8375 Piano nomadi a Roma: pubblicato il Rapporto che documenta un tragico fallimento

20101123 10:12:00 redazione-IT

[b]di Gruppo EveryOne[/b]

Milano, 21 novembre 2010. L’associazione 21 luglio ha presentato la mattina del 20 novembre, presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, il rapporto sul campo Rom di via Salone, esempio principale delle politiche sui Rom e Sinti attuate dalla giunta Alemanno. Il rapporto si intitola, eloquentemente, "Esclusi e ammassati" e la data scelta per la presentazione ufficiale coincide con l’anniversario della Convenzione dei diritti dell’infanzia. Il dossier riporta le conclusioni tratte da un team di ricercatori indipendenti, che dall’1 luglio al 15 settembre 2010 ha svolto un’analisi meticolosa del Salone.

Dal documento emerge una condizione di emarginazione, segregazione, esclusione dal mondo del lavoro e dalla stessa società che costituiscono intollerabili violazioni dei diritti umani e in particolare dei diritti dei fanciulli, violazioni riassunte dall’associazione attraverso un’espressione tanto sintetica quanto esatta: "istituzionalizzazione di una dinamica discriminatoria". I risultati del piano nomadi messo a punto dal sindaco Alemanno con il supporto del ministro degli Interni rappresenta il fallimento di ciascuno degli obiettivi sbandierati davanti agli occhi dell’Unione europea e del’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, che più volte avevano stigmatizzato le politiche italiane sui Rom. Il progetto prevedeva di integrare positivamente nella città di Roma circa 7mila Rom e Sinti, togliendoli dai 7 campi autorizzati, dai 14 insediamenti semi-autorizzati (ovvero tollerati, anche se non riconosciuti), dagli 80 campi abusivi e dai numerosi micro-insediamenti, distribuendoli in 13 "villaggi autorizzati", regolati da "patti di legalità". "Dallo sgombero del Casilino 900, verificatosi a gennaio 2010, si sono verificati fino a oggi 320 sgomberi," dichiara Carlo Stasolla, presidente dell’associazione, "mentre l’allestimento degli altri due villaggi attrezzati è ancora in alto mare". Iperboliche le cifre stanziate per il piano di Alemanno: 34 milioni di euro, di cui 15 già spesi. Una somma di circa 25mila euro per famiglia che, impiegata correttamente, come caldeggiato dal Gruppo EveryOne, dal Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione, dalla Croce Rossa Italiana e dalle Ong che si impegnano per i diritti dei Rom, avrebbe potuto risolvere definitivamente il dramma sociale dei Rom e Sinti che vivono a Roma, attraverso la realizzazione di imprese collettive (con annesse accademie professionali riservate ai giovani), fattorie biologiche e soluzioni abitative ad hoc. Una soluzione riassunta nel progetto "Romasia", più volte lodato dalle Istituzioni internazionali, ma mai preso in considerazione – nonostante gli accorati appelli – dall’amministrazione della capitale né, tantomeno, dal governo.
Così siamo giunti alla desolazione riportata nel dossier "Esclusi ed ammassati". Dopo gli sgomberi di Casilino 900, La Martora e Dameta, al Salone vivono 1076 persone, in una struttura che potrebbe ospitarne al massimo 575, con la commistione forzata di gruppi etnici Rom dalle tradizioni differenti e provenienti da Romania, Bosnia, Montenegro, Serbia (una condizione innaturale che è causa di tensioni e scontri). Nei container 8-9 individui vivono in spazi di 24,80 metri quadrati, quando per legge a 4 persone spetterebbero un minimo di 56 metri quadrati. Se teniamo conto poi delle pessime condizioni igieniche e sociali, delle insufficienti misure di sicurezza per le famiglie, del malfunzionamento delle forniture idriche, del controllo poliziesco – tramite fotosegnalamento, videocamere e adozione di tessere etniche – cui sono sottoposti uomini, donne e bambini, non è iperbolico paragonare questo modello di insediamento al campo riservato ai Sinti nel ghetto di Lodz, durante la dominazione nazista. Riguardo alla scolarizzazione dei minori, il rapporto pone in rilievo la distanza del campo dal centro abitato, la difficoltà da parte degli scuolabus di raggiungere puntualmente le scuole in cui la popolazione minorile dell’insediamento è frammentata, la mancanza di serenità sociale nell’esistenza quotidiana di bambini e ragazzi. Anche l’aspetto sanitario è da censurare, a causa dell’inadeguatezza delle abitazioni, delle cattive condizioni igieniche in cui versano gli internati (sarebbe ipocrita chiamarli "ospiti"), della scarsa assistenza medica, della lontananza di un ospedale in caso di urgenze: il più vicino è a dieci chilometri dal Salone. La presenza di un inceneritore di rifiuti a poca distanza dall’insediamento è inoltre causa di inquinamento atmosferico e dell’ambiente, che è contaminato da diossina, palladio e altre sostanze tossiche e cancerogene. Motivo ulteriore di amarezza sono gli innumerevoli appelli le denunce internazionali, i progetti alternativi presentati dalla società civile nel corso degli ultimi anni: quanti lutti, quante emergenze umanitarie, quante situazioni di disagio grave si sarebbero potute evitare, con un minimo di apertura mentale, con un minimo di senso civico, con un barlume di umanità. E come saremmo vicini, oggi, se vi fosse stata lungimiranza, a un progetto di accoglienza e vivibilità sempre più necessario e urgente per i cittadini Rom e Sinti della capitale.

Link correlati

http://www.articolo21.org/1395/rubrica/gruppo-everyone-a-roma-sorgono-i-ghetti-rom.html
http://www.affaritaliani.it/roma/everyone_con_i_fondi_ue_italia_poteva_dare_ai_rom_casa300810.html

 

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