9481 Se tornano gli zombi

20111113 22:01:00 redazione-IT

[b]di Tonino D’Orazio[/b]

Tornano i salvatori della patria, cioè di se stessi. Sono tutti lì, pronti, nascosti dietro Monti. Santo subito. Cioè dietro i banchieri salvatori, anzi dietro un capo banchiere. Il capo branco che dà garanzie agli altri lupi che gli agnelli saranno mangiati e con il loro consenso. E’ il bello della democrazia, la politica che riprende il sopravvento sulla finanza. Mah! I banchieri, con la paternità evidente del disastro in corso, non sono mai andati via, da Ciampi in poi, e sono buoni per tutti e per tutte le stagioni. Forse i tecnici vanno bene a tutti, e i politici possono respirare. Mario Monti, uomo chiave della Goldman&Sachs da anni in posti chiave a livello europeo e mondiale, andò bene sia a Berlusconi che a D’Alema. Continua ad andare bene sia a Berlusconi che a Bersani, o ancora D’Alema.

Monti è un tecnocrate di alto livello, che siede in una dozzina di circoli e di think tank di mezzo mondo, e infatti la sua possibile ascesa alla premiership viene salutata con entusiasmo dai banchieri come Bazoli e Passera, da mezza Confindustria, dalla maschia Marcegaglia (innocente e ipocrita perché la Confindustria in tutta questa mattanza ventennale sembra non c’entri niente) a Montezemolo e l’americano-svizzero Marpionne, dalla Uil (Angeletti: “l’ex commissario europeo ha i requisiti giusti”) alla Cisl.

L’abbuffata liberista che ha precipitato il mondo nel terremoto di questi anni, ora pretende di indicare la ricetta e la cura con un suo uomo. Solo la Cgil chiede un cambiamento e una maggiore responsabilità e mette a disposizione le sue proposte di contro manovra riportando al centro del dibattito l’equità fiscale, il lavoro e i giovani. Però, in verità, dobbiamo sapere che il sistema finanziario internazionale ci ha mandato a casa l’ufficiale giudiziario, se no l’approvazione di Obama che significa?

Insomma un nuovo padre della patria ipotecata, un fine super partes, (Corsera), un senatore a vita manu militari, un uomo di scienza (?), un uomo “libero e autorevole” (le Acli), un nuovo miracolo. Abbiamo da sempre, noi italiani, un amore passionale per i miracoli. Anche se Monti ha dichiarato che era già pronto da quattro mesi, in barba a Silvio, e alla sua corte, che non si era accorto di niente. Insomma l’uomo giusto per mettere tra parentesi la politica e per rigarantire tutto il potere all’economia, l’uomo chiamato a salvare l’Italia con “scelte impopolari”, con dentro i tecnici e fuori i politici.

Un entusiasmo che ha contagiato anche la base elettorale dell’Idv che si è scagliata contro il povero Di Pietro che aveva provato a fare qualche obiezione sulla continuità condivisa della macelleria sociale. Ovviamente non va bene alla Lega che deve ripulirsi la camicia verde un po’ sporcata dal disastro al quale hanno contribuito, da Malpensa (hub aereo quasi inutile e costato quasi come il ponte di Messina) alle cavolate padane con spreco di soldi dello stato più dei privilegi politici e con un nord-est, container di voti, in ginocchio e scioccato.

Sostegno dal Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione Cattolica nel mondo del lavoro (CISL, Confartigianato, Confcooperative, MCL, Compagnia delle Opere, Coldiretti, ACLI), e di Famiglia Cristiana. Lo avevamo intuito che sarebbero state la Chiesa e la finanza anglo-americana (Blair a Milano: “l’Italia ce la farà se supera lo scontro destra-sinistra”) a toglierci Berlusconi, e non le manifestazioni e gli scioperi dei lavoratori o le certezze dei partiti di opposizione.
E vedrete se non ritroviamo un tecnico cattolico al Ministero della Pubblica Istruzione. Nulla cambiato negli ultimi decenni. Rimangono in più i semi avvelenati dell’antipolitica, mai tanto utili in questo momento.

Avete notato il ritorno del banchiere cattolico Prodi? Dà lezioni ai giovani su La7. Gli spiega perché sono senza futuro ma devono essere contenti di essere ancora in democrazia e di vivere l’epoca meravigliosa della costruzione europea e del liberismo. Se non fosse drammatico ci sarebbe da ridere. E non è tornato in punta di piedi, no, ma con un fragoroso assalto al povero Bersani e a sostegno del pivello Renzi, figlio d’arte, come in tutte le lobby di questo paese.

In TV, in una intervista, si è rivisto Cirino Pomicino (80, 90 anni? Di cui 50 in parlamento?) che dava consigli e ricette ai giovani, ovviamente ai settantenni, per la ricostruzione del paese da loro distrutto. Torna il ladro dei conti correnti Giuliano Amato, l’uomo che si è vantato di aver risolto una fase politica meno drammatica di oggi sempre con “lacrime e sangue”, (la più grande manovra finanziaria del secolo scorso) ovviamente sempre degli stessi.

Tornano Dini e Mastella ? Con quali accordi di posti al governo Berlusconi venderà una sua continuità? Perché i numeri di questo stupido bipolarismo rimangono pur sempre numeri necessari anche in Senato. E chi ha gli assi della partita è ancora lui. Sia per il suo successore che per il programma. Quale sarà la trattativa e il mercanteggio?
Non è andato via. Se il Pdl non si spacca Monti non conta. Anzi ha l’alibi di dover applicare le decisioni della Bce e di Berlusconi che gli verranno imposti con il voto parlamentare. Speriamo che la Chiesa riesca a fare questa operazione necessaria con Pisanu e altri ex DC che sono già incanalati sulla solita buona via di Damasco.
Quale governo tecnico ci sarà lo indoviniamo, perché di nuovo i banchieri faranno fuori i politici e la politica. I 39 punti di programma della Bce sono già stati decisi, non serve la Politica. In sintesi quello che per Bce e Fmi vale anche per l’Africa:
1)- mercato del lavoro: modifica della contrattazione collettiva in favore di accordi a livello dell’impresa per indebolire lavoratori e sindacati;
2)- pensioni: innalzare sempre più l’età pensionabile e parificarla per uomini e donne;
3)- pubblica amministrazione: adeguare salari e produttività (tagliare), e promuovere la mobilità (licenziare);
4)- ordini professionali: liberalizzare (‘gna fa);
5)- beni dello Stato: privatizzare (utilizzare i profitti accumulati piazzandoli in beni immobili, in monopoli privati).

Bini Smaghi si è appena dimesso dal board della Bce. Già contenti Sarkozy e le banche francesi, che cominciano a temere un attacco da parte delle agenzie di rating e a vedere anche il loro spread salire pericolosamente nel differenziale con i tedeschi. Però lui ha potuto bacchettare Goldman&Sachs che aveva diminuito il rating francese da tre A a due A e sono dovuti tornare indietro (ma va!). Hai voglia il teatrino e l’asse franco-tedesco che da noi rilancia nuovi e vecchi nazionalismi. Quando si comincia non si sa dove si finisce. Anzi sembra la solita antica storia del cetriolo.

 

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