9220 Egitto, i candidati alla Presidenza uniscono le forze. Continua la visita di Erdogan.

20110915 13:51:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferrero[/b]

Continua la visita di Erdogan in Egitto, tra consenso e scontento. Lo scontento, oggi, è stato implicitamente espresso dalla vecchia leadership dei Fratelli Musulmani, contrariamente a quanto si poteva pensare. I leader della Fratellanza hanno non tanto velatamente suggerito al premier turco di ridimensionare le sue ambizioni di espandere la propria influenza nella regione mediorientale. Sembra che i vecchi leader islamisti, infatti, siano infastiditi dall’accoglienza festosa della gioventù della Fratellanza ad Erdogan, nel quale vedono un esempio da seguire. Dunque, hanno affermato che l’Egitto non ha bisogno di seguire nessun esempio. Sostanzialmente, una scenata di gelosia!

E mentre Erdogan raccoglie applausi in giro per l’Egitto, sette tra i maggiori candidati alla Presidenza egiziana si sono riuniti per discutere su come salvare il paese dalla crisi nella quale sembra essere caduto. Sono Mohammed el-Baradei, Amr Moussa, Hamdeen Sabahi, Hazem Abu Ismail, Mohammed Selim al-Awa, Abdel Moneim Abul Futuh e Hisham el-Bastawisi. Candidati di tutte le correnti, dunque. L’idea è partita da Amr Moussa, il quale vorrebbe costituire un comitato consultativo di 100 personalità di rilievo che aiutino il Consiglio Militare a risolvere i numerosi problemi del paese. Il punto è che i militari non sembrano molto disponibili all’ascolto. I sette aspiranti presidenti vogliono anche lanciare una campagna di raccolta firme contro la legge sui collegi elettorali.

Intanto, procede il processo di Mubarak. Non si sa cosa abbia testimoniato ieri Omar Suleyman. Due sono le possibili versioni contrastanti, basate su dichiarazioni lasciate ai giornali tempo fa dallo stesso Suleyman. La prima salverebbe Mubarak, che non avrebbe dato l’ordine di sparare sui manifestanti, la seconda lo metterebbe seriamente nei guai, perché sosterrebbe che Mubarak era al corrente di ogni singola pallottola sparata sui dimostranti. I "figli di Mubarak" si dicono fiduciosi che Suleyman non abbia tradito l’ex Presidente.

Oggi, invece, è stato il turno della testimonianza dell’attuale Ministro degli Interni, Mansour el-Essawi, messo pesantemente sotto accusa dai manifestanti. Nel frattempo, ci si prepara a venerdì, ma già molte forze politiche (in testa gli islamisti) hanno dichiarato che non scenderanno in piazza, visto i risultati fallimentari che le dimostrazioni sembrano ottenere di questi tempi.

(14 settembre 2011)

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13/09/2011

[b]Erdogan, il laico, in visita al Cairo[/b]

Il premier turco è giunto ieri sera al Cairo, a distrarre le menti dal recente attacco all’ambasciata israeliana e dal rinvigorimento delle leggi di emergenza. Le telecamere sono puntate su di lui, nonostante siano in corso due importanti processi: quello della "battaglia del cammello", del quale ho già parlato, e quello di Mubarak, con la testimonianza resa oggi da Omar Suleyman, ex capo dell’intelligence militare. Suleyman, al contrario di Tantawi e Anan, si è puntualmente presentato in tribunale, ma per adesso non è ancora trapelato nulla sulla sua testimonianza (ricordo che tali testimonianze si tengono in sedute processuali coperte dal segreto).

