10344 Notizie 10 Gennaio 2013

20130111 11:57:00 guglielmoz

EUROPA
AFRICA & MEDIO ORIENTE
NORD AMERICA
CENTRO SUD AMERICA
ASIA & PACIFICO

EUROPA
IRLANDA – II 1 gennaio il paese ha assunto la presidenza semestrale dell’Unione europea.

GERMANIA – L’aeroporto della discordia / Il 7 gennaio il sindaco di Berlino Klaus Wowereit (nella foto) si è dimesso da presidente del consiglio di sorveglianza della Berliner Flughafengesellschaft (Bfg), la società che gestisce i due aeroporti della città – Tegel e Schònefeld – e guida la costruzione del terzo scalo: Berlino-Brandeburgo. Il motivo delle dimissioni, spiega la Frankfurter Allgemeine Zeitung, "è l’ennesimo rinvio dell’apertura di Berli- no-Brandeburgo". L’aeroporto doveva essere inaugurato nel giugno del 2012. Poi, dopo diversi rinvii, l’apertura era stata fissata per l’ottobre del 2013. Ma il 6 gennaio la Bfg ha escluso che i lavori finiranno entro l’anno. Questo nuovo rinvio farà ulteriormente lievitare i costi, già saliti dagli iniziali 2,8 miliardi a 4,3 miliardi di euro.

FRANCIA – Braccio di ferro sulle tasse / La tassa del 75 per cento sui redditi superiori al milione di euro promessa da Franfois Hollande si sta rivelando un autogol. Criticata per la modestia del gettito previsto e il carattere confiscato- rio, la misura è stata bocciata anche dal consiglio costituzionale perché viola il principio di uguaglianza tra i contribuenti. Inoltre, il ministro che l’ha elaborata, Jéróme Cahuzac, è stato indagato per frode fiscale: secondo le accuse, avrebbe un conto segreto in Svizzera. Il governo, però, ha ribadito di non voler rinunciare alla tassa, ma su tempi e modalità non c’è accordo. In questo modo la riforma fiscale promessa da Hollande, e considerata da Le Monde "necessaria per rendere il fisco più trasparente ed equo", rischia di slittare a causa di una "disastrosa misura simbolica". Il simbolo dello scontro è diventato Gérard Depardieu: dopo aver annunciato di aver preso casa in Belgio, dove il fisco è più leggero, l’attore ha ricevuto dal presidente Putin il passaporto russo (nella foto). In Russia l’imposta sul reddito è del 13 per cento. Le aliquote massime delle imposte sul reddito in alcuni paesi europei – Nuova aliquota proposta dal presidente Hollande
FRANCIA, 46,8; SVEZIA 56,6; REGNO UNITO 50,0; GERMANIA 47.S; ITALIA 44,2

PORTOGALLO – Tagliare il 20% dei dipendenti. Il governo portoghese dovrà ridurre del 20% Il numero dei dipendenti pubblici e del 7% gli stipendi per poter fronteggiare la crisi. È quanto prevede un rapporto «di consulenza» del Fondo monetario, riportato ieri al quotidiano portoghese «Pubblico» e consegnato al governo (che non ha smentito). Il rapporto si concentra sulla spesa dei dipendenti pubblici e dei pensionati, le aree nelle quali il governo avrebbe più margine di manovra e maggiori risparmi. Per il segretario generale della confederazione dei lavoratori Cgtp, Armeno Carlos, «le misure suggerite vanno contro la Costituzione e condizionano brutalmente l’acceso ai servizi fondamentali dello Stato, come la sanità, l’istruzione e la sicurezza sociale».

UNGHERIA La corte costituzionale ha invalidato il 4 gennaio una parte della riforma elettorale voluta dal primo ministro Viktor Orbàn. In particolare è stato cancellato l’obbligo per gli elettori di registrarsi entro due setti-mane dal voto.

REPUBBLICA CECA – Il presidente degli elettori / L’11 e il 12 gennaio la Repubblica Ceca andrà alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali. È la prima volta che il capo dello stato è scelto direttamente dal popolo. I candidati sono nove, ma secondo i sondaggi due sono nettamente favoriti: l’indipendente Jan Fischer, già premier di un governo tecnico, e Milos Zeman, anch’egli ex premier con i socialdemocratici e oggi a capo di una piccola formazione di centrosinistra. Zeman sta conducendo una campagna aggressiva e populista, mentre Fischer punta agli elettori moderati usando toni più sobri, fino a sembrare a volte poco determinato. Il voto diretto potrebbe portare all’elezione di un presidente con evidenti ambizioni politiche, che rischierebbe così di indebolire un parlamento già da anni diviso e inefficace. Sul paese, inoltre, pesa ancora l’eredità dell’euroscetticismo del presidente uscente Vàclav Klaus. Entrambi i candidati favoriti si dichiarano favorevoli all’Unione europea. Ma la sostanza delle loro dichiarazioni lascia trasparire una chiara diffidenza nei confronti di Bruxelles, i cui sostenitori in corsa per le presidenza, come Karel Schwarzenberg o il socialdemocratico Jiri Dienstbier jr., non hanno i numeri per ambire alla vittoria.

SERBIA – II 2 gennaio la giustizia spagnola ha autorizzato l’estradizione di Vladimir Milisavljevic, uno dei responsabili dell’omicidio del primo ministro serbo Zoran Dindic nel marzo del 2003.

