11266 32. NOTIZIE dall’ITALIA e dal MONDO 9 agosto 2014

20140809 21:47:00 red-emi

ITALIA – BOLOGNA. Schizofrenia del potere: ricerca dei mandanti o semplice anelito di verità?
Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia: presentato il quarto rapporto annuale / Marchionne cancella Fiat e se ne va dall’Italia. Fiom: "Governo muto e inerte " / ROMA – Riforma del catasto, chi ne farà le spese Annunciata e ripromessa molte volte nel corso degli anni, la riforma del catasto sembra stia per giungere a compimento o, perlomeno, a una sua prima definizione formale
ONU – Israele si assuma responsabilita’ crimini di guerra
EUROPA – E’ scontro in Gran Bretagna attorno alla bandiera palestinese fatta sventolare dai municipi laburisti per solidarieta’ a Gaza. Il caso piu’ controverso e’ quello del sindaco nel quartiere londinese di Tower Hamlets, Lutfur Rahman, che ha ordinato di esporre il vessillo della Palestina scatenando le proteste della comunita’ ebraica
AFRICA & MEDIO ORIENTE – GAZA / la denuncia dell’UNICEF: dall’inizio del conflitto almeno 245 bambini sono stati uccisi.
ASIA & PACIFICO – GIAPPONE Situazione di stagnazione Giapponese si replica in Euro / AUSTRALIA
WikiLeaks: in Australia segreto di Stato su un caso di corruzione internazionale. Coinvolti Malesia, Indonesia e Vietnam.
AMERICA CENTROMERIDIONALE – ARGENTINA / BUENOS AIRES contro la “pesificazione” delle pensioni: la “lettera aperta” di Filef Argentina .
AMERICA SETTENTRIONALE – USA/ISRAELE / Amnesty contro gli USA: "il giorno della strage alla scuola ONU avete continuato a dare altre armi a Israele" / La guerra sta arrivando.

ITALIA
BOLOGNA
SCHIZOFRENIA DEL POTERE: RICERCA DEI MANDANTI O SEMPLICE ANELITO DI VERITÀ? / Sono passati 34 anni dal 2 agosto 1980, quando l’esplosione di una bomba causò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200 alla stazione di Bologna. E dopo 34 anni tutto sembra impantanato nelle sfumature e nelle compatibilità. Nessuno va più a Bologna nemmeno per le commemorazioni.
Il presidente Napolitano e la seconda carica della Repubblica italiana, il presidente della Camera,Laura Boldrini, hanno preferito affidare il loro pensiero a un messaggio. Solita liturgia, solito dolore, solita frustrazione. E meno male che era stato lo stesso Renzi a promettere la desecretazione! Se c’è secretazione vuol dire che molto va ancora scoperto. E su questo, sembra di capire, Boldrini e Napolitano, hanno idee abbastanza divergenti. Il che non conforta, per niente. Napolitano, ancora sostenendo la teoria degli opposti estremismi parla di “anelito di verità” (sic!) e di “stagione di intolleranza e di violenze che non puo’ essere dimenticata”. Di cosa parliamo? Se Mambro e Fioravanti sono stati condannati allora è tutto chiaro, no? Se la bomba alla stazione di Bologna è interna allo scontro tra destra e sinistra negli anni settanta allora non c’è da scomodarsi con ulteriori approfondimenti. E allora perché desecretare come sembra voglia fare Renzi? E perché Boldrini, al contrario, parla di impegno per la "massima trasparenza" perche’ siano "compiuti quei passi decisivi che ancora ci separano dalla verita’ sui mandanti e gli ispiratori delle stragi"? Più esplicito ed efficace, Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime. "Bisognera’ cominciare a mettere mano all’interno degli apparati dello Stato, perche’ chi ha coperto fino ad ora queste trame venga allontanato e si faccia in modo che ci sia una pulizia notevole da questo punto di vista", ha detto all’apertura della commemorazione. Bolognesi ha legato il suo monito all’operazione, voluta dal Governo, di desecretazione di molti atti legati a varie stragi degli ultimi decenni, in modo da "evitare che sia un’operazione importante ma fatta a meta’". Quella voluta dal premier, ha spiegato, e’ una scelta che porta con se’ "la speranza per andare oltre a cio’ a cui sono arrivate le sentenze fino a oggi". Paolo Ferrero, segretario del Prc, parla di vicinanza alle famiglie e ai parenti delle vittime "nella loro ricerca di verità. Il governo elimini completamente e definitivamente il segreto di Stato: si faccia piena luce su mandanti e depistatori".
La declassificazione è giunta con una direttiva del 22 aprile 2014: i fascicoli dell’inchiesta non sono più coperti dal segreto di Stato e sono perciò liberamente consultabili. Ma la storia dell’attentato, dei molteplici processi, dei depistaggi è ancora avvolta da molti misteri. Furono condannati solo per l’esecuzione materiale, in via definitiva nel 1995, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti.
Nel corso della commemorazione, appena il sindaco Virginio Merola e’ salito sul palco della stazione di Bologna il gruppo di manifestanti ‘pro Gaza’ composto da collettivi autonomi, centri sociali e sindacato di base sono partiti alcuni fischi e il coro "vergogna, vergogna". Voltando anche simbolicamente le spalle al palco e alla piazza il gruppo ha quindi formato un nuovo corteo e ha lasciato il piazzale della stazione dirigendosi verso il ponte di via Matteotti. Davanti ai manifestanti, un centinaio, lo striscione "da Bologna a Gaza no alle stragi di stato".

