11410 48. Notizie dall’Italia e dal Mondo 30 Ottobre 2014

20141101 00:03:00 guglielmoz

ITALIA – ROMA .Camusso: incontro con il governo "surreale". E’ stato un incontro “surreale” quello tra governo e organizzazioni sindacali, al ministero del Lavoro, sulla legge di stabilità / CANTONE: «Non pagare i pensionati è follia, Napolitano deve intervenire»
EUROPA – eurodeputati dell’altra europa/gue votano contro la nuova commissione europea: “continuità con le politiche di austerity”.
AFRICA & MEDIO ORIENTE – Mazen scrive agli Usa: "Frenate l’escalation israeliana" / Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha inviato una lettera urgente all’Amministrazione Usa.
ASIA & PACIFICO – HONG KONG / UN MESE DI OCCUPAZIONE / Per commemorare il primo mese di occupazione, il 28 ottobre i manifestanti che chiedono elezioni libere a Hong Kong hanno aperto per le strade della città centinaia di ombrelli, simbolo della protesta
AMERICA CENTROMERIDIONALE – BRASILE / Dilma, Dilma!!! Il Brasile ha scelto ancora una volta il Partito dei lavoratori.
AMERICA SETTENTRIONALE – STATI UNITI / Quattro contractor della Blackwater sono stati riconosciuti responsabili il 22 ottobre dell’uccisione di 14 civili iracheni a Baghdad nel 2007

ITALIA
ROMA
CAMUSSO: INCONTRO CON IL GOVERNO "SURREALE". E’ STATO UN INCONTRO “SURREALE” QUELLO TRA GOVERNO E ORGANIZZAZIONI SINDACALI, AL MINISTERO DEL LAVORO, SULLA LEGGE DI STABILITÀ. LA DEFINIZIONE – RIPORTATA DA TUTTE LE AGENZIE DI STAMPA – È DI SUSANNA CAMUSSO, SEGRETARIO GENERALE DELLA CGIL, CHE HA SOTTOLINEATO COME I SINDACATI SI SIANO TROVATI DI FRONTE A MINISTRI CHE “NON AVEVANO MANDATO A DISCUTERE DI NULLA”.
“MANDATECI UNA MAIL , si potrebbe tradurre così l’atteggiamento del governo. Questo è il rispetto”, ha aggiunto Camusso al termine dell’incontro a cui hanno preso parte il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, quello del Lavoro Giuliano Poletti e Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
PER I SINDACATI invece, oltre a Susanna Camusso, erano presenti il segretario confederale Cgil Danilo Barbi; per la Uil il segretario generale aggiunto Carmelo Barbagallo e il segretario confederale Guglielmo Loy; per la Cisl il leader Anna Maria Furlan e il segretario confederale Giuseppe Sbarra mentre per l’Ugl il segretario confederale Stefano Conti ed Ermenegildo Rossi.
INSOMMA, UN TAVOLO MOLTO AMPIO , ma risultati pari a zero, visto che gli interlocutori del sindacato “non erano nelle condizioni di rispondere”, “non avevano il mandato”, come riferisce anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
“IL GOVERNO NON INTENDE , non dico condividere con le parti sociali, ma neanche provare a misurarsi. Questo non ci pare un governo innovatore”, ha commentato ancora la leader della Cgil, Susanna Camusso, sottolineando così la mancanza “anche di risposte basilari” al tavolo sulla Legge di Stabilità.
E’ SEMBRATO , HA DETTO CAMUSSO, che “gli incontri siano solo dei luoghi dove le parti dicono solo quello che pensano”, senza reale confronto: “Questo non ci pare né una disponibilità all’ascolto né una volontà di misurarsi sui temi che sono stati posti”.
E ALLA MANCANZA DI RISPOSTE la Cgil intende rispondere con il proseguo della mobilitazione: Così, alla domanda dei cronisti sulla possibilità dell’avvicinarsi di uno sciopero generale, Camusso ha risposto così: “Sabato avevamo detto una cosa precisa: che saremmo andati avanti in assenza di risposte e mi pare che siamo in assenza di risposte

ROMA
CANTONE: «NON PAGARE I PENSIONATI È FOLLIA, NAPOLITANO DEVE INTERVENIRE». Intervista alla segretaria dello Spi Cgil. Sindacati durissimi: "Sembra di vivere un incubo, ora basta ingiustizie"
«È una follia. Non ha alcun senso, se non quello di recuperare delle risorse mettendo in difficoltà le persone che ne hanno più bisogno». Carla Cantone rappresenta quasi tre milioni di pensionati iscritti alla Cgil. Di conseguenza il suo è un giudizio «pesante», negativo e senza appello nei confronti del governo Renzi, che ha deciso di ritardare di dieci giorni il pagamento delle pensioni.
SEGRETARIA CANTONE, HA PER CASO SENTITO IL MINISTERO DELL’ECONOMIA, PER FARSI SPIEGARE QUAL È SECONDO IL GOVERNO LA RATIO DI QUESTO PROVVEDIMENTO CHE STA FACENDO ARRABBIARE DIVERSI MILIONI DI PERSONE?
Li ho cercati subito, ma non si fanno sentire. Comunque mi aspetto che questa norma sia subito cancellata dalla legge di stabilità. E mi auguro che il presidente della Repubblica, che sta esaminando la legge, manifesti le sue perplessità. Perché questo è solo uno schiaffo, cattivo, dato inutilmente ai pensionati.

MAGARI DA PALAZZO CHIGI O DAL MINISTERO POTREB­BERO RISPONDERLE CHE SI TRATTA SOLO DI DIECI GIORNI DI RITARDO, E CHE IN FONDO SI TRATTA SOLO DI CAMBIARE DELLE ABITUDINI, PER QUANTO CONSOLIDATE.
Abitudini? Ma si rendono conto che tanti pensionati non arrivano alla quarta o addirittura alla terza settimana? Non lo sanno che ci sono sei milioni di italiane e di italiani che hanno una pensione inferiore ai mille euro, e che la metà di loro ne prende addirittura meno di 700? Quando si è in queste condizioni, ci si affanna a riscuotere la pensione il primo del mese, per pagare le bollette, gli affitti, i mutui e gli altri impegni presi con le banche. Ma evidentemente il governo preferisce adoperarsi per realizzare i sogni confindustriali del signor Squinzi. A lui i sogni, a noi gli incubi. Per giunta l’idea del governo è quella di far entrare in vigore il provvedimento il primo gennaio prossimo. Nel periodo più disgraziato per i pensionati e per gli anziani.

