20101214 22:36:00 redazione-IT
Bienne, 14.12.2010
Il 9 dicembre 2010 l’on. Antonio Razzi ha lasciato Italia dei Valori per unirsi al gruppo parlamentare di Noi Sud dopo aver consegnato una lettera ai capigruppo alla Camera ed al Senato on. Massimo Donadi e sen. Felice Belisario, in cui ha voluto spiegare le ragioni che lo hanno spinto a passare il guado.
La defezione ha gettato nello sconcerto molti dei suoi elettori e compagni di partito e fornito motivi di perversa gioia ai suoi detrattori. Nella sua lettera l’ormai ex di Italia dei Valori ha voluto spiegare il suo abbandono del partito in cui ha militato per 16 anni con le sue personali incomprensioni con la dirigenza. Le parole usate nella lettera di addio hanno il sapore amaro di un estremo tentativo di giustificare ciò che non è giustificabile.
La modernità ci insegna che la verità è sempre uno specchio in frantumi che rimanda la stessa immagine da centomila diversi punti di vista del quale ci è dato cogliere solo un minuscolo frammento. La lettera fornisce solo uno di questi minuscoli frammenti ma disgraziatamente per Razzi quel frammento rimane confinato negli angusti spazi della sua visione della verità. Le interpretazioni rimangono innumerevoli e non siamo in grado di accedere a tutti i retroscena di questa lunga e triste storia che è iniziata con toni da favola moderna, come la meravigliosa storia di riscatto sociale di un emigrante operaio che varca le soglie del parlamento italiano nei panni dell’onorevole, per concludersi malauguratamente come la più classica delle vecchie storie del trasformismo della politica italiana. Un pugno nello stomaco ai tanti attivisti che cercano quotidianamente con tanta fatica di far crescere il partito in Italia e all’estero. Una pugnalata alla schiena al voto espresso dagli italiani all’estero che vedono infangare i valori stessi che li hanno mossi ad esprimere le proprie preferenze.
Non è dato sapere fino in fondo, almeno per ora, quali vantaggi personali abbia tratto Antonio Razzi dal suo tradimento ma sono certi i danni smisurati del suo gesto. L’effetto demotivante per tutti gli attivisti è fuor di dubbio. La rabbia e lo sconcerto tra gli iscritti al partito nella regione estero sono forti e diffusi. Un cenno va fatto anche al profondo rammarico causato alle persone oneste e leali che gli sono sempre state vicine e che hanno collaborato con quello che credevano un legittimo rappresentante dei propri connazionali. Queste persone ora si trovano grazie a lui, gettate in pasto ai cannibali della politica, pronti a saltare alla gola dei propri compagni di partito per scaricare le proprie frustrazioni esistenziali e magari trarne anche qualche vantaggio personale. La stessa istituzione del voto per i connazionali residenti all’estero è rimessa in discussione da chi vuole strumentalizzare l’accaduto.
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