ROMA
GLI IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA: PRESENTATO IL QUARTO RAPPORTO ANNUALE
Nel 2013 i lavoratori stranieri occupati sono stati 2.355.923, in aumento di circa 22 mila unità rispetto all’anno precedente (+14.378 UE e +7.497 Extra UE) a fronte di una forte riduzione dell’occupazione italiana (-500 mila unità).
Il tasso di occupazione della componente straniera – nonostante abbia conosciuto una rilevante contrazione in questi ultimi anni – rimane più alto rispetto a quello della popolazione italiana (58,1% vs. 55,3%) a differenza di quanto accade in Francia (55,3% vs.64,8%), nel Regno Unito (67,2% vs. 71,1%) in Germania (60,7% vs. 74,8%) e in Spagna (53,2% vs. 55,2%). Questi alcuni dei dati contenuti nella quarta edizione del Rapporto “Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia” presentata ieri a Roma alla presenza del Sottosegretario al lavoro, Franca Biondelli.
Il rapporto è stato curato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e realizzato in collaborazione con la Direzione Generale per le Politiche per i Servizi per il Lavoro, l’INPS, l’INAIL, Unioncamere, e il coordinamento di Italia Lavoro.
I DATI
Dal 2007 al 2013, a fronte di un calo superiore a 1,6 milioni di italiani, l’occupazione degli stranieri è aumentata di 853 mila unità e nello stesso periodo l’incidenza degli stranieri nel mercato del lavoro italiano è cresciuta, raggiungendo nel 2013 il 10,5% del totale degli occupati, con punte del 19,7% nelle Costruzioni e del 13,6% in Agricoltura e aumenta in modo rilevante nelle aree del lavoro esecutive e manuale e nelle classi di età più giovani dato che il lavoro non qualificato continua a costituire la forma principale di inquadramento della forza lavoro straniera .
Da sottolineare il crescente peso dalla componente straniera nei Servizi di cura, settore in cui l’80% del totale della forza lavoro occupata è immigrata.
La crisi ha penalizzato anche le comunità straniere presenti nel nostro paese, in particolare i lavoratori maschi e le cittadinanze presenti nei settori in maggiore sofferenza con una particolare esposizione per le persone di origine extracomunitaria.
Nel 2013 si registrano infatti circa 500 mila cittadini stranieri in cerca di occupazione (147.376 UE e 345.564 Extra UE), quota che nell’ultimo anno è aumentata di oltre 110 mila unità (+80.911 extracomunitari e +29.359 comunitari). Il relativo tasso di disoccupazione ha raggiunto quota 17,3% (15,8% per gli UE e 18% per gli Extra UE) sopravanzando quello degli italiani di circa 6 punti.
Da non trascurare la dimensione famigliare. Nel 2013, i nuclei composti da soli cittadini stranieri con almeno un componente colpito dalla perdita di occupazione per licenziamento, cessazione dell’attività del datore o per scadenza del contratto a termine, sono il 24% del totale contro il 14,6% delle corrispondenti famiglie di soli italiani, con tutti i problemi che ne conseguono sotto il profilo della sostenibilità economica dei nuclei monoreddito.
Al dato sulla disoccupazione si somma la crescita della popolazione straniera inattiva che ha raggiunto quota 1.275.343 (+77 mila unità tra il 2012 ed il 2013), crescita cha ha interessato soprattutto la componente Extra UE (+52 mila) e che appare in larga parte dovuta al fenomeno dei ricongiungimenti familiari, all’aumento del numero di stranieri di "seconda generazione" ed alle quote di ingresso non programmate di popolazione straniera non comunitaria come i richiedenti protezione internazionale.
Sempre nel 2013, il numero di giovani stranieri tra i 15 e i 29 anni privo di occupazione e al di fuori dei sistemi formativi è pari 385.179, il 15,8% del totale dei NEET con una netta predominanza femminile (66%) a differenza di quanto si rileva per la componente italiana (49%).
I dati amministrativi confermano le difficoltà che i lavoratori stranieri stanno incontrando nel mercato del lavoro italiano. Nel 2013 il Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie ha registrato un volume di rapporti di lavoro attivati che hanno interessato cittadini stranieri pari a 1.861.943 unità, di cui 766.150 di provenienza comunitaria (41,1% del totale) e 1.095.793 extracomunitaria (58,9%) con una riduzione, rispetto al 2012, rispettivamente del 9 e del 5,4%.
Buona parte delle assunzioni rivolte a personale non italiano si concentra nelle regioni settentrionali; la ripartizione Nord raccoglie più del 54% del totale dei rapporti di lavoro attivati che hanno interessato la popolazione straniera, il Centro il 24,5% e il Mezzogiorno il 21,3%.
Per quanto riguarda la componente extracomunitaria è significativa la quota di lavoratori che hanno beneficiato di politiche passive. Nel 2013, 69.460 lavoratori hanno utilizzato le CIG (l’11,2% del totale), 17.618 l’indennità di mobilità e 212.806 le indennità di disoccupazione ordinaria non agricola (l’ASpI per i licenziati dal 2013) e speciale edile con un’ incidenza pari al 13,2% del totale dei beneficiari Decisamente meno significativa la partecipazione dei lavoratori stranieri alle politiche attive. Nel 2013 dichiarano di aver avuto almeno un contatto con i servizi pubblici per l’impiego 296 mila lavoratori stranieri in cerca di lavoro, di cui 88 mila di provenienza UE e 206 mila di nazionalità Extra UE. Da sottolineare, infine, che 285 mila disoccupati stranieri non hanno mai contattato un servizio pubblico per l’impiego, una quota estremamente rilevante se si pensa che per i lavoratori extracomunitari le attuali norme prevedono un periodo massimo di disoccupazione
ROMA
Marchionne cancella Fiat e se ne va dall’Italia. Fiom: "Governo muto e inerte"
L’assemblea straordinaria dei soci della Fiat ha approvato oggi la fusione Fiat Chrysler. A maggioranza, con 551.887.581 voti a favore, è nata ufficialmente la Fca (Fiat Chrysler Automobiles), la holding che gestirà le varie attività. Il titolo sara’ quotato a ottobre sul New York Stock Exchange, ma anche sul mercato telematico di Milano. Autore: fabio sebastiani
Dopo 115 anni di vita, come si legge in un comunicato della Fiom, è stata “definitivamente sancita l’uscita del Gruppo dal nostro Paese. Il tutto, nel solito silenzio assordante della politica”. Insomma, sembra che non sia un problema per il nostro Paese, già a rischio deindustrializzazione, essere ridotto a succursale della casa automobilistica, mentre le decisioni vengono assunte a Detroit, le tasse pagate all’estero, la produzione negli stabilimenti italiani sempre più alleggerita. ”Produrre in Italia è meno attraente rispetto ad altri paesì”, dice Sergio Marchionne rispondendo a un azionista durante l’assemblea.
“E anche l’annuncio di questi giorni da parte di Fca – prosegue la Fiom – di un aumento delle quote di mercato negli Stati Uniti, conferma il timore che, come Fiom da tempo abbiamo espresso, di uno spostamento sostanziale degli interessi del Gruppo oltreoceano".
"Il Governo non può limitarsi a vagliare nuovi incentivi sull’auto, scaricando ancora sulla collettività una misura che non garantisce l’occupazione e la produzione nel nostro Paese. In tutti i Paesi industriali, ogni agevolazione è legata agli impegni che l’azienda assume”, puntualizza la Fiom.
Per Ezio Locatelli, segretario del Prc di Torino, non si tratta solo dell’abbandono di Torino e dell’Italia quale sede legale della nuova società. “Il problema vero riguarda il disimpegno da tempo in atto riguardo le attività di progettazione e di produzione che hanno ripetutamente disatteso qualsiasi ipotesi di rilancio dell’azienda in Italia. Disimpegno attuato dopo aver sacrificato diritti lavorativi e occupazione, fatto man bassa di coperture pubbliche”. Per il Prc, le rassicurazioni di queste ore della famiglia Agnelli-Elkann e di Marchionne sul "non lasceremo l’Italia" sono aria fritta.
“La Fiat-Chrysler, ancor più di ieri, agirà nell’assoluto disinteresse dei contesti locali – aggiunge Locatelli – nella fattispecie del traballante contesto italiano. Quello che non può e non deve essere dimenticato è che se siamo arrivati a questo punto di dissoluzione lo si deve anche all’insipienza dei sindacati collaborativi (con l’esclusione di Fiom e del sindacalismo di base), alle coperture politiche di una classe politica di governo locale e nazionale – Fassino e Chiamparino in testa sul piano locale- che non hanno mai mancato di lesinare il proprio appoggio alle strategie dei padroni della Fiat. Tutti questi signori hanno la loro parte di responsabilità. Tutti questi signori devono essere quanto prima mandati a casa”. Suonano quindi come una beffa le parole di John Elkann, pronunciate proprio oggi, a margine dell’assemblea. "Ai torinesi dico che e’ un grandissimo giorno perche’ oggi abbiano la possibilita’ di seguire un nuovo percorso che rafforzera’ moltissimo la componente