IN UNA NOTA CONGIUNTA FIRMATA DA LEI E DAI SEGRETARI GENERALI DI FNP CISL E UILP UIL, SEMBRATE RICHIAMARE UNA RECENTE DICHIARAZIONE DI MAURIZIO LANDINI. IL SEGRETARIO GENERALE DELLA FIOM SI CHIEDE PERCHÉ IL GOVERNO RENZI CE L’HA TANTO CON IL LAVORO. VOI, TESTUALMENTE, VI CHIEDETE: CHE COSA HANNO FATTO DI MALE GLI ANZIANI E I PENSIONATI PER ESSERE TRATTATI IN QUESTO MODO?
I fatti ci dicono che il governo non prevede alcun tipo di aiuto e di sostegno, e invece pensa a come complicare loro ulteriormente la vita. Tutto questo è semplicemente inaccettabile, qui siamo di fronte a un’autentica ingiustizia. E io sono stanca di veder moltiplicare le ingiustizie nei confronti degli anziani.

IMMAGINO SI RIFERISCA AGLI ALTRI PROVVEDIMENTI DELL’ESECUTIVO. A PARTIRE DALLA MANCATA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI, PER FINIRE CON L’ESCLUSIONE DAL BONUS DI 80 EURO.
Mi riferisco proprio a questo. Non per caso, già da tempo abbiamo deciso di fare il 5 novembre prossimo una grande manifestazione. Unitaria, così come è stato unitario il comunicato di oggi. Una manifestazione nelle piazze di Milano, Roma e Palermo, con al centro il welfare, i diritti e la tutela delle pensioni. Perché le persone che rappresentiamo sono davvero stufe di questa situazione. (Il Manifesto | Autore: Riccardo Chiari)

PRIMA C’È LA MANIFESTAZIONE DI SABATO DELLA CGIL. CI SARETE ANCHE VOI? PROPRIO OGGI SUSANNA CAMUSSO HA INVIATO UNA LETTERA A TUTTI GLI ISCRITTI, CHIAMANDO ALLA PARTECIPAZIONE.
La lettera non l’ho vista. Comunque certamente in piazza San Giovanni, con i giovani e i lavoratori, ci saranno anche i pensionati

VATICANO

ONU

EUROPA
EU
EURODEPUTATI DELL’ALTRA EUROPA/GUE VOTANO CONTRO LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA: “CONTINUITÀ CON LE POLITICHE DI AUSTERITY”. Comunicato stampa della delegazione dell’Altra Europa con Tsipras al Parlamento Europeo:
"Alla luce delle priorità politiche illustrate da Juncker e alla luce dei portafogli attribuiti ai Commissari designati la delegazione europea “L’Altra Europa con Tsipras” ha votato contro la nomina del nuovo Collegio. La Commissione Juncker non mette in discussione né l’essenza delle politiche macroeconomiche dell’Unione né le politiche di austerità che hanno amplificato la crisi economica e sociale in Europa, il ruolo assegnato a Katainen e Dombrovskis in termini di coordinamento macroeconomico conferma l’orientamento neoliberista della nuova Commissione che propone la continuità politica e strategica della Commissione Barroso. Tra i Commissari designati spiccano inoltre figure controverse, come per esempio lo spagnolo Miguel Arias Canete e l’ungherese Tibor Navracsics, nomi che sembrano incompatibili in una Commissione che si vuole trasparente e dedicata alla promozione dei principi democratici europei.
Ma al di là delle singole personalità, è la direzione strategica della Commissione Juncker che rifiutiamo, in un contesto più ampio di contestazione radicale delle politiche attuate dal Consiglio europeo e anche dall’ Eurogruppo. Le correzioni cosmetiche proposte del Presidente Juncker non bastano a ridurre la nostra voce critica. il Gruppo GUE/NGL ha votato contro e continueremo l’ opposizione a questa nuova Commissione dentro e fuori il Parlamento europeo!

FRANCIA
CLIMA NUOVO PER L’EUROPA nDOPO MESI DI TENTENNAMENTI E DIVERGENZE, I PAESI DELL’UNIONE EUROPEA HANNO PRESO UN IMPEGNO COMUNE: ENTRO IL 2030 RIDURRANNO DI ALMENO IL 40 PER CENTO LE LORO EMISSIONI DI GAS SERRA RISPETTO AI VALORI DEL 1990. È LA SECONDA TAPPA NELLA LOTTA CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI: CINQUE ANNI FA SI ERANO IMPEGNATI A RIDURRE DEL 20 PER CENTO LE EMISSIONI ENTRO IL 2020. Le Monde, Francia
Questo risultato non era affatto scontato. In un’Europa preoccupata soprattutto per la disoccupazione, i governi dell’Unione hanno raggiunto un compromesso, anche se imperfetto. È un segnale importante per gli altri paesi industrializzati, i quali dovranno definire la loro posizione sull’accordo che i 195 paesi aderenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sul clima dovranno firmare a dicembre del 2015. Gli impegni adottati alla conferenza di Copenaghen scadono nel 2020 e si limitano per gli Stati Uniti a una riduzione di appena il 17 per cento rispetto al 2005. Bisogna anche fermare la folle corsa delle emissioni cinesi. Il Canada e l’Australia si sono tenuti ai margini dei negoziati e il Giappone ha dovuto ammettere che non rispetterà gli impegni. Siamo ancora lontani da una strategia mondiale per contenere il
riscaldamento globale al di sotto dei due gradi, come raccomandato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. I leader europei non devono compiacersi del risultato ottenuto. Il profondo mutamento che dovrà condurre l’Europa a un modello economico sostenibile è appena cominciato e gli ambientalisti hanno definito insufficiente l’accordo.
Il compromesso garantisce più libertà agli stati, e purtroppo gli obiettivi in termini di energie rinnovabili ed efficienza energetica non saranno vincolanti per i singoli paesi. Gli stati dell’Europa centrale, dove dovranno concentrarsi gli sforzi, hanno ottenuto grosse compensazioni finanziarie, ma non gli è stata richiesta nessuna contropartita precisa. L’Europa ha bisogno di una visione per il futuro e di meccanismi di solidarietà efficaci. Spetta alla nuova Commissione e al nuovo pre sidente del consiglio europeo Donald Tusk far applicare le nuove misure. L’ex premier polacco, strenuo difensore dell’industria del carbone, dovrà abbandonare quello che la Polonia considera un interesse nazionale e accettare che il futuro dell’Europa passa per la lotta contro il riscaldamento globale.
RANCIA
Granate mortali / Uno studente di 21 anni è morto durante gli scontri scoppiati la notte del 25 ottobre tra la polizia | e le persone che protestavano contro la costruzione di una diga per l’irrigazione a Sivens, vicino ad Albi, nel sud della Francia. Secondo le prime analisi, sul corpo di Remi Fraisse sono state trovate "tracce di esplosivo compatibili con quello delle granate assordanti lanciate dai gendarmi accerchiati dai manifestanti", riferisce Le Monde. La famiglia del ragazzo "ha sporto denuncia contro le forze dell’ordine per omicidio", aggiunge il quotidiano, mentre il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve "ha sospeso l’uso di questo tipo di proiettile". Il primo ministro Manuel Valls ha annunciato "l’apertura di un’inchiesta amministrativa"

