9830 Interrogazione sul documento di revisione della spesa per i docenti comandati all’estero

20120609 13:54:00 red-roma

L’ON.GIANNI FARINA ha presentato al Ministro degli esteri Terzi una interrogazione urgente con risposta scritta, relativamente al taglio della spesa prevista per i docenti italiani comandati all’estero.Infatti il Senato, che ha approvato la trasormazione in legge del decreto sulla spending review,non li ha cancellati. Nei prossimi giorni il provvedimento sarà sottoposto all’esame della Camera
L’On Farina sottolinea che, qualora il Parlamento trasformasse senza modifiche quanto previsto dal Governo,si determinerebbe, a regime, l’annullamento di ogni presenza pubblica nell’insegnamento della lingua italiana all’estero e , di conseguenza di ogni coillegamento con il sistema scolastico nazionale

Interrogazione al Ministro degli Affari Esteri con carattere di urgenza e risposta scritta

– Per sapere – premesso che:

in data 11 aprile 2012 un’apposita commissione voluta dal Mae ha consegnato a lei una relazione finale dove si individuano, nell’ambito della spending review, interventi sulle politiche relative al personale MAE e alla scuola italiana all’estero al fine di razionalizzare la spesa del Ministero,
– che proprio su questo ultimo aspetto va rilevata una carenza di analisi che lascia a dir poco interdetti. Si tralascia, infatti, di descrivere in maniera puntuale che l’attuale composizione del sistema scolastico italiano all’estero complessivamente inteso ( Scuole, lettorati e corsi di lingua e cultura) è attualmente composto da un intervento decisamente prevalente dell’iniziativa del privato e del privato sociale tanto da coprire circa il 75% degli interventi lasciando solo il 25% all’iniziativa pubblica posta a capo del MAE, facendo apparire l’utilizzo dell’intervento pubblico che si realizza con l’invio di personale docente di ruolo nella scuola italiana più come una spesa da tagliare che una risorsa da valorizzare

– che gli stessi dati pubblicati dal MAE decisamente puntuali sull’analisi del sistema e sulla sua composizione non sembrano essere stati presi in considerazione dalla commissione.

– che tale documento si presta, pertanto, ad una lettura tutta strumentale del sistema dove sembra, senza essere dovutamente argomentato e severamente analizzato, che il ricorso al privato è garanzia di risparmio e qualità laddove invece risulta all’interrogante per lo meno discutibile e in ogni modo di effetto limitato.

Le retribuzioni dei docenti italiani, sempre riferite a quell’anno, vanno nella primaria da una retribuzione iniziale di 1.908 euro mensili lordi ad un massimo, dopo 35 anni di servizio di 2.811 euro mensili lordi dipendenti. Mentre quella dei docenti della secondaria è di 2.055 euro mensili lordi per arrivare a fine carriera ossia dopo i 35 anni a 3.087 euro.
Per i docenti italiani di ruolo in servizio all’estero il trattamento economico è il seguente: a) mantenimento della retribuzione gabellare percepito in territorio metropolitano con la decurtazione della indennità di contingenza pari a 520 euro mensili, b) Assegno di sede (ISE) per 12 mensilità (ex D.Lgs 62/98) non pensionabile che varia da paese a paese e che negli stati considerati dal minimo della Francia di 3.220 euro ad un massimo della Svizzera di 4.300 euro.

– che quanto affermato è ancora più vero soprattutto nel segmento dei corsi di lingua e cultura di cui al D.Lvo 297/94, che gli articoli 636, 637 e 638 hanno pienamente recepito la legge 153/71, dove peraltro l’iniziativa pubblica si condensa in modo particolare nell’area europea e precisamente in Svizzera, Germania, Francia, Belgio e Gran Bretagna
– che la cancellazione, benché progressiva, del contingente statale comporterebbe un aggravio di spesa per l’Amministrazione anche se sotto forma di contributi supplementari agli Enti, dovendo quest’ultimi assumere personale in loco con la conseguente applicazione a tale personale dei contratti locali decisamente più onerosi, in queste realtà, a quello applicato al personale docente italiano di ruolo, salvo l’ipotesi di instaurazione di rapporti di lavoro irregolari e instabili con ulteriore precarizzazione del personale