ROMA
RIFORMA DEL CATASTO, ECCO CHI PAGHERÀ DI PIÙ / Riforma del catasto, chi ne farà le spese Annunciata e ripromessa molte volte nel corso degli anni, la riforma del catasto sembra stia per giungere a compimento o, perlomeno, a una sua prima definizione formale. Con il via libera della Commissione Finanze del Senato, giunto lo scorso venerdì, è infatti partito il primo decreto attuativo della riforma, volta a riavvicinare i valori catastali degli immobili italiani ai reali valori di mercato. Si dà quindi avvio a una revisione che necessiterà ancora di qualche tempo per essere operativa, ma che senza dubbio influenzerà la condizione economica e fiscale di molti cittadini. In particolare, gli effetti potranno essere rilevati sotto due prospettive strettamente interdipendenti: il valore catastale relativamente al comune e quello in base alla sua tipologia.
LE CITTÀ CHE PAGHERANNO DI PIÙ – Come si sa la riforma punta fondamentalmente a riavvicinare il valore catastale a quello reale, e lo scopo dell’operazione, per lo Stato, è quella di poter ricalcolare le imposte sugli immobili. Nonostante, infatti, la cosiddetta “invarianza di gettito” – ovvero la norma secondo la quale il complesso degli introiti provenienti dalle case, per lo Stato, non varierà – molti attuali squilibri saranno sanati. Alle spese tuttavia di qualcuno, che pagherà più di quanto pagava fino a pochi mesi fa.
In base alle prime stime, elaborate dal Sole 24 Ore, a farne le spese saranno specialmente Pistoia, Pesaro e Messina, ovvero i capoluoghi di provincia in cui i valori catastali risultano più dissimili dalle reali quotazioni medie del mercato immobiliare. L’impatto è sicuramente rilevante. Basterà pensare che il divario medio nelle città italiane è del 68% e che, ad esempio, a Pistoia raggiunge quasi il 300%; proprio a Pistoia si pagano infatti Imu e Tasi su una base imponibile media di 73mila euro circa, quando il valore di mercato è di ben 281mila.
Al contrario gli immobili in città come Mantova, Padova e Pordenone non subiranno rivalutazioni svantaggiose, dato che il loro valore catastale è già prossimo a quello reale. A Pordenone, per esempio, l’imponibile è di 126mila euro, per un valore di mercato di 150mila euro.
LE CATEGORIE INTERESSATE – C’è, inoltre, la questione delle categorie catastali, che fa tutt’uno con la precedente. A fronte di un valore di mercato pressoché identico, infatti, le case iscritte in categoria A/2 e quelle iscritte in categoria A/3 (nel complesso le due costituiscono l’80% delle abitazioni dei comuni interessati) hanno rendite catastali differenti. Più alte le prime, più basse le seconde, che beneficiano quindi senza molti meriti di un regime fiscale più soft.
A subire gli aumenti saranno quindi, in linea di massima, i proprietari di abitazioni di categoria A/3, ma la situazione è invero più complessa. Sarà necessario, infatti, comprendere di che tipo di aumento si parlerà, e per chi. La realtà riguardante la categoria catastale è infatti molto eterogenea di città in città, basterà ricordare che a Bologna il 70% delle abitazioni è in A/3, a Milano il 62% e a Napoli solo il 21%, e pertanto la riforma potrebbe andare a colpire in maniere differenti.
CATEGORIE CATASTALI, GUIDA PER INTERPRETARE LE SIGLE
In ogni caso sembra che con il nuovo catasto verrà a cambiare il principio stesso per il calcolo delle rendite catastali: dai vani si passerà ai metri quadrati, e il territorio sarà diviso in "microzone", con immobili-tipo a partire dai quali calcolare, con un algoritmo, il valore patrimoniale.
La situazione dei catasti italiani è, d’altra parte, più che confusionaria, e richiede una decisa e equa riforma che ripristini un equilibrio fiscale tra i proprietari di immobili. La differenza tra categoria A/2 e A/3 si legittima infatti nella differenza dei servizi di cui usufruiscono, ma riflette di volta in volta l’ordinamento e la mentalità dell’epoca dell’accatastamento. Per esempio un immobile A/1 – quindi ritenuto signorile – poteva essere tale in quanto dotato di ascensore, una tecnologia quasi di lusso in un’epoca passata ma presente, anni più tardi, anche negli standard costruttivi di edifici economici. Che a loro volta presentavano caratteristiche pertinenti a questa categorizzazione ma oggi omogenee con quelle di edifici di valore differente. Non si dimentichi, infine, la posizione geografica. La bassa rendita catastale di molte case dipendeva in passato dalla loro posizione periferica, che tuttavia con l’allargamento della città non risulta essere più tale. La correzione della base imponibile interesserà, insomma, quantità e tipologie differenti di proprietari tra una città e l’altra, ma dovrà riflettere il più possibile una situazione reale che è divenuta estremamente differente e che gli attuali sistemi non riescono a rispecchiare.

VATICANO

ONU
ISRAELE SI ASSUMA RESPONSABILITA’ CRIMINI DI GUERRA
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha chiesto a Israele che si assuma la responsabilita’ per ‘le crescenti prove di crimini di guerra’ compiuti dall’esercito a Gaza. In un comunicato, la Pillay ha sottolineato ‘la necessita’ ora piu’ che mai che si assumano la responsabilita’ per le crescenti prove di crimini di guerra e per un numero mai visto prima di vittime civili, tra cui 250 bambini’

EUROPA
SVEZIA
STOCCOLMA
ITALIENAREN (SVEZIA)/ BANCHE A RISCHIO A POCHE SETTIMANE DALLE ELEZIONI POLITICHE – di Iacopo Vannicelli
“State pensando di trasferirvi in Svezia, magari per cercare lavoro, puntando sul fatto che l’economia del più grande paese scandinavo, al momento, non sembra troppo toccata dalla super crisi ? Forse dovreste aspettare qualche mese per evitarvi una cocente delusione.
Come diciamo da vari mesi ormai l’economia svedese non se la sta vedendo troppo bene ultimamente e arrivano sempre più segnali scoraggianti dal fronte finanziario locale”. A fare il punto della situazione è Iacopo Vannicelli su “italienaren.com”, portale della Fais edito a Stoccolma.
“Dopo la mossa a sorpresa della Riksbank che ha abbassato il costo del denaro dallo 0,75% fino all’odierno, e francamente discutibile, 0,25% il faro dell’attenzione internazionale sembra essersi spostato su Stoccolma. A non permettere sonni tranquilli agli investitori internazionali non è tanto la quasi stagnazione del PIL svedese né gli scricchiolii dal fronte del mercato del lavoro.
Oggi, non per la prima volta ma forse con maggiore apprensione rispetto al passato, è l’indebitamento dei privati nei confronti delle banche locali a far paura. Perché? È presto detto: gli svedesi sarebbero tra i popoli più indebitati al mondo nei confronti del proprio sistema creditizio con un’esposizione che tocca il 370% del loro reddito disponibile.
In una condizione "normale" le banche avrebbero dovuto, molto lentamente, iniziare a stringere i cordoni della borsa provando così a ridurre il rischio per gli anni a venire. Ma non sembra che le banche svedesi lo abbiano fatto finora visto che, a giugno, i prestiti ai privati sono addirittura cresciuti del 5,4% su base annua.
L’associazione delle banche di Svezia, vorrebbe ora implementare una serie di politiche più restrittive in termini di concessione di mutui ai privati per tentare di arginare il fenomeno e ristabilire una qualche fiducia nel sistema creditizio locale soprattutto agli occhi degli investitori stranieri. Ovviamente la gran parte del debito dei privati è riconducibile a mutui concessi negli appena finiti "ruggenti" anni di crescita economica. È quindi il settore immobiliare, vera croce e delizia da queste parti più che in altri paesi, ad essere a rischio esplosione.
Insomma una congiuntura davvero molto delicata, soprattutto se messa in relazione con le prossime elezioni politiche di settembre.

