11532 A proposito: chi è stato?

20150104 13:43:00 guglielmoz

0 – Palazzo Chigi (a proposito: chi è stato?)
1 – frode fiscale, Renzi salva Berlusconi e lodo Nazzareno
2 – frode fiscale, così il colpo di spugna di Renzi salverà B.. Le cinque righe inserite a natale da palazzo Chigi non solo depenalizzano i reati tributari, ma “graziano” l’ex cavaliere, interdetto dopo la condanna Mediaset.
3- Il magistrato Il Colle non firmi. Violano la Carta: se sei ricco puoi evadere

0 – Palazzo Chigi (a proposito: chi è stato?). CONTRO L’ASSENTEISMO NEL PUBBLICO IMPIEGO, ANNUNCIATA SU TWITTER CON I TONI GIUSTI, SENZA LA. PETULANZA OFFENSIVA DI BRUNETTA, CHE PROVÒ A FAR QUALCOSA MA ROVINÒ TUTTO CON LE SOLITE SCALMANE DEMAGOGICHE POI CI HA CHIAMATI UN AMICO E CI HA MESSO UNA PULCE NELL’ORECCHIO, A PROPOSITO DEL NOSTRO TITOLONE DI IERI SULLA DENUNCIA DEL SOTTOSEGRETARIO ZANETTI RIGUARDO AL CODICILLO SALVA-EVASORI INFILATO DA UNA MANINA

1 – FRODE FISCALE, RENZI SALVA BERLUSCONI
La soglia di non punibilità sotto il 3% per i reati fiscali infilata a Natale nel decreto tributario da una manina di Palazzo Chigi (a proposito: chi è stato?) e denunciata dal “Fatto”, cancella la condanna per frode, ma anche l’interdizione e la decadenza del Caimano. Che così tornerebbe senatore e potrebbe ricandidarsi
IL LODO NAZARENO
Per dire quanto poco siamo prevenuti, ieri avevamo deciso di pubblicare per oggi su questa colonna un articolo intitolato: “Renzi ha ragione”, o “Bravo Renzi”, o ancora “Forza Matteo”. Non per i suoi virtuosismi sciistici sulle nevi di Courmayeur, già magnificati a dovere dall’agenzia Ansa-Stefani, ma per la battaglia (di Marco Travaglio)
CONTRO L’ASSENTEISMO NEL PUBBLICO IMPIEGO, ANNUNCIATA SU TWITTER CON I TONI GIUSTI, SENZA LA. PETULANZA OFFENSIVA DI BRUNETTA, CHE PROVÒ A FAR QUALCOSA MA ROVINÒ TUTTO CON LE SOLITE SCALMANE DEMAGOGICHE. POI CI HA CHIAMATI UN AMICO E CI HA MESSO UNA PULCE NELL’ORECCHIO, A PROPOSITO DEL NOSTRO TITOLONE DI IERI SULLA DENUNCIA DEL SOTTOSEGRETARIO ZANETTI RIGUARDO AL CODICILLO SALVA-EVASORI INFILATO DA UNA MANINA

