11233 28. NOTIZIE dall’ITALIA e dal MONDO 12 luglio 2014

20140715 00:54:00 red-emi

ITALIA – Quant’è bravo il premier? di Eugenio Scalfari /
Parlamento europeo, quel piacevole pozzo . di Luciana Castellina
VATICANO – Chiesa e abusi sessuali, Papa Francesco incontra sei vittime: "Vi chiedo perdono"
MONDO – Sicurezza in aeroporto: tutto quello che dovete sapere per non restare a terra
EUROPA
SPAGNA / MADRID invasa dalla due giorni dell’orgoglio gay. / Primi passi della lista. E il 18 arriva Tsipras / Altra Europa. Confronto tra i comitati territoriali e i tre eurodeputati Spinelli, Forenza e Maltese. Francia – Tolosa / BITCOIN, polizia francese smantella cambio illegale, prima volta in
AFRICA & MEDIO ORIENTE – ISRAELE / Orrore nazista in Israele, il palestinese Abu Khdier bruciato –
ASIA & PACIFICO – PAKISTAN – Islamabad – Donna incinta lapidata in Pakistan: accuse omicidio a padre e altri 4 –
AMERICA CENTROMERIDIONALE – In Venezuela, 15 anni di governo chavista hanno abituato i cittadini a un rapporto non rituale con i simboli e le ricorrenze storiche. / Fondi bruitres. L’America Latina sostiene l’Argentina L’Argentina ha ricevuto un sostegno massiccio e importante dai paesi dell’America Latina e dei Caraibi nel contenzioso che è costretta ad affrontare riguardo i cosiddetti fondi buitres
AMERICA SETTENTRIONALE – USA / PERICOLO BOLLE . Nel mondo si stanno formando nuove bolle ancora prima che l’economia globale sia uscita dalla crisi".