GERMANIA
Neonazisti contro salatiti / Il 26 ottobre circa quattromila ultrà legati all’estrema destra e neonazisti hanno organizzato una manifestazione a Colonia contro i salafiti e il gruppo Stato islamico. I manifestanti, scrive la Siiddeutsche Zeitung, si sono scontrati con la polizia, ferendo cinquanta agenti. "E stato subito chiaro che si trattava di un’azione di propaganda dell’estrema destra. Non è una novità che le curve degli stadi siano diventate un bacino di reclutamento per i neonazisti".

REGNO UNITO
Cameron Euroscettico / Il premier David Cameron è di nuovo in rotta di collisione con l’Unione europea. Il 24 ottobre ha dichiarato che Londra non ha intenzione di versare, sicuramente non entro il 1 dicembre, gli 1,7 miliardi di sterline richiesti dalla Commissione europea per integrare il bilancio dell’Ue. Il conguaglio è dovuto a un nuovo calcolo fatto sull’andamento del pil britannico dal 1995 al 2013, scrive il Financial Ti-
mes. Secondo il quotidiano, che ha rivelato la vicenda, la richiesta "arriva in un momento delicato per il primo ministro, alle prese con le forti spinte euro-scettiche che dilaniano il suo partito e che puntano a un ripensamento del ruolo di Londra in Europa". La reazione dell’opinione pubblica non si è fatta attendere: secondo un sondaggio pubblicato il 27 ottobre dall’In-dependent, il sostegno allo Ukip "ha raggiunto livelli record". Gli euroscettici di Nigel Farage hanno il 19 per cento dei consensi, contro il 30 per cento dei conservatori e dei laburisti.

ROMANIA
L’OCCASIONE DI PONTA / Sono 14 i candidati che il 2 novembre si sfideranno al primo turno delle presidenziali per prendere il posto, al palazzo di Cotroceni, di Traian Bàsescu, in carica dal 2004- Stando ai sondaggi, il favorito è il primo ministro e leader socialdemocratico Victor Ponta, definito da Q." l’uomo del futuro": dovrebbe conquistare il 40 per cento dei voti per poi sfidare al ballottaggio del 16 novembre il sindaco di Sibiu Klaus Iohannis, della minoranza germanofona del paese, dato intorno al 30 per cento. Gli altri candidati, tra cui la giurista anticorruzione Monica Macovei e l’ex ministra Elena Udrea, sostenuta da Bàsescu, non dovrebbero superare il 10 per cento. Ponta, che in passato ha sfidato apertamente Bàsescu facendo scoppiare una gravissima crisi istituzionale, e appoggiato da un’alleanza tra socialdemocratici e conservatori, mentre Iohannis è il leader del Partito nazional-liberale. Come però fa notare Vasile Emù sul sito Criticatac, ne programma di Ponta è del tutto assente la giustizia sociale, mentre sono presenti temi non certo di sinistra come chiesa, nazione e famiglia". La campagna elettorale e stata segnata da promesse poco realistiche e insinuazioni pesanti. Bàsescu, per esempio, ha accusato Ponta di essere stato un agente dei servizi segreti tra il 1997 e il 2001, senza però fornire prove, a dimostrazione che, scrive Gàndul, "in questi anni il presidente ha usato 1 servizi per ottenere informazioni da usare contro i suoi avversari

UNGHERIA
ORBÀN TASSA INTERNET 7 Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Budapest il 26 (nella foto) e il 28 ottobre per protestare contro il progetto del governo di Viktor Orbàn di tassare l’uso di internet in base al consumo. Secondo il primo ministro, il provvedimento è necessario per sistemare i conti pubblici. La protesta, tuttavia, riguarda più in generale le politiche conservatrici e nazionaliste del partito Fidesz e, scrive Albert Gazda su Cink, potrebbe rappresentare una seria minaccia per il governo: "La mobilitazione sta crescendo e ha grande energia. Certo, non è detto che la legge su internet segni l’inizio della fine di Orbàn. Ma non si può escludere che sia un importante punto di svolta politico"

POLONIA
II 28 ottobre il presidente polacco Bronislaw Komo-rowski e quello israeliano Reuven Rivlin hanno inaugurato a Varsavia il Museo della storia degli ebrei di Polonia (nella foto). Francia II 24 ottobre la corte d’appello di Lione ha autorizzato l’estradizione del dissidente kazaco Mukhtar Ablyazov in Russia, dov’è accusato di appropriazione indebita.

SERBIA
I ministri degli esteri di Serbia, Albania e Kosovo si sono incontrati il 23 ottobre a Belgrado per mettere fine alle tensioni seguite alla sospensione della partita di calcio Serbia-Albania