UCRAINA
CRISI UCRAINA/ I PAESI G7 CHIEDONO IL CESSATE IL FUOCO/ INACCETTABILE L’ANNESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA
“Noi, i leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, il Presidente del Consiglio Europeo ed il Presidente della Commissione Europea, ci uniamo nell’esprimere la nostra grave preoccupazione circa le perduranti azioni della Russia volte a minare la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza dell’Ucraina.
Ancora una volta condanniamo l’annessione illegale da parte russa della Crimea, e le azioni tese a destabilizzare l’Ucraina orientale. Tali azioni sono inaccettabili e violano il diritto internazionale”. Inizia così la dichiarazione congiunta dei Paesi del G7 siglata ieri, giorno in cui sono state approvate all’unanimità le sanzioni contro Mosca.
“Condanniamo il tragico abbattimento del volo Malaysia Airlines 17 e la morte di 298 innocenti i civili”, si legge nella dichiarazione, con cui i leader G7 chiedono “una inchiesta internazionale che sia rapida, completa, senza ostacoli e trasparente. Chiamiamo tutte le parti a stabilire, mantenere e rispettare pienamente un cessate il fuoco sul luogo dell’incidente e nei suoi pressi, come richiesto dalla Risoluzione n.2166 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in modo che gli investigatori possano intraprendere il loro lavoro ed allo scopo di recuperare i resti di tutte le vittime ed i loro beni personali”.
“Questo terribile evento – si legge ancora – avrebbe dovuto segnare una svolta in questo conflitto, portando la Russia a sospendere il proprio sostegno a gruppi armati illegali in Ucraina, a rendere sicuro il proprio confine con l’Ucraina, ed a fermare il crescente flusso di armi, attrezzature e combattenti attraverso il confine, al fine di ottenere rapidi e tangibili risultati di de-escalation. Purtroppo però, la Russia non ha cambiato rotta”.
“Questa settimana, – prosegue la dichiarazione – tutti abbiamo annunciato ulteriori sanzioni coordinate alla Russia, incluse sanzioni a specifiche aziende che operano in settori chiave dell’economia russa. Crediamo sia essenziale dimostrare alla leadership russa che essa deve fermare il suo sostegno ai separatisti in Ucraina orientale e partecipare concretamente alla creazione delle condizioni necessarie al processo politico. Restiamo convinti che debba esservi una soluzione politica al conflitto in corso, che sta causando numeri crescenti di vittime civili. Invochiamo una risoluzione pacifica della crisi in Ucraina, e sottolineiamo la necessità di attuare il piano di pace del presidente Poroshenko senza ulteriore ritardo”.
“A tal fine, – si ribadisce – esortiamo tutte le parti a stabilire un cessate il fuoco generalizzato che sia rapido, veritiero e sostenibile sulla base della Dichiarazione di Berlino del 2 luglio con l’obiettivo di mantenere l’integrità territoriale dell’Ucraina. Esortiamo la Russia ad usare la sua influenza sui gruppi separatisti ed a garantire un controllo efficace delle frontiere, anche attraverso osservatori dell’OSCE. Sosteniamo l’OSCE e il Gruppo di Contatto Trilaterale come attori centrali al fine di creare le condizioni per un cessate il fuoco. La Russia – concludono i leader del G7 – ha ancora la possibilità di scegliere il percorso di de-escalation, che porterebbe alla rimozione di queste sanzioni. Se non lo farà, tuttavia, rimaniamo pronti ad intensificare ulteriormente i costi delle azioni avverse russe”.
Gran Bretagna, i laburisti attaccano il Governo ed espongono le bandiere palestinesi

LONDRA
E’ SCONTRO IN GRAN BRETAGNA ATTORNO ALLA BANDIERA PALESTINESE FATTA SVENTOLARE DAI MUNICIPI LABURISTI PER SOLIDARIETA’ A GAZA. IL CASO PIU’ CONTROVERSO E’ QUELLO DEL SINDACO NEL QUARTIERE LONDINESE DI TOWER HAMLETS, LUTFUR RAHMAN, CHE HA ORDINATO DI ESPORRE IL VESSILLO DELLA PALESTINA SCATENANDO LE PROTESTE DELLA COMUNITA’ EBRAICA. di: Fabrizio Salvatori
Ma anche a livello nazionale le polemiche non mancano. Il leader laburista, Ed Miliband, ha lanciato un duro attacco contro il premier, David Cameron, per il suo "silenzio" sulle vittime palestinesi, definendolo come inspiegabile per le persone in Gran Bretagna e a livello internazionale.
Mentre Miliband ha dato ragione al primo ministro quando ha definito Hamas come una spaventosa organizzazione terroristica, non lo e’ affatto sulla posizione verso Israele: "Il premier si e’ sbagliato a non opporsi all’incursione israeliana a Gaza", ha detto. Immediata la risposta di Downing Street, secondo cui Cameron ha chiesto a entrambe le parti nel conflitto di rispettare una tregua. "Siamo scioccati che Ed Miliband travisi la nostra posizione e giochi alla politica con un argomento tanto serio". Tensioni, però, ci sono anche dentro l’esecutivo. Il nuovo ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, giudica ormai "intollerabile" la situazione nella Striscia di Gaza, in seguito all’azione militare israeliana, e invoca una reazione della comunita’ internazionale anche per scongiurare il rischio di rigurgiti antisemiti.
"L’opinione pubblica britannica – afferma Hammond in un’intervista pubblicata dal Sunday Telegraph, la prima rilasciata in veste di capo della diplomazia di Londra – avverte che la situazione e’ divenuta intollerabile per la popolazione civile di Gaza e che bisogna reagire, e noi siamo d’accordo". La gente e’ "profondamente turbata" da quello che vede in televisione, insiste il ministro, invocando "un cessate il fuoco umanitario, immediato e senza condizioni". "Noi dobbiamo ottenere la fine dei massacri", incalza, evocando in caso contrario anche lo spettro di "un aumento di attacchi antisemiti contro le comunita’ ebraiche" in Gran Bretagna.

MEDIO ORIENTE & AFRICA
PALESTINA
GAZA
LA DENUNCIA DELL’UNICEF: DALL’INIZIO DEL CONFLITTO ALMENO 245 BAMBINI SONO STATI UCCISI
"Un’altra scuola a Gaza è stata attaccata, altri bambini sono stati uccisi in un conflitto in cui atti terribili come questo sono all’ordine del giorno. Da 23 giorni, troppi bambini a Gaza convivono con la paura e la disperazione. I rubinetti sono asciutti e per le strade scorrono liquami, mentre gli operatori sanitari cercano di salvare vite umane con poca elettricità a disposizione e medicine insufficienti. Dall’inizio del conflitto almeno 245 bambini sono stati uccisi”.
Queste le drammatiche cifre ricordate oggi da Anthony Lake, Direttore generale UNICEF, che aggiunge: “da 23 giorni, i bambini in Israele vivono sotto la minaccia di attacchi indiscriminati alle loro case e ai loro quartieri”.
“Che speranza c’è per questi bambini – e per le loro società – se gli adulti non sono più in grado di proteggerli? Che cosa imparano questi bambini su come comportarsi quando saranno adulti?”, si chiede Lake, che “per il bene dei bambini” esorta “tutte le parti in conflitto a tornare al buon senso”, per “consentire agli operatori umanitari di aiutare tutti quelli che hanno bisogno di aiuto, e accettare di porre fine agli attacchi”.
E devono farlo “adesso, – conclude Lake – prima che le vite di altri innocenti si spengano- anche del più innocente di tutti, il più piccolo