ITALIA
ROMA
In Europa ciascuno dei governi lotta per sé e al suo interno, cerca di avvalersi dell’Europa per rafforzare la propria leadership personale e dei suoi seguaci.
Molte cose sono accadute in questi giorni in Europa e in Italia. Ne passerò in rassegna le principali ma ho la sensazione che, al di là dei loro effetti sulla politica e sull’economia che ci riguardano direttamente come cittadini di questo continente e di questo paese, esse abbiano un più profondo significato ed è di questo che voglio ora parlare; ci sono infatti notevoli cambiamenti di un’epoca e di un vissuto collettivo e individuale, dove le scelte che siamo chiamati a decidere hanno motivazioni ben più remote e conseguenze ben più profonde di quelle connesse all’immediatezza che ci sta davanti.
Per capire meglio quanto avviene ho recuperato i pochi libri di capezzale che spesso consulto per meglio illuminare il mio comportamento. Per esempio gli Essais di Montaigne e lo Zarathustra di Friedrich Nietzsche; l’uno segna l’inizio dell’epoca che chiamiamo moderna, l’altro ne rappresenta la fine.
Montaigne conclude così il terzo libro dei suoi Essais, l’opera che impegnò 27 anni della sua vita e che completò e aggiornò fino al momento della sua morte: "Tanto più sei Dio quanto più ti riconosci uomo. Noi cerchiamo condizioni diverse perché non siamo capaci di fare buon uso della nostra e usciamo fuori di noi perché non sappiamo vedere quel che c’è dentro. Se pure saliamo sui trampoli, dovremo comunque camminare sulle nostre gambe. E anche sul più alto trono del mondo saremo sempre seduti sul nostro culo. A mio giudizio le più belle vite sono quelle che ci conformano al modello comune e umano, senza mirabilia e senza stravaganze".
E poche pagine prima di questo finale, aveva scritto: "Nulla nuoce a uno Stato quanto un cambiamento totale che conduce solo all’iniquità e alla tirannia. Quando un pezzo di quell’edificio si stacca lo si può puntellare. Ci si può industriare affinché il naturale alternarsi e corrompersi di tutte le cose non si allontani eccessivamente dai nostri principi. Ma mettersi a riplasmare un così grande edificio equivale a fare come coloro che pensano di correggere dei difetti particolari stravolgendo ogni cosa e di guarire le malattie dando la morte". Infine: "La parola appartiene per metà a chi parla e per metà a chi ascolta. Ci sono due diverse concezioni della parola, come scambio o come duello, ma alla fine è la fiducia ad avere la meglio: un parlare franco apre la via ad un altro parlare e lo tira fuori come fanno il vino e l’amore".
Tre secoli dopo di lui, Friedrich Nietzsche chiude la modernità insieme ad altre persone che non si conoscono tra loro ma agiscono nei loro campi perfettamente intonati – senza saperlo – l’uno all’altro. Basterà citare Albert Einstein, Sigmund Freud e poco prima di loro Karl Marx.
DI NIETZSCHE L’IMBARAZZO È NELLA SCELTA CHE RAPPRESENTI AL TEMPO STESSO L’ESSENZA DEL SUO PENSIERO E IL SUGGELLO FINALE ALL’EPOCA DELLA MODERNITÀ.
Secondo me la summa del suo insegnamento è questa: "Ciascuno di noi si sente al centro del mondo ed è il centro del mondo. Dunque il centro è dappertutto e cioè in nessun luogo. Ecco perché ciascuno vede il mondo e tutti gli individui a suo modo e perché la verità assoluta non esiste. Ciascuno ha la propria ed è questa la fatica del vivere e il suo valore".
Concludo questa premessa citando un mio giovane amico che certo non ha la levatura di quelli che ho appena ricordato, ma il cui sentire in qualche modo li riecheggia.
Voi lettori lo conoscete, lo criticate o lo apprezzate ma sapete che rappresenta una delle voci interessanti della post-modernità, quelle che io chiamo i contemporanei ed ha dedicato la vita fin qui vissuta alla politica e alla cultura, due attività che purtroppo assai raramente vanno insieme. Parlo di Walter Veltroni che è intervenuto il 24 giugno scorso al Festival delle Letterature tenutosi in Campidoglio.
"Pensate al nostro rapporto col tempo. La nostra modernità ha causato molte accelerazioni: quella tecnica, oggi impieghiamo la metà delle ore di trent’anni fa per arrivare da Roma a Milano, scriviamo mail invece di lettere, ci vediamo attraverso il mondo parlando al telefono, accediamo al sapere senza doverci muovere da casa. Ma anche l’accelerazione sociale: spariscono mestieri sostituiti dall’automazione e istituzioni come la famiglia, il lavoro, la scuola sono sottoposte a tensioni inedite.
Così cresce freneticamente il ritmo della nostra vita e tutti noi, che pure abbiamo possibilità di risparmio di tempo di ogni generazione vissuta prima di noi, sentiamo che dobbiamo sempre correre. Il nostro tempo storico è l’immediato. Non ci interessa il passato e il futuro ci spaventa. Non siamo disposti ad aspettare, non ci si parla di progetti o di grandi disegni. Ora, qui, subito. Ma il nostro problema è più generale siamo una generazione il cui cervello viene ogni giorno affollato da migliaia di informazioni che ci rendono più consapevoli ma ci sottraggono il tempo necessario per sistemare e razionalizzare. In fondo, per sapere. Stiamo sempre arrivando, ma il rischio è quello di smettere di sapere perché il nostro ippocampo si stanca di tanto cibo e comincia a coltivare una specie di anoressia, come un cassetto troppo pieno che cominci ad espellere fogli, spesso a caso. È dunque vero che ognuno, proprio ognuno, è il centro del mondo. Ad una sola condizione però: sapere che anche il tuo fratello, il tuo vicino, il tuo avversario, sono il centro del mondo. E conoscerli è il solo modo di sapere, viaggiare, arrivare".
* * *
Veniamo al nostro vissuto di questi ultimi giorni. I leader europei si sono incontrati, scontrati, accordati, rilassati, tra Bruxelles e Ypres dove hanno ricordato una guerra spaventosamente devastante, primo atto d’un terribile gran finale culminato nella distruzione dell’Europa delle nazioni e in un genocidio orribile che nessuno potrà dimenticare.
Quelle guerre hanno chiuso un’epoca; in Europa non ci saranno più. Ma l’Europa ci sarà ancora? Questa che vediamo non è che il miraggio d’una generazione che l’aveva sognato, ma non è ancora gli Stati Uniti d’Europa.
Sopravvivono i governi nazionali, le istituzioni europee sono deboli e contestate, la nazione egemone che è certamente la Germania è incerta e quasi impaurita dalla sua stessa egemonia; preferisce esercitarla per interposte persone ed istituzioni con tutte le condizioni che ne derivano. Nessuno o pochissimi perseguono veramente la nascita d’uno Stato federale con le relative cessioni di sovranità degli Stati nazionali. Anzi: ciascuno dei governi degli Stati confederati lotta per sé e al suo interno, cerca di avvalersi dell’Europa per rafforzare la propria leadership personale e dei suoi seguaci. Noi italiani abbiamo avuto l’occasione di un leader di notevole capacità che è riuscito nel giro di pochi mesi a trasformare in forza le sue qualità e i suoi difetti.
Matteo Renzi e il paese che rappresenta sembrano viaggiare col vento in poppa. Sembrano e in parte è fortunatamente così; in altra parte è un gioco di immagini e di specchi, di annunci ai quali la realtà corrisponde molto parzialmente. La sola vera conseguenza è il suo rafforzamento personale a discapito della democrazia la cui fragilità sta sfiorando il culmine senza che il cosiddetto popolo sovrano ne abbia alcuna percezione.
Ascoltando il leader appena tornato dalle esibizioni di Ypres e di Bruxelles sembra che la partita della flessibilità economica sia stata guadagnata. Pienamente guadagnata, dopo aver mostrato i muscoli alla Merkel e avere poi concluso con un sorriso, un abbraccio e solide promesse. Il pareggio del bilancio sarà rinviato al 2016, gli investimenti per la crescita saranno consentiti, la fiducia cambierà in meglio le aspettative, le riforme strutturali – che sono la condizione richiesta dalla Germania – saranno fatte anche perché (Renzi lo dice e lo ridice) il premier ci mette la faccia. Più chiaro, più netto ed anche più irresistibile di così non ce n’è un altro. Un vero fico che la sorte ha regalato all’Italia e – diciamolo – al Partito socialista europeo e all’Europa intera. Però…
PERÒ NON È PROPRIO COSÌ. INTANTO PER QUANTO RIGUARDA LA FLESSIBILITÀ.
Il pareggio del bilancio non è stato rinviato al 2016 ma in realtà al 2015 il che significa che bisognerà porne le condizioni nella legge di stabilità di quell’esercizio, che sarà in votazione dell’autunno di quest’anno. Si intravede una manovra di circa 12 miliardi e forse più.
Nel frattempo la domanda, cioè i consumi, sono fermi anzi leggermente peggiorati; la "dazione" degli 80 euro, almeno per ora, non ha dato alcun segnale. È certamente presto per giudicare, aspettiamo i dati di giugno e di luglio; ma per ora non ci sono segnali di ripresa. Semmai ci sono segnali di ulteriore aumento della disoccupazione, giovanile e non. Il vero e solo dato positivo viene dall’intervento della Banca centrale europea che nelle prossime settimane dovrebbe intervenire con misure "non convenzionali". Ma qui non c’entrano né il governo italiano né le istituzioni europee e neppure la Germania. Qui c’entra la Bce e la fermezza di Draghi, sperando che la lotta per alzare l’inflazione abbia successo.
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Draghi richiama un altro tema assai scottante che però non riguarda il presidente della Banca centrale il cui nome nel caso in questione è stato usato a sua insaputa (e molto probabilmente col suo personale fastidio).
È circolata nei giorni scorsi la notizia che uno dei possibili anzi probabili candidati a sostituire Van Rompuy alla presidenza del Consiglio europeo sarebbe stato Enrico Letta. La notizia è uscita sul Financial Times e su molti giornali italiani e la candidatura avrebbe avuto il pregio di non provenire dal governo italiano ma da quello inglese e anche francese. Pregio, perché i candidati alle massime cariche dell’Unione non sono scelti sulla base della nazionalità d’origine, ma sulla base del talento e dell’esperienza. Lo stesso Giorgio Napolitano ha ricordato pubblicamente che, dal momento della nomina a presidente della Bce, Draghi non è più considerato come un italiano, così come Jean-Claude Juncker non è considerato un lussemburghese, sicché un altro italiano scelto per un’altra carica non incontra alcuna difficoltà per la presenza d’un suo "originario concittadino".
Questo non è un dettaglio di poco conto ma un punto fondamentale per chi persegue gli obiettivi dell’Europa federale e non confederata. Ma il nostro Renzi (e guai a chi ce lo tocca) ha di fatto risposto: Letta chi? E poi ha aggiunto che la presenza di Draghi costituiva un ostacolo all’eventuale incarico di Letta. Comunque – ha infine aggiunto il nostro presidente del Consiglio – lui non pensava affatto ad ottenere quella carica per un italiano ma piuttosto ad avere la ministra degli Esteri, Mogherini, alla carica di Alto rappresentante della politica estera e della difesa europea.
ABBIAMO GIÀ SCRITTO DOMENICA SCORSA, E QUI LO RIPETIAMO PER CHI HA ORECCHIE DA MERCANTE, CHE QUELLA CARICA NON CONTA ASSOLUTAMENTE NULLA.
Politica estera e difesa sono solidamente nelle mani dei governi nazionali, nessuna cessione di sovranità è prevista in proposito, ogni paese europeo ha la sua politica estera che spesso non coincide con quella degli altri. Si tratta dunque d’un obiettivo di pura facciata, che proprio per questo l’Italia ha già ottenuto e utilizzerà a favore della Mogherini o di D’Alema.
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Concludo ricordando che la flessibilità concessa all’Italia nei limiti che abbiamo già visto è comunque subordinata a riforme strutturali che incidano sull’economia. Altre riforme interessano assai poco l’Europa e gli stessi italiani. Quelle della legge elettorale nonché la riforma del Senato sono tra le meno interessanti ai fini della flessibilità. Di esse abbiamo più volte parlato nelle scorse settimane. Far sparire il Senato depaupera il potere legislativo. Il sistema monocamerale avvia inevitabilmente verso un cancellierato e quindi un rafforzamento del potere esecutivo. Si può fare e forse sarebbe anche utile, purché venga riscritta l’architettura dei contropoteri di controllo. Prima e non dopo.
Questo punto è essenziale per la democrazia e non può essere preso di sbieco: va affrontato di petto e – ricordiamolo – da un Parlamento i cui membri, specie in questioni di questa natura, sono liberi da ogni vincolo di mandato e debbono esprimersi a viso aperto, visto che agiscono come rappresentanti del popolo sovrano.