MEDIO ORIENTE & AFRICA
PALESTINA/USA
Un passo verso la democrazia La Presse de Tunisie, Tunisia / Il gioco democratico obbedisce a regole chiare: il fair play impone di ammettere la sconfitta. Le elezioni legislative tunisine del 26 ottobre hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro. Diffidenza e prudenza da un lato, gioia, orgoglio e sollievo dall’altro. La scena politica nazionale non è mai stata così divisa. L’annuncio del successo del partito laico Nidaa Tounes, che ha conquistato più di ottanta seggi battendo gli islamisti moderati di Ennahda, è una svolta storica nel panorama politico tunisino.
Dopo tre anni al governo, Ennahda si ritrova a sorpresa all’opposizione. Un colpo duro e inatteso ma accettato dai vertici del partito, che hanno immediatamente riconosciuto i risultati. Il leader degli islamisti si è perfino congratulato con il suo rivale di Nidaa Tounes, Béji Cai’d Es-sebsi. Questa reazione è rassicurante per un paese che cerca di ancorarsi alle tradizioni democratiche. Tra le altre cose, le elezioni hanno dimostrato che i politici tunisini sono determinati ad adeguarsi alla democrazia e ad accettarne le re-
gole, che prevedono anche la sconfitta. È un altro messaggio forte ai nostri partner stranieri: la Tunisia, che ha vissuto una rivoluzione pacifica contro la dittatura, si è dimostrata capace di portare a termine con successo la transizione e di superare una nuova tappa nella costruzione della democrazia.
Al di là dei risultati, quello che conta davvero è la capacità dei partiti tunisini di individuare soluzioni urgenti per difendere le conquiste della rivoluzione, al di là dei calcoli politici e degli interessi di parte. Per guidare la Tunisia serve la collaborazione di tutte le forze politiche del paese. Il pericolo che incombe su questa democrazia nascente è la polarizzazione della politica. Né i liberali di Nidaa Tounes né i conservatori di Ennahda sono in grado di governare da soli un paese che ha saputo liberarsi da una dittatura in tempi record. La Tunisia può essere governata solo con un ampio consenso nazionale. I partiti al potere e l’opposizione devono assumersi in pieno le proprie responsabilità. +gim. (utore: fabrizio salvatori)

TUNISIA
Un passo verso la democrazia

Il gioco democratico obbedisce a regole chiare: il fair play impone di ammettere la sconfitta. Le elezioni legislative tunisine del 26 ottobre hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro. Diffidenza e prudenza da un lato, gioia, orgoglio e sollievo dall’altro. La scena politica nazionale non è mai stata così divisa. L’annuncio del successo del partito laico Nidaa Tounes, che ha conquistato più di ottanta seggi battendo gli islamisti moderati di Ennahda, è una svolta storica nel panorama politico tunisino.
Dopo tre anni al governo, Ennahda si ritrova a sorpresa all’opposizione. Un colpo duro e inatteso ma accettato dai vertici del partito, che hanno immediatamente riconosciuto i risultati. Il leader degli islamisti si è perfino congratulato con il suo rivale di Nidaa Tounes, Béji Cai’d Es-sebsi. Questa reazione è rassicurante per un paese che cerca di ancorarsi alle tradizioni democratiche. Tra le altre cose, le elezioni hanno dimostrato che i politici tunisini sono determinati ad adeguarsi alla democrazia e ad accettarne le re-
gole, che prevedono anche la sconfitta. È un altro messaggio forte ai nostri partner stranieri: la Tunisia, che ha vissuto una rivoluzione pacifica contro la dittatura, si è dimostrata capace di portare a termine con successo la transizione e di superare una nuova tappa nella costruzione della democrazia.
Al di là dei risultati, quello che conta davvero è la capacità dei partiti tunisini di individuare soluzioni urgenti per difendere le conquiste della rivoluzione, al di là dei calcoli politici e degli interessi di parte. Per guidare la Tunisia serve la collaborazione di tutte le forze politiche del paese. Il pericolo che incombe su questa democrazia nascente è la polarizzazione della politica. Né i liberali di Nidaa Tounes né i conservatori di Ennahda sono in grado di governare da soli un paese che ha saputo liberarsi da una dittatura in tempi record. La Tunisia può essere governata solo con un ampio consenso nazionale. I partiti al potere e l’opposizione devono assumersi in pieno le proprie responsabilità. (La Presse de Tunisie, Tunisia)

NIGERIA
Lo scorso 14 ottobre sono scoppiati violenti scontri di fronte al Verchovna Rada di Kiev tra ultranazionalisti e forze di sicurezza, con un bilancio di decine di feriti tra le fila degli agenti e almeno cinquanta arresti tra quelle dei manifestanti.
Gli scontri sono stati causati dall’ennesimo diniego, da parte del Parlamento ucraino, di riconoscere i miliziani dell’UPA (Esercito Insurrezionale Ucraino) come partigiani nella lotta di liberazione dell’Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale.
L’UPA, braccio armato dell’OUN (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini), ha una storia controversa: nata nel 1942 con l’intento di fiancheggiare le truppe naziste nella liberazione del Paese dal regime sovietico, si rivolse contro i propri alleati quando furono chiari i disegni di annessione che Hitler serbava per l’Ucraina, continuando però a combattere anche l’Armata Rossa. Tristemente noti rimangono i crimini commessi dai miliziani nazionalisti, con l’aiuto nazista, contro le minoranze ebraiche e polacche nonché contro i dissidenti filo-sovietici. La società ucraina appare perciò divisa nel giudizio storico sul ruolo delle milizie dell’UPA, da molti considerate collaborazioniste e para-fasciste.
Il governo ucraino, interessato a marginalizzare le rivendicazioni politiche dell’estrema destra e dei gruppi ultranazionalisti, non può però estrometterti del tutto dalla scena politica nazionale, a causa del crescente riscontro popolare che ha fatto seguito ai combattimenti nell’est del Paese in cui la Guardia Nazionale (la componente riserva delle Forze Armate ucraine che ha visto un sostanzioso reclutamento di miliziani di estrema destra) ha avuto un ruolo rilevante. Alla ricerca di un difficile equilibrio, il governo ucraino ha adottato una politica ambigua con i miliziani: se da una parte ha nominato come Ministro della Difesa Stepan Poltorak, capo della Guardia Nazionale, dall’altra si rifiuta di riconoscere il retroterra simbolico e culturale, chiaramente ultranazionalista e para-fascista, di tali formazioni.
Il conflitto interno alle istituzioni e alla società ucraina si prospetta quindi come complesso e di lunga durata, rappresentando la più grande incognita sul percorso di pacificazione e normalizzazione del Paese

ASIA & PACIFICO
AUSTRALIA
Tagli alle rinnovabili
Il 22 ottobre il governo ha annunciato che il piano di arrivare a produrre 4imila gigawatt di energia, pari al 20 per cento del totale, da fonti rinnovabili entro il 2020 sarà rivisto. Secondo le autorità quell’obiettivo era stato stabilito nel 2009 sulla base del consumo di allora. Oggi la domanda di energia è diminuita e 4imila megawatt corrisponderebbero al 27 per cento del totale. Per l’industria delle energie rinnovabili, scrive il Sydney Morning Herald, sarà un colpo durissimo

GIAPPONE-COREA DEL NORD
II 27 ottobre una delegazione giapponese ha raggiunto Pyongyang per discutere dell’inchiesta sui cittadini giapponesi rapiti dai nordcoreani negli anni settanta e ottanta.