DI PALAZZO CHIGI (all’insaputa del ministero dell’Economia) nel decreto fiscale varato alla vigilia di Natale: “Ma lo sai perché e per chi lo fanno?”. Ma per il solito, per Berlusconi. Tenetevi forte, perché questa è strepitosa. Il Caimano è stato condannato il 1° agosto 2013 a 4 anni per frode fiscale. Una sentenza che gli è costata pochissimo sul piano penale (mezza giornata a settimana a Cesano Boscone per nove mesi e 10 milioni di euro da rifondere all’Agenzia delle Entrate), ma moltissimo da quello politico: 2 anni di interdizione dai pubblici uffici, 6 anni di ineleggibilità e decadenza immediata da senatore in base alla legge Severino. Che cosa prevede la nuova legge penale tributaria, in base al codicillo-colpo di spugna (art. 19-bis)? Che i reati fiscali di evasione e frode sono depenalizzati se l’Iva o l’imposta sul reddito evasa non supera “il 3% rispettivamente dell’imposta sul valore aggiunto o dell’imponibile dichiarato”. Una vastissima area di franchigia regalata a evasori e frodatori al riparo da procure e tribunali. Ora, B. è stato condannato per aver frodato il fisco per 7,3 milioni: 4,9 sul bilancio Mediaset del 2002 e 2,4 su quello del 2003. Tutto il resto della monumentale frode fiscale (368 milioni di dollari) con film comprati dalle major americane a prezzi gonfiati e rimbalzati su una serie di società offshore occultamente controllate da lui o da prestanome fra il 1995 e il ’98, si è prescritto. Ma, alla mannaia del fattore-tempo, accelerata da varie leggi ad suam personam (falso in bilancio, condoni fiscali ed ex-Cirielli), sono scampati gli effetti fiscali “spalmati” sugli ammortamenti delle due annualità contabili.
Ora che Renzi, o chi per lui (a proposito: di chi è la manina?), ha inventato il salvacondotto del 3%, la domanda è semplice: quella frode residua è sopra o sotto il nuovo tetto? La risposta, nell’era del Patto del Nazareno, è scontata: sotto, e di parecchio. Il calcolo è presto fatto. Negli anni 2002 e 2003 Mediaset dichiara un imponibile di 397 e di 312 milioni e B. ne froda 4,9 e 2,4. Che corrispondono all’1,2 e allo 0,7%, ben al di sotto della soglia del 3% di non punibilità. Ergo, in base alla retroattività delle norme penali più favorevoli (favor rei, art.2 Codice penale), “nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Grazie a una legge fascista, la n. 4/1929, il favor rei in materia fiscale e finanziaria non valeva: ma il centrosinistra, con la norma fiscale n.507/1999, la cancellò 15 anni fa. È già accaduto a Romiti, De Benedetti e Passera, condannati definitivamente per falso in bilancio: nel 2003, dopo la controriforma berlusconiana che lo depenalizzava, chiesero un “incidente di esecuzione” alla Corte d’appello, che non potè che revocare le loro condanne. Anche B. dunque potrà ottenere la cancellazione della sua, per una frode che non è più reato. E, se evapora la condanna, spariscono anche decadenza, ineleggibilità e interdizione. Così alle prossime elezioni potrà ricandidarsi, lindo come giglio di campo. Quando ce l’hanno raccontato, stentavamo a credere che Renzi potesse arrivare a tanto. Ma, come diceva Montanelli, di certi politici non si riesce mai a pensare abbastanza male.