ROMA
PARLAMENTO EUROPEO, QUEL PIACEVOLE POZZO
Il Parlamento europeo somiglia ad un pozzo, e si rischia di caderci dentro.
Sono ormai quindici anni che non sto più nel Parlamento Europeo e dunque tutto può esser cambiato. Ma poiché ci sono stata per vent’anni (sono davvero parte della casta, ma per fortuna ormai rottamata da un pezzo), qualche suggerimento ai nostri nuovi tre deputati tsipras forse posso darlo. Anzi: potrei forse fornire un decalogo, preceduto da un’avvertenza: il Parlamento europeo è un luogo che somiglia ad un pozzo e che però siccome è piacevole si rischia di caderci dentro. La sola salvezza è restare strettamente attaccati al di fuori. E perciò:
1) ridurre al minimo la presentazione di interrogazioni. Io sono fiera di averne presentate in due decenni non più delle dita di un palmo di mano. Non servono a niente – salvo casi eccezionalissimi – e fanno perdere un sacco di tempo;
2) ovviamente si deve lavorare nelle commissioni e assumere la miriade di impegni che il Parlamento eurpeo ti sollecita: ma guai ad impegnarsi troppo, alla fine si resta impigliati in una quantità di cosucce di nessun interesse, per te e per chi ti ha eletto, col rischio, persino, di venire affetti da quello che in epoche leniniste – ammetto con qualche rozzezza – era chiamato «cretinismo parlamentare»;
3) perché occorre capire bene e subito che il parlamento europeo è tutt’altra cosa da quello nazionale, e per molte tristi ragioni di cui tuttavia è bene prendere atto: non c’è come controparte un governo, che tu devi difendere o opporre (per cui sei importante magari anche solo come numero), ma una nebulosa burocratica che non risponde a nessuno, commissari di destra o di centrosinistra, ognuno dei quali risponde all’opinione pubblica del paese che lo ha nominato.
La dialettica nazionale, insomma, lì non c’è, mai il fiato in gola quando c’è la fiducia per sapere se spunta qualche Scilipoti. E nemmeno un’opinione pubblica: non solo perché nessuno ha mai finora seguito quanto accadeva in questo luogo, ma anche perché la frammentazione della cittadinanza che ha delegato i deputati è così profonda che la società civile non può né recepire nè rilanciare una proposta;
4) non pensare che il discorso che terrai in aula avrà una qualsiasi eco: ti spettano, a seconda dalla forza del tuo gruppo, e di quella che la tua rappresentanza nazionale ha nel gruppo, da 1 a 4 minuti e mezzo di parola. Avete mai saputo di quanto ha detto in aula il deputato tizio o il deputato sempronio? Per una legislatura io ho avuto come compagno di banco nientemeno che Alberto Moravia, che diventava furioso quando gli veniva comunicato che aveva due minuti mezzo per pronunciare il suo discorso. «Perché mi hanno mandato qui?», esplodeva. Aveva ragione, averlo mandato a Strasburgo a perdere tanto tempo, dava lustro in patria al partito che ce lo aveva inviato – il Pci, in quel caso – ma non aveva la minima rilevanza a livello europeo, né nessuno, neppure in Italia, una volta eletto, si è mai più chiesto cosa diamine ci facesse.
È PER ALTRO BENE SAPERE CHE A BRUXELLES E A STRASBURGO A RIFERIRE QUANTO DICE UN PARLAMENTARE NON C’È NEMMENO L’ANSA O DAGOSPIA. E ALLORA, NON C’È NULLA DA FARE?
NO, c’è moltissimo. C’è da costruire una società europea, veri partiti, sindacati, movimenti, pubblicazioni, mobilitazioni europei. Senza questo, l’Unione europea resterà sempre antidemocratica, perché priva di referente. Da questo punto di vista l’esperienza di deputato europeo è preziosa: per conoscere gli altri, per stabilire rapporti e imbastire iniziative, partecipando di persona alla vita politica degli altri paesi. Non per tua personale cultura, ovviamente, ma per aiutare a far crescere, nel paese da cui provieni, una dimensione europea che renda efficace quanto si fa. In questo senso può essere assai più utile una cena che non una riunione. Così come la creazione di «inter gruppi», aggregazioni informali in cui operano deputati di gruppi politici diversi che, proprio perché qui non c’è un governo da difendere, sono assai più fluidi che a livello nazionale e infatti sono tantissimi i voti trasversali. La cosa fondamentale è mantenere un rapporto stretto con i tuoi (o costruirlo se non c’è) e metterli in contatto con quanto, in Svezia o in Portogallo, o in Lituania, è possibile fare assieme ai loro simili per mandar avanti un progetto utile.
Quanto dico può sembrare ancora una volta rozzo leninismo: «il parlamento è l’altoparlante del popolo». Invece è il contrario: il parlamento, quello europeo in particolare che decide assai poco, è democratico solo se ha un rapporto stretto con i movimenti, usarlo per delle prediche che nessuno ascolta non serve a niente. Spero di venir scusata per essermi richiamata alle esperienze del secolo scorso. Naturalmente sarò felice di sapere e capire come funziona nel XXI. E mi piacerebbe anzi, visto che abbiamo due giornalisti su tre fra i nostri deputati, un loro diario regolare su queste colonne.