HONG KONG
UN MESE DI OCCUPAZIONE
Per commemorare il primo mese di occupazione, il 28 ottobre i manifestanti che chiedono elezioni libere a Hong Kong hanno aperto per le strade della città centinaia di ombrelli, simbolo della protesta. I leader del movimento e i manifestanti sono però divisi, scrive il South China Morning Post. Il referendum previsto per il 26 ottobre è stato annullato all’ultimo momento perché non si è trovato un accordo sugli obiettivi. Oltre alla possibilità di eleggere liberamente il governatore, una parte dei manifestanti chiede che siano rimosse dal consiglio legislativo le quote riservate ai gruppi di interesse, che oggi hanno la metà dei 70 seggi

BIRMANIA
Il 27 ottobre a Rangoon circa mille persone hanno manifestato per chiedere l’apertura di un’indagine sulla morte di Ko Aung Kyaw Naing, un giornalista morto il 4 ottobre mentre era in custodia dell’esercito. Secondo le autorità, il giornalista è stato ucciso da un proiettile partito mentre cercava di strappare un’arma dalle mani di un soldato. Ko Aung Kyaw Naing si trovava nello stato Mon per seguire il conflitto tra le forze governative e l’esercito karen. I manifestanti credono sia stato ucciso di proposito e accusano i militari di averlo trattenuto senza un mandato di arresto.

MALESIA
L’opposizione malese nel mirino del governo / Joshua Kurlantzick, The Diplomat, Giappone
Nell’ultimo anno il governo di Najib Razak ha assunto una linea dura contro avversari politici, giornalisti e leader della società civile. Nessuno all’estero sembra essersene accorto
Con l’elezione di Joko Widodo – il primo presidente estraneo alle élite del paese – l’Indonesia ha attirato l’attenzione dei mezzi d’informazione internazionali. Ma la vicina Malesia, dove nell’ultimo anno è stata limitata la libertà d’espressione e di riunione, è rimasta nell’ombra.
Dopo aver promesso, nel corso del suo primo mandato, di creare un clima più favorevole per le libertà civili e di abolire la detenzione senza processo, il governo del primo ministro Najib Razak ha cambiato rotta. A marzo è stata rovesciata la sentenza di assoluzione del leader dell’opposizione Anwar Ibrahim. Accusato di sodomia, ha ricorso in appello, ma probabilmente sarà condannato al carcere in via definitiva dopo un processo farsa con prove ridicole e testimoni guidati. Inoltre nell’ultimo anno il governo malese ha indagato su almeno trenta persone per sedizione, accusandone formalmente alcune in base a una legge arcaica che aveva promesso di abolire. Buona parte degli indagati e degli imputati sono giornalisti, esponenti dell’opposizione e attivisti in prima linea nelle battaglie per i diritti civili. La situazione è diventata così pericolosa per la società civile malese che il 16 ottobre centinaia di avvocati, di solito poco attivi politicamente, hanno sfilato in corteo per le vie di Kuala Lumpur per protestare contro l’abuso delle leggi contro la sedizione per soffocare il dissenso.
CLIMA TESO
Perché questo giro di vite? Probabilmente Najib ha scelto questa linea per soddisfare sia i falchi all’interno della sua coalizione sia i sostenitori dell’ex primo ministro Ma-hathir Mohamad (che spesso sono le stesse persone). Per molti aspetti, infatti, Najib sembra interessarsi sempre meno all’attività di governo: parte per lunghi viaggi all’estero invece di occuparsi di un’economia stagnante, delle gravi difficoltà della compagnia di bandiera Malaysian Airlines
e di un clima politico sempre più fazioso e pericoloso.
Anche se migliorare i rapporti con la Malesia è una delle sue priorità, l’amministrazione statunitense nel complesso ha ignorato il peggiorare della situazione dei diritti umani e della democrazia nel paese asiatico. Durante la sua visita ad aprile, il presidente Barack Obama non ha voluto incontrare Anwar Ibrahim e si è concesso a un piccolo gruppo di attivisti della società civile solo per qualche foto. A parte questo, Obama non ha fatto che elogiare il governo di Najib, limitandosi a qualche commento sbrigativo sul processo ad Anwar e la sua probabile condanna. Ma ignorare il giro di vite in Malesia avrà delle conseguenze per Washington sul lungo periodo.
DISORIENTATI
La grande maggioranza dei giovani malesi sostiene la Pakatan rakyat (Pr), la coalizione d’opposizione guidata da Anwar Ibrahim che alle elezioni parlamentari del 2013 ha ottenuto la maggioranza del voto popolare ma, a causa dei brogli, non quella in parlamento. Inoltre i ragazzi malesi difendono gli attivisti della società civile e i giornalisti presi di mira dal governo negli ultimi tempi. Molti sono rimasti disorientati quando gli Stati Uniti, che dieci anni fa avevano invocato esplicitamente la democratizzazione del sudest asiatico e tuttora esercitano un’influenza significativa nella regione, hanno taciuto sui passi indietro del paese in tema di libertà civili.
In passato la retorica statunitense del sostegno alla democrazia, le pressioni esercitate contro i leader autoritari e la scelta di condizionare aiuti e investimenti al cambiamento politico hanno svolto un ruolo determinante nel promuovere la democratizzazione dell’Asia orientale.
Negli anni ottanta le pressioni degli Stati Uniti sui governi delle Filippine e della Corea del Sud (dopo che per anni Washington aveva tollerato la dittatura del presidente filippino Ferdinand Marcos e una serie di dittatori sudcoreani) avevano favorito l’affermazione della democrazia a Manila e a Seoul. Dieci anni dopo che Marcos aveva ceduto al movimento People power, le forti pressioni esterne sui governi della Cambogia, dell’Indonesia e della Thailandia si erano sommate a fattori interni contribuendo ad affrettare il processo di riforma politica in quei paesi.

