11278 34. NOTIZIE dall’ITALIA e dal mondo 23 agosto 2014

20140822 22:23:00 red-emi

ITALIA – ROMA/ scende allo 0,1% su base tendenziale a luglio dallo 0,3% di giugno. – L’inflazione scende allo 0,1% su base tendenziale a luglio dallo 0,3% di giugno.
VATICANO – 15 Agosto: 60 anni fa il primo Angelus via radio – Papa Pio XII nel giorno dell’Assunta del 1954 dava il via all’appuntamento domenicale.
EUROPA – GERMANIA / Il Pil tedesco frena a -0,2% e trascina le Borse europee / Arretra il Pil tedesco, Borse europee in calo) Economia. / EU – Krugman: Qual è il problema in Europa? Solo pochi fa i promotori europei dell’austerità era indaffarati a congratularsi con sé stessi, dichiarando che una modesta svolta al rialzo nell’Europa meridionale convalidava le loro azioni. Ma oggi le notizie sono tetre, con la produzione industriale in stallo e buoni motivi per temere ancora un’altra scivolata nella recessione.
AFRICA & MEDIO ORIENTE – YPG e PKK Gli eroi non celebrati della guerra contro lo “Stato Islamico”
L’agenda fascista dello Stato Islamico (IS) rispetto alla popolazione yezida dell’Iraq non era un segreto per nessuno.
ASIA & PACIFICO – GIAPPONE / Due ministri a Yasukuni / Giappone, due ministri a Yasukuni / Da premier Abe offerta votiva in anniversario sconfitta guerra
AMERICA CENTROMERIDIONALE –
AMERICA SETTENTRIONALE – NEW YORK – Anonymous pubblica su Twitter foto di poliziotto Ferguson / Anonymous pubblica su Twitter foto di poliziotto Ferguson] Usa, Anonymous pubblica su Twitter foto di poliziotto Ferguson. / Usa, anche Jesse Jackson al corteo per l’uccisione del giovane nero da parte della polizia

ITALIA
ROMA
DEFLAZIONE IN ITALIA, COSA PUÒ SUCCEDERE SE I PREZZI CONTINUANO A SCENDERE – L’INFLAZIONE SCENDE ALLO 0,1% SU BASE TENDENZIALE A LUGLIO DALLO 0,3% DI GIUGNO. – L’INFLAZIONE SCENDE ALLO 0,1% SU BASE TENDENZIALE A LUGLIO DALLO 0,3% DI GIUGNO.
In Italia i prezzi continuano a calare. Ce ne si accorge al supermercato quando, con 30 euro, le borse della spesa pesano molto di più di un anno fa. In Italia è tempo di deflazione, una vera e propria rarità nel nostro Paese, storicamente contraddistinto da un cronico aumento dei prezzi. Epidermicamente, a livello di percezione, la notizia può sembrare positiva: si spende di meno e con la stessa cifra di un anno o due fa si acquistano più prodotti. È, questa, una percezione distorta. Perché la deflazione è un beneficio illusorio, una politica dei prezzi che innesca una spirale che non può che acuire la crisi economica che il nostro Paese sta attraversando da ormai sette anni.
Economia e psicologia (per non dire sociologia) sono intrecciate molto di più di quanto si possa pensare. Teoricamente, avendo risparmiato sul conto della spesa, il consumatore avrebbe più soldi da spendere altrove, ma non è così: l’aspettativa di prezzi al ribasso spinge a un ritardo degli acquisti. I consumatori sanno che il trend dei prezzi è in calo e, quindi, differiscono la spesa. È un fenomeno bene evidenziato dai prezzi delle abitazioni che dal 2010 al 2014 sono scesi del 10,4%. Il calo non è iniziato con la crisi, ma qualche anno dopo: fino al 2010 il mattone veniva percepito come un bene-rifugio, ma con l’acuirsi della crisi e il calo dei prezzi la gente ha cominciato a posticipare le spese più onerose. Si aspetta che i prezzi scendano ancora per comprare e così il mercato immobiliare rimane in stallo.
Se alle casse del supermercato paghiamo di meno, le imprese, per poter essere competitive sul mercato, sono costrette ad abbassare i costi e abbassare i costi significa fare meno investimenti, avere meno occupazione e salari più bassi. E un consumatore con un salario più basso ha un minor potere d’acquisto, quindi i prezzi vanno ulteriormente abbassati. La spirale deflattiva, quindi, erode l’economia “dal basso”, dando ai consumatori l’illusione del risparmio e della convenienza. La questione, ovviamente, riguarda anche i mutui e i prestiti contratti in passato. Se si fa un mutuo di 20mila euro a tre anni, con la deflazione in atto e il calo dei prezzi i 20mila euro diventeranno un conto più salato da pagare rispetto alla stipula dell’accordo.
In termini macro-economici il rischio, per le casse pubbliche, è identico a quello della micro-economia famigliare: la bassa inflazione penalizza l’Italia nel rispetto dei target di bilancio imposti dall’Ue. I due indicatori sono i rapporti deficit/pil e debito/pil, in cui il denominatore è il pil nominale ovvero la sommatoria del prodotto interno lordo reale e del dato sull’inflazione. Se il dato sull’inflazione diminuisce, diminuisce anche il denominatore e, quindi, si allarga la forbice di entrambi i rapporti deficit/ pil e debito/pil. Lo sa bene il ministro delle Finanze Padoan che negli ultimi mesi ha più volte ripetuto come l’aumento dell’inflazione sia, insieme a una maggiore crescita, la soluzione per ridurre il debito.
Una soluzione potrebbe essere un’ingente iniezione di liquidità che dai forzieri della Bce passi alle banche e da queste a imprese e famiglie. Il piano di rifinanziamento dell’Eurosistema – si parla di mille miliardi di euro – sarebbe vincolato alla trasmissione di queste risorse all’economia. Per bloccare definitivamente la spirale deflattiva e far cambiare segno all’andamento dei prezzo