VATICANO
CHIESA E ABUSI SESSUALI, PAPA FRANCESCO INCONTRA SEI VITTIME: "VI CHIEDO PERDONO"

“Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti e umilmente chiedo perdono ”. Lo ha detto Papa Francesco in uno dei passaggi dell’omelia, durante la messa a Santa Marta, alla presenza di sei vittime adulte di abusi da parte del clero. "Chiedo perdono anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime. Questo ha creato una sofferenza ulteriore a quanti erano stati abusati e ha messo in pericolo altri minori che erano in situazione di rischio", ha poi aggiunto Francesco.
Papa Francesco si è intrattenuto per oltre tre ore con le sei persone presenti questa mattina alla messa. Lo ha riferito il portavoce della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi, nel corso del briefing seguito all’incontro. Il Papa, ha detto padre Lombardi, ha tenuto prima l’omelia, ”molto forte, intensa e significativa” poi dalle 9 alle 12.20 ha incontrato singolarmente le sei vittime, tre uomini e tre donne, provenienti da Germania, Irlanda e Regno Unito, che hanno mostrato ”gratitudine e commozione per un incontro così attento e approfondito da parte del Papa

MONDO
SICUREZZA IN AEROPORTO: TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE PER NON RESTARE A TERRA

L’ultima norma per chi vola in USA: dispositivi elettronici carichi, altrimenti verranno sequestrati.
Una misura che si aggiunge alla lunga lista di regole da rispettare per un volo sicuro.
ALLARME TERRORISMO. E’ il motivo per cui gli Stati Uniti hanno potenziato ulteriormente, negli ultimi giorni, i controlli negli aeroporti, in seguito alle minacce giunte da organizzazioni legate ad Al Qaeda di voler far esplodere in volo aerei turistici e commerciali.
Così, il dipartimento di sicurezza interna statunitense ha messo in atto nuove misure per chi viaggia da e per gli Stati Uniti, misure che è bene sapere per non rischiare di rimanere bloccati in aeroporto.
L’ultima arriva direttamente dalla Transport Security Administration (TSA) – l’agenzia governativa statunitense che si occupa dei controlli di sicurezza negli aeroporti – ed è bene che si sappia perchè potrebbe farvi rischiare di perdere l’aero. La TSA ha infatti annunciato che ai viaggiatori con volo da o per gli Usa potrebbe essere richiesto di accendere – prima del gate – il proprio smartphone o altro dispositivo elettronico, per controllare se non siano dispositivi bomba camuffati da device mobile. Qualora fossero scarichi, allora dovranno essere lasciati a terra e il proprietario sarà soggetto ad ulteriori controlli. Rischiando così di perdere l’aereo. (Continua dopo il video)
In generale i dispositivi elettronici venivano già controllati: al momento delle verifiche di sicurezza, infatti, vanno estratti da borse e zaini per passare sotto lo scanner. Stesso discorso vale per scarpe, cinte e oggetti metallici che devono essere assolutamente tolti prima di passare sotto il controllo della polizia aeroportuale.
La nuova misura di sicurezza porterà certamente rallentamenti durante il check-in, anche perchè non è ancora chiaro cosa effettivamente dovrà essere monitorato. Quello che è certo è che la nuova normativa verrà imposta a tutti gli aeroporti dai quali partono voli per gli Stati Uniti.
Il controllo dei dispositivi accesi si aggiunge alla lunga lista di monitoraggi che i passeggeri devono affrontare prima di salire a bordo: ci sono i body scanner, degli scanner corporei che spogliano letteralmente i passeggeri per vedere se sotto gli abiti nascondono armi o altri dispositivi.
Oggetto di molte polemiche per via della privacy, il body scanner si è diffuso – soprattutto negli States – subito dopo i fatti dell’11 settembre.
Ulteriori novità arriveranno a breve per quanto riguarda il trasporto dei liquidi. Sul sito dell’ Enac è possibile consultare un vademecum con gli aggiornamenti da sapere prima di imbarcare liquidi in cabina. A partire dal 31 gennaio 2014, infatti, ci saranno ulteriori restrizioni sul trasporto. In particolare, potranno essere trasportati i liquidi acquistati al duty free ma solo se sigillati in un sacchetto di sicurezza fornito al momento dell’acquisto, i liquidi in contenitori che non superino i 100 ml (sempre chiusi in un sacchetto di plastica trasparente, da estrarre al momento del controllo), più medicinali e prodotti dietetici particolari, come cibo per neonati. Le nuove restrizioni sui liquidi arrivano dopo le ultime indiscrezioni – non si sa se vere o fantasiose – di questo nuovo esplosivo liquido che si assorbe sugli abiti dell’attentatore.
Se pensate di aver superato ogni ostacolo e di potervi finalmente accomodare sul vostro sedile, pensate male. Perchè un altro aspetto importante da non dimenticare è il bagaglio a mano. Se per quello imbarcato in stiva ci sono meno problemi, se non quello del peso – che varia in base alla destinazione e alla classe ma di solito non deve superare i 23 kg, con alcune eccezioni come Brasile e Africa Occidentale per cui è consentito il trasporto di 2 bagagli di 23 kg l’uno – per il bagaglio a mano scattano ulteriori limiti. Le misure variano in base alla compagnia aerea, che decide il numero di bagagli concesso da salire a bordo e le dimensioni, variabili anch’esse a seconda della compagnia.
Ad esempio, se Alitalia consente il trasporto di un bagaglio con un peso massimo di 8 kg e di dimensioni 35x55x25 cm, Ryanair permette di salire a bordo un solo bagaglio a mano con un peso massimo di 10 kg e dimensioni 55 x 40 x 20, anche se dal 1 dicembre 2013 la compagnia consente di portare in cabina anche un secondo, piccolo bagaglio a mano (35x20x20) come una borsetta o una busta. Dimensioni assolutamente da rispettare, se non si vuole restare in aeroporto o pagare il costo d’imbarco del vostro bagaglio indesiderato.
Uguale per tutte le compagnie è il regolamento delle cose da non portare in cabina: pistole, armi da fuoco, strumenti smussati, armi e oggetti taglienti, esplosivi, sostanze tossiche o infiammabili e liquidi (esclusi quelli di cui sopra).
Ci sono però dei piccoli trucchi da sapere per velocizzare il vostro check in e soprattutto renderlo meno stressante. Basta semplicemente leggere le condizioni di sicurezza aeroportuale della compagnia con la quale state viaggiando e dello scalo, oppure il sito dell’Enac, costantemente aggiornato. In più, molte compagnie permettono di effettuare il check in on line, evitandovi lunghe file e permettendovi di andare direttamente al controllo passaporti. Preparare il bagaglio a mano seguendo tutte le istruzioni, non indossare abiti con oggetti metallici, organizzare i vostri dispositivi elettronici in modo da essere facilmente estraibili, così come per soldi e chiavi. Ma soprattutto, controllate i vostri documenti di viaggio: potrete avere usato tutte le migliori accortezze, ma con un passaporto scaduto non si va da nessuna parte.

