9495 Il governo Monti è già in funzione, dopo aver prestato giuramento al Quirinale

20111116 18:28:00 redazione-IT

[b]Nella formazione tutti funzionari esperti, moderati, graditi al sistema euro-bancario. Angela Merkel dà la sua approvazione e chiede un incontro a Monti.
LEGGI I RITRATTI DEI MINISTRI[/b]
Il governo Monti è già da stasera nel pieno delle sue funzioni, dopo aver prestato giuramento al Quirinale. Domani riceverà la fiducia della Camera e poi del Senato. Vastissimo consenso sia interno che internazionale – mani libere per fare qualsiasi cosa. La cancelliera tedesca Angela Merkel, congratulandosi ed esprimendo grande soddisfazione per le scelte italiane, ha chiesto a Monti un incontro "al più presto".
Tutti contenti anche per la scelta della squadra, che non comprende nessun personaggio di partito ma tutti funzionari con un lungo curriculum; un posto speciale, vero superministero, per il banchiere Corrado Passera. Dubbi e prime proteste vengono invece dal basso: i comitati referendari per l’acqua hanno chiesto a Monti un incontro urgente per avere garanzie in materia di privatizzazioni, i sindacati di base hanno confermato le proteste e gli scioperi in programma per domani, cui aderiranno anche le organizzazioni di base dei ricercatori e dei precari.

Sedici ministri, un interim, quello del premier Monti all’Economia, un sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, che sarà nominato alla prima riunione del Consiglio dei ministri. Questi i numeri del governo Monti, che annovera solo tre donne, un sesto circa della squadra, ma in dicasteri pesanti: Anna Maria Cancellieri all’Interno, Paola Severino alla Giustizia ed Elsa Fornero al Welfare. Cancellieri è stata commissario prefettizio a Bologna ed è stata nominata appena due mesi fa nello stesso incarico a Parma dopo le dimissioni del sindaco Pietro Vignali. Severino, prima donna ministro della Giustizia nella storia della Repubblica italiana è uno dei più noti avvocati penalisti. Fornero è vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza d’Intesa San Paolo e docente di economia politica all’università di Torino. La Farnesina sarà guidata da un diplomatico di lungo corso come Giulio Terzi Di Sant’Agata, fino ad oggi ambasciatore italiano a Washington; alla Difesa è andato l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di stato maggiore della Difesa dal 2004 al 2008. Doppio incarico per l’ad di Intesa Sanpaolo Corrado Passera che guiderà i dicasteri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture. Lorenzo Ornaghi, al quale il totoministri di questi giorni aveva ‘assegnatò l’Istruzione, è invece stato chiamato a guidare il ministero dei Beni culturali, mentre il dicastero che fino ad oggi era stato di Mariastella Gelmini è stato affidato al presidente del Cnr Francesco Profumo.
Nella lista di Monti non figurano più i due ministeri che erano stati fortemente voluti dalla Lega, quello delle Riforme per l’attuazione del federalismo e quello della Semplificazione normativa. I dicasteri, guidati rispettivamente da Umberto Bossi e Roberto Calderoli, sono durati giusto i tre anni dell’esperienza del Berlusconi quater. Pronta la reazione del Carroccio che per bocca dell’ex ministro Calderoli sostiene che «il Nord non potrà accettare questo ennesimo schiaffo».
Lega a parte, tuttavia, il governo presentato da Monti ha riscosso il consenso generale, più di qualsiasi altro dal 1946 in poi. Tutti d’accordo nel dargli credito, sia i partiti che i leader regionali, dalla Polverini ("la squadra più autorevole per uscire dalla crisi") a Pisapia ("le persone giuste al momento giusto"), per non parlare delle associazioni di categoria. I più sbilanciati nelle lodi e negli applausi sono i centristi e i finiani, ma anche i reduci del governo Berlusconi si mostrano contenti. Il Pd manda giù senza troppi commenti ("faremo la nostra parte"). Incerto ma disponibile Vendola ("c’è continuità con il passato, ma vedremo le dichiarazioni programmatiche").