Pertanto, l’evento del giorno è l’arrivo di Erdogan al Cairo, dove si tratterrà qualche giorno. La sua agenda è ricca di appuntamenti, con il preciso scopo di incrementare la cooperazione tra Turchia ed Egitto, due paesi che – come ha ricordato lo stesso Erdogan – rivestono un ruolo di primo piano nella regione, assieme ad Iran e Arabia Saudita. E’ allo studio anche la possibilità di abolire i visti per viaggiare tra i due paesi. Oggi, Erdogan ha tenuto un discorso alla Lega Araba e ha fatto visita all’Università di al-Azhar. Previsto, naturalmente, un incontro con Tantawi e il primo ministro Sharaf. Ma ciò che più ha fatto discutere – e anche sorridere, come vedremo – è stata l’intervista lasciata a una tv, nella quale Erdogan ha fortemente sostenuto l’istuzione di uno stato laico in Egitto. Il premier turco ha esplicitamente invitato gli egiziani a riscrivere la Costituzione basandosi su principi laici, affermando inoltre che l’Egitto sarà perfettamente in grado di costruire uno stato moderno se compirà i seguenti passi: una corretta amministrazione, una grande attenzione per l’istruzione, una buona gestione delle finanze, l’eliminazione della corruzione e il raggiungimento della stabilità. Ha ricordato quindi che i principi di laicità richiedono allo Stato di essere laico, non ai cittadini. Dunque la laicità non è la negazione della religione e gli egiziani non devono temerla.

Ora, le parole di Erdogan sulla laicità hanno strappato un largo sorriso a tutti gli esponenti delle forze secolari, che in quel momento avrebbero tanto voluto – a sentire i commenti di qualcuno – vedere le facce degli islamisti, i più entusiasti ammiratori del premier turco, accorsi in massa ad accoglierlo all’aeroporto. Nonostante ciò, molti giovani della rivoluzione restano diffidenti verso Erdogan, sia perché non amano l’idea di rifarsi a modelli di qualunque sorta, sia a causa della questione curda. Tuttavia, nemmeno loro hanno potuto non notare la diversa "statura politica" di Erdogan, rispetto ai propri rappresentanti politici (e militari).

E naturalmente, nelle parole di Erdogan, non poteva mancare un riferimento all’attuale crisi con Israele. Ha affermato che le relazioni della Turchia con Tel Aviv non si rinormalizzeranno. Israele ha perso un importante alleato strategico. La Turchia, tuttavia, non è nemica del popolo israeliano, ma solo della sua amministrazione. Quindi, Erdogan ha sgridato l’Occidente, accusandolo di trattare Israele come un bambino viziato, mentre quest’ultimo compie azioni di stampo terroristico. Ha infine ribadito il sostegno della Turchia alla dichiarazione dello stato palestinese prevista per la fine di settembre. Nessun accenno alla Siria, ha fatto notare qualcuno.

Nel frattempo, si consuma la frattura tra islamisti e Consiglio Militare. I primi sono furiosi, perché i militari intendono nominare direttamente, previa consultazione con tutte le forze politiche, i membri della futura Commissione Costituente, invece di lasciarli eleggere dal nuovo Parlamento. La Dichiarazione Costituzionale, in effetti, non stipula in qual modo debbano essere scelti i membri della Commissione, ma stabilisce soltanto che debbano essere in numero di cento. Gli islamisti, tuttavia, che sperano di guadagnare seggi abbondanti in Parlamento, speravano anche di imporre una propria vasta rappresentanza nella Commissione. Il vice premier Ali el-Silmy ha proposto un compromesso: 50% dei membri per nomina diretta e l’altro 50% scelti dal Parlamento. Purtroppo, però, dopo aver avanzato questa proposta, Ali el-Selmy si è sentito male, finendo in ospedale. La trattativa è ora sospesa.

Ma la rabbia per il rafforzamento delle leggi di emergenza è tutt’altro che sopita. La Coalizione dei Giovani della Rivoluzione ha invitato a una nuova manifestazione il 16 settembre. Titolo: il "venerdì del terrificante silenzio". Bisognerà vestirsi di nero e restare zitti, con la bocca tappata.

 

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