Migranti. Rimpatri validi in tutta l’Ue, nuovi hotspot: nasce la fortezza Europa

L’annuncio di Von der Leyen: puntiamo a un sistema efficace. Fa discutere l’idea dei cosiddetti “return hubs”. I passi già compiuti da Italia, Germania e Portogallo sul nodo espulsioni

 

di Giovanni Maria De Re (da Avvenire dell’11 marzo 2025)

L’Europa sempre più “fortezza” sul fronte migrazione, sulla crescente spinta dell’avanzata dell’estrema destra. L’aria che si respira a Bruxelles e nelle capitali è sempre più questa, e indubbiamente ispira la presentazione, oggi a Strasburgo, da parte di Magnus Brunner, nuovo commissario agli Affari Interni, della proposta di revisione dell’attuale direttiva sui rimpatri. Obiettivo: accelerare le espulsioni e inasprire le misure per impedire la circolazione di quanti devono lasciare l’Ue con anche centri in Paesi terzi.

«Vogliamo mettere in atto un sistema veramente europeo per i rimpatri – ha detto domenica la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen – proponendo un regolamento con norme semplici e chiare che impediscano la fuga e facilitino il rimpatrio di cittadini di Paesi terzi senza diritto di soggiorno», con la promessa che «saremo più severi laddove vi siano rischi per la sicurezza».

La nuova proposta, si legge nelle bozze della nuova normativa (pubblicate dall’Ansa), prevede un «ordine di rimpatrio europeo» valido in tutta l’Unione al posto di quelli nazionali. In sostanza, un migrante oggetto di foglio di via in un Paese Ue lo sarà automaticamente anche in un altro. Insomma, non potrà sottrarsi spostandosi da uno Stato all’altro dentro l’Unione come accade ora. «Per funzionare – recita il documento – qualsiasi sistema di gestione della migrazione deve avere una politica credibile ed efficace in materia di rimpatrio. Quando persone che non hanno il diritto di rimanere nell’Ue rimangono, l’intero sistema di migrazione e asilo viene minato».

Un clima plasticamente rappresentato da quanto accade in Germania. La Cdu del cancelliere in pectore Friedrich Merz nei negoziati di governo con i socialdemocratici, ormai in fase avanzata, sta imponendo una linea durissima: ripristino stabile dei controlli alle frontiere tedesche, tutte in area Schengen (quella in cui sono state soppressi proprio i controlli ai confini), con possibilità di respingimenti diretti al confine. Sullo sfondo, la grande avanzata dell’estrema destra Afd, divenuto secondo partito tedesco alle elezioni del 23 febbraio. Schengen, peraltro, scricchiola sempre di più: oltre alla Germania hanno in essere da anni (con l’acquiescenza della Commissione) controlli alle frontiere interne Austria, Danimarca, Francia, Olanda, Slovenia, Svezia.

E poi c’è la questione dei centri. A febbraio il governo di centro-destra del Portogallo ha annunciato che utilizzerà parte del Pnrr di Lisbona per costruire due centri di permanenza per i rimpatri di immigrati irregolari. Ed è in questo contesto che ormai fa sempre più strada l’ormai annosa idea dei centri in Paesi terzi in cui spedire quanti hanno ricevuto il foglio di via, i return hubs, centri per i rimpatri (Cpr). Piace molto all’Italia, anche se non è il modello Albania (dove l’Italia manda migranti salvati in acque internazionali per esaminare là, sotto giurisdizione italiana, le loro domande).

«La mancanza di cooperazione dei cittadini di Paesi terzi – si legge ancora nelle bozze di revisione della direttiva – che possono opporre resistenza, fuggire o vanificare in altro modo gli sforzi di rimpatrio, rende difficile l’esecuzione delle decisioni di rimpatrio». Si prospetta insomma una detenzione di fatto per il migrante da espellere. Che, del resto, è in sostanza ventilata anche nel nuovo Patto per la migrazione che entrerà pienamente in vigore nel 2026: lì si parla di centri «a ridosso» delle frontiere esterne per ospitare, in vista del rimpatrio, i migranti con scarse chance di vedersi riconoscere il diritto d’asilo. A giugno, poi, arriverà la lista Ue dei Paesi terzi sicuri, per facilitare i rimpatri. Ieri il gruppo Socialisti all’Europarlamento è tornato a dire un no secco ai return hub. Protestano anche varie organizzazioni non governative.

 

FONTE: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/rimpatri-validi-in-tutta-l-ue-nuovi-hotspot-nasce-la-fortezza-europa

 

 

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