LIBIA
BENGASI
Di fronte all’aggravarsi della crisi in Libia il Ministro degli esteri, Federica Mogherini, ha presieduto ieri sera una riunione di coordinamento con l’Ambasciata italiana a Tripoli e l’Unità di crisi della Farnesina.
Al centro dell’incontro, le prospettive del dialogo politico nel Paese e le condizioni di sicurezza, in particolare per i nostri connazionali e il personale della rappresentanza diplomatica.
Da tempo la Farnesina ha disposto un piano di monitoraggio e tutela degli italiani nelle zone più a rischio: attraverso la nostra ambasciata e in raccordo con l’unità di crisi – spiega il Ministero – è stato favorito l’allontanamento precauzionale di molti connazionali, temporaneamente residenti in Libia per ragioni di lavoro, che hanno lasciato il paese con mezzi commerciali.
Nei giorni in cui la crisi ha cominciato a manifestarsi è stata organizzata una serie di trasferimenti protetti con 4 convogli scortati via terra dal 17 al 20 luglio e due voli dedicati il 24 e 27 luglio; in totale, a oggi, sono più di 120 i connazionali che hanno lasciato il Paese.
Su richiesta di alcuni governi, l’Italia si è occupata anche della partenza di 30 persone di nazionalità diversa.
L’Ambasciata sta provvedendo a contattare tutti gli italiani la cui presenza in Libia è stata registrata così da organizzare ulteriori trasferimenti. Altri voli sono già in programma per i prossimi giorni. (aise)
Italiani in fuga dalla Libia. Potenziato contingente militare
TRIPOLI
Una "gran parte" dei cittadini italiani e’ gia’ rientrata dalla Libia nelle scorse settimane, "altri partiranno domani e giovedì con C-130": lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, al termine dell’audizione al Copasir sulla situazione e in Libia e in Medio Oriente. "Stiamo offrendo assistenza a tanti cittadini non libici e non italiani che vedono nell’Italia un punto di riferimento", ha spiegato il ministro. "L’Italia sta lavorando per fare in modo che lo scontro si sposti dal piano militare a quello politico-istituzionale", ha aggiunto Mogherini auspicando che la prima riunione del Parlamento libico a Tobruch possa avviare un processo di pacificazione. L’Italia ha aumentato il proprio contingente il Libia per favorire il rimpatrio degli italiani, ha annunciato il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito. La situazione nel Paese nordafricano e’ "pericolosa, sia per la questione immigrazione, sia per le fonti energetiche", ha spiegato Esposito. "Tra gli italiani rimasti in Libia circa quindici vogliono rientrare. Gli altri, essendo di doppia nazionalita’, desiderano rimanere nel Paese", ha puntualizzato Esposito. "La nostra ambasciata", ha quindi sottolineato il vice presidente del Copasir, "sta facendo un buon lavoro sul territorio. Oggi abbiamo inviato alcuni nostri militari in Libia per rafforzare la sicurezza della nostra ambasciata e degli italiani che vi lavorano". (AGI

ASIA & PACIFICO
AUSTRALIA
WikiLeaks: in Australia segreto di Stato su un caso di corruzione internazionale. Coinvolti Malesia, Indonesia e Vietnam
UN DOCUMENTO UFFICIALE VIETA OGNI FORMA DI DIVULGAZIONE DI NOTIZIE O INFORMAZIONI SU UN AFFIDAVIT DI UN ALTO FUNZIONARIO DEL GOVERNO AUSTRALIANO. UNO SCANDALO MULTIMILIONARIO CHE COINVOLGE GOVERNANTI IN CARICA ED EX MINISTRI DI MALESIA, INDONESIA E VIETNAM. UNA NUOVA DOCCIA FREDDA PER IL GOVERNO MALESE, DOPO LA SCOMPARSA DEL VOLO MH370 E L’ABBATTIMENTO DEL VOLO MH17. DI EMILIANO DI MARCO.
Il 19 giugno 2014 la Corte Suprema di Victoria, a Melbourne, con l’intento di evitare ogni tipo di implicazione negativa alle relazioni internazionali del governo australiano, ha emesso un’ordinanza che impone la segretezza più totale, per cinque anni, vietando ogni forma di divulgazione o di pubblicazione, in Australia e all’estero, in forma elettronica o in carta, di qualsiasi notizia relativa a quello che sembra essere il più grave caso di corruzione finanziaria mai verificatosi nella storia del paese. L’ordine di censura, che non ha precedenti nella storia recente australiana è valido per tutto il Commonwealth ed è stato reso noto il 29 luglio da WikiLeaks, con la pubblicazione dell’atto da cui si evince chiaramente che il divieto di divulgazione di notizie coinvolgerebbe i capi di governo e alti funzionari degli stati di Malesia, Indonesia e Vietnam.
L’ordinanza fa esplicito riferimento ad un affidavit acquisito agli atti durante un procedimento in corso a Melbourne, su cui è stato applicato il segreto di Stato, in data 12 giugno 2014. La dichiarazione giurata in questione è di Gillian Elizabeth Bird, una importante funzionaria che ricopre diverse deleghe strategiche nelle relazioni con i paesi del sud est asiatico, oltre che per la gestione degli organismi consolari, Deputy Secretary per il Department of Foreign Affairs and Trade (DFAT), l’equivalente del ministero degli Affari Esteri e del Commercio del governo australiano.
Il documento, in particolare, vieta qualsiasi esplicito riferimento a mazzette, tangenti o pagamenti impropri, che riguardino le attuali o precedenti personalità di governo di tre stati: il Primo Ministro della Malesia (dal 2009), Mohammad Najib Abdul Razak (ex ministro delle finanze nel periodo precedente, dal 2008); Abdullah Ahmad Badawi (noto anche come Pak Lah, primo ministro della Malesia tra il 2003 ed il 2009, con delega alle finanze tra il 2003 ed il 2008); la signora Puan Noni (conosciuta come Ms/Madame Noni, o Nonni), cognata dell’ex premier Abdullah Ahmad Badawi; Mahathir Mohamed, ex primo ministro (1981 – 2003) con delega alle finanze (2001 – 2003) della Malesia; Daim Zainuddin, ex ministro delle finanze della Malesia (1984 – 1991; 1999 – 2001); Rafidah Aziz, ex ministro del commercio della Malesia (1987 – 2008); Hamid Albar, ex ministro degli Esteri (1999 – 2008) e degli Interni (2008 – 2009) della Malesia; Susilo Bambang Yudhoyono, attuale Presidente dell’Indonesia (dal 2004); Megawati Sukarnoputri (conosciuto anche come Mega), ex Presidente dell’Indonesia (2001 – 2004) ed atuale leader del PDIP, il Partito Democratico dell’Indonesia; Laksamana Sukardi, ex ministro indonesiano (2001 – 2004; nel governo di Megawati Sukarnoputri); Truong Tan San, attuale presidente del Vietnam (dal 2011); Nguyen Tan Dung, attuale Primo Ministro del Vietnam (dal 2006); Le Duc Thuy, ex capo del Comitato di Supervisione Finanziaria (2007 – 2011) ed ex governatore della Banca del Vietnam (1999 – 2007); e Nong Duc Manh, ex segretario generale del Partito Comunista del Vietnam (2001 – 2011).
L’anomala apposizione del segreto di Stato, con l’invocazione della normativa per la "sicurezza nazionale" per il fondatore di WikiLeaks, l’australiano Julian Assange, rappresenta un vero e proprio scandalo. Nella nota che ha accompagnato la pubblicazione di questo leak, l’hacker tuttora costretto a vivere all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, formula delle accuse ben precise all’indirizzo del governo dell’Australia:
Il concetto di sicurezza nazionale non è stato inteso per essere usato come un “bianchetto” per coprire importanti accuse che coinvolgono funzionari del governo, in Australia o altrove. Per la stampa è nell’interesse pubblico riportare questo caso, che riguarda società sussidiarie della Banca centrale australiana. (…) Con questa ordinanza, la peggiore che ricordi, il governo dell’Australia non sta imbavagliando solo la stampa australiana, ma sta bendando l’opinione pubblica. Questa non è solo una vicenda in cui il governo australiano viene meno nel rendere noto questo caso di corruzione internazionale al pubblico affinché lo esamini. Il ministro degli esteri Julie Bishop deve spiegare perchè sta minacciando di arrestare ogni australiano nel tentantivo di coprire un imbarazzande scandalo di corruzione che coinvolge il governo australiano. di Julian Assange
BANCONOTE DI PLASTICA
La vicenda sembrerebbe essere legata alle accuse formalizzata da sette alti dirigenti della Reserve Bank of Australia, la Banca Centrale australiana, e riguarderebbe dei pagamenti illeciti per milioni di dollari a personalità politiche di alto livello dei paesi coinvolti, per assicurare all’Australia i contratti per la produzione delle banconote in polimeri, da introdurre in questi paesi, come quelle prodotte dalla Banca d’Australia, sperimentate nel 1988 e prodotte a partire dal 1996, primo paese al mondo ad utilizzare le materie plastiche per produrre le banconote.