CINA
AL QAEDA IN EDICOLA
AL QAEDA SI È UNITA AL GRUPPO STATO ISLAMICO NEL CONDANNARE LE POLITICHE DI PECHINO NELLO XINJIANG, DOVE VIVE LA MINORANZA MUSULMANA DEGLI UIGURI.
Nel primo numero di Resurgence, la nuova rivista in inglese del gruppo editoriale As Sahab, che fa propaganda all’organizzazione jihadista, un articolo elenca dieci soprusi inflitti agli uiguri dai cinesi han. A luglio lo Stato islamico aveva incluso lo Xinjiang nella mappa del suo ipotetico califfato. In un altro articolo Al Qaeda invita i suoi seguaci a contrastare la navigazione nello stretto di Hormuz e in quello di Malacca, cruciali per la Cina e
altri paesi asiatici. L’attacco a Pechino segue di poco l’annuncio con cui Ayman al Zawahiri, il leader di Al Qaeda, ha proclamato la nascita di un gruppo affiliato alla sua organizzazione nel subcontinente indiano. Secondo gli osservatori, con dichiarazioni simili l’organizzazione islamista sta cercando di competere con lo Stato islamico per la leadership jihadista. Probabilmente anche la scelta di pubblicare un magazine in inglese fa parte della stessa logica. La rivista dedica molto spazio all’Asia (oltre alla Cina, anche al Bangladesh e all’India) e il tentativo di Al Qaeda di reclutare possibili jihadisti in posti come lo Xinjiang indica l’alto grado di disperazione e di incompetenza dell’organizzazione, conclude il Global Post.

BANGLADESH
II 29 ottobre Mo-tiur Rahman Nizami, il leader del più importante partito islamico del paese, è stato condannato a morte per i crimini commessi all’epoca della guerra per l’indipendenza, nel 1971.

AFGHANISTAN
Missione incompiuta
Il 26 ottobre le truppe britanniche e statunitensi hanno abbandonato le due basi Nato nella regione dell’Helmand, uno dei più grandi complessi della coalizione internazionale in Afghanistan. È una tappa importante del ritiro delle truppe Nato dal paese, ma cosa lasciano alle loro spalle? Il Global Post scrive che, nonostante i soldati britannici avessero il mandato di sradicare, o almeno ridurre, la produzione di oppio dalla regione, dall’Helmand arriva ancora la metà del raccolto del paese. Inoltre la regione è una delle roccaforti dei taliban e, anche se il comando della Nato sostiene che la situazione è migliorata, nel 2014 le forze afgane hanno subito un numero record di perdite. Infine, il progetto statunitense di una diga da più di 300 milioni di dollari per la fornitura di energia nel sud del paese è rimasto incompleto.

AMERICA CENTRO-MERIDIONALE
BRASILE
DILMA, DILMA!!! IL BRASILE HA SCELTO ANCORA UNA VOLTA IL PARTITO DEI LAVORATORI. DILMA ROUSSEFF E’ STATA RIELETTA PRESIDENTE DEL BRASILE PER I PROSSIMI QUATTRO ANNI. LO HA ANNUNCIATO IL TRIBUNALE ELETTORALE QUANDO E’ STATO SCRUTINATO IL 98% DELLE SCHEDE. ROUSSEFF E’ STATA RIELETTA AL SECONDO TURNO CON IL 51,64% DEI VOTI, PARI A 54.498.042 VOTI. IL SUO SFIDANTE AECIO NEVES HA OTTENUTO IL 48,36%, PARI A 51.040.588 PREFERENZE. Autore: fabrizio salvatori
Queste elezioni sono state considerate tra le più incerte degli ultimi 25 anni. Rousseff è arrivata in testa al primo turno del 5 ottobre con il 41,9% e secondo i sondaggi avrebbe dovuto vincere con il 53-54%.
Straordinarie le cifre sulla partecipazione. Gli aventi diritto al voto erano 142.822.046, i voti validi sono stati 105.538.630. La percentuale di votanti e’ stata del 78,9%, quella degli astenuti il 21,1%. Le schede bianche sono state 1.921.803 (pari all’1,71%), quelle nulle 5.219.538 (4,63%).
La Rousseff porta in dote i considerevoli risultati raggiunti in questi ultimi 12 anni dal partito dei Lavoratori (Pt) al potere, prima con i due mandati di Inacio lula da Silva e poi con il suo. Non si tratta di cose da poco: secondo dati diffusi in settembre dall’Onu la povertà estrema si è ridotta del 75% e il livello di denutrizione si è dimezzato grazie al programma Beca Familia, di cui beneficiano 56 milioni di persone. Il tasso di disoccupazione ha inoltre toccato il minimo storico del 5% e sono stati creati 21 milioni di posti di lavoro. Da quando il Partito dei Lavoratori è salito al potere con Inacio Lula nel 2003, il Brasile ha dato priorità assoluta all’integrazione regionale con i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) e ai rapporti con il gruppo dei paesi emergenti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
Il Brasile, che ha più di 200 milioni di abitanti, è il quinto Paese più esteso e la settima economia mondiale e i numeri della votazione sono a misura di colosso continentale: 142,8 milioni di elettori, di cui 354 mila all’estero, 425 mila seggi elettorali e oltre 530 mila urne elettroniche.
Nata a Belo Horizonte il 14 dicembre 1947, figlia dell’imprenditore e poeta bulgaro Pedro Rousseff, e di una maestra brasiliana, la Rousseff iniziò i suoi studi in una prestigiosa scuola cattolica ma presto – a 17 anni – si appassionò di politica maturando idee marxiste. Si unì successivamente al gruppo Politica Obrera (Polop), poi a movimenti più radicali – tra cui Comando de Liberación Nacional (Colina). Fu addestrata alla guerriglia anche se, assicura, non partecipò ad azioni armate. Nel gennaio 1970 fu catturata dalla polizia politica di Sao Paulo e sottoposta a torture: "Nessuno esce da queste cose senza essere segnato", ha spiegato una volta durante un’intervista. Liberata nel 1972, Roussef si dedicò all’unica figlia, Paula, e completò i suoi studi di economia. Tornò in politica negli anni Ottanta nel Partito democratico laburista (Pdt). Ministro dell’Industria, dell’Energia e delle Comunicazioni dello stato di Rio Grande do Sul, nel 2001 lasciò il Pdt per unirsi al Pt. Due anni più tardi, Lula la nominò ministro dell’Energia, scegliendola poi come sua erede politica. A questa scelta si è aggiunto il raffreddamento dei rapporti con gli Stati Uniti, specie dopo che, nell’ambito delle rivelazioni di Edward Snowden, si è scoperto che gli Stati Uniti intercettavano le telefonate della Rousseff.

