8460 A Mirafiori vince il sì, ma di poco

20110115 10:51:00 redazione-IT

I lavoratori della Fiat approvano l’accordo separato. La percentuale dei sì è attorno al 54%. Tutto tranne che il plebiscito annunciato da alcuni. E’ anche più bassa del voto a Pomigliano, che aveva deluso Marchionne. La Fiom può riaprire la trattativa (da rassegna.it)

Una vittoria per i sì all’accordo su Mirafiori. Ma una vittoria di stretta misura. A Torino l’esito del referendum, con lo spoglio ultimato in piena notte, dice che i sì hanno raggiunto più della metà dei voti validi. Mentre scriviamo si attende ancora lo spoglio dell’ultimo seggio (circa 400 voti) e le percentuali dicono: sì al 54,3% e no al 45,7%. Gli aventi diritto al voto erano 5.431. Hanno votato 5.154 lavoratori, pari al 94,9%.

Sono percentuali più basse rispetto al referendum di Pomigliano (63%), che già non era piaciuto a Sergio Marchionne. Illustrano uno stabilimento diviso in due. I reparti montaggio hanno votato in larga maggioranza no. Solo il plebiscito per il sì degli impiegati ha invertito la tendenza del referendum, premiando l’accordo. Ma l’accordo cambia il modo di lavorare di chi sta alla catena di montaggio, al cui voto, quindi, dovrebbe essere dato un peso diverso.

A questo punto, forte dei voti nei reparti operai di Mirafiori, la Fiom (unico sindacato che non ha sottoscritto l’accordo) avrà solide ragioni per chiedere la riapertura della trattativa. Ma il negoziato è destinato a svolgersi in condizioni drammatiche dal punto di vista delle relazioni in fabbrica.

Nei giorni scorsi i sindacati firmatari dell’accordo avevano previsto consensi intorno al 70-80%. Ma le loro previsioni non sono state rispettate.

Così il voto nei reparti
I lavoratori del reparto Montaggio, seggio numero 9, hanno bocciato l’accordo separato. I no sono infatti 362 e i sì 300. 7 le schede non valide.

Il no al referendum di Fiat Mirafiori ha vinto anche nel secondo seggio (reparto montaggio, numero 8) con 407 no e 360 sì.

Anche nel seggio numero 7 (il terzo scrutinato), sempre del reparto montaggio, dello stabilimento Fiat Mirafiori i no hanno prevalso. I no sono stati 374 a fronte di 349 sì.

Nel seggio numero 6 (sempre nel reparto montaggio) ha prevalso il no. Hanno votato sì all’accordo sul rilancio dello stabilimento 372 lavoratori mentre hanno detto no 433 dipendenti.

Al seggio 5, quello degli impiegati, vincono i sì di larghissima misura. Con 421 voti i sì si aggiudicano il 95,5% delle preferenze mentre i no sono solo 20 (4,5%).

Nel seggio della notte dello stabilimento hanno detto sì all’accordo 262 lavoratori (70,2%) mentre i no sono stati 111 (29,8%).

Nel seggio numero 4 (verniciatura e magazzinaggio) hanno votato sì all’accordo 113 lavoratori (52,3%) mentre hanno detto no 103 lavoratori (47,7%).

Lo scrutinio del seggio 3 si è chiuso con 140 sì e 93 no.

Nel seggio numero 2 i sì sono stati 202 mentre (48,1%) mentre i no sono stati 218 (51,9%).

LA GIORNATA
L’affluenza è stata altissima. E non è stupito il responsabile nazionale Auto della Fiom, Giorgio Airaudo. "Siamo di fronte ad una partecipazione alta. E’ inevitabile – ha osservato Airaudo – perché è la Fiat che sta organizzando il voto. Nei giorni scorsi ci ha fatto anche una anteprima delle assemblee dei lavoratori, qualcosa che non era mai accaduto in 70 anni di storia della fabbrica". "Io comunque non sono appassionato a questo discorso sulle percentuali –ha aggiunto Airaudo – perché penso che questo voto non sia libero come hanno testimoniato con coraggio tantissimi lavoratori".

Non sono stati comunque segnalati intoppi nelle procedure di voto e le urne dell’unico seggio che è stato aperto per il turno notturno, sui nove seggi complessivi, sono state sorvegliate dai lavoratori incaricati di svolgere le mansioni elettorali. Finora non ci sono state discussioni nelle procedure di voto. Attualmente sono aperte le urne per i lavoratori del turno di mattina, che sono circa la metà dei 5.431 lavoratori Fiat. Poi toccherà al turno del pomeriggio, che completerà il voto, i cui risultati finali sono attesi per la tarda serata.