GRECIA – Corruzione e impunità / Le ultime rivelazioni sulla cosiddetta "lista Lagarde" stanno provocando quella che To Ethnos definisce una "guerra" nella maggioranza guidata dal con-servatore Antonis Samaras. L’ex ministro socialista delle finanze, Giorgos Papaconstantinou, è infatti accusato di aver cancellato i nomi di alcuni parenti dall’elenco che nel 2010 gli era stato consegnato dalla collega francese Christine Lagarde con i nomi di ricchi greci titolari di conti in Svizzera. Mentre la giustizia indaga sui presunti evasori, il go-verno ha proposto di creare una commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato di Papaconstantinou. Allo stesso tempo la sinistra radicale di Syriza ha chiesto che sia indagato anche Evangelos Venizelos, successore di Papaconstantinou e oggi leader del Partito socialista, nella coalizione di governo. La vicenda minaccia la stabilità del governo, poiché diversi deputati della Sinistra democratica, il terzo partito della coalizione, sono stati espulsi dopo aver annunciato il loro sostegno alla proposta di Syriza. "Questa vicenda", scrive To Vima, "rivela le abitudini e i comportamenti dei politici nella gestione del potere. Il caso della lista Lagarde ha evidenziato il problema più grave del paese, cioè l’arbitrio che esercitano i politici e l’immunità dei potenti".

ITALIA
ROMA – ISTAT 2012, CONSUMI A PICCO E FAMIGLIE PIÙ POVERE / Il 2012 è stato l’anno peggiore per i consumi dal secondo dopoguerra. È crollato il potere di acquisto delle famiglie, è calata la spesa, i consumi sono andati a picco e anche le imprese hanno sofferto l’affanno: a fotografare le difficoltà delle famiglie è l’Istat che rileva come nei primi nove mesi del 2012 il loro potere di acquisto abbia registrato una flessione del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. Quanto alla propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è risultata pari all’8,9%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2011. Il reddito disponibile degli stessi nuclei è invece aumentato, in valori correnti, dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, ma è diminuito dell’1,9% nel confronto con il corrispondente periodo del 2011. Non se la passano meglio le imprese: il tasso di investimento delle società non finanziarie è infatti sceso, sempre nel terzo trimestre del 2012 e sulla base dei dati Istat, al 20,3%, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,9 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2011.

ROMA – ALITALIA / Spunta Ethiad, l’ipotesi araba /Cresce l’attesa per capire cosa accadrà in Alitalia dopo il 12 gennaio, quando scadrà il lock up, il vincolo che impediva ai soci italiani di vendere le quote, e si aprirà la partita. Dopo la secca smentita di lunedì da parte del vettore franco-olandese Air France-Klm (primo azionista Alitalia) che ha negato l’esistenza di trattative, gli occhi sono puntati sul Golfo Arabo. Secondo il quotidiano francese «Les Echos», che cita fonti confidenziali, la compagnia degli Emirati Etihad Airways, «sarebbe pronta ad acquistare le quote di alcuni azionisti minoritari». Pur non commentando le indiscrezioni la compagnia araba conferma però che sta guardando a possibili opportunità di investimento nel settore. L’operazione, spiega ancora il giornale, dovrebbe essere gradita anche ad Air France-Klm, «che possiede il 25% della compagnia italiana ma non ha i mezzi per comprare il resto». Quasi tutti i soci italiani sono intenzionati a liberarsi delle quote e fare cassa, ma prevale un atteggiamento attendista, prima del nuovo governo comunque non c’è da aspettarsi una qualsiasi operazione che comporti un esborso da parte dello Stato. Spunta anche l’ipotesi di uno scorporo delle attività di Alitalia tra collegamenti locali e tratte internazionali con il possibile intervento di Ferrovie dello Stato o qualche fondo di investimento. Mentre cresce la preoccupazione dei sindacati per la situazione di Carpatair, la compagnia rumena che gestisce in sub appalto alcune rotte di Alitalia, che ha avuto quattro guasti in volo in un mese: l’Usb lancia l’allarme su indiscrezioni secondo cui sarebbe previsto un incremento operativo degli aeromobili forniti da Carpatair.

CARBONIA /ALCOA /Operaio minaccia di buttarsi da 20m
Si inasprisce la protesta dei lavoratori sardi delle imprese d’appalto dell’Alcoa di Portovesme, da due giorni in occupazione nella torre di ferro della grande miniera di Serbariu, a Carbonia. Ieri un operaio dalla piattaforma situata a venti metri di altezza ha iniziato ad urlare minacciando di lanciarsi nel vuoto per denunciare la sua situazione precaria «senza neppure ricevere gli ammortizzatori sociali». A riuscire a convincerlo a fare un passo indietro, sono stati i colleghi e gli altri lavoratori che presidiano il piazzale. «Il piano Sulcis stenta a decollare – hanno detto i sindacalisti durante la visita a Cagliari della ministra dell’interno Cancellieri – e siamo preoccupati perché il disagio sociale nel Sulcis Iglesiente sta diventando difficile da controllare. Non si possono governare queste dinamiche con i normali percorsi e gli strumenti degli attuali ammortizzatori sociali, ma serve un’intesa specifica tra Regione e governo».

SARIANO / ATLANTIS / Sul tetto contro la chiusura/ Sono saliti sul tetto della fabbrica per protestare contro la chiusura degli stabilimenti dell’Atlantis azienda di Sariano di Gropparello, nel piacentino, che realizza imbarcazioni di lusso. Al centro della protesta il mancato accordo sulla cassa integrazione. Nella fabbrica lavorano 180 persone, tutti decisi a portare avanti il presidio, in attesa del nuovo incontro oggi in Provincia, cui parteciperanno Regione, azienda, che fa parte della multinazionale Azimut Benedetti, e le organizzazioni sindacali.

AFRICA & MEDIO ORIENTE
TURCHIA – Ankara tratta col Pkk per fine conflitto / Secondo il giornale turco «Radikal Daily», il governo sta trattando con il leader del Pkk Abdullah Ocalan, attualmente in carcere, per avviare un piano di pace: in merito al conflitto che, dal 1984, oppone Ankara e la minoranza kurda e che ha causato 40 mila morti. L’intesa prevedrebbe il disarmo dei ribelli in cambio del riconoscimento di alcuni diritti della minoranza da parte del governo centrale.