CONGRATULAZIONI, COMPAGNA DILMA!
Le nostre congratulazioni al partito dei Lavoratori e alla compagna Dilma Roussef rieletta in Brasile con il 51,64% dei voti. Sono riusciti nuovamente a sconfiggere la destra neoliberista: a loro il nostro applauso e i migliori auguri per il lavoro che li attende.
Il comunicato della Sinistra Europea: EL celebrates the victory of Dilma Roussef and left parties in Brasil
The Party of the European Left (EL) sends its warm and solidary greetings to President Dilma Roussef, to whom the Brazilian people gave their trust once again. This victory is one of the people who wanted to defend the social achievements reached during the last 12 years of progressive governments. It is also the victory of a project on the defence of popular sovereignty and a high level social content. It is the expression of the will of the Brazilian people in favour of thorough reforms on the democratization of the political system, on policies to fight inequalities, and of clear support to the progressive integration of the countries of Latin America.
The EL welcomes and congratulates the left parties in Brazil which carried out a combative campaign against the aggression of the opposition assembled around Alesio Neves, candidate of the Social democratic Party of Brazil, who did not stop using the dirtiest methods to try to win this election.

El PIE celebra la victoria de Dilma Roussef y los partidos de la izquierda brasileña. El Partido de la Izquierda Europea (PIE) hace llegar su más cálido y solidario saludo a la presidenta Dilma Rousseff a quien el pueblo brasileño ha acordado una vez más su confianza. Esta victoria es la de un pueblo que ha querido defender las conquistas sociales alcanzadas durante estos últimos doce años de gobierno progresista. Se trata también de una victoria de un proyecto de defensa de la soberanía popular y de fuerte contenido social. Es la expresión de la voluntad del pueblo brasileño en favor de reformas de fondo de democratización del sistema político, de las políticas de lucha contra las desigualdades y de apoyo claro a la integración progresista de los pueblos de América latina.
El PIE saluda y felicita a los partidos de la izquierda brasileña que han llevado adelante una campaña combativa frente a la agresividad de la oposición reunida alrededor de Alesio Neves, candidato del Partido socialdemócrata de Brasil, quien no vaciló en utilizar los métodos más sucios para ganar esta elección.

URUGUAY
IL FRENTE AMPLIO STRACCIA TUTTE LE PREVISIONI NEGATIVE E VA AL BALLOTTAGGIO
Anche in Uruguay, come in Brasile, la sinistra resiste. Il FRENTE AMPLIO fa un bel pieno di voti va pieno di speranze al ballottaggio: TABAR VAZQUEZ, l’ex presidente (2005-10) e candidato del Frente Amplio, la coalizione progressista al potere, affronterà lo sfidante LUIS LACALLE POU, del Partido Nacional (o ‘bianco’, centrodestra) da una posizione netta di vantaggio, avendo ottenuto un risultato ben al di sopra delle aspettative al primo turno, con il 46-47% dei voti.
LACALLE POU, con circa 32% dei voti, ha ottenuto meno del 34% previsto prima delle elezioni e soprattutto che PEDRO BORDABERRY, candidato del Partido Colorado (o "rosso", destra) si è fermato al 13%, molto al di sotto del 16% indicato dalle inchieste demoscopiche. in attesa dei risultati ufficiali, fonti del Frente Amplio confidavano che il partito di governo potrebbe perfino raggiungere il 48% dei voti, il che significherebbe preservare la maggioranza parlamentare di cui dispone attualmente nelle due camere. l Frente Amplio ha fatto ben di più che confermarsi come la prima forza politica del paese: ha dimostrato che è capace non solo di accettare la sfida del ballottaggio ma anche continuare a guidare l’Uruguay per altri 5 anni con l’appoggio degli elettori, malgrado le molte critiche fatte al suo decennio al potere.
Nato in una famiglia umile di Montevideo, l’oncologo Vazquez ha cominciato la sua carriera politica negli anni ottanta come sindaco della capitale. Alla guida del Fronte ampio – una grande coalizione fra partiti di sinistra e cristiano democratici – è diventato presidente nel 2005, mettendo fine alla lunga alternanza fra i conservatori del Partito nazionale e del Partito Colorato. A Vazquez, che ha terminato il mandato con un alto tasso di popolarità, è succeduto Mujica. I due leader sono esponenti di diverse anime del Fronte: Vazquez ha per esempio posto il veto alla legge sull’aborto, poi passata da Mujica, e ha espresso dubbi sulla liberalizzazione della marijuana
URUGUAY
L’ex presidente Tabaré Vàzquez, candidato del Frente amplio (sinistra), e Luis Lacalle Pou, candidato del Partido nacional (destra), andranno al ballottaggio il 30 novembre. "Dopo il primo turno del 26 ottobre il Frente amplio è in vantaggio, ma Lacalle Pou darà del filo da torcere fino all’ultimo", scrive El Pais dell’Uruguay. Nel referendum per rendere penalmente perseguibili i minori che delinquono ha vinto il no con il 53 per cento dei voti.

CILE
LA RIFORMA IN PIAZZA / "Il 25 ottobre duecentomila persone hanno manifestato a Santiago del Cile contro la riforma dell’istruzione proposta dalla presidente Michelle Bachelet, in discussione in queste settimane in parlamento", scrive il settimanale The Clinic. La manifestazione è stata convocata dalla Confederación de padres y apoderados (Confepa), un gruppo che riunisce i genitori di chi frequenta le cosiddette scuole sussidiate, finanziate con un contributo misto dello stato e delle famiglie. La Confepa sostiene che la riforma obbligherà le famiglie a mandare i figli negli istituti pubblici dove la qualità dell’istruzione è più bassa.

MESSICO
UN NUOVO GOVERNATORE / Il 27 ottobre Rogelio Ortega, rettore di un’università locale, è stato nominato governatore ad interim dello stato di Guerrero. Tre giorni prima Àngel Aguirre, del Partito della rivoluzione democratica, si era dimesso dall’incarico a causa delle critiche per la scomparsa, il 26 settembre a Iguala, di 43 studenti della scuola rurale di Ayotzina-pa. La Jornada scrive che il 27 ottobre le autorità federali hanno arrestato quattro affiliati al cartello Guerreros unidos: due di loro sono accusati di aver partecipato direttamente al sequestro degli studenti, di cui ancora non si ha nessuna notizia. I due hanno accompagnato le autorità a Cocula, dove ci sarebbe una fossa comune a pochi chilometri dal punto in cui sono scomparsi gli studenti. Secondo Proceso, il presidente Enrique Pena Nieto era a conoscenza del livello di connivenza tra polizia, politici locali e narcotrafficanti ma non ha fatto niente per prevenire questa tragedia. Deve quindi assumersi la piena responsabilità dei fatti.
HAITI
II 26 ottobre migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione a Port-au-Prince per protestare contro il rinvio delle elezioni legislative.

