n°28 – 15/07/23 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – la senatrice La Marca*(PD): incontra la segretaria del partito democratico Elly Schlein.
02 – Tunisia, Carè(Pd)*: Visita alla comunità italiana.
03 – Sen. Francesca La Marca*pd: interviene alla presentazione del libro “Vincent Massari. Cronache di un abruzzese d’America”
04 – Luca Zorloni*: I PIANI DEL GOVERNO piani per fare di Agid la futura agenzia nazionale dell’intelligenza artificiale Il regolamento europeo sull’ai prevede un’autorità nazionale di vigilanza.
05 – Andrea Daniele Signorelli*: I colossi dell’intelligenza artificiale non sono pronti per l’Ai Act europeo. La normativa che regola l’utilizzo degli strumenti di deep Learning è entrata nella fase finale di discussione, ma le società che si occupano del loro sviluppo devono fare ancora molti progressi per farsi trovare preparate.
06 – COME SI SFIDUCIA UN GOVERNO*: La mozione di sfiducia è l’atto con cui il parlamento chiede le dimissioni di un governo o di un suo singolo componente.
07 – Nel mondo.
08 – Il lupo perde il pelo ma non il vizio. (ndr) Claudio Del Frate*: Riaprire le miniere in Italia: dove sono minerali e terre rare.

 

01 – LA SENATRICE LA MARCA INCONTRA LA SEGRETARIA DEL PARTITO DEMOCRATICO ELLY SCHLEIN
Nella giornata di ieri, giovedì 13 luglio, la Segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha incontrato la Senatrice Francesca La Marca. È stata l’occasione per la senatrice di fare il punto con la Segretaria del ruolo della rete dei circoli del Partito Democratico e della comunità democratica in Nord America.

« Vorrei ringraziare la Segretaria Schlein per avermi incontrata e per l’attenzione che ha dimostrato alle tematiche che le ho sottoposto. La discussione si è incentrata in primis sul rafforzamento del Partito Democratico in Nord America ricordando alla Schlein del contributo dei circoli sul territorio e auspicando una sua visita ad alcuni di essi. » ha dichiarato la senatrice La Marca.

L’incontro, che si è svolto nella sede nazionale del Partito Democratico a Roma, è stato anche l’occasione per discutere della situazione politica nazionale e estera con tematiche di primo piano come il futuro del Partito Democratico americano e le prossime elezioni europee in programma a giugno del 2024.

« I temi che sono stati toccati sono diversi. E’ stata l’occasione per tastare alcuni argomenti e portare all’attenzione della Segretaria le tematiche che riguardano il Partito Democratico all’estero e le esigenze della comunità democratica in Nord America. Ho ricordato inoltre alla Segretaria quanto il Partito Democratico, rispetto all’andamento elettorale in Italia, sia ancora il primo partito fuori dai confini italiani, e di conseguenza quanto esso sia stato premiato dagli italiani residenti all’estero e quanto è importante per loro sentire la piena vicinanza della struttura partitica coinvolgendo ancora di più i membri della comunità democratica in Nord America. » ha dichiarato la senatrice La Marca.

L’incontro si è concluso con la Senatrice La Marca che ha promesso alla Segretaria Schlein di aggiornarsi nuovamente in un prossimo futuro con le istanze che la collettività democratica del Nord America vorrà sottoporre alla sua attenzione.
*(Sen. Francesca La Marca (PD) – Ripartizione Nord e Centro America/Electoral College – North and Central America)

 

02 – Tunisia, Carè(Pd)*: VISITA ALLA COMUNITÀ ITALIANA. ROMA 11 LUGLIO.-“SONO STATO IN TUNISIA, CHE FA PARTE DEL MIO COLLEGIO DI ELEZIONE, INSIEME AL COLLEGA SEN. GIACOBBE, PER RAFFORZARE I RAPPORTI BILATERALI CON IL NOSTRO PAESE E INCONTRARE LA COMUNITÀ ITALIANA.
L’Italia ha ormai da anni un rapporto amichevole ed intenso con la Tunisia, vista la prossimità geografica, la comune appartenenza all’area mediterranea ed il continuo contatto fra la comunità italiana e quella tunisina, oltre ad un positivo sviluppo dei rapporti economici confermato dagli investimenti italiani nel Paese. Ci sono almeno 4mila italiani iscritti all’Aire e abbiamo incontrato moltissimi rappresentanti che ci hanno esposto i disagi, le difficoltà e le istanze che abbiamo raccolto e cercheremo di portare a soluzione. Siamo stati accolti dall’Ambasciatore Fabrizio Saggio, dal direttore dell’istituto di cultura di Tunisi Fabio Ruggirello, dal presidente della Camera di commercio Italo tunisina Mourad Fradi, dalla console Anna Veronica Gianasso e dal presidente del Comites Sandro Fratini. La presenza economica italiana in Tunisia è solida e dinamica e annovera oltre 900 imprese (sia a capitale esclusivamente italiano sia miste). Esse rappresentano quasi 1/3 di tutte le imprese a partecipazione straniera e impiegano oltre 68 mila lavoratori. I settori con maggiore presenza di imprese italiane sono i seguenti: manifatturiero, energetico, costruzioni e infrastrutture, industriale. La presenza delle aziende italiane è ben radicata e concentrata nell’area della Grande Tunisi e delle regioni costiere. La Tunisia è tra i 17 Paesi focus del Programma “Invest Your Talent in Italy”, che mira a favorire il processo di internazionalizzazione del sistema di formazione superiore e produttivo italiano mediante l’attrazione di giovani talenti stranieri. Per l’anno accademico 2022/2023, nell’ambito di tale programma, sono state assegnate 7 borse di studio a studenti provenienti dalla Tunisia. Tornerò presto per incontrare la comunità.” Così Nicola Carè, deputato del Pd eletto all’estero
*( CARE’ Nicola – PD-IDP ; Eletto nella circoscrizione. ESTERO ; Ripartizione. D – AFRICA ASIA OCEANIA ANTARTIDE)