GIAPPONE
Situazione di stagnazione Giapponese si replica in Europa / L’ottimismo nei mercati finanziari, non è morto, ma ha subito un duro colpo, come confermato anche dal SENTIX, indice fiducia investitori in EU, in calo marcato. Abbiamo avuto una fase correttiva marcata, con calo indici EU del 3.5pc in una settimana, dovuta a vari fattori. Ora in atto un miglioramento, grazie al rialzo del rating della Grecia, al salvataggio del Banco Espirito Santo in Portogallo, al calo ulteriore della disoccupazione in ESP, e rientro dei timori dal fallimento Argentina, con aspettative generali di ulteriori azioni pro-crescita. E tutto questo dopo i dati favorevoli dalla Cina, oltre che alla serie positiva dei risultati societari e dalla continua azione di fusioni e acquisizioni. Gli occhi sono ora per le riunioni delle banche centrali di UK e EU, per la decisione sui tassi e di politica monetaria, dopo lo status quo degli USA. Chiaro che i problemi di una crescita debole e fragile, geopolitici, restano intatti, ma le aspettative di tassi bassi il più possibile e per il più lungo tempo possibile, continuano ad alimentare la ricerca di rendimento in un mercato sempre con ampia liquidità disponibile. Oggi quindi valori rifugio in leggero calo, e miglioramento degli indici, recupero di Euro, con un CHF un poco piu’ sotto tono, come pure ORO invariato al suo minimo da 6settimane. Calo per AUD, CAD, NKR, e ulteriore rialzo per YUAN e la sua Borsa –CINA. Prese di profitto con raggiungimento del primo target correttivo per la GBP, dove gli indicatori restano negativi, ma verso oversold, e completamento della fase, con nuove e rinnovate opportunità di longs. Pareggio dei long EURO o altre valute, contro lo YEN, visto il target previsto completato. Invariata NZ doll, e sempre nei preferiti. Risultato dai DATI fondamentali recenti per l’EU, una crescita zero, inflazione zero, prezzi produzione zero, a confermare lo stato di stagnazione come quello che da lustri attanaglia in GIAPP. Migliora lo stato generale in USA, ma non in maniera “liscia”, e ancora con molti dubbi, e quindi lo status quo della FED giustificato ancora per qualche tempo. Gli occhi quindi restano in particolar modo centrati su ECB-DRAGHI, con attese di mosse, azioni, per settembre. Attese pure misure incisive ulteriori in Giappone.

CINA
75 VITTIME PER ESPLOSIONE FABBRICA A KUNSHAN
Sono 75 le vittime di un’esplosione avvenuta sabato in una fabbrica di Kunshan, nella provincia orientale cinese del Jiangsu. Altre 185 persone sono rimaste ferite. L’inchiesta ha accertato che l’impianto metallurgico della Kunshan Zhongrong Metal Products aveva accumulato diverse infrazioni alle norme di sicurezza: l’agenzia ufficiale Xinhua parla di ‘gravissima negligenza’ e alla scarsa applicazione delle regole per la sicurezza sul lavoro. Tra le cause dell’esplosione viene segnalata l’eccessiva presenza di polvere proveniente dai metalli trattati nello stabilimento

AMERICA CENTRO-MERIDIONALE
ARGENTINA
BUENOS AIRES CONTRO LA “PESIFICAZIONE” DELLE PENSIONI: LA “LETTERA APERTA” DI FILEF ARGENTINA- aise – In vista della visita in Argentina del Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, la Filef di Buenos Aires ha pubblicato una lettera aperta alle autorità italiane circa la nota questione della "pesificazione" delle pensioni INPS riscosse dai pensionati italiani (ma anche di altri paesi, come ad esempio gli spagnoli) in quel Paese.
In particolare, nella lettera firmata dal commercialista Vincenzo Natale e dalla referente Filef a Buenos Aiers, Amelia Rossi, si fa riferimento ad una recente sentenza della Corte Suprema argentina che ha dato ragione in via definitiva ad una pensionata italiana e alla Convenzione sulla sicurezza sociale, firmata tra Argentina e Italia nel 1981, e ancor oggi in vigore, i cui termini contraddicono la pratica della "pesificazione".
Di seguito il testo della lettera aperta.
“INDISPENSABILE ED URGENTE L’INTERVENTO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI E DEL MINISTERO DEL LAVORO PER SALVAGUARDARE GLI INTERESSI DEI PENSIONATI ITALIANI IN ARGENTINA
Una recente sentenza emessa dal massimo Tribunale Argentino – Corte Suprema de la Nación – respinge in data 17/12/2013 all’unanimità l’appello presentato dal B.C.R.A., nella controversia Castellano, Josefina /c Estado Nacional y otro /s amparo, (Firmato: LORENZETTI, HIGHTON, FAYT, PETRACCHI, MAQUEDA, ZAFFARONI).
Detta sentenza convalida la pretesa della ricorrente, affinché essa possa acquisire, in ogni caso, il controvalore in euro dell’importo della sua pensione, al prezzo del cambio ufficiale vigente nel mercato unico di cambi, come previsto dalla Convenzione sulla sicurezza sociale, firmata tra l’Argentina e l’Italia nell’ anno 1981, e ancor oggi in vigore (Legge 22.861)
In applicazione e rispetto della sentenza sopra citata, si delinea qui di seguito – in modo sintetico – una proposta di azioni che le autorità italiane competenti potrebbero attuare nei confronti delle autorità argentine:
1- Richiedere in forma urgente il compimento della suddetta Convenzione vigente, la quale nell’art. 5, in modo chiaro e preciso, stabilisce che:
"Salvo quanto previsto nel presente Convegno i lavoratori aventi diritto alle prestazioni previdenziali da parte di uno dei due Stati Contraenti, lo riceveranno interamente e senza limitazioni o restrizioni, qualunque sia il luogo di residenza".
2- Secondo quanto disposto dalla “Corte Suprema de Justicia” nella sentenza citata, la BCRA dovrebbe modificare la “comunicazione” emessa opportunamente, affinché il beneficiario di una pensione italiana possa acquisire, in ogni occasione, il controvalore in euro dell’importo della sua pensione al prezzo ufficiale vigente presso il mercato unico di cambio.
Ciò significa che, se la Banca Centrale Argentina decide di non escludere le pensioni italiane dal presunto obbligo di essere liquidate tramite il mercato unico cambiario (vale a dire, la sua forzata pesificazione), essa deve allora permettere che la conversione in euro del totale della pensione sia fatto allo stesso tasso cambiario utilizzato dalla Banca Centrale Argentina per l’acquisto degli euro inviati dall’INPS italiano, nel presupposto che il pensionato scelga di ricevere direttamente le banconote in euro. In questo modo, il pensionato riceverebbe lo stesso importo nominale in euro trasferitogli dall’INPS
3- Come semplice conseguenza di quanto esposto al punto 2), l’AFIP dovrebbe modificare la regolamentazione pertinente, in modo che il pensionato italiano venga escluso dall’attuale obbligo di richiedere, con una certa precedenza, l’autorizzazione per acquistare banconote in euro per l’ammontare relativo alla sua pensione, tenendo conto che i fondi trasferitigli dallo Stato italiano sono di fonte straniera e pertanto, non risultano – né corrisponde che vi risultino – nell’elenco delle dichiarazioni del database della AFIP

