11356 PEREGO: INDISPENSABILE RIFLETTERE SULLA MOBILITÀ ITALIANA

20141008 11:04:00 redazione-IT

ROMA – “Solo un anno fa, il 3 ottobre 2013, si presentava l’edizione 2013 del Rapporto Italiani nel Mondo. Come dimenticare quel giorno in cui ci si è svegliati con la dolorosa notizia di 366 migranti annegati al largo di Lampedusa a mezzo miglio dall’Isola dei Conigli. In un anno altre morti, altre dolorose avventure finite in tragedie di uomini, donne, bambini, famiglie che fuggono da guerra e violenza, da povertà e indigenza, da disoccupazione e infelicità”. Così il Presidente Fondazione Migrantes, Monsignor Francesco Montenegro, ha esordito nel suo intervento alla presentazione dell’edizione 2014 del Rapporto, oggi a Roma, alla presenza del sottosegretario agli Esteri Giro, della curatrice Delfina Licata, e del Direttore generale della Migrantes, Monsignor Giancarlo Perego.

Ricordando che “la migrazione è nella storia personale di ciascuno di noi, merita rispetto e impegno”, ha sottolineato che “nessuno deve essere leso nella dignità”.

Alla mobilità, ha proseguito, “ci si accosta con umiltà, non solo attraverso le statistiche degli studiosi”, il cui compito non è solo quello di elaborarle, ma anche di “dare giusti strumenti di lavoro agli operatori, a chi lavora al fianco dei migranti. Non lasciare solo chi opera nell’accoglienza in Italia e in ciascun Paese dove il migrante arriva”.
Docente a “La Sapienza” di Roma, dove dirige il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale, Mario Morcellini si è detto “colpito” dal fatto che oggi gli italiani migrino soprattutto in Europa: “il fatto che l’Europa abbia sostituito, come destinazione, tutti gli altri è una straordinaria innovazione su cui costruire processi di legittimazione”. Da sottolineare, secondo il docente, anche “che non c’è solo il sud ad emigrare, che non solo i maschi – anche se prevalentemente – ad emigrare, che oggi sono più giovani che in passato, molti non sposati, e che il reclutamento è in Lombardia. Questi dati sono una provocazione per tutti noi!”, sostiene Morcellini, fortemente critico contro i media perché ignorano il fenomeno, mantenendolo nascosto ai più. “È cambiato un fenomeno senza che il mondo della cultura e della società abbia preso atto di questi cambiamenti”.
È vero, ha riconosciuto, “che la ricerca universitaria non ha fatto abbastanza, ma è vero anche che la mappa dei temi deve essere aggiornata. Sono colpito dal fatto che la narrazione di questo fenomeno sia ancora assolutamente disorientante, non restituisce gli aspetti positivi del fenomeno”. Colpa dei giornali dove “allarmismo e vittimismo prevalgono su dati come quelli di oggi, anche se i dati sono prorompenti. I media non informano sui processi di cambiamento, al contrario sono dominati dalla cronaca nera e dal male tra di noi. E questo succede solo in Italia. Un paese in crisi – ha commentato ancora – non si può permettere un sistema informativo che pensa solo a lacrime e sangue”.
“La storia dell’emigrazione racconta la più forte capacità della società civile – rispetto agli intellettuali – di interpretare il cambiamento. Alla politica – ha concluso Morcellini – serve uno scatto di modernità: inventi qualcosa che riavvicini gli italiani all’estero costruire insieme un progetto di futuro”.
Tabelle, grafici e slide nell’intervento di Saverio Gazzelloni, Direttore Istat per le statistiche socio-demografiche e ambientali, che ha paralto di saldo migratorio e saldo naturale, dell’incidenza dei migranti nella popolazione e del fatto che se è vero, come ha detto il sottosegretario Giro, che quella dei giovani di oggi non è una fuga, è anche vero che l’Italia non fa niente non solo per trattenerli, ma neanche per favorire il loro rientro.