Secondo il rapporto Eurydice “Teacher’s and School Heads’ Salariers and Allowances, 2009/2010”

a) in Germania un docente della primaria percepisce un retribuzione mensile lordo che va da minimo di 3.184 euro ad inizio carriera ad un massimo di 4.280. euro; mentre un insegnante della secondaria ha una retribuzione iniziale di 3.512 euro per arrivare ad un massimo di 4.832 euro.
b) In Svizzera le retribuzioni dei docenti partono da 3.361 ad inizio carriera per arrivare a 5.338 euro;
c) In Gran Bretagna dopo sette anni di carriera un insegnante percepisce mensilmente 3.588 euro;
d) In Belgio un docente con 15 anni di carriera percepisce un compenso mensile di 3.379 euro mensili;
e) In Francia con un livello minimo di formazione arriva ad uno stipendio di 3.856 euro mensili.
Nota1:In tutti i casi analizzati parliamo di salario tabellare mensile lordo dipendente al quale vanno aggiunti ulteriori indennità previste per legge o per contratto ivi compresa la valutazione e valorizzazione di ulteriori titoli professionali e culturali. Ovviamente se si dovesse assumere in loco il personale, il costo del lavoro complessivo azienda è ulteriormente maggiorato per via degli oneri previdenziali e fiscali a carico del datore i lavoro

– che l’applicazione del progetto non solo annullerebbe a regime la presenza dell’iniziativa pubblica con il personale della scuola italiana decisamente qualificato ma significherebbe una definitiva scomparsa per il segmento dei corsi di lingua e cultura di qualsivoglia legame giuridico, didattico e culturale con il nostro sistema nazionale di istruzione in aperto contrasto con gli stessi vincoli costituzionali.

– che come già avviene in diverse realtà i corsi di lingua e cultura di cui alla legge 153/71 verrebbero affidati a personale talvolta privo dei necessari titoli idonei per l’insegnamento.
-Che l’intervento privato, pur importante, non può che essere complementare e di complemento della funzione educativa pubblica.

– che l’intervento pubblico è garanzia non solo di qualità e di efficacia ma anche di pari opportunità per tutti gli attori dell’insegnamento.

-Che il bagaglio di esperienze accumulate all’estero da parte dei personale docente può essere messo al servizio della repubblica per la necessaria crescita multiculturale delle nuove generazioni nel settore educativo.

– che in tutta l’attività svolta dalla commissione non è stato chiamato in causa il MIUR e/o le stesse commissioni parlamentari che operano sulla scuola

– che in data 23 maggio 2012 le Organizzazioni Sindacali Confederali della scuola, a seguito degli esiti delle conclusioni della commissione non sono state chiamate causa pur avendone la titolarità, hanno chiesto a Lei un incontro di merito tra l’altro previsto, nell’ambito della spending review dallo stesso accordo raggiunto tra le parti sociali con il Ministro della Funzione Pubblica.

– che ad oggi tale richiesta è stata disattesa.

– che sul riordino del sistema scolastico italiano
all’estero sono stati depositati in Parlamento alcuni DDL tra cui quello dell’interrogante

Se il Signor Ministro intenda convocare le Organizzazioni sindacali della scuola per ascoltare le ragioni di contrarietà all’ipotesi ventilata di privatizzazione totale, benché graduale, dell’iniziativa pubblica attraverso il ritiro del contingente impegnato nei corsi di lingua e cultura e individuare congiuntamente soluzioni idonee a razionalizzare la spesa

Se il Signor Ministro intenda proseguire con le linee suggerite dalla commissione

– Se il Signor Ministro intenda chiedere al suo collega del MIUR un momento di fattiva collaborazione nell’intendo di evitare la pericolosa deriva della privatizzazione e individuare congiuntamente eventuali soluzioni legislative coinvolgendo in questo processo le parti sociali oltre che quelle istituzionali

– se il Signor Ministro intenda rispondere alle questioni di merito sollevate

– se invece il Signor Ministro voglia procedere unilateralmente senza tener conto delle contraddizioni giuridiche, oltre che politiche, che derivano da una secca applicazione dei tagli.

On. Gianni Farina

Roma. 06 giugno 2012

 

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