11338 ANALISI 2.

20141002 11:42:00 red-emi

FALSO IDEOLGICO. Cosa c’è dietro la surreale crociata contro l’articolo 18 La precarietà porta più lavoro? FALSO: lo dicono i dati (è la realtà). Renzi crede nella tesi sulla «PRECARIETÀ ESPANSIVA». L’Isfol, l’Ocse e molti economisti hanno dimostrato che l’Italia è più «flessibile» della Germania. Questa guerra contro la vita messa al lavoro (servile) è caratterizzata da un altro falso ideologico. Il mercato italiano del lavoro è uno dei più flessibili d’Europa, mentre quello tedesco è uno dei più rigidi.Le tutele sono crollate di oltre il 40% dal valore 3,82 dell’indice EPL [EMPBYEMENT PROTECTION LEGISLATION INDEX) nel 1990 al 2,26 del 2013.
IL CASO. La prima cosa che mi disse un sindacalista anziano fu: Giovanni, per capire cosa ti sta dicendo un operaio, devi capire cosa fa, in che condizioni lavora.

La tesi di fondo che spinge Matteo Renzi a giustificare la surreale crociata contro l’articolo 18 è che maggiore flessibilità nell’offerta di lavoro porterà più occupazione in Italia La tesi è stata smentita sin dal 2004 dai rapporti Ocse sull’occupazione e ha trovato una serie di conferme nell’elaborazione dei dati forniti dall’Isfol, oltre che nei lavori di economisti come, tra gli altri, Emiliano Brancaccio o Riccardo Realfonzo. IL problema è anche un altro: una maggiore precarizzazione del mercato del lavoro (e quello italiano lo è alla massima potenza) produce occupazioni (JOBS) «MORDI e FUGGI», di BASSA QUALITÀ, di breve e brevissima durata e sempre meno pagati. Il disegno di Renzi (su impulso della Bce o dell’Ocse) sembra essere il seguente. In Italia oggi sette persone su 10 (1.848.147 unità) lavorano a tempo determinato. Per loro non vale l’articolo 18. Alla scadenza di questi contratti nessuno viene «licenziato». A contratto non viene semplicemente «rinnovato». I dati sono del sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie del ministro del lavoro e riguardano il secondo trimestre di quest’anno. Solo il 15,2%, cioè 403 mila persone, sono state assunte nel 2014 con un contratto a tempo determinato. Con la sua «RIFORMA» Renzi vuole togliere il contratto «VERO» a queste persone e renderle uguali – e senza diritti – al 70% che non ha le stesse garanzie. Dice che, in compenso, le vincolerà cioè al famigerato «CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI». Qui emerge un altro problema: solo maturando l’anzianità queste persone matureranno diritti. Quelli di ricevere un indennizzo nel caso di un licenziamento. Il risultato paradossale sarà quello di istituire una vera e propria «apartheid generazionale» che vincola il reddito e i diritti all’anzianità di servizio. Più sei vecchio, più hai diritti. E sarai sempre a rischio di «non rinnovo» (cioè di licenziamento).
L’INGANNO È FORMIDABILE.
Oggi si vuole abolire l’articolo 18 per cancellare [‘«apartheid» tra garantiti e non garantiti (espressione discutibile resa nota da Pietro Ichino). Con la delega e l’abolizione dell’articolo 18 questo presunto regime verrà generalizzato a tutti: «ASSUNTI» e «PRECARI». In maniera uniforme. E senza pietà.
L’aumento della precarietà nella speranza di ottenere la crescita è stata la battaglia ideologica anche della riforma Fornero. I dati Isfol dimostrano che due anni dopo la sua approvazione sono aumentati i contratti a tempo determinato, mentre l’incidenza delle assunzioni di breve e brevissima durata (anche per un giorno) è esplosa: il 67,3%. Questo dimostra che le imprese non sono affatto interessate a mantenere il lavoratore, ma ad usarlo in base alla domanda a cui devono far fronte. Inutile aggiungere che, in mancanza di una domanda forte, questo sarà il destino di chi avrà in sorte il «CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI». Non sarà «rinnovato», sempre che non gli preferiscano il ben più conveniente «CONTRATTO POLETTI» senza «causale». Una misura appena approvata, ma che entrerà inevitabilmente in contrasto con il nuovo contratto.
Questa guerra contro la vita messa al lavoro (servile) è caratterizzata da un altro falso ideologico.
Il mercato italiano del lavoro è uno dei più flessibili d’Europa, mentre quello tedesco è uno dei più rigidi. Nel paese della Merkel vige davvero una separazione tra i garantiti e gli schiavi DEI «MINI JOBS». Ma gli italiani illuminati sulla strada di Berlino se lo sono dimenticato. Oppure, cosa ancora più grave, non lo sanno. Emiliano Brancaccio ha definito questa strategia «precarietà espansiva», mentre Riccardo Realfonzo ha dimostrato la falsificazione dei dati Ocse. L’Italia è stata infatti uno dei paesi più impegnati a ridurre la protezione dell’occupazione. Le tutele sono crollate di oltre il 40% dal valore 3,82 dell’indice EPL [EMPBYEMENT PROTECTION LEGISLATION INDEX) nel 1990 al 2,26 del 2013. Le politiche di precarizzazione del lavoro non hanno avuto alcun successo negli ultimi 25 anni. Dalla metà degli anni Novanta il nostro paese ha superato ogni record di precariato in Europa. Secondo l’Isfol è stato del 122% contro il 62% della Spagna e del 48% di Francia e Germania. Di tutto questo Renzi tace. O non sa. Sperando che nessuno sappia.