2 – FRODE FISCALE, COSÌ IL COLPO DI SPUGNA DI RENZI SALVERÀ B. LE CINQUE RIGHE INSERITE A NATALE DA PALAZZO CHIGI NON SOLO DEPENALIZZANO I REATI TRIBUTARI, MA “GRAZIANO” L’EX CAVALIERE, INTERDETTO DOPO LA CONDANNA MEDIASET (di Carlo Di Foggia )
Niente grazia, non serve. Questione di tempi e dettagli. Mettiamoli in fila: elezioni per il Quirinale alle porte, un provvedimento approvato alla vigilia di Natale, un articolo infilato in extremis, cinque righe di testo, e il patto del Nazareno si sublima: la riabilitazione di Silvio Berlusconi. Tecnicismi a parte è questo il possibile risultato della norma infilata da Palazzo Chigi nel decreto di attuazione della delega fiscale approvato lo scorso 24 dicembre.
NEI GIORNI scorsi il Fatto ha raccontato l’incredibile genesi di una modifica che non figurava nel testo uscito dal ministero dell’Economia (che l’aveva bocciata) e che – all’ultimo giro di boa – è comparsa poco prima di entrare nel Consiglio dei Ministri: di fatto permetterà al fu Cavaliere di tornare in campo, libero, cancellando con un tratto di penna la condanna a 4 anni – e due di interdizione dai pubblici uffici – per frode fiscale nel processo per i diritti tv Mediaset. Quella che lo ha fatto decadere da Senatore per effetto della legge Severino. La norma è l’articolo 19-bis. Questo stabilisce chiaramente che non si viene più puniti se Iva o imposte sui redditi evase “non sono superiori al 3% rispettivamente dell’imposta sul valore aggiunto o dell’imponibile dichiarato”. In pratica non c’è nessun limite, ma solo una proporzione, sotto la quale il reato penale scompare: quella che in gergo tecnico si chiama “soglia parametrata” e che ha fatto infuriare l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco e – stando al quanto appurato dal Fatto – preoccupa anche i vertici dell’Agenzia delle Entrate, a partire dalla neo direttrice Raffaella Orlandi, allieva di Visco. L’intervento avrà effetto non solo per il futuro, ma anche per i processi in corso e quelli ormai conclusi per effetto del “favor rei”, per cui le disposizioni penali favorevoli valgono anche per il passato. Non solo, la norma è stata scritta in modo da sanare non solo i reati di infedeltà fiscale, come l’evasione, ma anche la Frode fiscale. Su un miliardo di reddito si può evadere o frodare il fisco fino a 30 milioni di euro.
EQUIENTRA in gioco Berlusconi. L’altro contraente del patto del Nazareno (oltre Renzi, s’intende) è stato condannato per aver evaso il fisco, negli anni 2002 e 2003, per circa 7 milioni di euro, attraverso ammortamenti gonfiati dei diritti televisivi acquistati. È il residuo di una somma ben maggiore – i pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro avevano calcolato in 368 milioni di dollari la cifra gonfiata ai fini dell’evasione fiscale – via via erosa dai tempi della prescrizione. Stando alla sentenza, nel 2002 l’importo evaso è di 4,9 milioni di euro su un reddito dichiarato di 397 milioni: l’1,2%. Sul 2003 si tratta invece di 2,4 su 312 milioni di euro: lo 0,7%. In entrambi gli anni la soglia del 3% non viene raggiunta. La percentuale è ancora più bassa se calcolata sul reddito vero (e non dichiarato), che per entrambi gli anni è superiore di qualche milione di euro. In questo modo il reato di frode non sussiste, e si paga solo la sanzione amministrativa. Cosa comporta? In gergo tecnico si chiama “incidente di esecuzione”: vista l’estinzione del reato, il condannato fa richiesta al tribunale, e il giudice fa decadere la sentenza di condanna. E con essa, in questo caso, non solo i servizi sociali – cui Berlusconi è stato assegnato – ma anche la pena accessoria, cioè l’interdizione (e quindi la decadenza da Senatore). È già successo ad altri condannati illustri, grazie proprio alle riforme berlusconiane (come quella sul falso in bilancio). Se così fosse, l’“agibilità politica ” per l’ex Cavaliere auspicata ieri da una fedelissima di Arcore come Stefania Prestigiacomo (Fi) come primo atto del prossimo inquilino del Colle sarebbe invece un dato già acquisito: “Serve un pacificatore”, ha spiegato. E invece è arrivata una manina in extremis. A poche settimane dall’inizio del round che porterà all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano non è un dettaglio da poco. Tramontata definitivamente l’ipotesi di una convergenza con il M5S, i voti di Fi saranno decisivi per evitare una nuova empasse.