PALESTINA- II 4 gennaio centinaia di migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione a Gaza per il quarantottesimo anniversario della nascita di Al Fatah.
TIBERIADE / ETNOCRAZIA – Da Tiberiade Amira Hass / Mentre mi trovavo nel nord di Israele, ho sentito una donna dire a un’altra: "Non so cosa fare, mio figlio è un attivista di Meretz. È di sinistra". Meretz è un partito della sinistra moderata e liberale (non socialista).La donna era un’ebrea ortodossa, almeno a giudicare dai vestiti che indossava. Immediatamente mi sono sentita molto vicina a quell’anonimo ribelle che nuota controcorrente: tutti i sondaggi concordano sul fatto che alle prossime elezioni del 22 gennaio i partiti di destra e di estrema destra otterranno una maggioranza schiacciante, ancora più netta rispetto a quella attuale. Ma uno stato che da 46 anni si impone grazie alla superiorità militare su una popolazione che non ha diritti di cittadinanza non può, secondo me, essere definito una democrazia. Negli ultimi anni la coalizione al potere ha condotto un attacco normativo violento e razzista contro gli abitanti non ebrei, che può essere riassunto dallo slogan "nessuna lealtà, nessun diritto".
Qual è la colpa degli immigrati che l’8 gennaio aspettavano davanti a un ufficio del ministero dell’interno per rinnovare il visto? Quando si è scatenato un diluvio universale, gli ebrei sono stati fatti entrare in fretta e furia. Gli immigrati, invece, sono stati costretti a rimanere fuori. Sono le regole, ha spiegato un funzionario del ministero. Per gli ebrei, Israele continua a essere una democrazia rassicurante. Ma è un ossimoro. Qualcuno, per amore della precisione, l’ha definita "etnocrazia

EGITTO – Un governo su misura / Il 5 gennaio è entrato in carica il nuovo governo, dopo il rimpasto in cui sono stati sostituiti dieci ministri, tra cui quelli dell’inter-no e delle finanze. I nuovi mini-stri provengono in gran parte da partiti islamici e, secondo il quotidiano Tahrir, sono stati selezionati da Khairat al Shater, il leader dei Fratelli musulmani. Il governo ha motivato il rimpasto con la necessità di migliorare la difficile situazione economica del paese. L’opposizione, invece, accusa il presidente Mohamed Morsi (nella foto) di voler consolidare il suo potere dopo l’approvazione, il 22 dicembre, della nuova costituzione, dalla forte connotazione islamista.

IRAQ. – Crisi collegate / Le manifestazioni dei sunniti contro il governo stanno mettendo a dura prova il premier sciita Nuri al Maliki. "Queste proteste, il fatto che un importante leader islamico invochi una ‘primavera irachena’, le tensioni tra arabi e curdi mostrano che l’Iraq è invischiato in una serie di crisi collegate tra loro", scrive Gulf News, "e l’unica soluzione sembra lo svolgimento di nuove elezioni". Anche se la violenza non è più ai livelli degli anni della guerra, negli attentati del 2012 sono morti 4.471 civili iracheni, contro i 4.059 del 2011.

TUNISI – Libero sospettato per assalto Bengazi / Ali Harzi, il giovane salafita sospettato di avere preso parte ai disordini che culminarono nell’assalto al consolato Usa di Bengazi, nel quale fu ucciso l’ambasciatore americano a Tripoli, Chris Stevens, è stato scarcerato a Tunisi. Harzi (fratello di uno jihadista condannato a morte in Iraq, ma riuscito a fuggire dalla prigione) era stato arrestato in Turchia insieme a un connazionale mentre, con passaporti falsi, stavano cercando di raggiungere la Siria, probabilmente per unirsi agli insorti anti-Assad. Dopo essere stato interrogato dall’Fbi, Harzi è stato scarcerato.
TUNISIA – Più poveri e scontenti / Come far rinascere la speranza nel 2013? Il settimanale Leaders si pone un interrogativo condiviso da molti tunisini. A due anni dalla caduta del regime di Zine el Abidine Ben Ali, il bilancio politico è negativo e la crisi economica galoppante. A Sidi Bouzid, la cittadina dove scoppiò la rivolta nel dicembre del 2010, la disoccupazione è molto più grave che in passato, così come nelle regioni centrali impoverite, dove il mercato nero si è ulteriormente espanso insieme al suo giro di corruzione. Negli ultimi mesi in Tunisia ci sono stati episodi preoccupanti come "gli attacchi all’ambasciata statunitense, le proteste a Siliana (in cui più di trecento persone sono state ferite dalla polizia), gli scontri davanti alla sede dell’Ugtt, il principale sindacato tunisino". Ennahda, il partito al potere, è responsabile perché "porta avanti una politica che ha trascinato il paese sull’orlo del precipizio", scrive il settimanale. La Tunisia sta attraversando una crisi di governo permanente dovuta all’incapacità dei partiti principali di trovare una linea comune e al fatto che Ennahda si "comporta sempre più come un partito unico", ( scrive l’opinionista Ridha Tlili).

CONGO – Ribelli M23 annunciano tregua / Nella Repubblica democratica del Congo, i ribelli del gruppo M23 hanno annunciato un cessate il fuoco unilaterale alla vigilia del secondo round di negoziati con il governo. «Siamo per la pace, dichiariamo il cessate il fuoco», ha affermato il segretario esecutivo del movimento, Francois Rucogoza, sostenendo che, diversamente da quanto avevano detto in precedenza, i ribelli parteciperanno al negoziato anche se il governo non dovesse firmare lo stop alle ostilità per il conflitto del Nord Kivu, che sarà al centro del prossimo vertice continentale a Addis Abeba il 27 gennaio.

CAMERUN – II 7 gennaio due uomini sono stati assolti dall’accusa di omosessualità dalla corte d’appello di Yaoundé. In primo grado erano stati condannati a cinque anni di carcere.