IL CASO
«IO, operaio senatore, chiedo ai colleghi un voto di coscienza». Il caso/ BAROZZINO, il dipendente della FIAT MELFI reintegrato.
La prima cosa che mi disse un sindacalista anziano fu: Giovanni, per capire cosa ti sta dicendo un operaio, devi capire cosa fa, in che condizioni lavora.

Ci vuole cuore, ci vuole umanità per fare le leggi, ci vuole la voglia di capire le difficoltà che affrontano quelli a cui stai toccando la vita. Quando ho iniziato a are il sindacalista della Fiom, nell’87, a Melfi, avevo vent’an-ni. La prima cosa che mi disse un sindacalista anziano fu: Giovanni, per capire cosa ti sta dicendo un operaio, devi capire cosa fa, in che condizioni lavora. Non basta una telefonata. E allora dico a Renzi: prima di togliere i diritti, vada nei luoghi di lavoro. Berlinguer, a cui lui dice di ispirarsi, lo faceva». Nell’aula del senato, con il suo bell’accento potentino, Giovanni Barozzino ha fatto un appello ai colleghi per «una vera resistenza politica per la democrazia». Parole grosse, ma quando quest’operaio del reparto montaggio della Fiat di Melfi parla di art. 18, parla della storia della sua vita. Licenziato, insieme ai suoi compagni Lamorte e Pignatelli, con l’accusa di aver intralciato il passaggio di un carrello durante uno sciopero, e di conseguenza di aver interrotto il lavoro di tutta la linea di montaggio, poi fu reintegrato dal giudice. Non era vero niente, era una scusa che la Fiat di MARCHIONNE si era inventata per cacciare tre operai della Fiom. Oggi è in aspettativa, e siede al senato negli scranni di Sei. E fa un appello accorato «a tutti i senatori. Non votate questo scempio. Non basta fare interventi in aula. Tutto qui ci viene propinato come un passaggio obbligatorio».

SENATORE BAROZZINO, PERÒ IN QUESTE ORE NE STATE DISCUTENDO IN AULA.
Stiamo discutendo di una legge che di fatto non conosciamo. Tre mesi fa per Renzi l’art.18 era un falso problema. Oggi già parlano di fiducia. Il governo ha deciso tutto.

RENZI MANTERRÀ IL REINTEGRO PER I LICENZIAMENTI DISCRIMINATORI E QUELLI DISCIPLINARI.
Sono solo mezze misure. L’art.18 è stato tagliato già due anni fa. E sapete cos’era? Una legge in forza della quale, se viene accertato che il lavoratore subisce un abuso, può difendersi e essere reintegrato sul posto del lavoro. Essere reintegrato significa restituire la dignità a un lavoratore che è stato ingiustamente accusato.

NEL PD SI GIURA CHE IL NUOVO ART.18 CONSENTIREBBE A UNO COME LEI DI ESSERE REINTEGRATO.
Quando un datore di lavoro può licenziarti per mille altri motivi, perché dovrebbe mettersi nelle condizioni di essere accusato di discriminazione? Io mi sforzo di capire quali siano le tutele crescenti di cui si parla, se poi cancellano le tutele. Ma si mettano nei panni di un lavoratore: per tre anni sta a contratto a tempo, e prega sempre che glielo rinnovino. Poi supera tutti questi ostacoli e prende un contratto a tempo indeterminato. Ma in qualsiasi momento può essere mandato a casa con scuse banalissime. Si facciano un esame di coscienza: chi dei parlamentari accetterebbe per sé il lavoro a cui stanno condannando gli altri? E poi perché un imprenditore vuole licenziare senza giusta causa? Se sono tutte persone per bene perché mai dovrebbero aver paura della legge?

DICE IL GOVERNO: TOGLIERE I’ART.18 AI DIPENDENTI PER DARE TUTELE A TUTTI.
È la guerra fra poveri: un lavoratore che fa sacrifici immani per 1300 euro al mese, che accetta di tutto, adesso è anche colpevole perché ci sono i precari?

PER RENZI LA COLPA È DEI SINDACATI.
Le politiche del lavoro le fanno i governi.

I SINDACATI PERÒ LE HANNO ACCETTATE.
Se i sindacati accettano le politiche del governo sono colpevoli, se non le accettano sono conservatori? No, questa non è una riforma di sinistra. Ma non lo dice l’operaio della Fiom: basta vedere chi proponeva le stesse cose dieci anni o quindici anni fa.

L’EX MINISTRO SACCONI DICE DI NON ESSERE SODDISFATTO.
Sacconi rappresenta un partito del 4 per cento. E Renzi che ricorda sempre il suo 40,8 per cento si fa condizionare da una forza del 4? ( da IL Manifesto 02 10 2014 di Daniela Preziosi)

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