
“La riforma della legge sulla cittadinanza in Italia rappresenta un’emergenza: avere oltre un milione di minori senza cittadinanza, e quindi discriminati nella scuola, nel lavoro e nella società, è un grande problema sociale”
di Pietro Soldini
Per sapere che si trattava di “ius sola” bastava guardare al calendario (agosto), eppure ci siamo subiti ore ed ore di chiacchiere, non solo inutili, ma dannose e totalmente disinformanti; al punto che, adesso, dopo quella discussione, non soltanto non resta alcun provvedimento concreto, ma neanche è stata acquisita una migliore conoscenza e consapevolezza del problema e dei suoi connotati.Come si fa a difendersi da questo vortice di fake news, incompetenza e disonestà intellettuale?
Personalmente, abbiamo anche smesso di discuterne. Ma non riusciamo proprio a tacere, e proviamo a ricapitolare la situazione.
La riforma della legge sulla cittadinanza in Italia rappresenta un’emergenza: avere oltre un milione di minori senza cittadinanza, e quindi discriminati nella scuola, nel lavoro e nella società, è un grande problema sociale. Avere oltre tre milioni di immigrati che possiedono la carta di soggiorno e non sono ancora cittadini, e quindi sono discriminati nei diritti civili fondamentali (ad esempio il voto), è un grave vulnus per la nostra democrazia. Avere cinque milioni e più d’immigrati regolari, ai quali aggiungere altri 500 mila irregolari, significa che circa il 10% della popolazione nazionale è straniera, quindi con uno status giuridico differenziato: persone discriminate e rappresentate come capro espiatorio di tutti mali del paese… è pericoloso per loro, ma anche per la sicurezza di tutto il paese.
Gli argomenti di chi si oppone sono ridicoli. È stato detto che non serve lo ius soli, né le versioni più moderate e graduali dello ius culturae o ius scholae, perché noi diamo più cittadinanze degli altri paesi europei. In particolare si è fatto il paragone con la Francia e la Germania: in realtà questo dato prova esattamente il contrario, cioè che in Italia i migranti sono di più perché sono molti di più coloro che ne fanno richiesta, mentre in Francia e Germania sono meno, perché hanno acquisito già la cittadinanza con maggiore facilità (proprio perché c’è lo ius soli e perché la cittadinanza viene concessa dopo 5 anni di residenza, mentre in Italia c’è ne vogliono 10+4).
Il ministro dell’Interno ha fornito i dati anche più disaggregati, dai quali si evince che noi abbiamo concesso nel 2023 oltre 200 mila cittadinanze, contro le 180 mila della Germania; poi, per essere ancora più convincente, il ministro ha affermato che oltre il 26% di queste cittadinanze hanno riguardato i minori da 0 a 14 anni, senza riflettere che anche questo dato disaggregato prova il contrario di ciò che sostiene il Ministro.
Chi sono questi minori (circa 50 mila, un quarto del totale)? Sono i figli d’immigrati che, dopo 14 anni di residenza in Italia, hanno ricevuto la cittadinanza e quindi la trasmettono ai figli minori. Questo dato non è contemplato né in Francia né in Germania, dove, in virtù dello ius soli, tali minori ricevono la cittadinanza automaticamente, a prescindere dalla cittadinanza dei genitori. Infatti la percentuale di stranieri sul totale della popolazione, in Francia ed in Germania, è quasi più bassa che in Italia. Ma se si guarda alla percentuale di cittadini di origine straniera che hanno acquisito la cittadinanza in Germania, siamo al 20%; in Francia ancora di più, il 23%. Cioè un quinto dei cittadini tedeschi è di origine straniera ed un quarto dei cittadini francesi è di origine straniera.
Quindi non soltanto occorre lo ius soli, ma serve rivedere anche la norma sulla naturalizzazione degli adulti, che in Italia prevede 10+4 anni di residenza stabile mentre la media europea è di 6,8 (se la media è quella ci sono paesi che prevedono solo tre anni e comunque i paesi più grandi, Germania e Francia sono a cinque anni).
Quindi, di che parla il Ministro?
Il fatto è che per le destre al governo il nodo è mantenere un approccio discriminante, che in misura minore permane anche nella versione dello ius scholae. Perché che i bambini nati qui frequentino le scuole dell’obbligo, lo dice la parola stessa, è un obbligo: quindi perché non riconoscergli automaticamente la cittadinanza? Perché riconoscergliela soltanto in seguito? Perché durante la scuola devono continuare ad essere discriminati e differenziati rispetto agli altri?
Il generale Vannacci, con il suo ghigno insopportabile, sostiene che la cittadinanza deve essere data a chi la merita ed è disposto a morire per la Patria. Ma non e così, e la sua affermazione dimostra la totale ignoranza della nostra Costituzione e della Carta dei diritti Umani delle Nazioni Unite, nelle quali la cittadinanza non è identificata come un premio “per chi se lo merita”, bensì è un diritto fondamentale di ogni essere umano.
12 Settembre 2024
FONTE: https://www.progetto-lavoro.eu/ius-sole-dagosto/
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