8271 Gino Bucchino: “Caro PD, ti scrivo…”

20101013 11:11:00 redazione-IT

Roma, 12 ottobre 2010

Ho letto, e riletto, con l’interesse che merita un pronunciamento del maggiore partito di opposizione, che è anche il mio partito, il documento che l’Assemblea Nazionale del PD ha dedicato agli italiani all’estero. Mentre ho capito e condiviso la prima parte, che esprime il senso politico della grave emergenza che le nostre comunità stanno vivendo, non ho capito nulla o quasi delle indicazioni programmatiche contenute nella seconda parte. E quello che ho capito mi dà qualche nervosismo.
Un documento di questo genere deve diventare un messaggio da consegnare agli italiani di tutto il mondo e deve potere essere letto senza ricorrere a decodificazioni e a decodificatori. Non ci possiamo permettere un linguaggio tecnicistico e politologico da tecnocrati o “esperti” abituati a parlare a dieci persone.

Tanto più che siamo nel vivo della costruzione all’estero di un partito che si chiama democratico anche perché deve essere popolare e diffuso. Scusate, ma qualcuno sa, e ha la bontà di spiegarmelo, cosa vuol dire “estensione dei diritti previdenziali ad ogni forma contrattuale tramite un sistema di flexicurity”? Oppure “sostegno alle proposte di includere una nozione di discriminazione multipla e per associazione”?

In secondo luogo, non ci possiamo permettere che da un organismo dirigente dove confluiscono rappresentanti di tutto il mondo esca un messaggio “sostanzialmente”, anche se forse dovrei dire “esclusivamente”, eurocentrico. Siamo da tempo convinti che sia necessaria una grande flessibilità per tenere insieme tutti i volti della presenza italiana nel mondo e un partito che ha l’ambizione di governare l’Italia non può fare a meno di dimostrare che conosce e raccoglie i problemi di tutti.

Senza autocitazioni, sarebbe bastato dare un’occhiata più attenta al lavoro che gli eletti del PD in Parlamento hanno sviluppato in questi anni per delineare una gamma più articolata, precisa e concreta dei problemi aperti. E’ sicuro che un partito come il PD, in un documento ufficiale, possa lasciare per strada questioni come quelle relative al sistema di promozione della lingua e della cultura nel mondo, al rinnovamento degli strumenti informativi per le nostre comunità, al recupero della cittadinanza per coloro che l’hanno perduta senza una diretta responsabilità e, soprattutto, per le donne e i loro discendenti nati prima del 1948? O si possano ignorare le problematiche relative alle tutele socioprevidenziali, forti soprattutto nei paesi extracomunitari, come il dramma degli indebiti pensionistici, le tasse sull’ICI e sui rifiuti, la necessità di stipulare o rinnovare gli obsoleti accordi di sicurezza sociale e contro le doppie imposizioni fiscali, l’assistenza sanitaria negata a migliaia di connazionali indigenti e, infine, l’assegno di solidarietà, sempre promesso e mai concesso?

Se vogliamo dare sempre maggiore credibilità al PD all’estero non abbiamo che una strada da percorrere: partire non da noi ma dalla condizione vera degli italiani all’estero e sulle loro esigenze e sulle loro attese costruire il grande partito che si meritano e che noi stessi ci meritiamo.

Gino Bucchino

On. Gino Bucchino
Camera dei Deputati
Via della Missione 8 – 00186 Roma

 

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