EUROPA
UCRAINA
Arriva la crisi dei mutui L’economia ucraina, già scossa da sette mesi di guerra, deve affrontare anche una crisi dei mutui, scrive Bloomberg Businessweek. La moneta locale, la grivnia, ha perso il 40 per cento del suo valore, mettendo m difficoltà i titolari dei mutui. In particolare, chi ha contratto un mutuo in valuta estera prima del 2008 oggi è costretto a pagare in dollari a tassi molto superiori rispetto a quando ha ottenuto il prestito. I risparmiatori chiedono che la grivnia torni al cambio di cinque per un dollaro, invece dell’attuale 11,9-Ma intanto nel Mi4la quota di crediti in sofferenza delle banche ucraine arriverà al 30 per cento

ROMA
PRIMI PASSI DELLA LISTA. E IL 18 ARRIVA TSIPRAS / Altra Europa. Confronto tra i comitati territoriali e i tre eurodeputati Spinelli, Forenza e Maltese. "NON È UNA LISTA DI SCOPO MA UN PROGETTO POLITICO ANTILIBERISTA E CONTRO L’AUSTERITÀ – Il Manifesto | Autore: ro.ci.
«SINISTRA», «SYRIZA ITALIANA», «SOGGETTO COSTITUENTE». Parlando molto di se stessa, ma con il desiderio di iniziare a fare politica al più presto, la lista «L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS» il 7 luglio si è incontrata al centro congressi Frentani a Roma. L’incontro con i tre europarlamentari eletti il 25 maggio e iscritti al gruppo del Gue (Barbara Spinelli, Eleonora Forenza e Curzio Maltese) e i partiti, le reti e i comitati ha chiarito il percorso che porterà la lista all’assemblea nazionale fissata la sera del 18 luglio e il 19 luglio a Roma, forse al teatro Vittoria. L’incontro vedrà la partecipazione del presidente di Syriza Alexis Tsipras.
Si inizierà il 18, nel tardo pomeriggio, con un’assemblea pubblica alla quale parteciperà Tsipras. L’assemblea proseguirà il giorno successivo e sarà introdotta da una relazione del leader greco. Seguirà una plenaria. Nel pomeriggio ci saranno i work­shop tematici su precarietà, welfare e reddito; Fiscal compact, New deal europeo e lotta alla finanza speculativa; territorio, ambiente ed energia; migrazioni nel mediterraneo; partecipazione e modelli di democrazia; costituzione italiana ed europea. Al termine dei lavori, ci sarà una nuova assemblea che varerà un coordinamento più stabile e un programma di base in vista dell’autunno.
Questi gruppi di lavoro avranno l’obiettivo di strutturare campagne per il semestre dell’«Altra Europa» in coincidenza con il semestre a guida italiana del Consiglio Europeo. In questa cornice si discuterà se organizzare alla fine dell’anno — in coincidenza con il Consiglio europeo che Renzi dovrà organizzare a conclusione del semestre — una manifestazione europea sul modello, più volte evocato, del forum europeo o di quello mondiale dei «social forum».
«Renzi ha annullato il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile dell’11 luglio a Torino, non potrà scappare per sempre» è stato detto dal palco. Per preparare l’assemblea di metà luglio, i comitati territoriali, le reti e gli ex candidati della lista lavoreranno in forma aperta alla definizione dell’ordine del giorno, della composizione della presidenza e dei temi politici in discussione anche con riunioni in video-conferenza.
Barbara Spinelli non è tornata sulle polemiche scaturite dalla sua scelta di optare per il seggio a Bruxelles, diversamente da quanto affermato in campagna elettorale, e ha insistito sulla necessità di stabilire un rapporto diretto e di continua elaborazione politica con chi l’ha eletta. Una proposta condivisa con gli altri eletti che ha trovato riscontri nell’assemblea. Pochi gli accenni alla crisi che ha investito Sel a seguito della fuoriuscita dei deputati guidati da Gennaro Migliore contrari all’adesione al progetto Tsipras.
Il dibattito ha chiarito che l’«Altra Europa» non è una «lista di scopo», ma un progetto politico antiliberista e contro l’austerità che vuole creare una soggettività politica. Lo strumento scelto per «radicarsi nella società» è una «democrazia basata su un processo di co decisione tra candidati, eletti e comitati». L’assemblea e gli eletti hanno espresso «solidarietà attiva» teatro Valle «delegittimato» dal sindaco di Roma Ignazio Marino che ha «annunciato di voler porre fine a questa “anomalia” sgomberando l’occupazione».

SPAGNA
MADRID invasa dalla due giorni dell’orgoglio gay – di Fabrizio Salvatori Un ‘oceano arcobaleno’ di due milioni di persone (previsione degli organizzatori) ha invaso tra ieri e oggi il centro di Madrid per il Gay Pride, evento clou di Mado 2014, la settimana dell’orgoglio gay. Centinaia di migliaia di persone hanno hanno cominciato a sfilare dalle 18sfilato ieri al grido di ‘Take a gay’ (parafrasando take away), con le bandiere e i volti dipinti nei sei colori dell’arcobaleno, dalle 18,30 dalla Glorieta de Atocha per raggiungere Plaza Colon, trasformando il Paseo del Prado in un’immensa discoteca.
"Manifestiamo per chi non puo’ farlo", e’ stato lo slogan scelto per la manifestazione madrilena. Al corteo hanno partecipato oltre 50 associazioni, esponenti di partiti politici, oltre 29 carrozze, in una grande festa per i diritti. Madrina della manifestazione la vincitrice dell’ultima edizione di Eurovisione, Conchita Wurst. La Spagna, dove nozze ed adozioni omosessuali sono legali dal 2005, è il Paese più gay friendly del mondo: ben l’88% della sua popolazione pensa che la omosessualità debba essere accettata dalla società. A rilevarlo è un sondaggio a scala mondiale dal titolo “The global divide on homosexuality”, realizzato dal prestigioso istituto statunitense di indagine sociale Pew Research Center.

