11342 IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO , UCCISO UN GIOVANE DEPUTATO CHAVISTA

20141003 14:43:00 red-emi

VENEZUELA – Lutto per la morte di Robert Serra e della moglie. La Mud annulla la manifestazione
Ucciso un giovane deputato chavista. Una conferma di quanto sostenuto dal chavismo circa gli interventi esterni e gli aiuti all’estrema destra erogati dalle filiere della CIA e da quelle del para-militarismo colombiano dell’ex presidente Alvaro Uribe.
GUATEMALA. – A processo il massacro dell’ambasciata di Spagna

VENEZUELA in lutto, ieri, a seguito di un duplice omicidio: quello del deputato chavista ROBERT SERRA e della sua compagna, MARIA HERRERA, uccisi nella loro casa nel quartiere la Pastora, nel nord di Caracas. Qualche tempo fa, era stato ucciso a sangue freddo anche un agente della sicurezza di Serra, ma non a scopo di rapina perché aveva ancora con sé sia la pistola che il portafogli. «Un crimine pianificato e portato a termine con grande precisione», ha detto il ministro degli Interni giustizia e pace in conferenza stampa a proposito del duplice omicidio. Non si esclude nessuna ipotesi, ma il governo ha già inviato appelli preventivi: niente violenze, niente conclusioni affrettate. «La rivoluzione è irreversibile, facciamoci forza per continuare l’impegno del nostro compagno», ha detto Maduro. Serra, 27 anni, era il più giovane parlamentare dell’Assemblea e della storia politica venezuelana, leader studentesco e poi avvocato penalista, eletto nel 2010 con il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv). Recentemente stava conducendo un’inchiesta parlamentare sul caso di Lorent Saleh.
Saleh è un giovane del gruppo nazista Javu, sotto accusa per le proteste violente contro il governo di Nicolas Maduro che, a ridosso del febbraio scorso, hanno provocato 42 morti e oltre 800 feriti. Insieme ad altri giovani leader dell’opposizione oltranzista e di alcune Ong vicine a Washington, Saleh è stato dapprima estradato dalla Colombia e in seguito arrestato in Venezuela. Contro di lui e dei suoi sodali, alcuni video diffusi in televisione dal governo, la cui autenticità nessuno ha potuto contestare. Saleh e i suoi pianificavano stragi in discoteca, omicidi mirati e provocazioni nelle piazze, e parlano di soldi ricevuti e dati alle organizzazioni paramilitari.
Una conferma di quanto sostenuto dal chavismo circa gli interventi esterni e gli aiuti all’estrema destra erogati dalle filiere della Cia e da quelle del para-militarismo colombiano dell’ex presidente Alvaro Uribe. Il ruolo di Uribe appare evidente e confermato anche dalla diffusione dell’ultimo video di intercettazioni: «A Bucaramanga – spiega Saleh ai suoi -, mi sono incontrato con dei militari e poi sono andato a Bogotà per riunirmi con i senatori e con Uribe». Dice anche che, con l’aiuto dei potenti amici colombiani, ha ottenuto passaporti falsi per «far uscire la gente dal paese» e portarla in Venezuela.
Nel suo ultimo intervento in parlamento, Serra aveva attaccato duramente l’opposizione per non aver pubblicamente preso le distanze dalle violenze provocate dai gruppi oltranzisti di Maria Corina Machado e Leopoldo Lopez, quest’ultimo a processo come mandante. Gruppi che non hanno votato il nuovo Segretario esecutivo eletto recentemente dall’arco di op-posizione (la Mud), il giornalista Jesus "Chuo" Torrealba: e che stanno raccogliendo firme per proporre un referendum di revoca a Maduro, possibile a metà mandato. Per domani, la Mud aveva indetto una manifestazione contro il go-verno, e il chavismo stava organizzando a sua volta un grande incontro di piazza. Torrealba ha però fatto sapere che, per rispetto al lutto e al parlamento, annullerà la marcia di protesta: «Adesso è il momento della solidarietà e per questo inviamo parole di rispetto al Psuv e alla famiglia Serra per questa perdita», ha detto.
Ieri, una folla di persone si è radunata davanti al parlamento, mentre si moltiplicavano i messaggi di cordoglio e di solidarietà: anche da parte delle organizzazioni di altri paesi, come il Movimento del socialismo attendista del Cile.
«Non ci stancheremo di lottare contro le forze della reazione, il terrorismo e il para militarismo e la delinquenza organizzata e contro ogni forma di violenza», ha detto il ministro TORRES. ( di Geraldina Colotti)

GUATEMALA.
A PROCESSO IL MASSACRO DELL’AMBASCIATA DI SPAGNA È INIZIATO IN GUATEMALA IL PROCESSO ALL’EX CAPO DELLA POLIZIA, PEDRO GARCIA REDONDO, 70 ANNI, UNICO IMPUTATO PER IL MASSACRO ALL’AMBASCIATA SPAGNOLA, IL 31 GENNAIO DEL 1980. Allora, un gruppo di indigeni, contadini e studenti occupò la sede diplomatica per denunciare la repressione dell’esercito nelle comunità, nel pieno della lunga guerra civile, durata dal 1960 al 1996. L’assalto armato di militari e polizia provocò un incendio in cui morirono 37 persone, compresi quattro diplomatici spagnoli. Tra le vittime, il padre e lo zio materno di Rigoberta Menchu (Nobel per la pace nel 1992), Vicente Menchu e Francisco Tum. Durante il processo, Rigoberta ha ricordato fra le lacrime quegli anni di massacri e repressione e ha affermato di avere le prove della «politica di repressione, terrorismo di stato e tortura» attuate durante la guerra civile. Menchu ha perso anche la madre, attivista per i diritti dei maya, i cui resti non sono mai stati ritrovati: una delle 250.000 vittime, in maggioranza indigene, di quella guerra civile. Davanti al tribunale, le organizzazioni per i diritti umani che si battono contro l’impunità e le persistenti connivenze ai più alti livelli di governo (a cominciare dall’ex generale Otto Perez Molina, «Manodura», oggi presidente, coinvolto nei massacri di quel periodo) hanno eretto un altare di fiori e candele bianche a forma di croce con i nomi degli uccisi. Gli accordi di pace, alla cui firma ha partecipato Molina, non hanno intaccato le strutture di potere esistenti nel paese. Nel 2005, un enorme archivio della polizia, scoperto in un deposito di munizioni, ha gettato nuova luce sui quei crimini,

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