LA MANINA risolve molti problemi. Ed è orfana. Come confermato da più fonti, e ieri dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti (Sc), la norma è stata infatti inserita all’ultimo da Palazzo Chigi dopo che il Tesoro l’aveva bocciata. E anche nella forma peggiore. Per intenderci: quella cassata dal Mef prevedeva l’applicazione solo per l’evasione, non per la frode. La modifica è comunque passata al vaglio del dipartimento affari giuridici della Presidenza del Consiglio, guidato dalla renzianissima Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze. Secondo Visco la norma è un “enorme regalo ai grandi evasori”. A cui si aggiunge anche la triplicazione delle soglie di punibilità (da 50 a 150 mila euro) che – secondo il Sole 24 Ore – “farà saltare un processo su tre”. Zanetti ha auspicato una modifica (almeno per la frode). Tocca però a Matteo Renzi disporla.
3- IL MAGISTRATO IL COLLE NON FIRMI. VIOLANO LA CARTA: SE SEI RICCO PUOI EVADERE. CHE SI TRATTI DI UN REGALO A B È FUOR DI DUBBIO. PERCHÉ, A CERTI LIVELLI, L’IGNORANZA NON È CREDIBILE. SI TRATTA DEL DECRETO ATTUATIVO DELLA DELEGA FISCALE CHE ARRICCHISCE DI UNA NUOVA SOGLIA I REATI FISCALI: PER COMMETTERLI BISOGNA CHE L’IMPOSTA EVASA SIA SUPERIORE AL 3 % DELL’IMPONIBILE O DELL’IVA DOVUTA. (di Bruno Tinti )
E che problema c’è, la legge penale tributaria già prevede soglie di punibilità al di sotto delle quali il reato non c’è. Soglia più, soglia meno… Invece il problema c’è, eccome. Perché le soglie sono differenti a seconda della gravità dei reati cui si riferiscono: la dichiarazione infedele ha una soglia di 50.000 euro, la frode fiscale di 30.000. Insomma, quanto più astute e pericolose sono le modalità con cui si evade, tanto più è giusto che l’evasore sia assoggettato a processo penale. Ma, nel progetto di Renzi&C, non si distingue tra i diversi reati: la nuova soglia li riguarda tutti, chi si limita a mentire e chi fa uso di fatture o altri documenti falsi.
E poi perché le soglie hanno uno scopo preciso, reso necessario dalla ferma determinazione degli italiani a frodare il Fisco: evitare di dover celebrare un numero sterminato di processi, anche per evasioni di modesta entità. Ma siccome tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, l’ammontare dell’evasione oltre la quale si è assoggettati a processo penale è uguale per tutti. Per questo le soglie esistenti sono oggettive, anche nel caso della soglia parametrata agli elementi attivi conseguiti nell’anno: i ricavi non sono reddito, debbono essere diminuiti dei costi. Vero, i costi possono variare da contribuente a contribuente, ma ad alti ricavi corrispondono in genere alti costi. E la percentuale della mancata indicazione di elementi attivi è uguale per tutti. Il sistema non è perfetto, ma non si è trovata soluzione migliore per evitare il processo penale a fattispecie di minima rilevanza.
MA LA NUOVA soglia è diversa: qui la percentuale è calcolata sul reddito. Più si è ricchi, più si può evadere senza correre il rischio del processo penale. Nel 2002 B ha evaso 4,9 milioni e, nel 2003, 2,4; ma, nel 2002, ha dichiarato un reddito imponibile di 397 milioni e, nel 2003, di 312. Per essere punito avrebbe dovuto evadere 11,9 milioni nel 2002 e 9,36, nel 2003. Un “poveretto”, che avesse evaso le stesse somme ma guadagnando “solo” 150 milioni nel 2002 e 200 nel 2003, sarebbe invece condannato e marcirebbe in prigione (si fa per dire). Invece B, in applicazione dell’art. 673 del codice di procedura, sarà solennemente riabilitato . L’irragionevolezza di considerare penalmente irrilevante l’evasione fiscale quanto più è ricco quello che la commette si commenta da sola. La stupidità di progettare una legge che dovrebbe essere bocciata in Commissione Affari Costituzionali, che non dovrebbe essere firmata dal Presidente della Repubblica e che, siccome queste due eventualità non si verificheranno certamente, la Corte Costituzionale scoperà via dall’ordinamento per flagrante violazione dell’art. 3 della Costituzione, è manifesta. L’arroganza di perseguitare i cittadini con una pressione fiscale micidiale e di processarne alcuni per evasioni che sono 10, 100, 1000 volte inferiori ad altre che si “perdonano” è intollerabile. Eppure questa gente sfrutta il potere che ha conquistato per favorire amici e amici degli amici. Si chiama abuso d’ufficio; ma non se ne ricorda nessuno.

 

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