BRASILE
SAN PAOLO
PORTA (PD) INCONTRA A SAN PAOLO I RAPPRESENTANTI DELLE ASSOCIAZIONI ITALIANE NEL MONDO
– Deputato Pd eletto in Sud America, Fabio Porta ha voluto incontrare a San Paolo, rispondendo ad una specifica richiesta di incontro, le principali associazioni italiane del Brasile.
All’incontro, promosso dall’ex Presidente dell’ASIB (Associazione della Stampa Italiana in Brasile) e Presidente dell’Associazione dei Trevisani in Brasile, Venceslao Soligo, hanno partecipato diversi esponenti di associazioni regionali.
Al centro dei lavori la recente riforma del “Terzo Settore” e le proposte di legge presentate alla Camera e al Senato in materia di associazionismo italiano all’estero.
“Da diversi anni e da più legislature – ha detto Porta, che è anche il Presidente del Comitato Italiani nel Mondo della Camera – sono state presentate in Parlamento proposte legislative che colmerebbero l’attuale “discriminazione” tra l’associazionismo dentro e fuori dall’Italia; probabilmente l’impegno e l’attenzione della politica a questo tema non è stata adeguata alla grande sfida che un tema così importante pone al Paese e al futuro della sua presenza nel mondo”.
“Il rinnovamento delle associazioni – ha proseguito il deputato eletto in America Meridionale – è infatti una parte essenziale del processo di ricostruzione della presenza italiana nel mondo, a partire dal rafforzamento degli organismi di rappresentanza, e ciò quindi anche in funzione delle prossime elezioni del Comites”.
“La riflessione iniziata a San Paolo – ha concluso Porta – dovrà proseguire in Parlamento, dove nei prossimi mesi dovremo attivare il Comitato per gli Italiani nel Mondo e la Promozione del Sistema Paese per rilanciare questo impegno a livello parlamentare coinvolgendo tutti i gruppi politici sensibili alla questione, ovviamente coinvolgendo il mondo dell’associazionismo organizzato e le stesse consulte regionali per l’emigrazione

URUGUAY
30 SETTEMBRE: SOPPRESSO IL CONSOLATO DI MONTEVIDEO/ IL DECRETO MOGHERINI-PADOAN
ROMA aise – È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di ieri il decreto interministeriale Mae-Mef che sopprime quattro Consolati. Tra questi anche quello di Montevideo, che chiuderà ufficialmente il 30 settembre.
Gli altri sono San Gallo che non esiste più da oggi, 31 luglio, anche se ha smesso di ricevere il pubblico già da 10 giorni; il Consolato generale d’Italia a Tripoli, sostituito dall’Ambasciata il 30 aprile scorso; e quello di Bassora, in Iraq. Soppressione, questa, solo sulla carta, perché al sede non è mai stata aperta. Il Consolato d’Italia in Montevideo (Uruguay) – recita il decreto firmato da Mogherini e Padoan – è soppresso a decorrere dal 30 settembre 2014.
La sede, come annunciato più volte nonostante le proteste della comunità italiana, sarà trasformata in cancelleria consolare

CUBA
L’AVANA
UMANITARI DOUBLE FACE.
L’Usaid ammette di aver pagato dei ragazzi latinoamericani per destabilizzare l’isola. UMANITARI DOUBLE FACE. Secondo un’inchiesta dell’Associated Press, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) ha inviato a Cuba giovani agenti sotto copertura, apparentemente impegnati in programmi sanitari e di aiuto allo sviluppo. Il loro compito era invece quello di reclutare «dissidenti» da impiegare nella propaganda antigovernativa e nelle azioni destabilizzanti. di Geraldina Colotti
GIOVANI PROVENIENTI DAL VENEZUELA, DAL COSTA RICA E DAL PERÙ, INVIATI A «PROMUOVERE LA DEMOCRAZIA», come ha ammesso la Usaid (organismo strettamente legato alla Cia) in un comunicato. Uno dei tanti progetti finanziati ogni anno dal congresso Usa con milioni di dollari, e nel caso specifico giustificato con un programma sulla prevenzione dell’HIV: «UN OBIETTIVO SECONDARIO», ha ammesso l’Agenzia Usa, negando però che si sia trattato di un «PROGRAMMA SEGRETO» per quanto «DISCRETO». E la congressista repubbli­cana Ileana Ros Lehtinen, rappresentante della Florida e accesa anti cubana, ha dichiarato: «CHE L’USAID STIA PRENDENDO MISURE PER PROMUOVERE LA DEMOCRAZIA A CUBA NON È UN SEGRETO. DOBBIAMO MANTENERE LA PRESSIONE SUL REGIME CASTRISTA E CONTINUARE AD APPOGGIARE IL POPOLO CUBANO, CHE OGNI GIORNO SUBISCE L’OPPRESSIONE». Nessun commento, invece, dal governo Usa. Agenti addestrati alla buona, secondo l’inchiesta Ap, con solo trenta minuti di raccomandazioni su come aggirare i controlli sull’isola: contando sul fatto che «per quanto non vi sia certezza totale, le autorità cercheranno solo di intimorirti, perché il governo cubano preferisce evitare pubblicità negativa dei media all’estero, e non ha convenienza a colpire uno straniero». In tutto, una decina di ragazzi e ragazze, che — secondo Ap — hanno percepito un salario di 5,41 dollari l’ora più il viaggio.
Un’attività che è andata avanti anche dopo la scoperta di Alan Gross, il contractor della Usaid arrestato all’Avana nel 2009 e condannato a 15 anni per attività destabilizzanti. Un detenuto non proprio al centro delle priorità Usa, secondo quanto ha recentemente denunciato egli stesso. Il governo cubano lo lascerebbe andare per riportare a casa i suoi agenti, arrestati il 12 settembre 1998 dall’Fbi, processati e condannati all’ergastolo o a lunghissime pene negli Usa benché stessero svolgendo attività di prevenzione fra gli anticastristi di Miami (i Cinque cubani).
Finora, però, nulla si è mosso, nonostante le sollecitazioni inviate a Obama dagli attivisti internazionali per chiedere un suo intervento.
Nell’aprile scorso, Ap ha rivelato l’esistenza di un’altra rete eversiva organizzata contro l’isola dalla Usaid: il progetto Zun­Zuneo, una sorta di twitter, il cui scopo era quello di diffondersi tra i giovani cubani per spingerli «alla dissidenza». Zun­Zuneo era diretto da imprese di facciata basate all’estero e finanziato da banche straniere. Dopo aver attirato i giovani su temi di loro interesse, dalla musica allo sport all’intrattenimento, Zun­Zuneo inviava altro genere di sollecitazioni, in vista di promuovere azioni contro il governo.
Nel secolo scorso, l’ossessione di Washington contro la piccola isola, alimentata dalle mafie anti cubane di Miami, ha lasciato una scia di sangue ma non ha raggiunto l’obiettivo di far cadere il governo cubano: nonostante le micidiali pressioni economiche imposte attraverso il bloqueo. Negli ultimi anni, i progetti del Pentagono e delle sue agenzie sembrano volti soprattutto alla conquista dei settori giovanili, come ha spiegato al manifesto Raul Capote, agente doppio cubano reclutato dalla Cia. A lui, giovane scrittore e dirigente sindacale, è stato chiesto di «indirizzare» il pensiero e la cultura in un senso più accettabile per il capitalismo occidentale. Capote e altri agenti doppi sono stati «bruciati» nel momento in cui le richieste della Cia si sono spostate sull’organizzazione di fatti violenti. Ancora una volta, non c’è stata nessuna sollevazione popolare contro il governo.
E oggi, dopo il cambio di registro politico avvenuto in gran parte dell’America latina, le agenzie di sicurezza Usa non hanno vita facile nel continente: tanto­meno dopo le rivelazioni dell’ex agente della Cia, Edward Snowden, e del Datagate. Le agenzie per la sicurezza Usa — ha spiegato Snowden — spiavano illegalmente tutto il continente e gestivano anche diverse postazioni clandestine da cui organizzare operazioni sotto copertura. Da allora, sono state cacciate insieme alle loro Ong-paravento: dalla Bolivia di Evo Morales, dall’Ecuador di Rafael Correa, dal Venezuela di Nicolas Maduro.