VENEZUELA
II 28 ottobre il presidente Nicolas Maduro ha annunciato una profonda riforma della polizia, coinvolta in una serie di scandali

AMERICA SETTENTRIONALE
CANADA
II 27 ottobre il conservatore John Tory è stato eletto sindaco di Toronto. Prende il posto di Rob Ford, che era stato sospeso per la sua dipendenza da droghe e alcol.
CANADA
DOPO L’ATTACCO DÌ OTTAWA
Il 28 ottobre più di quattromila persone hanno partecipato ai funerali di Nathan Cirillo, il soldato di venticinque anni ucciso il 23 ottobre a Ottawa da Michael Zehaf-Bibeau, un canadese di 32 anni simpatizzante del gruppo Stato islamico. Dopo aver sparato a Cirillo davanti al monumento ai caduti di Ottawa, Bibeau era entrato nel parlamento, dove è stato ucciso da Kevin Vikers, il responsabile della sicurezza dell’aula. "La polizia", scrive il Globe and Mail, "sta analizzando un video registrato da Bibeau prima dell’attacco e sta indagando sulle persone che erano in contatto con l’uomo fino al 23 ottobre".

STATI UNITI
Quattro contractor della Blackwater sono stati riconosciuti responsabili il 22 ottobre dell’uccisione di 14 civili iracheni a Baghdad nel 2007.
STATI UNITI
AUTOPSIA CONTESTATA
Il 22 ottobre il St. Louis Post-Dispatch ha rivelato i risultati dell’autopsia condotta sul corpo di Michael Brown, il ragazzo nero ucciso ad agosto da Darren Wilson, un agente bianco. Citando il medico legale Judy Melinek, il giornale sostiene che il primo colpo è stato sparato da distanza ravvicinata. Questo confermerebbe la tesi secondo cui Brown stava cercando di entrare in possesso dell’arma dell’agente. Ma il 28 ottobre Melinek ha detto che le sue dichiarazioni sono state pubblicate fuori contesto
STATI UNITI
L opinione Rivolti al passat John Cassidy, The New Yorker, Stati Uniti
A Washington molti pensano che la destra conquisterà il senato. Ma sarà una vittoria poco significativa secondo i sondaggi e le previsioni statistiche alle elezioni di metà mandato il Partito repubblicano conquisterà i sei seggi che gli servono per controllare il senato. Quest’eventualità, che a Washington molti danno per scontata, non avrà conseguenze più ampie di quelle che già conosciamo: quest’anno la mappa elettorale favorisce il Partito repubblicano e il presidente Barack Obama ha perso popolarità, soprattutto negli stati del sud. Un trionfo repubblicano non preannuncerà un riallineamento politico duraturo a livello nazionale e non sarà la dimostrazione del fatto che il partito ha messo in atto i cambiamenti necessari per tornare alla Casa Bianca nel 2016.
In campagna elettorale i repubblicani non hanno mandato messaggi positivi. Il partito non ha preparato un "contratto con gli statunitensi" o una specie di manifesto politico. Il documento che più gli si avvicina è la proposta di bilancio del deputato Paul Ryan, che ribadisce l’idea di privatizzare la previdenza sociale. Perfino gli opinionisti di destra si lamentano per l’assenza di messaggi costruttivi. "I repubblicani dovrebbero dire cosa vogliono", ha scritto Peggy Noonan sul Wall Street Journal. "Dovrebbero dichiarare obiettivi nuovi e concreti, non restare sulla difensiva". Molti sono d’accordo con lei. In cinque delle ultime sei elezioni presidenziali, i repubblicani hanno perso il voto popolare. Il partito ha urgentemente bisogno di conquistare consenso tra i giovani, le donne e gli ispanici, gruppi che di recente si sono avvicinati al Partito democratico. In un rapporto pubblicato dopo la sconfitta di
Mitt Romney alle presidenziali del 2012, il comitato nazionale repubblicano ha ammesso che il partito deve affrontare tendenze demografiche sfavorevoli e che si sta "emarginando sempre di più" con i suoi messaggi duri e obsoleti su questioni come i diritti dei gay e l’immigrazione.
Ricette nuove
Invece di rivolgersi a nuovi elettori, alcuni candidati hanno scelto la "strategia meridionale" già usata da Richard Nixon: cercare di fare presa sugli elettori bianchi anziani, con una visione conservatrice della società, provenienti da famiglie di tradizione democratica. Questa strategia ha garantito ai repubblicani un certo successo, anche perché quel che resta del blocco elettorale bianco "reaganiano democratico" si è in parte disgregato dopo l’elezione di un presidente nero. In un articolo sulla corsa al senato in Arkansas uscito su Real Clear Politics, Caitlin Huey-Burns cita un sondaggio Gallup da cui risulta che solo il 41 per cento degli abitanti dello stato si dichiara democratico, l’8 per cento in meno rispetto al 2008. Il calo più consistente è stato tra gli elettori "democratici conservatori". Sei anni fa il grappo formava il 15 per cento dell’elettorato dell’Arkansas. Oggi è appena il 9 per cento.
Per decenni la strategia meridionale, con le sue sfumature razziali, si è dimostrata efficace: tra il 1968 e il 1988 i repubblicani hanno vinto cinque elezioni presidenziali su sei. In stati come l’Arkansas la vecchia tattica potrebbe ancora funzionare, soprattutto alle elezioni di metà mandato, che spesso registrano una bassa affluenza alle urne. Ma negli Stati Uniti di oggi questa ricetta non garantisce il successo a lungo termine. Prima o poi il Partito repubblicano dovrà farsi venire in mente qualcosa di nuovo.

(Le principali fonti di questo numero:
NYC Time USA, Washington Post, Time GB, Guardian The Observer, GB, The Irish Times, Das Magazin A, Der Spiegel D, Folha de Sào Paulo B, Pais, Carta Capital, Clarin Ar, Le Monde, Le Monde Diplomatique ,Gazeta, Pravda, Tokyo Shimbun, Global Time, Nuovo Paese , L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi e INFORM, AISE, AGI, AgenParle , RAI News e 9COLONNE".)

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