KENYA – Otto persone sono morte il 9 gennaio negli scontri tribali nel sudest del paese. Le violenze hanno coinvolto le comunità orma e pokomo, che si contendono terreni agricoli e fonti d’acqua.

QATAR – La tv satellitare Al Jazeera ha annunciato il 2 gennaio l’acquisto dell’emittente statunitense Current Tv, fondata nel 2005 dall’ex vicepresidente Al Gore. Dovrebbe diventare Al Jazeera America.

SUDAN-SUD SUDAN – II 5 gennaio i presidenti Omar al Bashir e Salva Kiir hanno fissato ad Addis Abeba un calendario per ri-lanciare un accordo firmato tre mesi fa, che prevede tra le altre cose la spartizione delle risorse petrolifere.

NIGERIA – Liberi i tre marinai italiani sequestrati / Sono stati liberati i tre marinai italiani sequestrati lo scorso 23 dicembre mentre si trovavano a bordo del rimorchiatore Asso21 al largo delle coste dello stato di Bayelsa, in Nigeria. Ne dà notizia la Farnesina. I tre sono stati portati nella città di Port Harcourt, nella regione del Delta, prima di essere imbarcati su un aereo per il loro ritorno in Italia.

SUDAFRICA – La rivolta del vino. Braccianti in lotta / Dopo i minatori tocca ai lavoratori impiegati nelle vigne da cui vengono i migliori vini sudafricani. Nella regione occidentale del Capo da giorni si susseguono gli scontri tra la polizia e i manifestanti, che chiedono l’aumento della paga giornaliera da 9 a 16 dollari. In particolare la città di De Doorns è da qualche giorno teatro di incidenti, con barricate, sassaiole, lacrimogeni e uso di proiettili di gomma da parte degli agenti. Nella difficile trattativa con i proprietari delle vigne il sindacato dei braccianti ha denunciato anche episodi di razzismo.

REPUBBLICA CENTRAFRICANA – Via alla trattativa tra ribelli e governo / Sono iniziati in Gabon i colloqui tra il governo della Repubblica centroafricana e la coalizione ribelle Seleka, che in appena un mese ha conquistato buona parte del nord e dell’est del paese, arrivando ad insidiare la capitale Bangui. I ribelli chiedono le dimissioni del presidente François Bozizé, il cui regime è accusato di «sparizioni ed esecuzioni sommarie». E chiedono alla Corte penale internazionale (Cpi) di processarlo per «crimini di guerra e contro l’umanità ». Bozizé, che non partecipa al tavolo e da Bangui fa sapere che non ha alcuna intenzione di cedere il potere, è ritenuto responsabile del fallimento degli accordi di pace precedentemente siglati. Il Camerun si è dichiarato disponibile ad accogliere i rifugiati provenienti dalla vicina Repubblica Centrafricana in seguito al conflitto. Dopo il dispiegamento di una «forza di pace» dell’Unione africana, le forze ribelli sono attualmente attestate a un centinaio di chilometri dalla capitale. La Francia, preoccupata dall’evolversi della situazione, ha già inviato truppe a difesa dei suoi cittadini e dei suoi interessi. A cominciare dalla grande miniera di uranio controllata da Areva nel sud-est.

UNIONE AFRICANA – In vista della guerra internazionale contro gli islamisti che occupano il nord Messaggio alla Nato: IL MALI È COME L’AFGHANISTAN di Gina Musso

MALI – Il presidente del Benin Thomas Boni Yayi sollecita l’invio di truppe a sostegno della missione militare inter-africana dell’Ecowas / Il presidente di turno dell’Unione africana, Thomas Boni Yayi, chiede alla Nato di partecipare attivamente alla missione militare internazionale – benedetta da Francia e da due risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu – contro le organizzazioni islamiste che controllano il nord del Mali. Per Yayi quella maliana è una «questione internazionale», tale e quale all’Afghanistan. La forza militare inter-africana già mobilitata su mandato delle Nazioni unite dall’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, manterrebbe il comando delle operazioni, comportandosi «come ha fatto la Nato in Afghanistan», ma la stessa Nato – si augura Yayi – dovrebbe svolgere «un ruolo attivo». I principali paesi membri della Nato, come Francia e Stati uniti, hanno più volte assicurato ogni genere di supporto alla missione, istruttori militari, armamenti e appoggio logistico, ma hanno anche fatto capire che non prevedono di inviare truppe sul terreno.
Thomas Boni Yayi è anche presidente del Benin, uno dei paesi che contribuiscono alla formazione di questa forza africana, composta secondo i piani da circa 3 mila uomini, ma il cui dispiegamento secondo gli analisti non è previsto prima del prossimo settembre. La richiesta di un maggiore coinvolgimento della Nato e di un know how di stampo afghano arriva al termine di un incontro a Ottawa tra Yayi e il primo ministro canadese Stephen Harper. Il quale ha ribadito che il Canada (paese Nato) non contempla al momento un coinvolgimento diretto nel conflitto.
A considerare tutte le opzioni è invece Africom, il comando militare unificato guidato dal generale Carter Ham che difende gli interessi americani in Africa. Paradossalmente negli ultimi anni il Mali è stato un partner privilegiato di Us Africom. Specialisti dell’esercito e dei servizi Usa sono operativi da tempo nel paese africano, considerato un teatro centrale della «guerra contro il terrorismo islamico internazionale», avamposto della guerra condotta dall’intelligence statunitense contro la miriade di organizzazioni legate ad al Qaeda nel maghreb islamico. Legato a Washington e alle politiche africane degli Usa, che oltre a combattere al Qaeda mirano a contrastare l’espansionismo economico della Cina, è anche il generale Amadou Sanogo, protagonista del colpo di stato militare che ha fatto precipitare la situazione anche nel nord del Mali.
La piega che ha preso il conflitto nella parte settentrionale del paese è anche un riflesso dell’abbattimento del regime di Gheddafi in Libia. L’offensiva in cui sono cadute una dopo l’altra le principali città del nord, a partire da Timbuctù, inizia proprio con il ritorno dalla Libia delle milizie tuareg e il conseguente salto di qualità dell’esercito di liberazione nazionale dell’Azawad. In seguito la componente indipendentista tuareg verrà però scalzata dalle milizie islamiste, che impongono la sharia e sfidano la comunità internazionale.

