11269 Filef Australia: progetto di accoglienza per i nuovi immigrati italiani ad Adelaide

20140813 15:47:00 redazione-IT

[b]di Barbara Scioni[/b]
[i]Gli italiani emigrati in Australia tra il 2012-2013 sono più numerosi di quelli che arrivarono nel 1950-51.
A rivelarlo è il Rapporto Italiani In Australia 2013 che analizza l’immigrazione giovanile italiana in Australia. I dati che emergono da questo studio, curato da un gruppo di tre giovani ricercatori italiani, superano quelli dello storico fenomeno degli anni ‘50, (che secondo le statistiche del Department of Immigration fu di 19.007), con più di 22mila nuove presenze suddivise in residenti temporanei (visti vacanza-lavoro, studente, lavoro specializzato “457”), residenti permanenti e nuove cittadinanze.[/i]

Il flusso di immigrati italiani in Australia sembra essere un fenomeno inarrestabile. Sempre citando i dati di questo Rapporto, fino al 30 settembre dello scorso anno, 18.610 italiani erano presenti con un visto di residenza temporaneo (visti vacanza-lavoro, studente e lavoro specializzato) con aumento del 116% negli ultimi 24 mesi e del 36% rispetto al 30 settembre 2012. Il Bel Paese risulta essere la prima nazione europea per numero di visti studente e la seconda, in termini percentuali, per quanto concerne i visti Working Holiday, preceduta solo da Cipro.
Si tratta di un fenomeno nuovo e complesso, difficile da racchiudere in un’unica categoria e che riguarda diverse fasce d’età. Non ci sono solo i giovani con il visto di Vacanza e Lavoro in cerca di un’avventura, affascinati dall’idea di un’esperienza dall’altra parte del mondo. Ci sono laureati attratti da un’economia in crescita e da un sistema più meritocratico rispetto a quello italiano. Infine, ci sono gli italiani in fuga dalla crisi. Persone che hanno perso il lavoro o che sono rimasti sommersi dai debiti. Famiglie intere che si lasciano dietro tutto, sognando un futuro migliore agli antipodi. Migranti, insomma, come lo siamo stati tante volte in passato.

[b]Incontro e obiettivi[/b]

Questo spaccato così variegato dei nuovi migranti italiani è lo stesso che ha preso parte ad un incontro tenutosi lo scorso 21 giungo presso la sede della Federazione Italiana dei Lavoratori Emigranti e Famiglie (FILEF) di Adelaide. L’idea di organizzare questo riunione è nata da un piccolo gruppo di giovani italiani che hanno espresso la volontà di fondare un’associazione volta a facilitare l’inserimento dei nuovi migranti italiani di Adelaide. Non si tratterebbe della prima realtà associativa di questo genere presente in Australia. A Melbourne, lo scorso anno è nata un’associazione simile chiamata NOMIT con la quale alcuni dei partecipanti sono entrati in contatto appena arrivati nel Victoria. Questo esempio virtuoso di associazionismo è stato fonte di ispirazione per lanciare la stessa sfida ad Adelaide. Tale iniziativa è stata ben accolta dalla FILEF, da tempo sensibile a questo nuovo fenomeno, che oltre aver messo a disposizione la sua sede, si è resa disponibile a sostenere questo progetto.

Durante la serata, apertasi con un aperitivo di benvenuto, si è parlato dell’entità della nuova ondata migratoria, si sono condivise le varie esperienze personali dei partecipanti, si è discusso sulla necessità di creare un network tra i nuovi arrivati e si sono definite le finalità che la futura associazione dovrebbe prefiggersi.
L’obiettivo prioritario sara’ quello di accogliere e sostenere la nuova immigrazione fornendo, tramite un sito internet e una sede, informazioni utili a tutti coloro che si accingono a trasferirsi o che si sono gia’ trasferiti ad Adelaide e mettendo a disposizione della collettività le esperienze personali di ciascuno. Inoltre, si cercherà di favorire una più ampia comprensione delle leggi riguardanti l’immigrazione mediante l’organizzazione di seminari con esperti del settore in grado di dare delle risposte chiare e puntuali al riguardo.

Un altro obiettivo sara’ quello di creare un ponte tra i nuovi immigrati e gli italo-australiani presenti nel Sud Australia al fine stimolare l’offerta culturale che tale immigrazione può mettere a disposizione della società australiana nonché favorire la comprensione degli eventi politici, economici e sociali che interessano l’ Italia in questo difficile momento storico.
Infine, s’intende creare una rete con le altre realtà associative di immigrati presenti nel territorio Australiano, al fine di dar voce alle loro esigenze creando un filtro tra queste nuove categorie e gli Enti e le Istituzioni australiane.

Durante il dibattito, i partecipanti hanno messo in luce alcuni limiti e le condizioni discutibili lagate ai diversi visti concessi dal governo Australiano. In particolare, coloro in possesso di un Working Holiday visa – visto che permette ai giovani con meno di 30 annidi stare nel Paese fino a due anni lavorando a tempo pieno – ne hanno messo in rilievo almeno due problematiche.

Un primo luogo, tutti coloro che vogliono stare nel paese per due anni devono dimostrare di aver lavorato per un minimo di 88 giorni in specifici settori quali allevamento, agricoltura, pesca ed industria in aree spesso remote del Paese. Molti di questi lavori vengono svolti gratuitamente in cambio di vitto e alloggio. Diversi sono i casi di sfruttamento legati ad eccessive ore di lavoro e a condizioni spesso disumane in cui sono costretti a vivere questi giovani. Non sempre è facile denunciare questi casi e il controllo da parte delle istituzioni sembra carente.