AMERICA SETTENTRIONALE
USA/ISRAELE
AMNESTY CONTRO GLI USA: "IL GIORNO DELLA STRAGE ALLA SCUOLA ONU AVETE CONTINUATO A DARE ALTRE ARMI A ISRAELE" di Fabrizio Salvatori
Amnesty International attacca frontalmente gli Usa e li invita a porre fine alla fornitura a Israele “di ampi quantitativi di armi, strumento per compiere ulteriori gravi violazioni del diritto internazionale a Gaza”. La richiesta arriva all’indomani dell’approvazione, da parte del Pentagono, dell’immediato trasferimento di munizioni per granate e mortai alle forze armate israeliane. Queste forniture si trovano gia’ in Israele, in un deposito di armi Usa, e seguono l’arrivo nel porto di Haifa, il 15 luglio, di una fornitura di 4,3 tonnellate di motori a razzo.
“Queste forniture si aggiungono ad altre gia’ inviate dagli Usa a Israele tra gennaio e maggio 2014 – scrive Amnesty – per un valore di 62 milioni di dollari e comprendenti componenti per i missili guidati, lanciarazzi, componenti di artiglieria e armi leggere”. Secondo Amnesty, è chiaro che a questo punto “il governo Usa sta gettando benzina sul fuoco” attraverso la continua fornitura delle armi usate dalle forze armate israeliane per violare i diritti umani. “Washington deve rendersi conto che spedendo queste armi sta esacerbando e continuando a consentire gravi violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione civile di Gaza” – ha dichiarato Brian Wood, direttore del programma Controllo sulle armi e diritti umani di Amnesty International.
Gli Usa sono di gran lunga il principale esportatore di forniture militari a Israele. Secondo dati resi pubblici dal governo di Washington, le forniture nel periodo gennaio – maggio 2014 hanno compreso lanciarazzi per un valore di quasi 27 milioni di dollari, componenti per missili guidati per un valore di 9,3 milioni di dollari e “bombe, granate e munizioni di guerra” per quasi 762.000 dollari. Dal 2012, gli Usa hanno esportato verso Israele armi e munizioni per 276 milioni di dollari. Questo dato non comprende l’esportazione di equipaggiamento militare da trasporto e di alta tecnologia.
La notizia della ripresa delle forniture a Israele e’ arrivata il 30 luglio, “il giorno stesso in cui gli Usa condannato il bombardamento di una scuola delle Nazioni Unite in cui sono state uccise almeno 20 persone, tra cui bambini e operatori umanitari”. “E’ profondamente cinico – prosegue Amnesty – che la Casa bianca condanni la morte e il ferimento di civili palestinesi, compresi bambini e operatori umanitari, sapendo bene che i militari israeliani responsabili di quegli attacchi sono armati fino ai denti con armi ed equipaggiamento militare pagati dai contribuenti statunitensi”. Amnesty International continua a chiedere alle Nazioni Unite d’imporre immediatamente un embargo totale sulle armi destinate a Israele, Hamas e i gruppi armati palestinesi, per prevenire violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani da tutte le parti.
In assenza di un embargo decretato dalle Nazioni Unite, l’organizzazione per i diritti umani chiede a tutti gli stati di sospendere unilateralmente le forniture di munizioni ed equipaggiamento e assistenza militare a tutte le parti coinvolte nel conflitto, fino a quando le violazioni dei diritti umani commesse nei precedenti conflitti non saranno adeguatamente indagate e i responsabili portati di fronte alla giustizia.
USA
LA GUERRA STA ARRIVANDO
Segnaliamo un articolo di un commentatore atipico. Trattasi di Paul Craig Roberts, economista, già assistente del Segretario di Stato al Tesoro sotto l’amministrazione Reagan, editorialista del Wall Street Journal e Business Week. Negli ultimi anni ha assunto una posizione critica verso l’esteblishment americano. Autore: Paul Craig Roberts
La propaganda straordinaria condotta contro la Russia dai governi statunitense e britannico e dai Ministeri della Propaganda, noti come “media occidentali”, ha lo scopo di portare il mondo ad una guerra che nessuno potrà vincere.
I governi europei devono scuotersi dalla noncuranza, perché l’Europa sarà la prima ad essere vaporizzata a causa delle basi missilistiche statunitensi che ospita per garantire la sua “sicurezza”.
Come riportato da Tyler Durden di Zero Hedge, la risposta russa alla sentenza extragiudiziale di un corrotto tribunale olandese, che non aveva alcuna giurisdizione sul caso che ha arbitrato, sentenza che ordina al governo russo di pagare 50 miliardi di dollari agli azionisti della Yukos (un’entità corrotta che stava saccheggiando la Russia ed evadendo le tasse), è molto significativa. Quando gli è stato chiesto come la Russia si comporterà riguardo la sentenza, un consigliere del presidente Putin ha risposto: “C’è una guerra che sta arrivando in Europa. Crede davvero che questa sentenza abbia importanza?”
L’Occidente si è coalizzato contro la Russia perché è totalmente corrotto. La ricchezza delle elite è ottenuta non solo depredando i paesi più deboli i cui leader possono essere comprati (per istruirvi su come funziona il saccheggio leggete “Confessions of an Economic Hit Man” di John Perkins*), ma anche derubando i loro stessi cittadini. Le élite americane eccellono nel saccheggio dei loro connazionali e hanno spazzato via gran parte della classe media statunitense nel nuovo 21° secolo.
Al contrario, la Russia è emersa dalla tirannia e da un governo basato sulle menzogne, mentre gli USA e il Regno Unito sono sommersi da una tirannia schermata da menzogne. Le élite occidentali vorrebbero depredare la Russia, un premio succulento, e Putin sbarra loro la strada. La soluzione è sbarazzarsi di lui, come in Ucraina si sono sbarazzati del presidente Yanukovich.
Le elite predatorie e gli egemonisti neoconservatori hanno lo stesso obiettivo: fare della Russia uno stato vassallo. Questo obiettivo unisce gli imperialisti finanziari occidentali con gli imperialisti politici.
Ho raccolto per i lettori la propaganda che viene usata per demonizzare Putin e la Russia. Ma perfino io sono rimasto scioccato dalle strabilianti e aggressive bugie del giornale britannico The Economist del 26 luglio. In copertina c’è il viso di Putin in una ragnatela, e, avete indovinato, il titolo di copertina è “Una rete di bugie” (http://www.economist.com/news/leaders/21608645-vladimir-putins-epic-deceits-have-grave-consequences-his-people-and-outside-world-web?spc=scode&spv=xm&ah=9d7f7ab945510a56fa6d37c30b6f1709 )
Dovete leggere questa propaganda per constatare sia il livello di spazzatura della propaganda occidentale, sia l’evidente spinta verso la guerra. Non viene presentata la minima prova per supportare le accuse estreme dell’Economist e la sua richiesta che l’Occidente smetta di essere conciliante con la Russia e intraprenda le azioni più dure possibili contro Putin.
Questo genere di menzogne incoscienti e di lampante propaganda non ha altro scopo che di condurre il mondo alla guerra. Le élite occidentali e i governi non sono solo totalmente corrotti, sono anche pazzi. Come ho scritto precedentemente, non aspettatevi di vivere ancora a lungo. In questo video, uno dei consiglieri di Putin e alcuni giornalisti russi parlano apertamente dei piani statunitensi per attaccare la Russia: http://financearmageddon.blogspot.co.uk/2014/07/official-warning-u-s-to-hit-russia-with.html
* Confessioni di un sicario dell’economia http://www.minimumfax.com/libri/scheda_libro/469
articolo originale: http://www.paulcraigroberts.org/2014/07/28/war-coming-paul-craig-roberts/

(articoli da: NYC Time, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, Nuovo Paese, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa , AGVNoveColonne, AISE, ControLaCrisi e Le Monde)

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