11223 STOP AUSTERITA’, REFERENDUM CONTRO IL FISCAL COMPACT

20140703 23:03:00 redazione-IT

di Alfiero Grandi
Qualcuno ha detto che l’approvazione da parte del parlamento della modifica dell’articolo 81 della Costituzione è stata possibile nel 2012 solo per una sorta di autoembargo delle intelligenze. E’ una spiegazione verosimile.
L’introduzione del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale è un’esagerazione non richiesta, neppure dagli impegni assunti dall’Italia con l’accettazione del Fiscal compact e si spiega solo con il clima di terrorismo psicologico instaurato dopo l’esplosione degli interessi sul debito pubblico e il fallimento del governo Berlusconi. Del resto altri paesi, come la Francia, si sono ben guardati dall’approvare norme costituzionali di questo tipo.

Per dare attuazione al nuovo articolo 81 della Costituzione è stata approvata la legge n. 243/2012 che è oggetto dei 4 referendum abrogativi che il comitato promotore ha presentato in Cassazione e sui quali è in fase di avvio la raccolta delle firme, a cui occorre dare pieno sostegno.

Purtroppo la modifica all’articolo 81 della Costituzione è stata fatta con più dei 2/3 dei parlamentari e questo ha impedito l’effettuazione del referendum confermativo. Solo un’iniziativa parlamentare potrà modificare questo errore politico ed economico, che ha legato mani e piedi il nostro paese alle politiche di austerità e per di più la sua legge attuativa ha ulteriormente aggravato i vincoli, più di quanto lo stesso Fiscal compact imponesse. Il risultato è che l’Italia continua ad essere in difficoltà economiche, non riesce a riprendersi e aumenta la disoccupazione, ormai raddoppiata, come dimostrano anche i dati diffusi dall’Istat.

L’austerità è una cura che ha aggravato la situazione del nostro paese, con il raddoppio del tasso di disoccupazione e in particolare con l’esplosione della disoccupazione giovanile, con la diminuzione di un milione di occupati, senza contare i lavoratori in cassa integrazione, con una diminuzione del Pil del 9 % dal 2007 al 20013 e malgrado questo un aumento del debito pubblico dal 103,3 % al 132,7 %.

Per di più non viene detta tutta la verità sul debito pubblico perché il pagamento dei debiti arretrati della Pubblica Amministrazione, che pure è doveroso, porterà ad un ulteriore aumento dello stock del debito di 70/80 miliardi di euro.

Occorre una strategia di ripresa economica qualificata ed occupazionale, di espansione dei redditi, per uscire dalla crisi di cui ancora non si vede la reale conclusione. Occorre un’alternativa alle politiche di austerità che hanno aggravato la crisi anzichè risolverla.

E’ un bene che oggi in Europa siano più forti e diffuse le posizioni che puntano a chiudere con l’austerità, tuttavia ancora non siamo di fronte alla svolta di cui c’è bisogno. Troppe le incertezze e i vincoli, troppe le ambiguità. Anche le aperture di cui si parla in questi giorni sono in realtà promesse di flessibilità nell’ambito della strategia definita dal Fiscal compact e dai vincoli di austerità vigenti. La flessibilità, se effettivamente ci sarà, è del tutto insufficiente ad affrontare i problemi dell’Europa e in particolare della parte che più ha sofferto le conseguenze dell’austerità.

L’obiettivo dei quesiti referendari, su cui inizia la raccolta delle firme in questi giorni, è modificare la legge n. 243/2012, abrogando le disposizioni che impongono un’applicazione esasperata ed eccessiva dell’equilibrio di bilancio. Si tratta di norme che comportano politiche di austerità ancora più dannose per il Paese.

I 4 quesiti referendari riguardano l’articolo 3 comma 3 e 5 (n°1), l’articolo 3 comma 2 (n°2), l’articolo 8 comma 1 (n°3), l’articolo 4 comma 4.

Un impegno referendario non è cosa da poco ma è necessario per tentare di sbloccare la politica di austerità che da anni soffoca l’Europa e condanna alcuni paesi come l’Italia a fare i conti con difficoltà enormi. Per questo i 4 referendum assumono un valore emblematico ed è giusto e necessario un impegno di quanti vogliono uscire da questa situazione e dire con chiarezza alla nuova Commissione Europea e al Governo Renzi che occorre una svolta di cui non c’è traccia reale.

Occorre sostenere le iniziative del comitato promotore con l’impegno di tutti, associazioni e singoli, per realizzare anzitutto la raccolta delle 500.000 firme necessarie per svolgere i 4 referendum nel 2015 e poi per portare la maggioranza delle elettrici e degli elettori a votarli per dare validità e fare vincere i quesiti referendari.