L’ISIS: IL CALIFFATO ALLE PORTE L’OFFENSIVA DELLO STATO ISLAMICO: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE
Un’avanzata drammatica e fulminea, che si lascia alle spalle una lunga teoria di morti e di profughi. L’Iraq che pare sull’orlo della catastrofe. Gli Usa che dispiegano una volta di più la loro forza militare, fatta di droni e forze speciali, rievocando gli spettri di una guerra mai del tutto conclusa. Il tutto avviene nello spazio di un’estate. I jihadisti dell’Isis – ovvero Stato Islamico di Iraq e Siria – non sembrano conoscere sconfitte e lanciano il rebranding: chiamateci solo Stato Islamico. Niente limitazioni geografiche, insomma, come il Califfato universale al quale puntano.
A resistere alla loro avanzata i peshmerga, il glorioso esercito curdo un tempo incubo di Saddam Hussein; sono loro a diventare l’ago delle bilancia nel complicatissimo scacchiere mediorientale, sempre di più preda di un precario equilibrio dopo l’onda lunga delle primavere arabe, l’interminabile guerra civile siriana, l’intramontabile questione israelo-palestinese. Un’estate caldissima che vede coinvolta anche l’Italia con il rapimento delle cooperanti Vanessa Marzullo e Greta Ramelli da parte di non meglio identificate sigle siriane.
Ma a scioccare il mondo è l’orrenda decapitazione in diretta-web di James Foley, il reporter di guerra americano rapito in Siria nell’aprile del 2011. Nella tragedia un dettaglio se possibile ancor più inquietante: il boia sembra essere un cittadino britannico, forse di Londra. Secondo le prime informazioni diffuse dai giornali d’Oltremanica il suo nome "di battaglia" sarebbe John e sarebbe il leader di una feroce cellula d’islamisti che si fa chiamare i ‘Beatles’.
Torna, insomma, l’incubo dei giovani europei di seconda o terza generazione preda del radicalismo islamico, ultima ondata di guerrieri di una jihad sempreverde. Con tutti gli interrogativi sulla sicurezza annessi e connessi. Una polveriera che ha portato Papa Francesco a intervenire con decisione: siamo come nella Terza Guerra mondiale, ma a puntate

VATICANO
15 AGOSTO: 60 ANNI FA IL PRIMO ANGELUS VIA RADIO – PAPA PIO XII NEL GIORNO DELL’ASSUNTA DEL 1954 DAVA IL VIA ALL’APPUNTAMENTO DOMENICALE
Sessanta anni fa, il 15 agosto 1954, la Radio Vaticana fu testimone di un avvenimento che avrebbe rivoluzionato le abitudini domenicali dei Papi da lì in avanti. A mezzogiorno, per la prima volta, Pio XII recitava pubblicamente l’Angelus da Castel Gandolfo dai microfoni dell’emittente vaticana.
La novità – ricorda la stessa Radio Vaticana – piacque a Papa Pacelli che, dopo la pausa estiva, cominciò a recitare ogni domenica l’Angelus davanti alla folla che da quel momento imparò a radunarsi sotto quella che sarebbe divenuta la finestra più famosa del mondo, quella dello studio privato del Pontefice, nel Palazzo Apostolico.
A ricordare questo anniversario è il sito ufficiale della Causa di canonizzazione di Pio XII (papapioxii.it), sulla cui pagina viene pubblicato l’audio originale di quel primo Angelus, fornito dalla Radio Vaticana, che ha digitalizzato l’archivio sonoro dei Papi.

PAPA: “E’ LA TERZA GUERRA MONDIALE A PEZZI”
– “Noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: ‘Lei sa, Padre, che siamo nella Terza Guerra Mondiale, ma ‘a pezzi’?’: così Papa Francesco, rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa durante il viaggio di ritorno dalla Corea. Parlando della situazione in Iraq, il Pontefice ha affermato: “In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo anche avere memoria! Quante volte, con questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista! Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: ‘E’ un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?’. Soltanto questo, niente di più”.

MONDO
ROMA INSICURA
i consigli dei governi stranieri
Dagli Usa all’Australia così i siti istituzionali mettono in guardia i connazionali che vengono in visita nella Città Eterna

FRANCIA
MANOLESTA SCATENATI A PIAZZA NAVONA E AL CORSO
Il Ministero degli Affari Esteri francese non ne fa passare una liscia a Roma. Le rapine che avvengono vicino i siti storici e ai monumenti, prima di tutto. Poi i furti, più frequenti a Fontana di Trevi, Campo de’ Fiori, piazza Navona ma anche in via del Corso, sulle linee della metropolitana (in particolare sulla «A»), sui bus Atac 64 e 40. I manolesta in agguato sulle spiagge libere che «tra l’altro sono sporche». Ai viaggiatori transalpini Quai d’Orsay raccomanda di portarsi dietro pochi contanti. Meglio lasciare in albergo oggetti di valore e, se proprio si vuol fare un tuffo al mare, meglio preferire i «lidi sorvegliati». E, comunque, è bene portarsi sempre in tasca una fotocopia del passaporto, utile per la denuncia in caso di scippo.

IRLANDA
I MENDICANTI DISTRAGGONO E I COMPLICI VI ASSALTANO
«La microcriminalità (borseggi, scippi) è comune, soprattutto sui mezzi pubblici e nelle zone turistiche», dà per scontato il Dipartimento degli Affari Esteri della Repubblica d’Irlanda. Attenti agli effetti personali «alla stazione Termini e sull’autobus della linea 64, che serve la Basilica di San Pietro, così come per la strada». I ladri, sottolinea Dublino, a Roma spesso lavorano in team, con uno o più di loro impegnati a distrarre la vittima mentre gli altri commettono il crimine. È comune per questi ladruncoli far finta di essere mendicanti e avere bambini in braccio. Il riferimento agli zingari è chiarissimo, seppure il termine «rom» è evitato. Se poi andate in giro a piedi, non è detto che le auto si fermino quando attraversate sulle strisce.

REGNO UNITO
Bevande drogate e banconote false
«I livelli di criminalità sono generalmente bassi, ma ci sono alti livelli di microcriminalità». Il Foreign Office classifica Roma come città «non sicura». Per furti, borseggi e scippi. Ma anche per rapine con bevande drogate. Per questo invita gli inglesi a non lasciare cibo e bevande incustoditi: le vittime di cocktail truccati sono state derubate e talvolta aggredite. Anche per i britannici il pericolo viaggia su treni, metropolitane e bus (il 64 che collega Termini a San Pietro in cima alla lista). È qui che i ladri preferiscono assaltare i turisti stranieri, confondendosi tra i passeggeri. La truffa è in agguato pure nei negozi, nei bar e nei ristoranti: possono rifilare banconote false ai viaggiatori ma poco avvezzi all’euro.

SPAGNA
TAXI ABUSIVI IN AGGUATO E CORSE A PESO D’ORO
«A Roma e in altre grandi città i furti sono molto comuni», mette in guardia da Madrid il Ministerio de Asuntos Exteriores y de Cooperación che raccomanda «di prendere precauzioni con oggetti personali, soprattutto nei centri urbani, aeroporti, stazioni ferroviarie, autobus e metropolitana, monumenti e luoghi frequentati da turisti». Durante la visita è consigliabile fare una fotocopia del passaporto e stipulare un’assicurazione contro i furti che prevede la possibilità di avere contanti subito, se necessario. Nel trasferimento verso l’aeroporto si consiglia di concordare la tariffa in anticipo con i tassisti per evitare spiacevoli sorprese e ritrovarsi a dover pagare corse a peso d’oro se non ad essere spennati dall’abusivo di turno.

