11458 Rinvio Comites, occasione per allargare la partecipazione e premessa per profonda riforma

20141126 18:02:00 redazione-IT

[b]di Marco Fedi [/b]
Il percorso parlamentare per il rinvio delle elezioni dei Comites si è aperto con un secco no alle pregiudiziali di costituzionalità al decreto legge 18 novembre 2014, n. 168, presentate dal M5S e sostenuto da Lega Nord e SEL.
La necessità del rinvio legittima la necessità ed urgenza del decreto, a cui si è arrivati per la tardiva assunzione di responsabilità da parte del Governo. Si tratta di una critica che anche noi abbiamo condiviso a seguito dell’introduzione della nuova modalità di iscrizione, che necessariamente richiedeva del tempo per essere realizzata. La critica, tuttavia, si ferma qui. La scelta del decreto è conseguente a questa assunzione di responsabilità.
La prima considerazione è relativa alla scelta del decreto.

Era necessario rinviare immediatamente le elezioni per il rinnovo dei Comites con uno strumento di immediata attuazione, qual è il decreto legge. Nello stesso tempo, occorreva garantire, in caso di mancata conversione del decreto prima della sua decadenza il 18 gennaio 2015, che un apposito emendamento in legge di stabilità garantisse comunque il rinvio delle elezioni al 17 aprile 2015.

In altre parole il decreto rinvia subito e, prima che decada, entra in vigore la legge di stabilità per garantirne comunque la definitiva approvazione. Un intreccio temporale che – questo sì è un elemento di critica – avremmo potuto e dovuto evitare se la Farnesina fosse stata più aperta alle nostre richieste, presentate immediatamente e ripetutamente, di spostare al 2015 l’effettivo svolgimento delle elezioni, salvando le relative competenze di bilancio.

Definiti i provvedimenti per il rinvio, è necessario che in sede parlamentare si affronti al più presto il tema della riforma degli organismi di rappresentanza.

I Comites non possono essere paragonati ai Comuni, per differenze sostanziali: i primi nascono da una legge ordinaria, i secondi sono parte dell’ordinamento costituzionale; i primi limitano la loro funzione istituzionale ai compiti di rappresentanza, peraltro senza avere le funzioni tipiche della rappresentanza elettiva, i Comuni hanno poteri decisionali in merito all’organizzazione della vita delle nostre città, assicurandone la governabilità.

In sostanza abbiamo organismi di rappresentanza che non possono realizzare le funzioni tipiche della rappresentanza né svolgere funzioni istituzionali, essendo semplicemente chiamati a fornire pareri non vincolanti e proposte, funzioni tipiche nel mondo anglosassone degli advisory bodies. Riformarli a mio avviso deve significare innovarli profondamente e trasformarli in strumenti di interpretazione delle realtà locali, di studio e di proposta.

Per quanto mi riguarda, nonostante questa visione profondamente riformatrice, ho accettato la sfida del voto, delle elezioni, dopo tante, troppe proroghe, per poter aprire una discussione aperta e serena con i nuovi componenti dei Comites nel mondo. Accettare questa sfida, però, significa per me accettarne in pieno le regole.

Nonostante ritenga i Comites superati nei poteri e nella composizione attuali, questa visione non mi ha distolto dall’accettare un impegno comune per il rinnovo della rappresentanza.

Oggi prendiamo atto che il Governo ha accolto un’altra nostra richiesta, dopo la proposta di accantonare il voto elettronico, tornare al voto per corrispondenza e “testare” l’inversione dell’opzione: svolgere le elezioni in un tempo tale da consentire la iscrizione all’elenco degli elettori. Quest’ultima, infatti, è l’unica novità. Unica, ma importante!

Decreto legge e proposta di legge di stabilità non fanno riferimento alla riapertura dei termini per la presentazione delle liste. Non è escluso che nel decorso parlamentare si propongano modifiche al testo base; vedremo in quella occasione quale sarà la posizione del Governo. Il mio coerente orientamento è di dare nei nuovi tempi fissati piena attuazione alle norme condivise e votate per poi impegnarci insieme per una piccola rivoluzione. L’obiettivo da perseguire è quello di contribuire a realizzare all’estero una migliore presenza dell’Italia e in Italia una migliore e più inclusiva consapevolezza del mondo, in grado di fornire strumenti di conoscenza e proposta adatti a operare da protagonisti nella dimensione globale.

* Deputato eletto all’estero per il Pd nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide

 

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