Un’altro limite interessa i numerosi giovani che, una volta scaduto il loro visto vorrebbero prolungare la loro permanenza in questo Paese. Per ottenere un nuovo permesso hanno bisogno di ottenere uno sponsor in uno dei settori che rientrano negli skill jobs, cioè in quelle specifiche categorie di lavoro richieste dall’Australia. Una delle condizioni imposte dal Working and Holiday Visa però, impedisce di lavorare per lo stesso datore di lavoro per più di sei mesi limitando, di fatto, la possibilità di trovare un lavoro qualificato. La domanda, infatti, sorge spontanea: com’è possibile ottenere una sponsorship se i datori di lavoro sono restii ad assumere giovani, seppur qualificati, che hanno un limite di sei mesi?

All’incontro erano presenti anche alcune coppie in possesso del visto studentesco. Tale visto, concesso anche a coloro che hanno superato i 30 anni, obbliga a frequentare una scuola o un corso universiario e limita le ore di lavoro settimanali a 20 sia allo studente e, a patto non ci sia iscritti ad uno corso universitario (spesso molto costosi), anche al proprio partner.
Questa risulta una condizione parecchio limitativa per coloro che frequentano una scuola in quanto, in un Paese come l’Australia dove il costo della vita è tra i più alti al mondo, è difficile vivere con due stipendi parttimee senza alcun sussidio statale. Questi e altri ostacoli imposti dalle politiche sempre più restrittive adottate dal governo australiano, limitano il desiderio dei numerosi nuovi arrivati di costruirsi un futuro in questo Paese.

La difficoltà a restare in questo paese non è legata solo ai limiti imposti dai visti. Molti decidono partire dall’altra parte del mondo senza conoscere le condizioni imposte per poterci restare. Altri arrivano senza nemmeno conoscere l’inglese sperando di impararlo sul posto. Come ha giustamente sottolineato un’italiana appena arrivata ad Adelaide, tanti non si rendono conto che l’Australia non è l’Inghilterra. Mark Quaglia, avvocato che si occupa di immigrazione, che ha preso parte all’incontro, ha osservato che solo il 50% dei nuovi immigrati italiani riescono ad ottenere la residenza permamente mentre gli altri sono costretti a tornare a casa spesso dopo aver speso tante risorse ed energie.

[b]Conclusioni[/b]

Tanti sono i motivi che rendono necessaria, ora più che mai, la nascita di un’associazione in grado di fornire informazioni a tutti i nuovi arrivati e a coloro che intendo farlo e di supportare progetti, che usufruendo delle rete di contatti che l’Associazione cercherà di stabilire, forniscano un effettivo e duraturo contributo all’integrazione e all’inserimento della nuova immigrazione italiana nel tessuto sociale e civile della realtà australiana.

L’entusiasmo e il supporto non mancano. Non resta che mettersi a lavoro. Allora, in bocca al lupo!

(da Nuovo Paese, mensile della Filef Australia – Agosto
2014)

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[b]A working holiday in progress[/b]

[i]Ciao a tutti! Ci presentiamo: siamo Sara e Riccardo, due dei tanti giovani italiani che stanno cercando qua in Australia una possibilità per costruire il proprio futuro.
Siamo in questo paese da due mesi e mezzo grazie al Working Holiday Visa e da qualche giorno é cominciata anche per noi l’avventura nelle farm per ottenere il rinnovo del visto per
un secondo anno.
Vorremmo condividere la nostra – seppur ancora breve – esperienza di pickers.[/i]

La nostra avventura è iniziata una settimana prima di partire per la farm in cui ci troviamo ora, vicino a Renmark. Contattando gli uffici del Harvest Trail siamo stati immediatamente indirizzati alla divisione locale della Madec, la quale ci ha fornito i nominativi di alcuni employer. Comprata una macchina – rigorosamente di millesima mano – e dopo aver fatto un pò di pratica con la guida a sinistra tra le strade di Adelaide, abbiamo caricato il nostro “bolide” con le nostre cose e siamo partiti alla volta del Riverland con buone sensazioni e tante speranze.

Una volta arrivati a destinazione ci siamo trovati di fronte ad una situazione “particolare”: 22 ragazzi che abitavano in tre camere da letto e tre caravan, tra muffa e sporcizia, e che condividevano una cucina con un solo fornello, due frigoriferi, un tavolo e cinque sedie. I servizi igienici…solo di nome ma non di fatto, erano soltanto tre. Onestamente la prima sera volevamo scappare via! Poi, dopo averci dormito un pò su, l’indomani mattina ci siamo detti: “Proviamoci!”. Dopo una settimana in farm possiamo dire che tutte le cose che non ci andavano a genio la prima sera – e che comunque non dovrebbero esistere – hanno acquisito un peso relativo anche grazie alla compagnia di tutti i nostri coinquilini che hanno fatto di tutto per farci sentire a casa! Conoscere così tanti ragazzi con storie ed esperienze diverse dalle nostre, ma con gli stessi sogni e le stesse speranze é sicuramente la
cosa migliore che ci potesse capitare! Inoltre anche il lavoro di raccoglitori di arance, pur essendo duro, ha un sacco di lati positivi: il profumo delle arance sempre presente, i panorami mozzafiato, i tramonti con la loro luce
particolare, l’ottima compagnia…meglio di così non possiamo desiderare al momento!
Questa esperienza – si può dire – ci sta arricchendo umanamente e ci sta facendo crescere! Poi cosa il nostro futuro ci riserverà lo scopriremo in un’altra puntata!

 

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