Proprio per dare il massimo vigore all’iniziativa contro l’austerità occorre anche iniziare un percorso che metta al centro la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, come risulta dopo le modifiche del 2012, e la modifica dello stesso Fiscal compact. Non basta lo spazio creato da una possibile interpretazione flessibile, se mai vi sarà.

Occorre mettere al centro con determinazione la rimozione dei vincoli fondamentali che sono rappresentati appunto dal Fiscal compact e dal nuovo articolo 81. Per questo occorre avviare anche un’iniziativa nel parlamento europeo e nel parlamento italiano per mettere a fuoco questi 2 obiettivi che possono integrare e completare la strategia dei 4 referendum, che nel frattempo vanno pienamente sostenuti come avvio di un percorso concreto di svolta rispetto alle politiche di austerità in Europa e in Italia.

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STOP AUSTERITA’, REFERENDUM CONTRO IL FISCAL COMPACT

«Stop austerità, referendum contro il Fiscal Compact» è il nome scelto da un composito comitato referendario (*) che chiede di firmare 4 quesiti che intendono abrogare parti della legge 243 del 2012, cioè la legge ordinaria conseguente all’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, con la modifica dell’art. 81.
Necessariamente, per evitare la bocciatura da parte della Consulta, i quesiti referendari (allegati) riguardano disposizioni di legge non coperte da principi costituzionali, né da obblighi derivanti dall’Unione Europea o da impegni assunti con trattati internazionali.
Questa particolarità ha sollevato obiezioni circa la possibile scarsa incidenza dei quesiti sugli obblighi europei in materia di rientro del debito.
Noi pensiamo che aldilà delle tecnicità, che pure hanno la loro importanza, debba prevalere il giudizio politico sulla possibilità che questa campagna referendaria può offrire, per far crescere nell’opinione pubblica la mobilitazione contro la linea dell’austerità, anche l’“austerità flessibile” (nella versione Renzi) e il fiscal compact.
Va chiarito come, senza alcun dibattito pubblico, il Parlamento italiano si sia impegnato ad applicare misure economiche che tecnicamente non possono essere rispettate, ha accettato il principio del pareggio strutturale del bilancio e l’idea di abbattere il debito pubblico al 60% del Pil in 20 anni. Misure, che assorbiranno risorse necessarie invece per adeguate politiche economiche e industriali, per uscire dalla crisi, dalla disoccupazione, dalla precarietà, impedendo quindi, uno sviluppo equilibrato e sostenibile.
E’ questa impostazione che deve essere abrogata.
Ma perché questo avvenga non si tratta solo di portare a votare, nel 2015, la maggioranza degli italiani per 4 Si, la questione preliminare è raccogliere, a partire da oggi 3 luglio ed entro il 30 settembre, più di 500.000 firme valide.
Per quanto ci riguarda, assieme alle Associazioni con cui lavoriamo, pensiamo di dare il nostro contributo aderendo al Comitato Sostenitore, firmando e facendo firmare quanti più cittadini possibili.
Roma, 3 luglio 2014

Alfiero Grandi, Presidente “Associazione per il Rinnovamento della Sinistra “
Vittorio Bardi, Presidente Associazione “Si alle rinnovabili, No al nucleare”

(*) Il comitato promotore è composto da:

Mario Baldassarri, Prof. Economia Politica; Danilo Barbi, Segreteria nazionale Cgil; Leonardo Becchetti, Prof. Economia Politica; Mario Bertolissi, Costituzionalista; Melania Boni, Dirigente pubblico; Flaviano Bruno, Consulente; Rosella Castellano, Prof. Finanza Matematica; Massimo d’Antoni, Prof. Scienza della Finanza; Paolo De Ionna, Consigliere di Stato; Antonio Pedone, Prof. Scienza della finanza; Laura Pennacchi, Forum Economia Cgil; Nicola Piepoli, statistico; Gustavo Piga, Prof. Economia Politica; Riccardo Realfonzo, Prof. Economia Politica; Giulio Salerno, Prof. Diritto Pubblico; Cesare Salvi, Prof. Diritto Civile.

[url]http://www.referendumstopausterita.it/[/url]

I 4 quesiti:

Quesito n. 1:

«Volete voi che siano abrogati l’art. 3, comma 3, limitatamente alla parola: “almeno”, e l’art. 3, comma 5, lettera a), limitatamente alla parola: “almeno”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»

Quesito n. 2:

«Volete voi che sia abrogato l’art. 3, comma 2 (“L’equilibrio dei bilanci corrisponde all’obiettivo a medio termine.”) della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»

Quesito n. 3:

«Volete voi che sia abrogato l’art. 8, comma 1, limitatamente alle seguenti parole: “e dagli accordi internazionali in materia”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»

Quesito n. 4:

«Volete voi che sia abrogato l’art. 4, comma 4 (“Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 6, comma 6, non è consentito il ricorso all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie.”) della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»

STOP AUSTERITA’, REFERENDUM CONTRO IL FISCAL COMPACT

 

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