NORD AMERICA
CANADA – I nativi in piazza / II premier canadese Stephen Harper ha accettato di incontrare i capi delle tribù che nelle ultime settimane hanno aderito alle proteste dei popoli aborigeni canadesi contro le condizioni di vita nelle riserve. Theresa Spence, leader della tribù degli attawapiskat, da un mese conduce uno sciopero della fame in una tenda piantata davanti al parlamento di Ottawa, ricorda l’Ottawa Citizen.

USA – IL PRECIPIZIO FISCALE / Il 1 gennaio gli Stati Uniti hanno evitato il cosiddetto precipizio fiscale approvando una legge che aumenta le tasse per gli statunitensi più ricchi e rimanda l’entrata in vigore dei tagli alla spesa previsti dal 1 gennaio. Senza un accordo l’economia statunitense avrebbe rischiato una nuova recessione. Le radici della crisi risalgono al 2001, quando il presidente George W. Bush fece approvare un piano di tagli alle tasse per 1,7 miliardi di dollari, che passò a condizione che i tagli scadessero all’inizio del 2011. Nel 2010 il congresso a maggioranza repubblicana ha accettato di rimandare di due anni la scadenza e un taglio alle imposte per i redditi da lavoro dipendente. Intanto, nel 2011, l’amministrazione Obama ha provato a innalzare il limite massimo dell’indebitamento pubblico. Il mancato accordo con i repubblicani ha portato a un compromesso che manteneva quel tetto fino al 31 dicembre 2012. La legge prevedeva modifiche al fisco e misure temporanee di spesa che, nelle speranze di Obama, avrebbero dovuto stimolare l’economia. Senza un accordo entro il 31 dicembre, ci sarebbe stato un aumento dell’imposizione fiscale per circa 536 miliardi, più tagli alla spesa pubblica per 109 miliardi di dollari.
LA NUOVA LEGGE aumenta le tasse per le famiglie con redditi superiori a 450mila dollari e per i singoli con redditi superiori ai 400mila dollari all’anno. In pratica, i tagli alle tasse introdotti da Bush nel 2001 diventano definitivi per tutti a esclusione del 2 per cento più ricco degli statunitensi. Il taglio di due punti percentuali delle imposte sui redditi da lavoro dipendente introdotto da Obama nel 2010 non c’è più. Sono estese per un anno le prestazioni a sostegno della disoccupazione e grazie alla modifica della "imposta minima alternativa" molti lavoratori del ceto medio non saranno tassati ulteriormente. Aumentano le imposte di successione e sui capital gain. Il credito d’imposta per l’infanzia e per chi si iscrive all’università è prolungato per 5 anni. Ma i tagli alla spesa pubblica e militare per circa 110 miliardi di dollari sono rimandati a marzo. Bbc
USA – L’8 gennaio la giustizia militare ha ammesso che le condizioni della detenzione dell’ex soldato Bradley Manning, la talpa di Wikileaks, sono state troppo dure. In caso di condanna Manning avrà uno sconto di pena di quattro mesi.
USA – UN VETERANO ALLA DIFESA / Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha nominato l’ex senatore repubblicano del Nebraska, Chuck Hagel, ministro della difesa al posto di Leon Panetta. Inoltre ha nominato John Brennan, oggi consigliere della Casa Bianca per le strategie antiterrorismo, capo della Cia dopo le dimissioni di di David Petraeus. Hagel è un Va guerra in Iraq e per i suoi rapporti con Israele. La nomina potrebbe essere osteggiata al senato sia dai repubblicani sia dai democratici di sinistra, Veterano del Vietnam ed eroe di guerra che in passato ha criticato l’amministrazione Bush per la ve il Washington Post a nelle riserve.
USA – SCANDALO MUTUI / Trovato l’accordo, le banche risarciranno i proprietari di case per 8,5 miliardi di dollari 7 Dieci banche, tra cui Jp Morgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo hanno trovato un accordo da 8,5 miliardi di dollari con le autorità di regolamentazione americane (Federal Reserve e l’Office of the Controller Of the Currency) per chiudere le accuse sulle violazioni commesse nel 2009 e 2010, durante la crisi finanziaria, nelle procedure di «foreclosure», notifiche di mancato rimborso dei mutui che possono portare al sequestro dell’immobile. Decine di migliaia di famiglie avevano denunciato irregolarità e chiesto la revisione della documentazione relativa alle pratiche sul pignoramento di immobili a seguito del mancato rimborso delle rate dei mutui. Ora, in base all’accordo, chi ha subito pignoramenti sulla base di pratiche scorrette riceverà rimborsi tra poche centinaia di dollari e 125.000 dollari. Complessivamente le banche pagheranno 3,3 miliardi di dollari in contanti, mentre altri 5,2 miliardi di dollari saranno distribuiti ai proprietari che rischiano di perdere la propria abitazione. Un’intesa da 10 miliardi di dollari è stata raggiunta tra Bank of America e Fannie Mae, il colosso del credito ipotecario nazionalizzato durante la crisi, per chiudere le vertenze sui mutui residenziali aperte dal 1999 alla fine del 2008. La banca Usa si impegna a pagare 3,6 miliardi di dollari in contanti e a riacquistare 6,75 miliardi di dollari di alcuni mutui residenziali venduti a Fannie Mae.