NUOVA ZELANDA
EVITATE LE MANIFESTAZIONI, DEGENERANO IN VIOLENZA
Scioperi e manifestazioni sono frequenti a Roma e possono causare disagi ai trasporti pubblici: aerei, treni e taxi. Ai neozelandesi il Ministero degli Affari Esteri e del Commercio consiglia di evitare tutte le proteste e i raduni «in quanto hanno il potenziale per diventare violenti». C’è poi il rischio terrorismo che è nella «media europea» ma l’Italia «deve affrontare anche una minaccia di terrorismo interno, di sinistra e di gruppi anarchiche hanno condotto attacchi su scala ridotta, principalmente contro obiettivi governativi italiani». E, ovviamente, anche Wellington avverte dei pericoli derivanti dalla microcriminalità: «Il furto del passaporto è comune nelle zone turistiche e sui trasporti pubblici». Attenzione sui treni la notte.

STATI UNITI
DONNE A RISCHIO STUPRO E GIOVANI AGGREDITI
Borseggi, furti nelle auto in sosta e scippi sono seri problemi per gli americani. «I borseggiatori a volte si vestono come gli uomini d’affari», segnala il Dipartimento di Stato. « La maggior parte dei furti si verifica in luoghi turistici , nei bar e caffè vicino al Colosseo, a Colle Oppio, Campo de Fiori e piazza Navona». I criminali si fingono amici e poi vi rifilano un cocktail al sonnifero, quindi vi rubano tutto. I più giovani e le donne sono più esposti ad aggressioni a sfondo sessuale. L’Ufficio degli Affari consolari ricorda che «alcune vittime di queste aggressioni a Roma hanno richiesto il ricovero in ospedale e in due casi hanno provocato la morte delle persone assalite». Se affittate una macchina potrebbero aprirla e rubarvi valigie, macchine fotografiche, borse e persino le sigarette.

CANADA
SCIPPATORI IN SCOOTER E STRADE PERICOLOSE
L’avviso ai viaggiatori emesso dal governo canadese punta il dito contro «i criminali che derubano gli stranieri nelle stazioni di servizio, sulle autostrade e sui treni». «Tenete d’occhio l’auto quando vi fermate nelle aree di servizio», raccomanda ai turisti. «Tenete finestrini e portiere chiusi, borse e borsette fuori dalla portatadi malintenzionati». E ancora: non lasciate mai incustoditi effetti personali in un veicolo e utilizzate un parcheggio custodito, soprattutto durante la notte». Nella Capitale d’Italia e nelle altre grandi città attenzione quando ci si ferma al semaforo: ladri in scooter possono strapparvi la borsa dal finestrino. Fate poi attenzione sulle strade perché «i veicoli sono spesso guidati incautamente, la segnaletica orizzontale è sovente inesistente e i semafori sono ignorati».

AUSTRALIA
BORSEGGIATORI IN AZIONE SUL TRENO PER L’AEROPORTO
Roma per gli australiani è pericolosa per i numerosi ladri e borseggiatori che rubano passaporti e denaro sui mezzi di trasporto pubblico, in aeroporto, nelle stazioni e alle fermate dei bus. I ladri, spiega Smartraveller, la guida ai viaggiatori dell’Australian Department of Foreign Affairs and Trade, «colpiscono particolarmente sui treni per l’aeroporto di Fiumicino». Distraendo i turisti con domande, rovesciandogli sui vestiti immondizia e ketchup, impedendo la vista dei bagagli che poi provvedono a far sparire. Criminali che agiscono in gruppo con una sentinella che individua la vittima e la aggancia a volte proponendosi di aiutarla. «Un numero elevato di turisti – recita l’avviso – sono stati derubati nei bar e nei caffé vicino Campo de’ Fiori e piazza Navona».

SVIZZERA
TRUFFATORI AI BANCOMAT E TROPPI VU’ CUMPRÀ
Borseggi e scippi, in particolare nei luoghi turistici e nelle stazioni ferroviarie sono frequenti, secondo la Confederazione Svizzera. Così come i truffatori che «con la loro astuzia distraggono i turisti davanti ai bancomat, sulle strade e nei parcheggi con la scusa di una presunta gomma a terra». Ci sono poi i vu’ cumprà, che sperano di fare affari con i turisti. Di certo non con quelli svizzeri. «Anche se in strada e in spiaggia vengono offerti apertamente articoli di marca taroccati, vendere e comprare tali oggetti è vietato e punito dalla legge italiana con alte multe», viene spiegato ai viaggiatori sulla via di Roma. Non mancano avvertimenti sulla microcriminalità, sulle strade caotiche e sulla Zona a traffico limitato: «Ignorarla può costare severe e ripetute sanzioni»

EUROPA
GERMANIA
Il Pil tedesco frena a -0,2% e trascina le Borse europee / Arretra il Pil tedesco, Borse europee in calo) Economia. Il Pil tedesco arretra dello 0,2% nel secondo trimestre 2014, peggio delle attese. In Francia il Pil ha segnato crescita zero per il secondo trimestre consecutivo. Oltre le attese il Pil del Portogallo, +0,6%. Eurostat: Pil, +0,7% su anni

EU
Krugman: Qual è il problema in Europa?
Solo pochi fa i promotori europei dell’austerità era indaffarati a congratularsi con sé stessi, dichiarando che una modesta svolta al rialzo nell’Europa meridionale convalidava le loro azioni. Ma oggi le notizie sono tetre, con la produzione industriale in stallo e buoni motivi per temere ancora un’altra scivolata nella recessione.
Ciò avviene mentre molti, anche se non tutti, i dati statunitensi stanno suggerendo una crescita più forte. Dunque perché l’Europa è andata così male? In realtà io non sono attaccato a nessuna versione singola qui; verosimilmente sono in gioco molti fattori.
Innanzitutto c’è l’austerità fiscale, che è stata una fortissima frizione. E’ importante, tuttavia, rendersi conto che anche gli USA hanno avuto molta austerità di fatto con il tetto alla spesa e tutto il resto a livello federale e i tagli statali e locali. Se utilizziamo la misura dei bilanci strutturale del FMI l’Europa ha realmente subito una stretta rispetto agli Stati Uniti.
Ma non si tratta di una differenza tanto grande quanto potreste pensare: forse 2,5 punti di PIL potenziale.
Si può anche sostenere che i fondamentali dell’Europa sono considerevolmente peggiori. Se vi preoccupa che la stagnazione secolare possa deprimere il tasso reale naturale d’interesse – il tasso coerente con la piena occupazione – e pensate che la demografia sia un grosso fattore, l’Europa appare davvero orribile, in effetti del tutto giapponese.
Questo ci dice che l’Europa ha davvero, davvero bisogno di evitare le aspettative d’inflazione calino; in realtà quasi sicuramente ha bisogno di un’inflazione attesa superiore al due per cento. Di fatto, tuttavia, la BCE ha avuto molto meno successo della Fed nell’evitare il declino dell’inflazione attesa.
E questo riflette scelte politiche del passato e ciò che esse ci dicono a proposito dei pregiudizi istituzionali. Negli USA Janet Yellen e soci sono stati molto chiari riguardo all’essere pronti ad assumere dei rischi inflazionistici al rialzo al fine di evitare lo “scenario da incubo” di una crescita dei tassi solo per scoprire che l’economia s’indebolisce di nuovo, e così aggrava la trappola della liquidità. In Europa, tuttavia, lo scenario da incubo non è ipotetico; si è verificato nel 2008 e, incredibilmente, di nuovo nel 2011. E i sadomonetaristi della Banca dei Regolamenti Internazionali e altrove continuano ad avere in Europa più influenza che negli Stati Uniti.
Il fatto è che io non credo che l’attuale direzione della BCE sia tanto diversa dalla dirigenza della Fed per quanto riguarda la comprensione di quale politica dovrebbe adottare. Ma deve combattere contro un’economia che è più debole nei suoi fondamentali sottostanti, con cattivi precedenti e un contingente molto più potente di falchi monetari.
Fa davvero molta paura. Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: http://krugman.blogs.nytimes.com/
traduzione di Giuseppe Volpe

