11478 LA LEGGE DELL’ULTIMO PIFFERAIO. Tendenze della politica e dell’elettorato

20141204 13:09:00 redazione-IT

[b]di Francesco Berrettini[/b] *
Da alcuni fatti politici recenti (ad esempio, la conquista da parte del centrodestra del Comune di Perugia causata latitanza degli elettori del centrosinistra al voto nel secondo turno di ballottaggio; i frequenti cambi dal centrodestra al centrosinistra e viceversa in molte amministrazioni locali; la crescita della Lega – sempre quella di Belsito, del Trota e delle spese pazze del circolo magico di Bossi; il calo generale della percentuale dei votanti, drammatico nelle recenti elezioni in Emilia ed in Calabria; la crisi profonda del Popolo della Libertà/Forza Italia che fino a pochissimo tempo fa governava e vinceva le elezioni; la crescente irrilevanza elettorale del Movimento 5 stelle, che fino ad alcuni mesi fa sembrava correre per diventare il primo partito italiano, ed altre vicende analoghe di questi ultimi mesi) è forse possibile evincere una tendenza di fondo, antropologica, del popolo italiano,

orientata sempre di più verso l’attesa del nuovo che non arriva mai e in cui tuttavia si continua a sperare, seguendo le promesse dell’ultimo banditore che irrompe irritualmente sulla scena e riesce ad intercettare fasce consistenti di opinione pubblica. Chi riesce a fare breccia nella credulità popolare, vince le elezioni e spesso passano anni prima che subentri la disillusione. E in Italia gli illusi sono legioni: basti considerare il gigantesco giro d’affari di maghi e veggenti o il frenetico tentativo di acchiappare la fortuna al “gratta e vinci”, al superenalotto o al lotto istantaneo.

L’illusione che l’ultimo banditore sia quello buono, unita alla mancanza di memoria costituisce una miscela esplosiva per la democrazia. Inoltre, se è vero che la qualità della democrazia è collegata con il livello di istruzione della popolazione, nell’Italia attuale (dove secondo una recente ricerca OCSE ben il 71% della popolazione è a rischio di analfabetismo di ritorno) stiamo davvero messi male.

Nell’epoca in cui la politica promette di tutto, in cui i mass media offrono modelli e beni di consumo in quantità stordenti (a prescindere dal fatto che quei modelli e quei beni siano veramente alla portata di tutti), in cui la politica si è seriamente immiserita ed il meglio che riesce a fare è offrire un mediocre galleggiamento amministrativo, in questa epoca solo chi “buca il video” o si impone per qualche slogan efficace ed indovinato riesce a farsi un po’ di largo, a colpire l’immaginazione delle gente, a creare le attese giuste per assicurarsi un po’ di carriera.

Ma se non seguono rapidamente improbabili fatti tangibili ed evidenti, gli elettori manifestano la loro delusione disertando il voto o votando per il “cambiamento”, cioè per l’ultimo pifferaio magico chiunque sia. La lunga e grave crisi che stiamo attraversando non fa che acuire questa propensione, come succede al naufrago che si aggrappa a qualunque cosa nella speranza di salvarsi.

Se queste considerazioni hanno un minimo di fondamento, si capisce meglio perché gli elettori perugini di centrosinistra non sono andati a votare per Boccali al secondo turno; Boccali non è stato un sindaco peggiore di tanti altri; ma non “bucava il video”, non colpiva né si faceva riconoscere e ricordare per qualche cosa di specifico o di particolare; anzi era diventato la causa di tutto quello che non andava, sia che ne avesse qualche responsabilità o meno.

Senza avere la pretesa farne una legge generale, sembra che attualmente chi governa, a meno che non abbia saputo imporsi con qualche specificità evidente (azione di governo o caratteristica personale che sia il suo distintivo ed il suo marchio) sia destinato a venire sconfitto a favore del “rinnovamento”, per il meccanismo combinato delle attese crescenti e dell’insoddisfazione del presente.

Ciò vale a maggior ragione se, mentre la politica galleggia nella mediocrità, i politici continuano a stare rinserrati nei loro uffici, ad essere del tutto inaccessibili a quegli elettori di cui prima del voto sembravano i migliori amici, a crogiolarsi nei loro piccoli o grandi privilegi, nella opacità delle mezze verità e, se se ne presenta l’opportunità, a praticare quei piccoli ed apparentemente impercettibili abusi di potere che creano intorno a loro diffidenza e rifiuto.

Allora, in sintesi, mediocrità della politica, insoddisfazione del presente e crescita irrazionale delle attese fanno sì che chiunque abbia governato per un periodo più o meno lungo senza lasciare tracce evidenti e profonde del suo operato è destinato alla sconfitta e ad essere ripudiato dagli elettori alla prima occasione utile.

* Presidente Filef Nazionale e Segr. Anpi Prov. Perugia

 

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