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[b]Ritratto di governo
Tutti i nomi del governo Monti[/b]

SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA – ANTONIO CATRICALA’

C’è un problema. L’unica volta in cui l’Antitrust ha fatto qualche osservazione, inarcato un sopracciglio, sollevato un dubbio sul conflitto di interessi – per carità, senza alcuna conseguenza pratica – è stato quando nel 2005 l’Autorità per la concorrenza guidata da Antonio Catricalà ha eccepito sul fatto che un ministro – all’epoca Lucio Stanca – potesse anche sedere nel consiglio di amministrazione di un’università privata. Nello specifico l’Università Bocconi il cui attuale presidente del cda Mario Monti (pronto a lasciare, certo) si appresta a diventare presidente del Consiglio. E Catricalà, dato allo Sviluppo economico, è stato promosso in una notte, diventando il sostituto del visir Gianni Letta alla preisdenza del Consiglio.
Ora, non c’è dubbio che Catricalà non sia un fenomeno in fatto di economia e attività produttive, però è certo che sarebbe una garanzia in fatto di comunicazioni, la magnifica preda che il ministero dello sviluppo nasconde tra le sue competenze. In effetti al custode della trasparenza dei mercati non è parso di scorgere alcun conflitto di interessi al governo negli ultimi sei anni, da quando cioè ha lasciato l’incarico di segretario generale del presidente del Consiglio Berlusconi per assumere quello di controllore indipendente della libera concorrenza. Sei anni durante i quali i rappresentanti del centrosinistra – non esattamente degli scalmanati in fatto di conflitto di interessi – hanno chiesto più volte all’Antitrust di darsi una mossa, di fare caso a quel signore che da palazzo Chigi dava ogni tanto uno sguardo alle sue faccende private. Ma Catricalà niente, al massimo qualche lamentela sulla legge Frattini. O qualche pratica aperta, ma immediatamente chiusa con motivazioni da antologia.
Per esempio nel 2006 secondo l’Antitrust di Catricalà il fatto che il governo Berlusconi avesse destinato un contributo statale per l’acquisto dei decoder prodotti da Paolo Berlusconi e necessari a rendere visibili le trasmissioni di Mediaset non configurava un caso di conflitto di interessi perché il vantaggio economico della famiglia era stato «verosimilmente contenuto». Oppure che il ministro Lunardi non aveva agito in conflitto di interessi partecipando alla delibera del Cipe che aveva approvato i lavori della metropolitana di Napoli, anche se i lavori erano finiti alla Rocksoil della famiglia Lunardi. O infine che quando Berlusconi era «sceso in campo» per convincere Fiorello a mollare Sky e passare a Mediaset non aveva fatto nulla di male perché aveva agito non in qualità di presidente del Consiglio.
Con un curriculum del genere, nessuna sorpresa che Berlusconi l’anno scorso abbia cercato di promuovere Catricalà alla guida dell’Autorità dell’energia. Senza riuscirci visto che ormai non controllava più il parlamento. Ma non è detto che adesso, e questa volta davvero senza poter agire più in qualità di primo ministro, possa farcela a mandarlo al governo. (andrea fabozzi)

ISTRUZIONE – Francesco Profumo

Tecnico, certo. Ma anche politico. Il rettore del Politecnico di Torino ha conosciuto il suo ultimo balzo di carriera soloa d agosto, quando l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini lo ha nominato a capo del più grande istituto di ricerca italiano, il Cnr. Per una curiosa palingenesi, da vecchio nasce nuovo e da lì a pochi mesi l’avrebbe sostituita, promosso dalla sua vicinanza alla Chiesa, sempre importante per ottenere il ministero dell’Istruzione (è considerato vicino al cardinale Angelo Bagnasco), ma anche al centrosinistra che sull’Istruzione ha chiesto qualche garanzia dopo l’era della maestra di taglio Gelmini. Profumo è stato in pole position come espressione della "società civile" per sostituire Chiamparino alla guida di Torino.

INTERNI – Anna Maria Cancellieri

Anche in questo caso: tecnica, certo. Ma anche chiaramente sponsorizzata politicamente. Il curriculum di Anna Maria Cancellieri parla per lei: è stata prefetto di città importanti come Genova, e ultimamente, raggiunta l’età della "ragione" – cioè ai suoi 70 anni, come succede spesso alle donne – è stata chiamata a gestire situazioni delicate, come il commissariamento della città di Bologna e ultimamente di Parma travolta dal crac finanziario. La chiamano "lady di ferro", e il suo spondor è l’Udc che l’aveva anche proposta come candidata a sindaco di Bologna. Ovvero, quel Terzo Polo principale sostenitore del governo Monti a cui augura lunghissima vita. Se non altro perché ha permesso agli orfani della Dc di tornare ad essere l’ago della bilancia.

