si trovano all’estero e proprio questa caratteristica deve diventare una leva di grandi opportunità – afferma Lunetto, che sollecita l’adozione di un paradigma molto diverso da quello imperante nel secolo scorso e fautore di un individualismo esacerbato dalla competizione: “il nuovo paradigma – spiega – è quello della cooperazione, in Europa, in Italia e nel mondo.

Il tempo storico della competizione è finito – ammonisce, rilevando come l’Europa si trovi oggi dinnanzi ad un “bivio storico” tra il recupero dei valori fondanti della solidarietà oppure la disgregazione. Una “destrutturazione europea” che è già operante, se guardiamo alle difficoltà di Schengen e soprattutto alle concessioni accordate in vista del referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione: la disparità introdotta tra tutele sociali accordate ai cittadini dell’Unione e le procedure di espulsione adottate da alcuni Stati membri mettono in crisi il caposaldo della libera circolazione, “che è concessa solo alle merci e ai capitali, di fatto non ai cittadini – prosegue Lunetto, lanciando anche un allarme per un intervento a favore del Meridione d’Italia a rischio “desertificazione demografica”.

Compito del Forum sarà quindi mettere in luce la contraddizioni che emergono nella politica italiana, a partire dal calo di risorse destinate alle politiche per gli italiani all’estero che rischia di configurare “la perdita di un’occasione storica per il nostro Paese”, traducendosi anche nella riduzione delle opportunità di crescita del Pil.

L’obiettivo è “la riprogettazione del nostro insediamento sul territorio” e il superamento delle divisioni del passato per articolare una rappresentanza sociale estesa dell’emigrazione italiana, rappresentanza “che non si riduce a quella politica ed istituzionale – si afferma nella relazione del Comitato di presidenza, auspicando che l’interlocuzione possa essere allargata anche ad attori istituzionali europei o comunque sovranazionali.

Tra le azioni da stimolare l’evoluzione di politiche in Italia e nei Paesi di accoglienza, ma anche progetti per lo sviluppo di aree svantaggiate, anche attraverso l’utilizzo di fondi comunitari, ed una “nuova etica delle relazioni internazionali” che colga “emigrazione ed immigrazione come due lati della stessa medaglia”. Prioritaria – viene ribadito – l’attenzione del Forum per le nuove emigrazioni, per i progetti di accoglienza e orientamento ad essa dedicati, mentre viene annunciata la realizzazione di un incontro in proposito da tenersi entro la fine di questo 2016.

Strumento dei nuovi propositi sarà l’attivazione di una piattaforma web per la comunicazione interna e verso l’esterno, per la diffusione delle buone pratiche, per lo sviluppo di momenti di analisi su materie di interesse prioritario e di iniziative di partecipazione territoriale. “L’assemblea di oggi – conclude Lunetto – segna il passaggio alla fase esecutiva, necessaria alla realizzazione degli obiettivi che ci siamo dati”.

Di seguito è intervenuto ancora Narducci, che ha rilevato come la progressiva disattenzione di governo e istituzioni sul fronte emigrazione sia forse determinato anche dal dare per scontato che si tratta di “un patrimonio che continuerà ad autoalimentarsi” e ha ribadito la necessità della costituzione di Forum territoriali e del coinvolgimento delle Regioni, che “molto stanno facendo sul tema delle nuove emigrazioni”.

Per l’Unaie è intervenuto di seguito anche Aldo Aledda, che ha segnalato la necessità di riprendere un’interlocuzione con lo Stato, ripresa che passa dalla corretta trasmissione del ruolo che hanno comunità e associazionismo. “Non è possibile pensare di intrecciare un qualsiasi rapporto che abbia valenza economica, senza passare dalle nostre collettività – afferma Aledda, riferendosi all’orientamento alla businness community, privilegiato in questi anni di crisi economica. Per quanto riguarda invece i nuovi flussi egli sollecita una “scelta di campo”: “siamo noi a dover adottare le soluzioni associative preferite dai giovani, ad accettare il loro modello organizzativo, a metterci in ascolto delle loro istanze – afferma il vice presidente Unaie, auspicando anche l’identificazione da parte del Forum di compiti mirati.