FRANCIA
TOLOSA / BITCOIN, polizia francese smantella cambio illegale, prima volta in Europa / La polizia francese ha smantellato un cambio illegale di Bitcoin, la moneta virtuale, sequestrando 388 unità per un valore di circa 200.000 euro, in quella che è la prima operazione di questo genere in Europa.
L’annuncio è stato dato 7luglio dalla procura di Foix, anche se l’operazione risale a qualche giorno fa.
Due persone sono state arrestate a Cannes e Nizza, venerdì scorso, con l’accusa di aver gestito un sito web che vendeva e prestava illegalmente Bitcoin agli utenti. I due sono indagati per operazioni bancarie illegali, riciclaggio e gestione illegale di un sito di scommesse.
Durante la perquisizione nell’abitazione di uno degli arrestati la polizia ha sequestrato Bitcoin, carte di credito e computer.
"E’ la prima volta in Europa che un’azione giudiziaria comporta la chiusura di un cambio illegale di monete virtuali", ha detto a Reuters Olivier Caracotch, procuratore di Foix, nel sud ovest della Francia. "Ed è anche la prima volta che in Francia si arriva a un sequestro di Bitcoin".
La polizia è stata informata dell’esistenza della piattaforma illegale da un agente in pensione che aveva acquistato Bitcoin sul sito.
Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

MEDIO ORIENTE & AFRICA
GAZA
GAZA, È DI NOVE MORTI IL BILANCIO DEI RAID AEREI ISRAELIANI / Autore: fabrizio salvatori
E’ di nove palestinesi uccisi il bilancio di una lunga serie di raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza fatti tra ieri e oggi. Secondo alcune fonti ufficiali sei di questi sono militanti dell’armata di Hamas. Viene anche precisato che Israele ha bombardato un sito appartenente alle Brigate Ezzedin al-Qassam, nella zona di un aeroporto abbandonato al di fuori della città di Rafah, vicino al confine con Israele. I corpi dei sei, ha riferito il capo dei servizi di emergenza di Gaza, Ashraf al-Qedra, sono stati rinvenuti oggi prima dell’alba. Sono stati ritrovati, precisa la televisione al-Aqsa, in un tunnel scavato dalle Brigate. Altri tre sarebbero morti in attacchi israeliani, sferrati in risposta al lancio di oltre 35 razzi da Gaza tra ieri ed oggi.
Prima dell’alba, Israele ha bombardato almeno 14 obiettivi lungo la Striscia di Gaza, tra cui lanciarazzi nascosti, campi di addestramento e strutture dei militanti. Da parte loro, riferisce la Bbc, le Brigate Ezzedin al-Qassam, hanno promesso che Israele pagherà un "prezzo enorme". "Il nemico pagherà un prezzo", ha scritto sulla sua pagina Facebook Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas. "L’omicidio da parte del nemico israeliano di membri delle Brigate al-Qassam e della Resistenza rappresenta una pericolosa escalation e il nemico israeliano ne pagherà il prezzo", si legge.
Intanto, il governo israeliano sta facendo di tutto per difendersi dal fango del ragazzo bruciato vivo. Non solo il primo ministro israeliano Netanyahu ha telefonato in mattinata a Hussein Abu Khder, padre di Mohammed, per offrirgli le proprie condoglianze ed "esprimergli l’indignazione mia personale e quella dei cittadini d’Israele per il riprovevole omicidio", secondo alcune fonti giornalistiche di Tel Aviv (Haaretz sia Ynet), dopo decine di fermi sono saltati fuori tre rei confessi. Il punto, però, è che fin dalle prime ore dal fatto è stato lo stesso Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, a chiedere all’Onu l’istituzione di una indagine internazionale su quanto accaduto.

ISRAELE
ORRORE NAZISTA IN ISRAELE, IL PALESTINESE ABU KHDIER BRUCIATO – Autore: fabrizio salvatori
Gli aguzzini di Mohammed Abu Khder non si sarebbero limitati a bruciarne i resti dopo averlo ucciso: e’ stato invece arso vivo. Il sedicenne palestinese scomparso all’alba di mercoledi’ dal sobborgo di Shuafat, a Gerusalemme Est, e il cui cadavere carbonizzato e’ stato ritrovato qualche ora dopo in un bosco nella parte occidentale della Citta’ Santa ha subito questo trattamento da nazisti.
Lo spaventoso verdetto preliminare dell’autopsia eseguita sulla salma il giorno seguente, in Israele ma alla presenza anche di un medico legale dell’Autorità Nazionale Palestinese. A riferirlo è stato il procuratore generale della stessa Anp, Mohammed Abdel Ghani al-Uweili, citato dall’agenzia di stampa ‘Maan’. Secondo Uweili, nella trachea e nei polmoni del ragazzo sono state trovate tracce di fumo e di fuliggine: cio’ significa che respirava ancora quando i suoi assassini gli hanno dato fuoco. "Mohammed presentava anche una profonda ferita alla testa", ha aggiunto il magistrato, "ma non e’ stata quella la causa del decesso". I risultati definitivi delle analisi saranno comunque disponibili a breve.
La vittima sarebbe stata costretta a salire a bordo di un’auto, probabilmente da ebrei ultra-nazionalisti, che avrebbero inteso vendicare in tal modo l’omicidio dei tre adolescenti israeliani, Naftali Frankel, Gil-Ad Shaer e Eyal Yifrach, sequestrati in Cisgiordania il 12 giugno, e i cui corpi erano stati rinvenuti lunedì nei pressi di Hebron.
Intanto, la situazione al confine tra Israele e la Striscia torna in bilico: nonostante le voci di un possibile cessate il fuoco tra le parti, anche oggi sono caduti razzi e colpi di mortaio e ieri sera l’aviazione israeliana ha compiuto un raid a Gaza centrando, secondo il portavoce militare, tre ”obiettivi del terrore”

SUDAFRICA
Nuovi scioperi
Il 30 giugno più di ventimila operai metalmeccanici sudafricani hanno indetto uno sciopero a oltranza dopo il fallimento delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro. Il sindacato di categoria, il Numsa, chiede un aumento dei salari del 12 per cento, mentre le aziende sono disposte a concedere solo L’8 per cento. "A pochi giorni dalla fine del lungo sciopero dei minatori, che è andato avanti per più di cinque mesi", commenta la NeueZurcherZeitung, in Sudafrica si annunciano nuove lotte sindacali".