EU
Crisi, allarme della Bce: senza riforme strutturali ripresa a rischio / Riforme strutturali insufficienti nei paesi dell’Eurozona costituiscono "un altro rischio al ribasso" per le prospettive economiche
Crisi, allarme della Bce: senza riforme strutturali ripresa a rischio .
Arretra il Pil tedesco, Borse europee in calo / Rendimento bund crolla sotto 1%, è record
Riforme strutturali insufficienti nei paesi dell’Eurozona costituiscono "un altro rischio al ribasso" per le prospettive economiche. Il monito arriva dalla Banca centrale europea nel bollettino mensile, che cita fra i rischi anche una "domanda interna inferiore alle attese".
I dati disponibili della Bce, che risalgono al 6 agosto, indicano "il protrarsi di una ripresa moderata e disomogenea" dell’Eurozona. Lo scrive la Bce, notando che "i rischi per le prospettive economiche restano orientati al ribasso" e citando in particolare la situazione geopolitica e la situazione dei mercati emergenti. Le misure già decise dalla Bce "concorreranno a riportare i tassi d’inflazione in prossimità del 2%". La Bce è "unanime nel suo impegno a ricorrere anche a strumenti non convenzionali" contro un’inflazione che dovesse rimanere bassa troppo a lungo, ma al momento i rischi per l’andamento dei prezzi sono "limitati".
"Le riforme strutturali dovrebbero mirare innanzitutto a promuovere gli investimenti e la creazione di posti di lavoro", e i Paesi dell’Eurozona dovrebbero "procedere in linea con il Patto di stabilità e crescita senza vanificare i progressi conseguiti", risanando i bilanci "in modo da favorire l’espansione economica". Lo scrive la Bce.
Gli economisti degli istituti di ricerca hanno rivisto al ribasso, all’1% dall’1,1%, le previsioni per la crescita dell’Eurozona nel 2014, lasciandole invariate a 1,5% per il 2015. Lo scrive la Bce. Le aspettative sull’inflazione scendono a 0,7% (da 0,9% di tre mesi fa) per il 2014, e a 1,2% (da 1,3%) per il 2015.

MEDIO ORIENTE & AFRICA
TURCHIA/ KURDISTAN
YPG e PKK
GLI EROI NON CELEBRATI DELLA GUERRA CONTRO LO “STATO ISLAMICO”. L’AGENDA FASCISTA DELLO STATO ISLAMICO (IS) RISPETTO ALLA POPOLAZIONE YEZIDA DELL’IRAQ NON ERA UN SEGRETO PER NESSUNO. Ma le forze dei Peshmerga del presidente del Governo Regionale Curdo (KRG), Massoud Barzani, che aveva promesso protezione agli yezidi di Sinjar e delle aree circostanti li ha abbandonati senza preavviso dopo che erano stati attaccati, lasciandoli al loro destino nelle mani dell’IS. Il risultato è stato un genocidio. dii Saladdin Ahmed
D’altra parte i curdi siriani stanno combattendo gli jihadisti, incluso IS, da oltre un anno. Hanno fatto questa resistenza alle forze estremiste nonostante il rifiuto di Barzani di sostenerli, anche solo togliendo l’embargo economico sul Kurdistan siriano. Sono stati i curdi siriani che sono andati in soccorso degli yezidi intrappolati sul monte Sinjar. In mezzo all’intrigo internazionale in crescita e il plauso per i Peshmerga del Kurdistan irakeno, il ruolo delle Unità di Difesa del Popolo (YPG) del Partito dell’ Unione Democratica (PYD) e del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) è stato seriamente ignorato.
Per ricapitolare: il 3 agosto le forze del Partito Democratico del Kurdistan di Barzani (KDP) hanno disertato le loro posizioni in ed attorno a Sinjar lasciando centinaia di yezidi e altre minoranze religiose alla mercé dello Stato Islamico (IS). Dato che le forze del KDP non hanno informato i civili della loro cosiddetta “ritirata,” e perché il tutto è successo senza che ci fossero effettivamente combattimenti, la gente di Sinjar si è svegliata quella mattina trovandosi sotto la bandiera nera dello Stato Islamico.
IS, considera il genocidio degli yezidi come un dovere religioso, da allora ha catturato centinaia di ragazze e donne yezide e le ha costrette alla schiavitù sessuale. Allo stesso tempo risulta che gli yezidi che hanno avuto la possibilità di fuggire sul monte Sinjar sono stati fuorviati da falsi rapporti da parte dei media del KDP secondo i quali i Peshmerga avevano liberato Sinjar, facendo sì che alcuni profughi scendessero dal monte, solo per trovare i miliziani dell’IS che li aspettavano per massacrarli.
Nei giorni successive i Peshmerga del KDP non solo non sono riusciti a riconquistare Sinjar come promesso, ma altre città sono cadute nelle mani dell’IS. Quando IS continuava ad avvicinarsi alle vicinanze a sud di Erbil e si è sparso il panico tra la gente della capitale curda irakena, pare che migliaia di appartenenti al personale della sicurezza del KDP abbiano smesso di presentarsi al proprio posto e le richieste del KRG per un intervento militare americano sono iniziate sul serio.
L’8 agosto, quando l’attenzione del mondo era rivolta alla decisione degli USA di impegnarsi di nuovo militarmente in Iraq e i Peshmerga di Barzani continuavano a disertare le proprie posizioni, le donne curde siriane e i combattenti uomini delle YPG, insieme ai loro compagni del PKK si erano già spostati da Rabiya verso la regione di Sinjar e nella città di Makhmur per difendere le aree lasciate vuote dalle forze del KDP. Ci sono persino rapporti secondo i quali avevano mandato forze a sud fino a Kirkuk per fermare l’offensiva dell’IS.
Nonostante i loro equipaggiamenti molto scarsi, in particolare a fronte degli armamenti avanzati dell’IS, dei quali molti abbandonati dall’esercito irakeno a Mosul, e il perdurare della lotta attraverso il confine nel Kurdistan siriano per respingere IS da villaggi e città nel Rojava, YPG e PKK si sono rivelate come le forze più competenti sul campo. Già il 4 agosto, il giorno dopo che migliaia di yezidi erano fuggiti sul monte Sinjar, viene riferito che guerriglieri delle YPG stavano proteggendo la gente dagli attacchi dell’IS.
Oltre all’embargo economico contro i curdi siriani da parte del KDP insieme alla Turchia e alle forze dell’IS. Per rafforzare l’embargo contro il Rojava, il KDP ha anche scavato un fossato proprio lungo il confine che per i curdi ha sempre rappresentato occupazione e ingiustizia. Ciononostante le YPG e il PKK hanno messo da parte le dispute politiche con Barzani in questo momento di crisi nel Kurdistan irakeno. I curdi del Kurdistan occidentale (Rojava) e settentrionale (Bakur) hanno combattuto l’IS ai confini della regione del Kurdistan in Iraq che dovevano essere protetti dal KDP di Barzani. Inoltre, se non fossero intervenuti in modo così forte per combattere l’IS, forse nemmeno l’intervento americano sarebbe stato in grado di salvare Erbil.
Le lezioni da trarre da questo atto di solidarietà non si esauriscono nei metodi efficaci per combattere gli jihadisti – anche se con la vasta esperienza che le YPG hanno maturato su quel fronte andrebbero da tutti sollecitati anche consigli di questo genere. Il Kurdistan irakeno può e deve anche imparare dal Kurdistan siriano come attuare politiche più inclusive sotto tutti gli aspetti del governare, inclusa la loro struttura e il funzionamento delle forze armate.
Come il Rojava, il Kurdistan meridionale dovrebbe coinvolgere i diversi popoli della regione, non solo i curdi etnici e non solo gli uomini. In questo modo la grande regione del Kurdistan, nonostante i confini che separano ciascuna delle parti sarà unita nel suo impegno per staccarsi dalle politiche razziste che hanno dominato le politiche degli stati-nazione del Medio Oriente per decenni.
Infine, nel caso probabile in cui IS sotto la pressione dei bombardamenti americani contro le sue forze in Iraq presto manderà più forze in Siria, i curdi siriani continueranno a pagare un prezzo pesante per l’incapacità degli attori politici di mettere un freno a questa creazione arabo-sunnita. In effetti, a seguito dell’abbandono delle proprie postazioni e di armi americane avanzate da parte dell’esercito irakeno a Mosul il 9 giugno e solo due giorni dopo nella città di Tikrit, l’IS ha prontamente portato le armi conquistate in Siria dove da allora hanno sferrato attacchi contro I curdi siriani con ferocia ancora maggiore.
In questo contesto, non solo i curdi irakeni, ma la Comunità Internazionale nel suo complesso, dovrebbero ricordarsi dei sacrifici del Rojava nella crisi in atto in Iraq. Il Rojava si è guadagnato il diritto alla solidarietà e al sostegno della Comunità Internazionale attraverso la resistenza contro le forze dell’oscurità.
Traduzione a cura di Retekurdistan
articolo originale in inglese: new-middle-east.blogspot.ca/2014/08/ypg-and-pkk-forcesthe-unsung-heroes-of.html