Un saluto all’assemblea viene rivolto anche dal responsabile nazionale del Dipartimento italiani nel mondo del Pd Eugenio Marino, che si rallegra delle indicazioni di “metodo” emerse nella relazione del Comitato di presidenza, al di là della considerazioni di merito. “Solo attraverso prese di posizione precise è possibile dialogare con le istituzioni e con i partiti – afferma Marino, ricordando come proprio le istituzioni siano il luogo in cui devono dialogare “politica, istituzioni e società civile”. “Il mio convincimento è quindi che si debba soprattutto raccogliere ciò che dicono le associazioni per rappresentarlo anche laddove esse non sono presenti – afferma.

“Il Forum sarà un’opportunità se sapremo superare le divisioni del passato senza disperdere le nostre differenze ideali – afferma Massimo Angrisano (Filef Campania), che condivide l’auspicio all’allargamento della rete di interlocutori – associativi e istituzionali, – segnala come il progressivo abbattimento dell’intervento dello Stato sul fronte emigrazione sia stato sia di risorse ma anche di attenzione e sollecita un impegno per stimolare la partecipazione al referendum costituzionale dell’autunno, che avrà ripercussioni – afferma – anche sul percorso dell’associazionismo.

Carlo Ciofi (Ctim) ritiene invece indispensabile “dare uno scossone al mondo dell’emigrazione”, in particolare intercettando le esigenze dei giovani emigrati. Su questo fronte ritiene sia importate anche “rispolverare le Consulte regionali dell’emigrazione” e riattivare i viaggi dei giovani interessati a conoscere la terra dei loro avi. Un segnale di attenzione viene richiesto anche per la difficile situazione attraversata dal Venezuela, con iniziative concrete a favore della collettività che egli auspica possano essere intraprese anche coinvolgendo la rete consolare.

Illustra storia e attività della Casa degli italiani di Barcellona, edificio che mette a disposizione i suoi spazi anche per la scuola pubblica italiana in loco, Valeria Saltarelli, che condivide la necessità di creare un nuovo modello di associazionismo, mentre Goffredo Palmerini (Anfe) rileva come uno dei compiti prioritari sia quello di rendere ancora più forte il legame tra italiani all’estero e coloro che vivono entro i confini nazionali e di far comprendere meglio nella sua dimensione e qualità il profilo della collettività emigrata.

Laura Salsi (Filef Reggio Emilia) sottolinea l’importanza del rapporto con le consulte regionali dell’emigrazione e del considerare insieme emigrazione italiana all’estero ed immigrazione in Italia, mentre Michele Consiglio (Acli) ribadisce come lo snodo delle migrazioni sia oggi fondamentale per il futuro della democrazia e dell’Europa., dimensione allargata entro cui vanno ricompresi anche i temi oggetto dell’assemblea. Consiglio si sofferma sulla “scommessa” che si gioca con la riorganizzazione della rete associativa italiana all’estero, vista anche la razionalizzazione della rete consolare e la necessità di intercettare le nuove emigrazioni e con la riforma costituzionale, una sfida che impone al mondo associativo di porsi quale interlocutore positivo delle istituzioni, anche attraverso la configurazione del Forum quale punto di riferimento per la rappresentanza sociale della società civile, come soggetto aperto capace di fare squadra ed incalzare la politica sui temi di interesse prioritario.

Roberto Vezzoso (Istituto Fernando Santi – Marchigiani nel Mondo) si sofferma sulle modalità che ogni sodalizio deve individuare per essere utile al territorio in cui si trova, ribadendo l’importanza di stringere ad ampliare la rete di contatti, mentre Mario Zoratto (associazione Bruno Zoratto -Oltreconfine) spiega finalità e attività del sodalizio dedicato alla figura di suo padre, “difensore della causa degli emigrati”, e auspica il Forum possa essere “una primavera delle associazioni italiane”, che continui l’esperienza esemplare già tracciata in passato.

Su alcuni aspetti dell’organizzazione del Forum – orizzontalità e o verticalità – si sofferma invece Salvatore Augello, segretario generale dell’Usef, che auspica un organismo che sia “strumento di rilancio delle istanze dell’emigrazione e non semplicemente commemorativo”. Ribadita l’importanza del rapporto da stabilire con le istituzioni che si occupano di temi analoghi, come le Consulte regionali – Augello si sofferma in particolare sulla mancata attivazione da parte della Regione Sicilia della sua consulta e annuncia che, per ovviare a tale situazione, l’organismo si autoconvocherà il prossimo 12 luglio, in video conferenza con i rappresentanti residenti all’estero.