CENTRO SUD AMERICA
MESSICO – II 2 gennaio l’esercito ha ucciso dodici presunti narcotrafficanti nel corso di una sparatoria a un posto di blocco nello stato di Zacatecas, nel centro del paese.

ARGENTINA – Tensione con Londra / Il 4 gennaio il tabloid The Sun ha pubblicato un’inserzione nel quotidiano argentino Buenos Aires Herald per difendere la sovranità britannica sulle isole Falklands/Malvine. Il giorno prima The Independent e The Guardian avevano pubblicato una lettera aperta della presidente argentina Cristina Fernàndez al premier David Cameron, in cui lo invitava a negoziare una soluzione per la disputa territoriale, come stabilito dalle Nazioni Unite. "Cameron", è disposto a usare le Armi per difendere le isole.
ARGENTINA – MALVINAS – L’Argentina replica a Cameron «Minaccia militarista, avevamo ragione noi» di Filippo Fiorini / Per il ministro degli Esteri di Buenos Aires a Londra interessa solo sostenere l’industria delle armi Tutto è cominciato il 3 gennaio, con la lettera che la presidentessa argentina, Cristina Kirchner, ha mandato al premier inglese, David Cameron, chiedendogli di adeguarsi alle risoluzioni Onu che impongono l’apertura di una trattativa tra i due paesi e la soluzione della disputa sull’arcipelago delle Malvinas. Sulle prime, Cameron se l’è cavata da signore, evocando l’autodeterminazione dei popoli, dicendo che la decisione spettava solo agli abitanti delle isole e obbligando i suoi critici a precisare che i suddetti kelper (che ribadiranno la loro volontà di essere inglesi in un referendum previsto per marzo) sono discendenti di coloni arrivati alle Falkland da meno di due secoli e che prima di loro ci furono molti altri europei, argentini e indiani del Sudamerica, tanto, che neanche l’Onu li considera oggi un popolo con diritto d’autodeterminazione. Poi, però, è venuta un’intervista alla Bbc, in cui il primo ministro inglese ha affrontato varie questioni di politica interna e, rispondendo a una domanda diretta sul tema di politica estera della settimana, si è concesso un’escursione senza troppa cura del galateo: «Per noi è prioritario mantenere di stanza alle Falkland truppe armate e rapidi jet da caccia», in modo da rispondere per le rime a un ipotetico attacco argentino. La lingua del primo ministro ha battuto dove il dente argentino duole e il ministro degli Esteri, Hector Timerman, ha subito parlato di una «minaccia militarista» inglese e ha chiesto a Cameron di «non usare i legittimi e pacifici reclami contro l’usurpazione di una parte del nostro territorio e contro il colonialismo, come scusa per continuare a sostenere l’industria delle armi, invece che calmare la severa crisi sociale che colpisce l’Europa». Solo pochi mesi fa, in aprile, si era presentata una situazione simile: ricorrevano i primi 30 anni dalla fine della guerra con l’Argentina e, per festeggiare la vittoria, Londra organizzò una mega esercitazione militare alle Falkland, in cui inviò anche il principe William, molti soldati meno celebri di lui, una temibile corrazzata e un sottomarino nucleare. Giocando d’anticipo, la Casa Rosada incassò lo stesso risultato che ottiene oggi: riportò la questione Malvinas al punto uno dell’agenda bilaterale e, non appena gli inglesi persero la loro proverbiale pazienza, li tacciarono di essere i soliti guerrafondai presso l’Onu. Oggi, Timermann ha avuto opportunità di ricordarlo nelle sue parole: «L’aggressività dimostrata dal primo ministro britannico, conferma la validità della denuncia che abbiamo presentato alle Nazioni Unite, contro la militarizzazione dell’Atlantico Sud e la possibile presenza di armi nucleari». Mentre alcuni parlano già di una "nuova escalation della tensione tra Buenos Aires e Londra", è invece chiaro che la scelta di usare il ministro degli Esteri rivela la volontà contraria di Cristina: aveva l’opportunità di rilanciare in prima persona, ma non l’ha fatto. Nell’intervista, Cameron ha detto di essere pronto ad agire come fece la Thatcher nell’82. Il 28 dicembre scorso sono stati declassificati 3.500 documenti segreti inglesi, da cui è emerso tra le altre cose che, durante la guerra, la Gran Bretagna voleva invadere l’Argentina continentale, poi vinse prima che questo fosse necessario.
Oggi, le parole di Cameron possono essere interpretate solo come una garanzia di contrattacco, oppure, anche come una velata minaccia di invasione, tuttavia, Cristina ha fatto finta di nulla.

BRASILE – I MERITI DI DILMA / La presidente brasiliana Dilma Rousseff ha concluso la metà del suo mandato con il 78 per cento di popolarità. Nessun presidente della repubblica aveva mai raggiunto questo livello di consensi, neanche Lula. "Nel 2010 Rousseff è stata eletta con una promessa: garantire la continuità con il governo precedente", scrive Carta Capital. E infatti nei primi mesi ha migliorato i programmi sociali avviati da Lula, senza cambiare la sua politica economica. Ma dopo un anno la presidente ha deciso di agire sulle principali ragioni di malcontento dei brasiliani: le tasse troppo alte, le truffe sui prezzi dell’energia elettrica e la corruzione dei servizi pubblici di base. Oggi i cittadini sono preoccupati per la crisi, ma credono che il loro governo sia più preparato degli altri per superarla. E si fidano della loro presidente: una brava amministratrice, che non ha un lungo passato in politica ed è riuscita a fare meglio del "miglior presidente che il Brasile abbia mai avuto". Nel 2013 Rousseff dovrà contenere la crisi economica, migliorare le infrastrutture e ampliare i programmi sociali per aiutare sei milioni di persone a uscire dalla povertà.