A turbare il voto, solamente alcuni volantini siglati Movimento comunista rivoluzionario con una stella a cinque punte di colore nero racchiusa in un cerchio sono stati trovati all’interno dello stabilimento, in una stanza attigua a dove si svolgono le operazioni di voto per il referendum. Analoghi volantini intitolati ‘E’ l’ora della coscienza rivoluzionaria!!’ sono stati distribuiti ieri sera davanti alla posta durante il cambio turno.

Cercando di evitare telecamere e fotografi per andare a casa dopo otto ore di lavoro notturno, chi ha votato ‘no’ appare in genere più convinto nel rispondere della propria scelta. "Non possiamo cancellare con le nostre mani decine di anni di conquiste e di diritti, sanciti dalle leggi e anche dalla Costituzione", dice un giovane operaio della catena di montaggio. I giovani in realtà sono pochi all’uscita dalla fabbrica, così come le donne. Una di queste spiega che "mi manca poco alla pensione, anche se non so ancora bene quanto visto le ultime norme: ho votato sì per salvaguardare il posto di lavoro, mio e di tutti".

La consultazione si svolge su tre turni e riguarda un corpo elettorale formato da circa 5.600 persone. I lavoratori votano prima di iniziare il turno. Al termine del referendum Mirafiori chiuderà di nuovo e gli operai torneranno in cassa integrazione.

"Dalle fabbriche non siamo mai usciti e ci resteremo", ha detto il segretario Fiom Landini: "Quell’intesa è anche contraria allo statuto della Cgil, non può essere firmata". A proposito delle assemblee del 13 gennaio in fabbrica, "il senso è quello della democrazia, quella vera, che permette ai lavoratori di votare, ma anche di decidere sugli accordi senza ricatti". Una legge sulla rappresentanza, ha aggiunto Landini, "servirebbe proprio a questo, a far diventare un diritto votare tutti i contratti. Sicuramente avremmo meno problemi anche per l’unità sindacale". Ai cancelli di Mirafiori sono arrivati anche gli operai Pomigliano e i sindaci della Val di Susa.

"Nella vicenda di Mirafiori la Cgil si esprime contro l’accordo sottoscritto non solo perché mette in discussione le condizioni di lavoro, i tempi, le pause, i ritmi. La vicenda riguarda tutti perché mette in discussione la libertà dei lavoratori di decidere se e come è possibile essere rappresentati. Nel modello Marchionne la rappresentanza collettiva diventa un ostacolo". In un breve intervento al XXVI congresso della Fnsi, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha sottolineato come sia un errore attaccare le libertà e la rappresentanza dei lavoratori "che sono uno strumento fondamentale di democrazia, anche perché il cambiamento e l’innovazione non possono essere incompatibili con i diritti e le tutele sindacali".

E la Fiom ottiene anche l’appoggio del sindacato francese: il consigliere federale della Cgt Me’tallurgie, Patrick Correa, intervistato dall’Adnkronos, dichiara che la proposta di Marchionne "è totalmente inaccettabile". ‘Appoggiamo la Fiom in questa azione contro un accordo che sferra un attacco fondamentale al diritto sindacale, alla contrattazione collettiva e alla carta sociale’. Correa annuncia l’adesione del sindacato francese allo sciopero generale del 28 gennaio indetto dalla Fiom. La Cgt guarda ‘con molta attenzione’ a questa vicenda, che rappresenta un ‘cattivo segnale inviato a livello europeo’. Da parte della Fiat, dichiara Correa all’Adnkronos, ‘si tratta di un ricatto fatto ai lavoratori che peggiora le condizioni di lavoro e riduce il peso dei sindacati. E’ un cattivo segnale inviato dalla Fiat e temiamo che possa estendersi altrove, anche se la situazione sindacale in Italia non è la stessa rispetto agli altri paesi europei’.

La polemica dell’ultima ora è girata intorno alle assemblee. In casa Fiom fanno notare che gli unici a organizzarle in fabbrica sono stati loro, mentre i sindacati firmatari hanno preferito non parlare direttamente con i lavoratori: è stata la stessa azienda a convocare gli operai durante il lavoro per chiedere il consenso. Un atteggiamento che potrebbe essere controproducente per i sostenitori dell’intesa. Altro fatto singolare, osservano ancora in casa Fiom, è che i firmatari non hanno mai distribuito il testo dell’accordo, al contrario dei metalmeccanici Cgil che lo hanno stampato e diffuso a tutti davanti alle portinerie. Dal canto suo, la Fim ribadisce il sì convinto, "perché il voto è determinante non solo per gli operai, ma anche perchè condizionerà il futuro industriale e le prospettive occupazionali di almeno 50mila lavoratori e delle loro famiglie".

http://www.rassegna.it/articoli/2011/01/15/70378/a-mirafiori-vince-il-si-ma-di-poco

 

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