GAZA
MIGLIAIA DI ISRAELIANI IN PIAZZA PER CHIEDERE LA FINE IMMEDIATA DELL’INVASIONE
Almeno diecimila israeliani hanno manifestato ieri sera a Tel Aviv per chiedere al loro governo di riprendere i negoziati di pace con i palestinesi, dopo l’offensiva militare israeliana a Gaza che ha causato circa 2.000 morti palestinesi e 70 israeliani. A piazza Yitzhak Rabin (dal nome del premier assassinato) il governo ha schierato ingenti forze di polizia per evitare che contro i pacifisti si scatenassero gruppi di contro-manifestanti di estrema destra.
La manifestazione e’ stata organizzata da Meretz, partito d’opposizione di sinistra, da "Pace adesso", ong ostile alla colonizzazione israeliana nei territori palestinesi, e dal partito comunista Hadash.
"La guerra non finira’ finche’ non ci si parlera’", "Ebrei e Arabi si rifiutano di essere nemici", "Si’ a una soluzione politica" sono alcune delle scritte sugli striscioni portati in corteo. E ancora, “Cambiare verso, no verso la guerra ma verso la pace”. Tra gli altri, dal palco ha parlato lo scrittore David Grossman che ha sottolineato l’irrinunciabilità della convivenza con i palestinesi. La leader del partito Meretz Zahava Galon ha accusato il premier Benyamin Netanyahu di "aver trascinato Israele a Gaza, in una guerra che non era inevitabile". Secondo la parlamentare laburista Merav Michaeli e’ colpevole inoltre di aver mantenuto a giugno un atteggiamento di chiusura verso il governo di riconciliazione nazionale palestinese, sostenuto da al-Fatah e da Hamas. All’indomani del conflitto, ha aggiunto Michaeli, quello stesso governo e’ adesso il partner di Israele ai colloqui del Cairo.
Al Cairo, intanto, proseguono i contatti per passare dalla tregua alla trattativa. Ci sarebbe l’eventualita’ di una parziale attenuazione dell’embargo su Gaza – con l’Ue che si e’ detta disposta a monitorare l’apertura permanente del valico egiziano di Rafah. I palestinesi, però, pretendono la fine totale dell’0embargo. Intanto, resta escluso dal tavolo il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, che secondo i media avrebbe fatto il punto sulla situazione con al-Ahamad nell’esilio di Doha. Il fronte israeliano e’ silente, con i media che rilanciano le affermazioni di questo o quel rappresentante palestinese.
Il premier Benyamin Netanhayu deve fare i conti con le critiche interne, le accuse della stampa di aver adottato un "atteggiamento supino" verso Hamas, e la nuova fase di ‘raffreddamento’ dei rapporti con Washington, che ha bloccato la fornitura di missili Hellfire.
Quel che appare certo e’ che nelle prossime 48 ore e’ improbabile che si arrivi al disarmo di Hamas – la richiesta numero uno di Israele – o alla fine totale dell’embargo – in cima alle aspirazioni dei palestinesi

SIERRA LEONE, LIBERIA, GUINEA e in NIGERIA
Ebola: Oms, bilancio vittime epidemia e’ salito a 1.145
E’ salito ad almeno 1.145 morti il bilancio – del tutto provvisorio – dell’epidemia di Ebola che dall’inizio dell’anno imperversando in Sierra Leone, Liberia, Guinea e in Nigeria. Questo l’ultimo bollettino fornito dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (Oms)