“Il messaggio che dobbiamo trasmettere – conclude – è che l’emigrazione non è un povero da assistere, ma una risorsa e in quanto tale va valorizzata”.

A salutare l’assemblea anche Fabio Porta, deputato eletto per il Pd nella ripartizione America meridionale e presidente del Comitato per gli italiani all’estero e le promozione del sistema Paese della Camera dei Deputati, che ha ribadito la “fase di passaggio epocale in cui si trovano le politiche rivolte agli italiani all’estero”, a 10 anni dall’ingresso in Parlamento dei rappresentati eletti nella circoscrizione Estero. “Al di là della riflessione autocritica che ciascuno di noi è chiamato a fare, con la riforma costituzionale appena varata dal Parlamento ci troviamo tutti in una nuova fase – afferma Porta, rilevando come anche la collettività all’estero – ed il suo sistema di rappresentanza, parlamentari, Comites, Cgie ma anche l’associazionismo – possa essere “parte importante di questa nuova Italia nel mondo”. L’esponente democratico si augura dunque che la riforma costituzionale proceda, anche con il concorso dei connazionali che saranno chiamati a votarla attraverso il referendum in autunno, anche se avverte il pericolo “del particolarismo e della chiusura in noi stessi”. “Dobbiamo guardare alto e mettere al centro dell’agenda politica nuovi temi, come quelli delle nuove emigrazioni e della valorizzazione dei legami con i connazionali e gli italici. Vi invito, insomma, a parlare meno di noi stessi e dei meccanismi della nostra rappresentanza, ma dei grandi temi, come l’associazionismo, vedendo come esso possa trovare spazio nella delega legislativa affidata al Governo e riguardante il terzo settore – afferma Porta, – oppure l’informazione, in relazione alla delega per la riforma dell’editoria, o la buona scuola e l’internazionalizzazione”. “La Costituzione – conclude Porta – deve mantenere inalterati i propri valori, ma anche sapersi rinnovare e in tale rinnovamento un ruolo importante spetta anche angli italiani all’estero”.

Sul fronte lingua e cultura italiana insiste anche Guglielmo Bozzolini (Fondazione Ecap), che sollecita il Forum a lavorare su una proposta condivisa o su più proposte che configurino una riforma del sistema di promozione di lingua e cultura, in linea con quanto avviene già in altri Paesi, come la Germania, “visto il fallimento – sostiene – della rappresentanza politica e istituzionale degli italiani all’estero su questo tema”.

Alberto Piccinni illustra l’attività dell’associazione Zig, con base in Puglia, mentre Gianni Lattanzio (Abruzzesi nel mondo) segnala come sia importante mantenere il valore della tradizione per continuare a guardare al futuro e creare luoghi e spazi di orientamento ed accoglienza per la nuova emigrazione. Condivide l’annotazione già formulata sulla non opportunità della definizione di “fuga dei cervelli”: “ciò che ci deve preoccupare – dice – riguarda invece la circolarità della ricerca, che in Italia non si verifica perché i ricercatori che fanno esperienza all’estero non hanno modo di rientrare, né sappiamo attrarre ricercatori stranieri nelle nostre università”.

Del “bisogno di cooperazione degli italiani nel mondo” parla Mina Cappussi (Aitef), mentre lamenta l’assenza di cariche politiche o istituzionali Giuseppe Abbati (Aitef), preoccupato anche per il dato di partecipazione dei connazionali alla vita politica italiana, dato che potrebbe essere sostenuto, a suo avviso, anche introducendo modalità di voto elettronico.

Infine Giuseppe Tabbi (Acli Stoccarda) si sofferma sulle iniziative messe in campo in particolare per l’orientamento ai nuovi flussi di emigrati provenienti dall’Italia, giovani che a volte si trovano alle prese con attività lavorative che si configurano come un vero e proprio sfruttamento a danno della manodopera.

Conclude la mattinata Rino Giuliani, del Comitato di coordinamento del Faim, che ribadisce come il percorso di rinnovamento intrapreso sia frutto di una riflessione critica e autocritica condotta dalle stesse associazioni, con metodo democratico e in autonomia. Ribadisce la logica di apertura con la quale è stato intrapreso il percorso del Faim, apertura al pluralismo e alla rappresentanza sociale degli italiani all’estero che è il motore del rinnovamento ma anche il lievito di crescita di questa nuova esperienza.

(Viviana Pansa – Inform/eminews)

 

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