11416 CGIL su Legge di stabilità : Italiani all’estero ancora una volta mortificati dai tagli.

20141105 14:35:00 redazione-IT

[b]di Claudio Sorrentino*[/b]
La Cgil, insieme a tante altre organizzazioni che da tempo immemorabile si interessano degli italiani all’estero, osserva con stupore quanto, nell’ambito della legge di stabilità in discussione al parlamento, viene ulteriormente tagliato ai capitoli di spesa che riguardano la lingua e la cultura italiana all’estero, la tutela previdenziale ed assistenziale in paesi dove l’istituzione pubblica (Inps in particolare) è inesistente ed ad un inestimabile veicolo di promozione del “made in Italy”quali le camere di commercio.

A leggere queste notizie sembra riascoltare la vecchia gag di Totò nella quale egli si lamentava perché il suo asino era morto proprio quando aveva imparato a non mangiare.

E dire che dai diversi governi che si sono succeduti negli ultimi 10/15 anni, di tentativi per insegnare all’asino a non mangiare ce ne sono stati tanti, fino ad arrivare ad oltre il 75% per la lingua e la cultura, a decine di milioni di euro per quanto riguarda il “sistema” delle tutele e dell’assistenza ed alla paventata “eliminazione” delle Camere di Commercio.

Eppure non tanto tempo fa, due settimane e non oltre, alla presentazione del rapporto degli italiani nel mondo di Migrante, il sottosegretario agli esteri con delega agli italiani nel mondo parlava un altra lingua, sottolineando con enfasi i successi dei nostri connazionali emigrati e delle loro discendenze, di come in modo egregio gli operatori sociali hanno supplito in questi anni alla inesistenza di strutture di rappresentanza all’estero ed infine di come, attraverso anche le camere di commercio, si poteva e doveva rilanciare il “made in Italy”, perché queste cose costituiscono un buon viatico alla ripresa del nostro paese.

Buone intenzioni! parole, parole, parole ……. e poi alla fine, quando bisogna fare “cassa” si taglia senza guardare in faccia a nessuno, in particolare a quelli che sono, anche fisicamente, lontani dagli occhi e dal cuore.

Da tempo sosteniamo che su queste questioni bisogna investire rinnovando anche le rappresentanze degli italiani all’estero (comites) con tutte le difficoltà che questa questione sta mostrando dati i tempi e le modalità scelte.

Dare corpo alle innumerevoli richieste di corsi di lingua italiana, per seconde e terze generazioni di migranti ma anche per i tanti stranieri che vorrebbero avvicinarsi, attraverso la lingua, alla cultura di cui siamo ricchi ed al commercio ed all’uso dei prodotti dell’italian style;

dare il giusto riconoscimento a quanti, istituti ed organizzazioni, tutelano gli interessi dei cittadini e dei lavoratori all’estero “gratuitamente” facendo risparmiare allo stato costi di impianto e di gestione di strutture di servizio nei paesi di emigrazione, quelli sì non sostenibili. Basterebbe ricordare quanto i patronati hanno fatto, su indicazione ed in accordo con l’Inps, sull’accertamento dei redditi all’estero per l’erogazione di prestazioni più giuste, con risparmi di centinaia di milioni di euro e recuperando enormi risorse impropriamente erogate;

investire e non tagliare sulle strutture che promuovono quanto nel nostro paese, con grande maestria, produciamo;

Mi sembra questo un atteggiamento che potrebbe farci dire che l’asino è cambiato, ha cambiato modo di mangiare e che oggi vive e lavora con rendimenti migliori che nel passato.

Certo, molte delle cose di cui abbiamo detto vanno cambiate; va sicuramente razionalizzato l’uso delle risorse, non necessariamente tagliandole, e ridefiniti, ove necessari, i nuovi compiti e le nuove funzioni dei tanti soggetti che operano in questo ambito.

Questo, però, vuol dire che bisogna confrontarsi sulle singole questioni, senza pregiudizi, senza scheletri nell’armadio, con la consapevolezza che insieme si può far meglio e che spesso, da soli, si può sbagliare.

Noi siamo pronti, speriamo lo siano anche quelli che dovranno decidere.

* Dipartimento Politiche Globali Cgil – Italiani nel mondo

 

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