ASIA & PACIFICO
AUSTRALIA
L’AUSTRALIA POTREBBE RIAPRIRE LE PORTE AL MATRIMONIO EGUALITARI.
Nel 2012 il governo australiano bocciò un progetto di legge che avrebbe introdotto il matrimonio egualitario nel Paese. Ma ciò che pareva ormai archiviato definitivamente potrebbe ben tornare in discussione. Alcuni fonti, infatti, sostengono che la proposta di legge potrebbe ben presto tornare nell’agenda parlamentare e che questa volta i liberali potrebbero optare per lasciare libertà di di coscienza ai propri rappresentanti.
Nonostante tutti i sondaggi sottolineino una popolazione decisamente favorevole all’introduzione dei matrimoni gay, sull’esito di possibile voto parlamentare pare difficile ostentare certezze: da un lato i conteggi sulle intenzioni di voto parrebbero incoraggianti, dall’altro ci sono troppe variabili in campo.
Nel 2013 il territorio di Canberra legalizzò le nozze gay, ma la Corte Costituzionale australiana annullò la norma e sottolineò come un simile passo potesse essere compito solo a livello federale. Nel frattempo molto è cambiato anche sul piano internazionale, con l’approvazione dei matrimoni nella vicina Nuova Zelanda o in nazioni legate all’Australia come Inghilterra, Galles e Scozia. Tutti elementi che potrebbero incidere sulla decisione di tornare ad occuparsi dell’argomento.
Fonte: http://gayburg.blogspot.com/2014/08/laustralia-potrebbe-riaprire-le porte.html#ixzz3B9VrNa5s

GIAPPONE
DUE MINISTRI A YASUKUNI / GIAPPONE, DUE MINISTRI A YASUKUNI / DA PREMIER ABE OFFERTA VOTIVA IN ANNIVERSARIO SCONFITTA GUERRA
Due ministri del governo di Shinzo Abe si sono recati al controverso santuario Yasukuni, nel giorno dell’anniversario della resa del Giappone nella II guerra mondiale. Il premier si è limitato all’invio di una offerta votiva. Keiji Furuya, ministro sui rapimenti dei cittadini nipponici da parte dei nordcoreani, e Yoshitaka Shindo, titolare del ministero dell’Interno, hanno visitato il santuario nel centro di Tokyo che onora i caduti in guerra, inclusa una dozzina di criminali di guerra.

COREA
DAEJEON
PAPA. NON ECONOMIE DISUMANE, CREANO POVERI VIAGGIO COREA, PER MALTEMPO A DAEJEON IN TRENO ANZICHÉ ELICOTTERO
"Respingere i modelli economici disumani che creano nuove forme di povertà ed emarginano i lavoratori" e respingere "la cultura della morte che svaluta l’immagine di Dio, il Dio della vita, e viola la dignità di ogni uomo, donna e bambino". Lo ha chiesto il Papa nell’omelia della messa celebrata a Daejeon. Il Pontefice è giunto nella città coreana in treno, su un vagone riservato a lui e al suo seguito, anziché in elicottero, a causa del maltempo e della scarsa visibilità.

PAKISTAN
ISLAMABAD
Respinto attacco a basi aeree – Scontro sanguinoso in provincia Balucistan, sei miliziani uccisi.
I Le forze di sicurezza pachistane hanno annunciato di aver respinto un attacco contro due basi aeree nell’area di Quetta, in Balucistan, dove un gruppo armato ha lanciato alcuni razzi cercando poi di compiere una doppia incursione. Ne sono nati scontri, con l’intervento anche di elicotteri, durante i quali 2 agenti sono rimasti feriti e vari miliziani sono stati uccisi: 6 secondo alcune fonti. Di recente un commando ha condotto un sanguinoso attacco anche contro l’aeroporto di Karachi.

NEPAL
ALLARME ANIMALISTI: TORNA IL MASSACRO RITUALE DEGLI ANIMALI / Un sacrificio di centinaia di migliaia di animali per tranquillizzare la dea hindu Gadhimai. E’ quello che succede durante il Festival dedicato alla divinità del potere in Nepal, una celebrazione che si svolge ogni cinque anni. Nel 2009 si stima che furono uccisi 500mila animali. Il prossimo appuntamento è per questo novembre. I fedeli di Gadhimai credono che la mattanza la tranquillizzerà, e che lei in cambio offrirà fortuna e prosperità. Bufali, agnelli, capretti, uccelli e altri animali sono bastonati a morte, decapitati o letteralmente aperti a metà durante il festival, lasciando il terreno completamente impregnato di sangue.
Circa quindici milioni di persone partecipano al festival, la maggior parte arriva dall’India. Spesso comprano gli animali nelle propria città di origine e se li portano dietro fino in Nepal. Consumano grandi quantità di alcol, e danno il via alla mattanza in stato di alterazione mentale.
L’organizzazione americana per i diritti animali Animal Equality sta portando avanti una campagna per fermare il massacro e ha lanciato una petizione per spingere il governo nepalese a mettere fuorilegge i sacrifici di animali durante il festival, promuovendo invece alternative simboliche come il sacrificio di zucche, o di qualche goccia di sangue dei fedeli stessi. La campagna è stata lanciata in sette paesi: Spagna, Italia, Germania, Inghilterra, India, Messico e, appunto, Stati Uniti. In Italia è stato creato un sito apposito, FermiamoIlSacrificio.org. L’organizzazione ha pubblicato anche un video per denunciare il massacro, disponibile all’indirizzo www.youtube.com/watch?v=lWFY_i3Ue6A&feature=youtu.be . Ma basta una semplice ricerca della parola ‘Gadhimai’ su Google immagini per vedere una carrellata di foto che rende piuttosto bene i termini della questione.