A tirare le conclusioni, il Direttore generale della Migrantes, Giancarlo Perego, secondo cui "è diventato sempre più indispensabile riflettere sulla mobilità italiana, studiando e analizzando un fenomeno sociale che da sempre caratterizza l’Italia, arricchendosi di nuovi elementi o continuando ad avere caratteristiche rintracciabili sin dal passato. È ovvio che la migrazione si evolve nel tempo e che i migranti di oggi vivano situazioni differenti. Stiamo però assistendo a un paradosso che può essere sintetizzato con la frase “nuovi migranti antiche migrazioni”: detto in altri termini, elementi specifici dell’oggi si incrociano e si completano con una serie di elementi rintracciabili anche nel passato e che continuano a riproporsi nella fase attuale”.
“Da una parte – elenca Perego – numeri sempre più incisivi, partenze non più solitarie ma di nuclei familiari, rotte migratorie “storiche” europee o d’oltreoceano e dall’altra maggiore preparazione scolastica, qualificazione e professionalizzazione. Un modo più dinamico di vivere la migrazione che mette meno alla prova da un punto di vista identitario e psicologico, ma che guarda con orgoglio alle opportunità e con rabbia ai treni persi o per niente passati in Italia per tanti giovani”.
In questo contesto, il compito della Migrantes è “ricerca, documentazione, formazione e informazione”. In questo senso, il Rapporto “è uno strumento culturale che si propone di trasmettere informazioni, nozioni, conoscenze sull’emigrazione italiana del passato e sulla mobilità degli italiani di oggi attraverso un linguaggio semplice e immediato, aiutando la lettura e la comprensione di questi complessi fenomeni sociali”.
Novità di questa edizione uno “Speciale Eventi” che, spiega Perego, “risponde proprio a quanto detto: non si può parlare della mobilità italiana senza riflettere sugli accadimenti più importanti o le ricorrenze più significative. Quest’anno, in particolare, ci si sofferma sui cento anni della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e sull’Expo 2015”.
La Giornata Mondiale, ha ricordato, “nacque in Italia sotto il Pontificato di Benedetto XV e dietro precedenti sollecitazioni di vescovi quali Scalabrini e Bonomelli, allo scoppio della Prima guerra mondiale e di fronte al dramma di tanti profughi e rifugiati, soprattutto italiani che, emigranti all’estero, avevano perso ogni cosa ed erano costretti a rientrare in Italia. Nel 2015 Milano sarà sede dell’Esposizione Universale il cui tema è Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Da sempre questo evento è occasione di celebrazione delle massime conquiste raggiunte dall’uomo e di condivisione dei traguardi scientifici, che permeano tanto la sfera culturale quanto quella tecnologica e dell’innovazione a livello internazionale, creando ponti e dialoghi tra i popoli. Dopo più di un secolo – ha osservato Perego – Milano torna ad ospitare questo evento. Il capoluogo lombardo, infatti, ospitò l’edizione del 1906 e come allora anche e oggi in diverse altre occasioni, la Chiesa è stata vicina all’Esposizione Universale proprio per gli obiettivi che vengono perseguiti: la consapevolezza del cammino dell’umanità attraverso gli eventi storici, economici, politici e la valorizzazione dei principi e dei valori della dignità umana”.
“A tal proposito – ha aggiunto – non possono essere dimenticate le conferenze dei vescovi Scalabrini (Esposizione Nazionale Palermo, 1891 e Esposizione Generale Italiana di Torino, 1898) e Bonomelli (Esposizione Generale Italiana Torino, 1898), nonché lo stand di Santa Cabrini (Esposizione Internazionale del Sempione Milano, 1906) che illustrava l’attività dell’Istituto delle Missionarie del S. C. di Gesù da lei fondato nel 1880”.
Concludendo, Perego ha sintetizzato in quattro punti le proposte del Rapporto Italiani nel Mondo 2014: “l’attenzione alla Storia e alle Storie; le giuste parole per dirlo; ripensare alla rappresentanza e guardare ai nuovi scenari”.

(m.c.aise/eminews)

 

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