SANITA’ – RENATO BALDUZZI

Qui la competenza tecnica c’entra fino a un certo punto – per quanto Renato Balduzzi sia stato prima consigliere giuridico del ministero della sanità, poi capo dell’ufficio legislativo e infine presidente della Commissione per la riforma sanitaria e attualmente presidente dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali – ma, appunto, Balduzzi non è un medico, bensì un giurista, ordinario di diritto costituzionale all’università Piemonte Orientale. Da un certo punto di vista potrebbe persino essere una garanzia, visto che la sanità, e in particolare le leggi che l’hanno tormentata negli ultimi anni hanno avuto spesso a che fare con la sanità – dalla procreazione assistita, al testamento biologico, per arrivare alla pillola del giorno dopo. Invece è proprio da questo punto di vista che il nome del semi-sconosciuto Balduzzi lascia intendere quanto nel governo del bocconiano-cattolico Monti ci sia di politico. E quanto proprio il movimento cattolico, vero punto di accordo tra centrodestra e centrosinistra, sia preponderante nel nuovo esecutivo. Balduzzi è presidente dal 2002 del Movimento ecclesiale di impegno culturale, dirige la rivista "Coscienza" e ha diretto "Dialoghi". Si tratta dell’area "illuminata" del cattolicesimo. C’è chi ricorda come Balduzzi si sia impegnato nei referendum di giugno sui "beni comuni", d’accordo. Ma sul piano dei valori, la laicità ne esce sicuramente sconfitta.

SVILUPPO ECONOMICO E TRASPORTI – Corrado Passera

E’ il vero fuoriclasse della nuova squadra di governo, e non a caso appena incassato il suo sì è subito stato dato per certo e oltretutto gli è stato affidato un superministero: sviluppo e trasporti. Passera, giovane per gli standard italiani – 57 anni – è un personaggio degno dell’Italia anni ’60: fulminante carriera, in buoni rapporti con tutte le maggiori forze politiche del paese. Ora dirigerà lo strategico dicastero dello Sviluppo Economico, che Berlusconi fece tanta fatica a piazzare: Passera è un manager di successo, ha iniziato con Carlo De Benedetti per il quale ha diretto la Mondadori nel 1991, in piena vicenda "lodo" tra l’editore del Gruppo Espresso e l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, poi è passato al gruppo Olivetti, mal’incarico che gli ha dato maggiore fama è stata la ristrutturazione di Poste Italiane, dove è stato nominato nel 1998 (governo di centrosinistra) come amministratore delegato. In seguito si è spostato in ambito bancario, dirigendo Banca Intesa che ha portato alla fusione con Imi Sanpaolo. Dunque, si direbbe un cavallo di razza in quota centrosinistra. In realtà già qualche anno fa i ben informati lo davano molto vicino al presidente della Camera Gianfranco Fini, che avrà certamente avuto la sua voce in capitolo per la "stelletta" che porta appuntato al petto, aver contestato il Cavaliere capo.

GIUSTIZIA – Paola severino

Avvocato penalista, viserettore dell’università Luiss "Guido Carli" (Confindustria). Paola Severino è un’esperta di diritto penale, ma è anche un avvocato impegnato nei processi più scottanti degli ultimi anni. Ha difeso Romano Prodi nel processo Cirio, ma di recente ha difeso Caltagiorne e Geronzi nel processo per la scalata Unipol. E’ insomma una professionista non di primo pelo, in un dicastero delicatissimo che è stato al centro di molteplici polemiche spesso snaturate dalla presenza stessa di Silvio Berlusconi – pluri imputato – a capo del governo. Severino, in quota Udc, è una garanzia per il centrodestra: è a favore della "zero burocrazia", della semplificazione legislativa (meno leggi, più chiare), della riforma delle professioni legali, comprese quelle riguardanti la magistratura. Nel 2001 ha vinto la classifica dei manager pubblici più ricchi, con 3,3 miliardi di lire al suo attivo. Ma di pubblico ha fatto poco, era finita nella lista in qaunto vicepresidente del Consiglio della magistratura militare. Donna sicuramente "di ferro", quanto se non più della Cancellieri, con un debole per il teatro, di cui a volte ha calcato le scene: è stata l’avvocato difensore di Charlotte Corday, l’assassina di Marat, mentre la pubblica accusa era Antonio Di Pietro nel 2003 al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Poi ha rha indossato le vesti dell’avvocato difensore di Galeazzo Ciano sempre a Spoleto. All’Auditorium di Roma , a maggio, era lei nei panni del difensore di Galileo Galilei.