AMERICA CENTRO-MERIDIONALE

AMERICA SETTENTRIONALE
USA
NEW YORK
Anonymous pubblica su Twitter foto di poliziotto Ferguson / Anonymous pubblica su Twitter foto di poliziotto Ferguson] Usa, Anonymous pubblica su Twitter foto di poliziotto Ferguson. Dopo averne resa pubblica la presunta identità, Anonymous ha pubblicato su Twitter la fotografia di Bryan P. Willman, il poliziotto che secondo gli hacker avrebbe ucciso il 18enne afroamericano Michael Brown a Ferguson, in Missouri. Sul profilo @TheAnonMessage si vedono una fotografia in cui l’agente in divisa è in primo piano e uno screenshot di quello che sarebbe il suo profilo Facebook. Questo è intestato allo pseudonimo Scooby Willman e in un commento postato dall’utente, datato 12 agosto, si legge: "Nessuno mi troverà con questo nome". Intanto, Anonymous scrive sull’account Twitter che la polizia "della contea di St. Louis sostiene che Bryan Willman non lavori per loro o per la polizia di Ferguson". L’identità dell’agente è al centro di polemiche da giorni, perché la polizia si è rifiutata di rivelarla citando preoccupazioni per la sua sicurezza, dovute a minacce di morte. Diversi gruppi di attivisti e la comunità locale chiedevano che il nome fosse reso pubblico e Anonymous l’ha fatto trapelare oggi.
USA
ATLANTIC CITY
IL DECLINO DI ATLANTIC CITY, RISCHIA LA BANCAROTTA , rischia il fallimento, come Detroit. La citta’ del New Jersey, famosa per i suoi casino e soprannominata la nuova Las Vegas quando nel 1976 decise di puntare sul gioco d’azzardo per rilanciare la su economia in crisi, sembra ora destinata a diventare la nuova Detroit e cioe’ la seconda citta’ americana a dichiarare bancarotta. Ieri ad Atlantic City ha annunciato la chiusura il Revel, l’ultimo dei suoi grandi casino, quello ‘green’ o eco-sostenibile. In precedenza quest’anno avevano annunciato la chiusura altri 3 dei suoi 12 casino, mentre il tasso di disoccupazione cittadino e’ schizzato al 13,8%. Il gioco d’azzardo di Atlantic City in realta’ non e’ mai decollato come quello di Las Vegas, e’ sempre rimasto a un livello povero, ‘mordi e fuggi’. Las Vegas, la citta’ del peccato, e’ diventata una vera e propria industria dell’entertainment, la capitale del gioco d’azzardo Usa, mentre Atlantic City e’ rimasto un luogo dove gli americani e in particolare i newyorkesi si recano solo per giocare e poi andarsene.
USA
USA, ANCHE JESSE JACKSON AL CORTEO PER L’UCCISIONE DEL GIOVANE NERO DA PARTE DELLA POLIZIA.
Nuova notte di scontri a Ferguson, il sobborgo di St.Louis, nel Missouri, teatro per giorni di incidenti tra popolazione nera e le forze dell’ordine dopo l’uccisione di un giovane afro-americano di 18 anni, Michael Brown. fabrizio salvatori
Gli incidenti si sono verificati nella notte tra venerdi’ e sabato poche ore dopo che era stato svelato il nome del poliziotto che ha ucciso Brown, Darren Wilson, e la pubblicazione di un video in cui si vede un nero, forse lo stesso Brown, rubare dei sigari in un negozio. Ci sono tuttavia molti dubbi sulla sua identità. Si sa con certezza, tuttavia, che il poliziotto che ha ucciso Brown non sapeva del furto.
Ieri sera diverse centinaia di persone hanno partecipato al corteo, a cui si è unito anche Jesse Jackson, lo storico leader americano per i diritti civili. Il reverendo Jackson ha marciato tenendosi per mano con gli altri manifestanti vicino a dove Brown e’ stato ucciso. Il leader nero si e’ inchinato davanti a una croce commemorativa, in preghiera. Ha quindi esortato la comunita’ a protestare, ma di evitare la violenza. Nella notte a Ferguson, sobborgo di St. Louis, si sono verificati comunque altri scontri fra polizia e manifestanti, con il saccheggio di diversi negozi tra cui quello dove si sarebbe verificato il furto di sigari, e ci sono stati duri scontri con la polizia locale, intervenuta ancora una volta in assetto anti-sommossa

USA
USA, MICHAEL UCCISO CON DUE COLPI ALLA TESTA. CONTINUANO LE RIVOLTE CONTRO IL COPRIFUOCO . MICHAEL BROWN, IL GIOVANE NERO UCCISO DA UN POLIZIOTTO UNA SETTIMANA FA A FERGUSON, E’ STATO COLPITO DA SEI PROIETTILI, TRA CUI DUE ALLA TESTA. fabrizio salvatori
Secondo i risultati preliminari dell’autopsia indipendente richiesta dalla famiglia, uno dei proiettili e’ entrato nella parte superiore del cranio del giovane nero. Con molta probabilità, quindi, la testa era piegata in avanti quando lo ha colpito causandone la morte. Il dottor Michael M. Baden, l’ex capo di medicina legale di New York, volato in Missouri su richiesta della famiglia di un’autopsia separata, sostiene che il ragazzo è stato pure colpito quattro volte al braccio destro e che i proiettili non sembra siano stati sparati a distanza ravvicinata, perche’ non c’era polvere da sparo sul corpo del giovane. Tuttavia questa ipotesi potrebbe cambiare se venissero ritrovati residui sugli abiti della vittima, su cui il medico non ha ancora avuto accesso.
Questi dati confermano che si è trattato di una vera e propria esecuzione, mentre Brown era fermo sulla strada e, da quanto dicono alcune testimonianze, con le mani alzate. Il caso va ad aggiungersi agli episodi che negli ultimi anni hanno alimentato il dibattito e causato aspre critiche alle polizia americana. Dal caso Trayvon Martin in Florida a quello piu’ recente di New York, dove un uomo e’ stato fermato e ucciso dalla polizia mentre vendeva sigarette illegali. In tutti i casi la vittima era di colore.Intanto, anche nella notte appena trascorsa a Ferguson la tensione e’ riesplosa dopo che la polizia ha lanciato lacrimogeni nel tentativo di far rispettare la seconda notte di coprifuoco. Almeno un centinaio di persone hanno marciato verso una stazione di polizia e un manifestante colpito con proiettili di gomma.
Continuano le manifestazioni di solidarietà,tra cui marce e veglie.All’ultima, nella chiesa della cittadina, oltre ai genitori di Brown, e’ intervenuto il capo nero della Polizia stradale e responsabile dell’ordine pubblico nel sobborgo di St. Louis, Ron Johnson, tra gli applausi della folla.
"Rimarro’ qui fino a quando sara’ necessario", ha detto. "Proteggero’ il vostro diritto a manifestare, questa e’ la mia citta’, voi siete i miei amici. Stamattina ho visto gente manifestare battendo le mani, questo e’ quello di cui i media dovrebbero parlare". Per il capitano, "queste ultime 24 ore sono state molto difficili per me. Non sono stanco, sono dispiaciuto perche’ ho incontrato la famiglia di Michael e mi hanno fatto venire le lacrime. Non ho paura per me, ma per noi (…), ma Mike ci fara’ diventare dei neri migliori". Nei giorni scorsi anche Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter e nativo di St. Louis, ha preso parte alle manifestazioni per protestare contro la morte del 18enne. Su twitter, l’hashtag più trend fa riferimento allo slogan dei manifestanti: "Mani in alto, non sparate" (#handsupdontshoot), in riferimento alle circostanze sull’uccisione di Brown.