VENEZUELA – Giovedì atteso il giuramento di Chávez / Cabello: «Manifesteremo» In Venezuela, il leader chavista Diosdado Cabello – rieletto qualche giorno fa presidente dell’Assemblea nazionale, a maggioranza bolivariana – ha annunciato una «grande manifestazione» a Caracas per dopodomani, data nella quale Hugo Chávez dovrebbe assumere l’incarico di presidente. Chávez, 58 anni, nuovamente vincitore alle presidenziali del 7 ottobre scorso contro il candidato della Mesa de la unidad democratica (Mud), Henrique Capriles Radonski, è invece ricoverato in un ospedale a Cuba. Il tumore che lo affligge dal giugno 2011 ha reso infatti urgente un quarto intervento chirurgico, annunciato dallo stesso presidente l’8 dicembre con un ritorno improvviso dall’Avana. Alla stampa che gli chiedeva se il capo di stato potrà giurare giovedì, Cabello – che è anche vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) – ha risposto: «Non escludiamo nulla», e ha precisato: «Convocheremo una grande manifestazione davanti al palazzo di Miraflores per appoggiare con forza il nostro presidente. Molti capi di stato e primi ministri di governi amici verranno a farci visita e a portare la propria solidarietà al presidente Chávez, al popolo del Venezuela e al rispetto della nostra Costituzione». Al suo fianco, c’era il vicepresidente Nicolás Maduro, indicato da Chávez come il candidato più adatto a sostituirlo in caso di elezioni anticipate. Secondo la Costituzione, il presidente può giurare anche davanti al Tribunale supremo di giustizia senza data stabilita. Un’interpretazione che però l’opposizione contesta.

CARACAS – Una tradizione può esistere da centinaia di anni oppure da poco tempo ma essere già un’abitudine. Alle celebrazioni per il nuovo anno, a Cuba se n’è aggiunta una significativa. Proprio quando l’orologio batte la mezzanotte del 31 dicembre, la gente esce di casa con una valigia per fare una passeggiata. Per decine di anni, l’abitudine più diffusa è stata quella di lanciare acqua dai balconi. Ma oggi il rito più popolare è quello di passeggiare con una valigia, di trainarla nel proprio quartiere o nelle strade del centro. Secondo gli appassionati di questa nuova tradizione, sembra che sia di buon auspicio per andare all’estero il prima possibile. È una sorta di rito magico che aiuterà chi lo compie a realizzare il sogno di salire a bordo di un aereo per lasciare l’isola. Negli ultimi cinque anni il numero di cubani che lo celebra è aumentato, ma nel 2013 è stato particolarmente premonitore: tra pochi giorni entrerà in vigore una riforma della legge sull’emigrazione che prevede procedure più flessi-
bili per i viaggi all’estero. Le pratiche per lasciare il paese saranno più semplici e costeranno meno. Per questo, molti hanno visto crescere le possibilità di realizzare il loro sogno di andare altrove, per poco tempo o in modo definitivo. Ma sanno bene che non basta diminuire la burocrazia: serve anche una buona dose di fortuna. Un pizzico di magia. Quindi molti hanno preso anche la precauzione di celebrare questo rituale carico di speranza "portando a spasso" la valigia.

CARACAS – Il 7 ottobre 2012 Chàvez è stato eletto presidente, battendo Henrique Capriles Rodonski. Il mandato dura sei anni.
AVANA – Hugo Chàvez è stato operato all’Avana l’u dicembre 2012 per la quarta volta da quando gli è stato diagnosticato un tumore, nel 2011. Ma i dettagli sulla sua malattia sono segreti. L’opposizione ha proposto la creazione di un gruppo di medici che viaggi a Cuba per indagare sulle reali condizioni di salute del presidente. Tre giorni prima dell’operazione Chàvez ha annunciato che il ministro degli esteri Nicolàs Maduro sarà il suo successore.
CARACAS – L’8 gennaio 2013 l’assemblea nazionale del Venezuela ha approvato la richiesta del presidente Hugo Chàvez di posticipare a data da destinarsi, per motivi di salute, la cerimonia d’insediamento per l’inizio del suo quarto mandato, prevista per il 10 gennaio. I parlamentari hanno votato per concedere al presidente tutto il tempo di cui ha bisogno per guarire. Il presidente giurerà più avanti davanti al tribunale supremo di giustizia.

BOLIVIA – Indigeni accettano superstrada del Tipnis / Sembra avviato a soluzione il conflitto tra il governo boliviano e le popolazioni indigene che vivono nella zona del parco naturale Isiboro Sécure (Tipnis) per via del progetto di una superstrada concepita per unire il centro al nord del paese andino e che attraverserebbe il loro territorio. Dopo la consultazione elettorale realizzata tra il 29 luglio e il 7 dicembre scorsi in 58 delle 69 comunità native presenti nel Tipnis, gli indigeni hanno accettato la costruzione della strada, a patto di poterne decidere il tracciato e di mantenere le proprie abitudini di vita. Il progetto – sostiene anche il governo di Evo Morales, che aveva accusato «alcune Ong» di seminare divisioni interne alle comunità per interessi oscuri – dovrà essere «ecologicamente sostenibile» per il Tipnis, un luogo che si estende per oltre un milione di ettari tra i dipartimenti Cochabamba e Beni e custodisce un importantissimo patrimonio di fauna e flora

CILE – Ministro: «Coi mapuche, le Farc» Il segretario generale della presidenza del Cile, Cristián Larroulet, ha sostenuto che «i gruppi violenti» che hanno provocato incendi negli ultimi giorni nella regione della Araucanía – epicentro del conflitto mapuche, e teatro di scontri fra i latifondisti e gli indigeni che reclamano le proprie terre ancestrali -, hanno «contatti con le Farc», la guerriglia marxista colombiana, impegnata in questi mesi a Cuba nelle trattative di pace con il governo di Manuel Sant.