ASIA & PACIFICO
TAILANDIA
Dopo sei mesi di manifestazioni e tensioni, il 22 maggio l’esercito ha preso il potere con un colpo di stato incarcerando i rappresentanti degli opposti schieramenti politici, convocati il giorno prima per verificare la possibilità di una riconciliazione. In poco più di un mese la giunta militare, che governa sotto il nome di Consiglio nazionale per la pace e l’ordine, ha arrestato circa 500 persone tra attivisti, giornalisti e intellettuali, ha censurato su internet e sui mezzi d’informazione le voci di dissenso e ha aumentato l’attività giudiziaria per punire il reato di lesa maestà. Con il pretesto delle riforme economiche, delle misure anticorruzione, della "pulizia morale" e della "campagna per riportare la felicità", i militari hanno interrotto i meccanismi democratici per più di un anno. Il 28 giugno il generale Prayuth Chan-ocha ha annunciato in diretta tv il programma di transizione alla normalità: un comitato redigerà la nuova costituzione entro la metà del prossimo anno e dall’ottobre del 2015 si potrà andare a votare. Nel frattempo sarà in vigore una costituzione provvisoria scritta dalla giunta, che per governare si farà affiancare da alcuni ministri civili. Non è chiaro se la nuova carta sarà sottoposta a un referendum popolare, e alcuni analisti temono che permetterà ai militari di riservare una quota di seggi parlamentari non eletti da assegnare in maniera arbitraria, come in Birmania. Asian

PAKISTAN
ISLAMABAD / Donna incinta lapidata in Pakistan: accuse omicidio a padre e altri 4 – Il padre della donna incinta lapidata a morte in Pakistan, altri tre parenti e un quinto uomo sono stati accusati di omicidio e tortura. Farzana Parveen, 25 anni, è stata uccisa il 27 maggio davanti a una folla di persone, vicino a un tribunale nel centro di Lahore. I presenti l’hanno assassinata a colpi di mattone mentre andava verso il palazzo di giustizia, a causa della denuncia per rapimento che la sua famiglia aveva presentato contro il marito di lei.
La donna si era sposata contro il volere della famiglia e il suo processo sarebbe dovuto iniziare lunedì, ha riferito la polizia. Le accuse di omicidio sono state rivolte al padre, a due fratelli, a un cugino e a un uomo che sostiene di essere stato sposato con lei. Tutti si sono dichiarati non colpevoli, riporta un ispettore della polizia, Mian Zulfiqar.
Il processo inizierà lunedì 14 luglio, quando il tribunale ha convocato i testimoni dell’accusa. La polizia e i medici che hanno condotto l’autopsia sul corpo della donna deporranno in tribunale, riporta Zulfiqar. Il caso della lapidazione ha attirato l’attenzione a livello mondiale sulle violenze nei confronti delle donne della maggioranza musulmana in Pakistan, ogni anno uccise a centinaia dai parenti nei cosiddetti omicidi d’onore commessi da mariti o parenti per presunti adulteri o altri comportamenti sessuali. I matrimoni combinati sono la norma tra i conservatori in Pakistan e la famiglia di Parveen non accettava che lei si fosse sposata per amore con Mohammed Iqbal.

AMERICA CENTRO-MERIDIONALE
VENEZUELA
In Venezuela, 15 anni di governo chavista hanno abituato i cittadini a un rapporto non rituale con i simboli e le ricorrenze storiche. Ogni data, è un’occasione per scendere in piazza: a sinistra, se si è scelto di stare con le camicie rosse, a cui il popolo venezuelano continua a dare la maggioranza. A destra, si è preferito accomodarsi nell’ampia coalizione di opposizione – la Mesa de la unidad democratica (Mud) -, che va dal centro-sinistra della IV repub­blica, all’estrema destra, a ex marxista-leninisti frastornati.
Il paese ha festeggiato i 203 anni dalla firma dell’indipendenza. L’opposizione ha cercato di portare in piazza i suoi con un’iniziativa in diverse parti del paese, denominata «Lava la bandiera». Una manifestazione contro «la corruzione e la repressione», che però ha avuto scarso seguito. La devastante onda azionata dalle proteste violente contro il governo, scoppiate il 12 febbraio, si è andata esaurendo. La Mud è divisa tra oltranzisti, mediatori e avvoltoi che aspettano il cadavere dell’economia socialista, dopo averne stremato tutte le leve. I neoliberisti come il presidente di Fedecamaras (la Confindustria), Jorge Roig, hanno accettato il dialogo con il governo sperando di pesare sulle scelte economiche di Maduro.
Roig ha detto che gli imprenditori hanno terminato un documento di «raccomandazioni per migliorare l’economia del paese: le imprese pubbliche – ha affermato — non funzionano perché sono state espropriate e mal gestite e le imprese private non riescono a produrre». Intanto, il governo continua a sequestrare tonnellate di alimenti destinati ad essere venduti a caro prezzo al mercato nero. Intanto, gli oltranzisti continuano a chiedere «la salida», la cacciata di Maduro dal governo. «Più peggiora la situazione, più possiamo sperare in un cambiamento», ha detto la ex deputata filo-Usa, Maria Corina Machado.
La fondatrice della Ong Sumate (una delle più accudite dal Pentagono) è al centro di un’inchiesta per tentato golpe e per tentato omicidio del presidente. Con lei, vi sono diverse figure di opposizione (imprenditori, faccendieri, un ex governatore) e anche un ambasciatore Usa. In questi giorni, il presidente del Parlamento, Diosdado Cabello, ha antici­pato l’esistenza di altri tre mandati di cattura.
La Mud ha difeso i suoi, gridando alla montatura. Nella coalizione, in molti (come l’ex candidato alla presidenza, Henrique Capriles) pensano però soprattutto a coltivare il proprio orticello, con un occhio alle elezioni legislative del dicembre 2015. «Dobbiamo rilanciare i comitati locali e lavorare in armonia con i consigli comunali», ha detto ieri Antonio Ecarri, vicepresidente di Accion Democratica (Ad, il centrosinistra dalla IV Repubblica). Al contempo, Ad ha precisato di essere a fianco di Voluntad popular, il partito della destra che ha convocato la manifestazione di ieri e il cui leader, Leopoldo Lopez, si trova in carcere come mandante delle violenze di piazza.
Ecarri ha anche tuonato contro l’arrivo in Venezuela dell’economista cubano Orlando Borrego – figura storica e amico del Che Guevara – come consulente del governo bolivariano. Maduro ne ha dato l’annuncio martedì durante il suo programma radio-televisivo settimanale. Una risposta al furibondo dibattito scoppiato dopo il documento di Jorge Gior­dani, ex ministro della Pianificazione, maestro di Hugo Chavez.
Giordani ha accusato il governo di portare a destra il socialismo venezuelano e ha puntato il dito contro certi «consulenti francesi», pare legati a un azionista di Le Monde. Maduro, prima ha redarguito «i piccoli borghesi che cercano di confondere il popolo», poi ha teso la mano, citando Mao e le «contraddizioni in seno al popolo».