ELSA FORNERO -WELFARE

Nel dicastero dell’ex ministro Sacconi, e che una volta si chiamava del Lavoro e che pare tornerà a chiaamarsi così, arriva Elsa Fornero. Collaboratrice del La Voce.info – che certo non è la sua principale attività, ma l’ha lancita nel mondo degli opinionisti, pur essendo vicina agli ambienti giornalistici essendo moglie di Mario Deaglio, ex direttore del Sole 24 ore e attuale editorialista economico de La Stampa. Ma Elsa Fornero è uno dei rari casi di donna in Italia ad avere al suo attivo una carriera più "pesante" di quella di suo marito: è stata la prima donna in Italia ad accedere alle stanze dei bottoni delle banche, vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa e ancora prima numero della Compagnia San Paolo. Fornero è una che conta. Favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, si è occupata spesso delle questioni di "genere" – contraria alle quote rosa ultimamente però ha più volte sostenuto che se la situazione è disperante allora è opportuno forzare la mano. Consigliere della Banca mondiale nei paesi dell’est, Fornero – che è titolare di una cattedra all’Università di Torino, sua città natale – avrà voce in capitolo in fatto di pensioni e stato sociale, avendo fondato il Cerp (Centre for Research on Pensions and Welfare Policies, Collegio Carlo Alberto).

LORENZO ORNAGHI – Cultura

Una cosa si è capita quasi subito: Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università cattolica, era destinato ad avere un posto in questo governo. Quale ministero assegnargli non era, evidentemente, il principale problema: il suo è il primo nome ad essere uscito all’avvio del "totoministri". Inizialmente è stato dato per certo all’Istruzione, ma dopo le vigorose proteste del mondo della scuola (sue dichiarazioni lo danno schierato, e come potrebbe essere diversamente, a favore del finanziamento delle scuole private) , è infine approdato in un ministero non di poco conto come quello della Cultura. Ruolo di prestigio, e settore piuttosto maltrattato dal governo Berlusconi, Ornaghi non potrà fare peggio dei suoi recenti predecessori, ma bisognerà vedere quale sarà la sua posizione rispetto alle privatizzazioni di alcuni beni e istituti culturali che potrebbero essere uno dei "tesoretti" da sfruttare per ripagare il debito pubblico. Lo sponsor del rettore, considerato un vero e proprio militante cattolico, va ovviamente ricercato nella rinascente Balena bianca.

GIULIO TERZI DI SANT’AGATA – ESTERI

Come sempre accade, e tanto più nel governo "responsabile" per eccellenza, alla Farnesina va una persona di comprovata fiducia ed esperienza, un uomo delle istituzioni, e appoggiato da tutte le principali forze parlamentari. Questo è il ritratto perfetto di Giulio Terzi Sant’Agata, ambasciatore italiano negli Stati uniti. Sessantasei anni, Terzi dopo essersi laureato alla Statale di Milano, ha fatto tutta la sua carriera alla Farnesina, a 29 anni era primo segretario all’Ambasciata di Parigi. E’ stato rappresentante politico alla Nato durante la fine della guerra fredda e la riunificazione della Germania. Prima di diventare ambasciatore, ha guidato l’amabasciata italiana in israele e ha guidato l’Italia nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, occupandosi molto da vicino di Afghanistan.

GIANPAOLO DI PAOLA – DIFESA

Ecco un altro uomo delle istituzioni nel governo dei responsabili, anche lui in arrivo da un ruolo a stretto contatto con gli Stati uniti: l’ammiraglio di Paola ricopriva fino a ieri la carica di presidente del comitato militare della Nato, massimo organo colleggiale dell’Alleanza e ha dunque seguito da vicino, da molto vicino, la guerra in Libia. Di Paola, considerato uomo di specchiata moralità, è figlio d’arte e la sua vita di studio e di lavoro si è svolta interamente in ambito militare. Sull’ Afghanistan ha sempre sostenuto che non è questo il momento di andarsene, perché lo sforzo vero della comunità internazionale è cominciato solo da pochi anni, e che i militari potranno lasciare il paese (anche se non completamente) nel 2014.

AMBIENTE – CORRADO CLINI

Dalle stanze dei bottoni del ministero che andrà a dirigere,sbuca anche Corrado Clini, direttore generale dal 1990 ovvero praticamente da sempre (il ministero è nato nell’86), sotto tutti i governi, ma considerato vicino ad An e "prima" ai Socialisti. Clini, almeno, "è competente, il ministero va in buone mani", ha detto Legambiente. Che sappia come funziona il ministero non vi è dubbio, ma che tipo è? Lo si ricorda per alcune vicende non proprio specchiatissime, ad esempio la querelle che scoppiò sul progetto italo-kenyota per la rimozione della grande discarica di Korogocho, in cui ebbe un ruolo di mero certificatore, come a dire che sembrava non voler mettere il naso in affari troppo "complicati". Anche lui, come Profumo, aveva di recente ricevuto una nomina dall’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, a presidente del Consorzio per l’area Scientifica e Tecnologica di Trieste.

(a cura di Cinzia Gubbini)

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/5842/

 

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