ASIA & PACIFICO
NEPAL – Manifestazioni contro lo stupro di New Delhi / In solidarietà con il movimento che, in India, continua a manifestare contro la violenza sulle donne dopo lo stupro collettivo ai danni di una giovane di New Delhi, compiuto il 16 dicembre e per il quale sono in carcere sei persone, si fanno sentire anche dal Nepal. Da dieci giorni, si svolgono manifestazioni nella capitale Katmandu per denunciare i femminicidi.
Per simbolizzare il tema, una giovane donna ricoperta di vernice rossa giaceva al centro della piazza.

KASHMIR. Sale la tensione al confine tra India e Pakistan in Kashmir. Il 9 gennaio il governo indiano ha accusato l’esercito di Islamabad di aver oltrepassato il confine e ucciso due soldati indiani du¬rante uno scontro a fuoco, scrive la Bbc. Secondo le autorità di New Delhi, i militari pachistani hanno decapitato uno dei due cadaveri e portato con sé la te-sta. Islamabad chiede un’inchiesta delle Nazioni Unite e definisce le accuse "senza fondamento", mosse nel tentativo di distogliere l’attenzione da un altro episodio: Il 6 gennaio dei soldati indiani avrebbero oltrepassato il confine e ucciso un militare pachistano.

GIAPPONE – Spese militari straordinarie / Il neoeletto governo giapponese intende spendere 180,5 miliardi di yen in più per la difesa, scrive il Japan Times. Il governo ha spiegato che la decisione di introdurre delle "misure economiche d’emergenza" – il primo aumento delle spese militari in undici anni – è dovuta alle tensioni in corso con la Cina sulle isole Senkaku e alla minaccia della Corea del Nord. La spesa extra, inoltre, dovrebbe stimo¬lare la crescita economica poiché gli affari legati alla difesa coinvolgono diversi settori industriali.

CINA – Giornalisti in sciopero / Per la stampa cinese il 2013 si è aperto con la protesta contro la censura dei giornalisti del Nanfang Zhoumo, uno dei settimanali più liberali del paese, cominciata il 7 gennaio. I reporter hanno scioperato in difesa della libertà d’espressione e del lavoro dopo che l’editoriale di capodanno del loro giornale, in cui si chiedeva il rispetto della costituzione, era stato sostituito con un testo filogovernativo dall’ufficio della propaganda del Guangdong, la provincia dove il settimanale è pubblicato. Alla censura è seguito uno scontro su Weibo (il Twitter cinese) dove, tramite l’account della rivista, si sosteneva che l’articolo fosse opera della redazione, che però ha smentito denunciando intrusioni esterne. I giornalisti del Nanfang Zhoumo hanno raccolto la solidarietà di blogger, accademici e colleghi oltre a quella di sostenitori radunati davanti agli uffici della rivista. Erano vent’anni che non si assisteva a uno sciopero di giornalisti e nelle manifestazioni, scrive il Mingpao, sono ricomparsi slogan che non si sentivano dai tempi di piazza Tiananmen. Sotto accusa è finito il capo provinciale della propaganda, Tuo Zhen, di cui la redazione del Nanfang ha chiesto la rimozione con una lettera aperta. A quanto pare il 9 gennaio è stato trovato un accordo e lo sciopero è finito. La vicenda è considerata un banco di prova sia per il segretario del Partito comunista cinese, Xi Jinping, in carica da soli due mesi, sia per il nuovo governatore della provincia, Hu Chunhua, che ha mediato con i giornalisti in sciopero affinché tornassero in redazione. A rimarcare le posizioni del governo è uscito un editoriale del tabloid Global Times, costola del Quotidiano del popolo, in cui si legge che la Cina "non ha le infrastrutture sociali per sostenere la libertà d’espressione". I quotidiani del paese sono stati sollecitati a riprendere l’editoriale del Global Times, ma il Beijing News ha pubblicato un tributo al "porridge del sud", nang- fang dezhou in mandarino, quasi omofono della testata.

CINA – Manifestazione per giornalisti censurati /La foto diffusa dal blogger cantonese Bei Feng, mostra un gruppetto di persone che sfila con un crisantemo giallo, simbolo di lutto e un cartello che recita: «Ogni fiore che si schiude è una forza». Una protesta che si è svolta davanti alla sede del Nanfang Zhoumo (o Southern Weekly) a Canton, in sostegno ai giornalisti in sciopero «per la libertà di stampa e la democrazia» dopo la censura di un editoriale di fine anno, che chiedeva l’applicazione delle riforme politiche annunciate nel 18mo congresso del Partito comunista cinese.

COREA DEL NORD / Google a Pyongyang / Ufficialmente si è trattato di "una missione umanitaria privata", ma la visita di quattro giorni del presidente di Google Eric Schmidt (nella foto) in Corea del Nord ha suscitato molta curiosità, scrive Hankyoreh. Schmidt è arrivato a Pyongyang insieme a una delegazione statunitense guidata dall’ex governatore del New Mexico Bill Richardson. Il 7 gennaio gli studenti dell’università Kim Il-Sung hanno mostrato a Schmidt come navigano sul web. Nel paese solo un’élite ristretta ha accesso a internet, e un’altra minoranza usa una intranet locale da cui può scaricare solo materiale di propaganda o semplici giochi. "Spero che l’invito a Schmidt sia il preludio di un’apertura dell’economia nordcoreana", ha commentato Tony Namkung, il consigliere di Richardson che ha organizzato il viaggio.

PAKISTAN – II 3 gennaio il mullah Nasir, un importante leader taliban, è stato ucciso da un drone statunitense nelle zone tribali del nordovest del paese. Un altro drone ha ucciso otto miliziani l’8 gennaio.

VIETNAM – II 9 gennaio 13 attivisti – cattolici, blogger e studenti – sono stati condannati a pene fra i tre e i 13 anni di prigione con l’accusa di aver cercato di rovesciare il governo comunista. Sarebbero membri di Vietnam, un gruppo in esilio negli Stati
(da Internazionale 982 11 gen. 2013)

 

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