ARGENTINA
Fondi bruitres. L’America Latina sostiene l’Argentina / Fonte: Marx 21 | Autore: red.
L’Argentina ha ricevuto un sostegno massiccio e importante dai paesi dell’America Latina e dei Caraibi nel contenzioso che è costretta ad affrontare riguardo i cosiddetti fondi buitres.
Durante la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione degli Stati Americani, convocata a Buenos Aires per discutere dell’argomento, i rappresentanti della regione hanno criticato le caratteristiche di questi fondi speculativi.
SOLO IL CANADA E GLI STATI UNITI SI SONO ASTENUTI DAL VOTARE LA RISOLUZIONE PRESENTATA DA URUGUAY E BRASILE IN APPOGGIO ALLA NAZIONE SUDAMERICANA.
“Ringrazio per questo appoggio massiccio, non solo al mio paese, ma anche al popolo argentino, mentre mi rammarico per la decisione di Washington e Ottawa”, ha dichiarato il ministro degli esteri Héctor Timerman.
“ANNO DOPO ANNO LA CASA BIANCA CI INONDA DI RAPPORTI SULLA SITUAZIONE DEI NOSTRI PAESI”, HA RICORDATO.
“Scrivono bollettini sull’economia, i diritti umani, le carceri e altro ancora. Naturalmente, non appena noi cerchiamo di parlare di un problema causato da una decisione giudiziaria degli Stati Uniti, Washington non si associa all’intera regione”, ha sottolineato Timerman.

Da parte sua, il ministro dell’Economia argentino, Axel Kicillof, ha denunciato che l’obiettivo di tali fondi è quello di indebolire il paese per ottenere profitti straordinari.
“Nel passato avevano già cercato di farlo e ora vogliono riprovarci con la copertura della sentenza di un giudice statunitense”, ha commentato Kicillof alludendo alla decisione del magistrato di New York Thomas Griesa.
Nel gennaio 2012, Griesa aveva decretato che il paese sudamericano avrebbe dovuto pagare circa 1.330 milioni di dollari ai fondi buitres, che si erano rifiutati di rinegoziare il debito accettato per il 92,4 per cento dai creditori.
Giorni fa, il giudice aveva stabilito che il paese sudamericano deve pagare ai fondi prima di effettuare depositi per il resto dei creditori.
“Questa sentenza è una prepotenza e una rapina”, ha affermato il ministro delle Relazioni Estere della Bolivia, David Choquehuanca, che ha fatto appello alla creazione di un nuovo sistema finanziario più giusto e umano.
Il suo omologo uruguayano, Luis Almagro ha fatto notare che, dopo la sentenza di Griesa, gli accordi tra Buenos Aires e i creditori che hanno accettato la rinegoziazione del debito sono diventati ostaggi di pochi.
In termini simili si sono pronunciati i ministri degli Esteri del Brasile, Luiz Alberto Figueiredo, e del Venezuela, Elias Jaua.
Figueiredo ha dichiarato che il suo paese è preoccupato per l’impatto negativo della sentenza, “fatto di interesse pubblico e collettivo” per futuri processi di rinegoziazione del debito sovrano nella regione, e ha manifestato inquietudine per le possibili ripercussioni sistemiche di questa minaccia.
A sua volta, Jaua si è domandato chi e quali organizzazioni politiche finanziano i fondi buitres.
ANCHE I RAPPRESENTANTI DI DOMINICA, COLOMBIA, CILE, GRANADA, PERÙ, HONDURAS, ECUADOR, GUATEMALA, MESSICO, NICARAGUA, TRA GLI ALTRI, HANNO APPOGGIATO BUENOS AIRES E CRITICATO I FONDI. Traduzione di Marx 21

CILE
I PRIMI CENTO GIORNI DI MICHELLE BACHELET
118 giugno la presidente cilena, Mi-chelle Bachelet, ha fatto un bilancio dei suoi primi cento giorni di governo. Dopo essere stata eletta, aveva annunciato cinquantasei provvedimenti: ne ha realizzati il 91 per cento. Sul restante 9 per cento delle iniziative, Bachelet interpellerà i popoli indigeni, perché sono misure che li riguardano. L’opposizione e i mezzi d’informazione ostili al governo sostengono che molte iniziative si sono esaurite nel momento in cui sono state annunciate. Ma anche un semplice annuncio ha scatenato una valanga di critiche, come il discorso di Bachelet in parlamento a maggio sulla de-penalizzazione dell’aborto terapeutico (in Cile l’interruzione di gravidanza è illegale in qualsiasi caso).
UN PIANO D’AZIONE – Bachelet ce l’ha messa tutta per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, ma l’opposizione l’accusa di aver agito di fretta facendo un cattivo uso della maggioranza parlamentare e sacrificando la ricerca di consenso pur di rispettare il suo programma. Finora l’iniziativa principale è stata la riforma tributaria, approvata dalla camera dei deputati il 14 marzo. La legge prevede un aumento delle tasse per le aziende e una diminuzione di quelle a carico dei cittadini La riforma è passata con il voto contrario tutta l’opposizione, a eccezione di un deputato. Bachelet sostiene che la legge rlon stata frutto dell’improvvisazione, menti secondo alcuni analisti vicini al governo 3 la stesura non hanno partecipato abbastanza esperti. La legge, che dev’essere approvata dal senato, può ancora essere perfezionata. "La riforma tributaria serve a ottenere le risorse necessarie per la rifornì dell’istruzione, ma anche per poterci occupare dei problemi sanitari, per aumentare pensioni più basse e per migliorare la situazione abitativa", ha detto la presidente al Pais. Per quanto riguarda la riforma dell scuola e dell’università, c’è chi accusa il go verno di parlare di un’istruzione "gratuita 1 di qualità" senza aver fatto proposte con crete. La presidente sostiene di voler approvare una riforma a tappe, e che per queste alcuni non riescono a vedere il quadro generale. "Il parlamento sta discutendo du< progetti che affrontano problemi diversi Andremo avanti poco a poco, perché sono tutte questioni complesse", ha dichiara» Bachelet. Al di là delle percentuali delle promesse mantenute, queste misure hanno già tracciato un piano d'azione del governo Ora va trasformato in realtà. AMERICA SETTENTRIONALE USA PERICOLO BOLLE . Nel mondo si stanno formando nuove bolle ancora prima che l'economia globale sia uscita dalla crisi". Lo sostiene nel suo ultimo rapporto la Banca internazionale dei regolamenti (Bn), un'istituzione che riunisce le banche centrali di tutto il mondo " La Bri usa i rapporti annuali per mandare messaggi ai politici", scrive il New York Times. "Ma questa volta è stata particolarmente diretta, sottolineando che l'economia globale potrebbe andare di nuovo in crisi II mondo "annegane il credito facile e ha dimenticato la lezione degli ultimi anni. (articoli da: NYC Time, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, Nuovo Paese, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi e Le Monde) PER LE ASSOCIAZIONI, CIRCOLI FILEF, ENTI ed AZIENDE . Sui siti internet www.emigrazione-notizie.org e www.cambiailmondo.org è possibile utilizzare uno spazio web personalizzato, dedicato alla Vostra attività e ai Vostri comunicati stampa. Per maggiori informazioni, contattateci a emigrazione.notizie@email.it , oppure visitate la sezione PUBBLICITÀ su www.cambiailmodo.org  

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