USA / UCRAINA
I SERVIZI SMENTISCONO OBAMA: L’AEREO L’HA ABBATTUTO KIEV di Giuseppe Aragno
http://img.agoravox.it/local/cache-vignettes/L300xH209/arton58482-3bc8f.jpg
I servizi segreti mollano il Nobel per la pace più guerrafondaio che la storia ricordi? Si direbbe di sì. In Italia pennivendoli e velinari si guardano bene dal riprendere la notizia, ma esistono ancora giornalisti che badano al buon nome. Sulla Stampa, che non è certo filo Putin, il 12 agosto Maria Grazia Bruzzone, http://www.lastampa.it/2014/08/12/blogs/underblog/lmh-stato-colpito-da-un-aereo-lo-scrive-la-stampa-della-malaysia-citando-analisti-usa-YqIvBk8AmzrC4WavpYOgeN/pagina.html
nei modi più adatti alla digestione degli Agnelli e del gruppo Fiat–Chrysler, la notizia l’ha data con ferma prudenza e – ciò che più conta – citando fonti che in gergo si definiscono «bene informate».
A raccontare che lo sventurato MH17 malese l’ha buttato giù un aereo è stato, infatti, Haris Hussain il 7 agosto sul News Straits Times Online, che esce in Malaysia e non è il solito blog alternativo, ma il più importante giornale inglese del Sudest asiatico. Una voce, insomma, che non avremmo ascoltato senza il preventivo controllo del governo malese. Sarà stata poi una coincidenza, ma, guarda caso, proprio il 7 agosto il governo della Malaysia ha annunciato ufficialmente che presta sarà di pubblico dominio un primo rapporto sul disastro del 17 luglio scorso.
Perché La Stampa parli e gli altri stiano zitti è un mistero italiano, ma la notizia è a dir poco imbarazzante per Obama e i suoi untorelli e spiega perché della «scatola nera» non si parli più. Gli «analisti dell’intelligence degli Stati Uniti» – riferisce infatti la giornalista – «hanno già concluso che il volo MH17 è stato abbattuto da un missile aria-aria e che il governo ucraino ha a che vedere con la faccenda. Ciò corrobora la teoria che va emergendo tra gli investigatori locali secondo la quale il Boeing 777-200 è stato colpito da un missile aria-aria e poi finito con il cannone di bordo di un caccia che gli stava dietro”. A completare l’opera, aggiunge la giornalista, «l’esercito russo ha presentato immagini e dati dettagliati che mostrano un caccia Sukhoi-25 in coda al Boeing MH 17 prima del crash. Il regime di Kiev tuttavia nega che vi fossero caccia in volo».
L’’accusa è così precisa, che le scelte dell’amministrazione Obama, cui si è subito allineata l’UE, appaiono campate per aria, strumentali e stupidamente minacciose. Per non dire del governo italiano e della Mogherini, che Renzi vorrebbe imporre come titolare della sia pure inesistente politica estera dell’Unione. Ci sarebbe da ridere, se la vicenda non fosse tragica e non emergesse lo scellerato l’intento di colpire la Russia, inventandosi un missile terra-aria lanciato dai separatisti dell’Ucraina e accusando in malafede Putin, che invano chiedeva un’inchiesta internazionale condotta con rigore e neutralità. Eppure, ricorda la Bruzzone, sin dal 21 luglio, i russi «mostravano immagini satellitari e tracciati radar che provano la presenza di almeno un caccia ucraino Sukhoi-25 in volo a 3-5 km di distanza dal MH17. Presenza che», ripetevano, «può essere confermata dai video del centro di controllo di Rostov».
Ora, a sostegno dei russi, compaiono altre prove. C’è un monitor dell’OSCE canadese-ucraino, che ha filmato i rottami poco dopo l’abbattimento. Una testimonianza sconcertante, anche perché fa riferimento a un filmato trasmesso il 29 luglio da una televisione canadese di cui il giornale riporta il link. Un testimone afferma che «c’erano due o tre pezzi di fusoliera letteralmente crivellati da quel che sembra essere il fuoco di una mitragliatrice». Non bastasse, il tedesco Peter Haisenko, pilota in pensione della Lufthansa, dopo un’analisi molto accurata delle foto del relitto comparse sul web subito dopo l’abbattimento-e soprattutto i fori di entrata e uscita visibili su entrambi i lati del velivolo – è pronto a giurare che non c’è stato nessun missile sparato dal basso: la cabina del pilota, infatti, è stata trapassata da colpi di mitra provenienti dall’esterno, sia da destra che da sinistra.
Berdn Biederman, poi, originario della Germania dell’Est, un altro colonnello che conosce come le sue tasche la tecnologia missilistica sovietica e russa, afferma che «il boeing non può essere stato abbattuto da un missile terra-aria». Perché? Semplice e a quanto pare inconfutabile: sarebbe andato subito in fiamme grazie alla gran quantità di energia cinetica contenuta da quel tipo di missile. L’aereo malese, invece, s’è incendiato solo in seguito all’impatto tra suolo e carburante. Il News Straits Times Online, infine, a questo punto davvero credibile, accenna ai numerosi articoli usciti sul web, che fanno aperto riferimento a una Germania stanca e irritata dalla violenta campagna americana e al malumore tedesco per l’incessante propaganda Usa nei confronti dei programmi energetici della Merkel, che starebbe pensando alla creazione di «un blocco alternativo a quello americano». A parte i dettagli tecnici sulla compatibilità dei fori e sui proiettili delle armi montate sui caccia ucraini, decisamente inquietante è il caso di un controllore di volo spagnolo, che lavora a Kiev ed è stato misteriosamente rimosso dopo l’abbattimento; l’uomo, infatti, afferma che i tracciati registrati dai radar sono stati subito requisiti.
In un gioco oscuro , che invece di cancellare prove conferma certezza, proseguono intanto le rimozioni da Internet di tutto ciò che rafforza la tesi dell’attacco aereo. Il News Straits Times riferisce inoltre che Robert Parry, noto giornalista investigativo americano, si è rivolto personalmente a uomini dell’Intelligence, che dopo aver chiesto l’anonimato hanno seccamente smentito Obama: secondo questi analisti dell’Intelligence a stelle e strisce, i ribelli e la Russia non c’entrano nulla con l’abbattimento, voluto a quanto pare da un’ala estrema del governo ucraino. Di fatto, al di là di chiacchiere e minacce, il governo USA non ha mai fornito uno straccio di prova sulle responsabilità della Russia e senza Putin i ribelli non avrebbero mai potuto disporre di un sistema missilistico anti aereo in grado di abbattere l’aero malese alla quota in cui volava. Parry è sconcertato, perché mentre l’ «isteria» dell’amministrazione Obama si scatenava contro la Russia, nessun giornalista, ha mai chiesto «cosa mostrano le immagini satellitari»; un comportamento che ricorda molto da vicino la stessa «assenza di sano scetticismo professionale riscontrata sull’Irak, la Siria e altrove».
Ci «saranno anche dei limiti a quel che i satelliti vedono», annota Parry, «ma i missili del sistema Buk sono lunghi 16 piedi (circa 5 metri), le batterie sono montate su un camion, e quel pomeriggio la visibilità era ottima». E’ strano che a nessun giornalista sia venuto in mente che i soli a possedere le batterie di Buk – come ben sa l’Intelligence Usa – sono i militari del governo ucraino. Per nulla intimorito dal clima creato da Obama attorno alla vicenda, Parry, concludendo, riferisce, perciò, che «l’ipotesi di lavoro degli analisti Usa è che una batteria Buk di missili SA-11 e uno o più aerei militari abbiano potuto operare insieme andando a caccia di quello che credevano fosse un aereo russo, forse addirittura l’aereo presidenziale che riportava in patria Putin dal Sud America».
Qui ci si può anche fermare, senza seguire le mille ipotesi. Volontario o involontario, l’attacco c’è stato. Volontaria è stata – e tale rimane – la violenta campagna antirussa di Obama e la vergognosa la scelta dell’Occidente di imporre sanzioni ai russi e di sostenere i crimini commessi a Gaza da Israele sotto gli occhi del mondo inorridito.

(articoli da: NYC Time, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, La Presse, Nuovo Paese, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, AGI, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi e Le Monde),

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