 

03 – Sen. Francesca La Marca*PD: INTERVIENE ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “VINCENT MASSARI. CRONACHE DI UN ABRUZZESE D’AMERICA”

Si è svolta oggi, presso il Senato della Repubblica, la conferenza stampa promossa dal Senatore del Partito Democratico, Michele Fina, dedicata alla presentazione del libro di Alessio De Stefano dal titolo“ Vincent Massari, Cronache di un abruzzese d’America”. Fra i vari ospiti presenti anche la senatrice Francesca La Marca, che ha sottolineato con il suo intervento l’importanza di ricordare una figura come Vincent Massari in un luogo di rilevanza nazionale come il Senato della Repubblica.
« Ricordare un uomo come Vincent Massari è un privilegio per chi come me rappresenta gli italiani in America, non soltanto centinaia di migliaia di cittadini iscritti all’AIRE, ma anche quasi 16 milioni di americani oriundi e discendenti con legami affettivi con il “Bel Paese”. È ancora più rilevante che questa presentazione del libro di Alessio De Stefano, che ringrazio, avvenga all’interno di un’istituzione così importante per tutti gli italiani come il Senato della Repubblica. »
Oltre al Sen. Fina, conterraneo di Vincent Massari, erano presenti l’autore del libro, Alessio De Stefano, e l’editore di “Radici Edizioni”, Gianluca Salustri. Tutti e tre hanno rimarcato, con un intervento, la storia del libro che ripercorre le vicende della vita di Vincent Massari, abruzzese emigrato in America nel 1915.
« Il libro non si limita a raccontare le tracce di una vita straordinaria, ma si impegna ad ampliare e a mostrare la ricchezza dell’esperienza migratoria italiana negli Stati Uniti. Nel mio ruolo istituzionale – ha continuato la senatrice La Marca – cerco di sensibilizzare gli italiani sul territorio nazionale, a partire dai miei colleghi, sul fatto che esistono tanti connazionali nei quattro angoli del mondo che non corrispondono all’immagine stereotipata dell’emigrato di basso livello culturale. Al contrario, moltissimi dei nostri connazionali meritano il nostro riconoscimento e ringraziamento per avere ottenuto la stima e il rispetto della società nella quale si sono integrati.»
Minatore, cronista, editore, sindacalista, protagonista dei fermenti sociali e culturali del tempo, Massari riuscì ad essere eletto senatore dello stato del Colorado e contribuì a fondare l’Università del Colorado con sede a Pueblo, la sua città.
« Tutti suoi successi non basterebbero a spiegare la straordinaria vita di Vincent Massari. Lui infatti riuscì- ha dichiarato la senatrice La Marca – a raggiungere l’apice del successo, contro ogni aspettativa, “against all odds”, ma in un modo che non corrisponde esattamente allo stereotipo dell’emigrato che esiste nell’immaginario collettivo degli italiani. Perché la storia di Vincent Massari profuma di sacrifici e dolore ma anche di intelligenza, intraprendenza e riscatto. »
« Questo importante lavoro di ricerca e di racconto, per cui dobbiamo ringraziare nuovamente De Stefano, forse è ancora più importante per gli italiani in loco che all’estero. Perché, e di questo sono convita, se l’Italia sapesse valorizzare di più i suoi connazionali all’estero con una struttura o rete formale, forse vi sarebbero più Vincent Massari nel mondo che porterebbero in alto il nome dell’Italia. » ha concluso la senatrice La Marca
*(Sen. Francesca La Marca D, Ripartizione Nord e Centro America/Electoral College – North and Central America)

 

04 – Luca Zorloni*: I PIANI DEL GOVERNO PIANI PER FARE DI AGID LA FUTURA AGENZIA NAZIONALE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE IL REGOLAMENTO EUROPEO SULL’AI PREVEDE UN’AUTORITÀ NAZIONALE DI VIGILANZA.

E IL GOVERNO CANDIDA L’AGENZIA PER L’ITALIA DIGITALE AL RUOLO.
MA SERVONO INVESTIMENTI E PERSONALE

Un’agenzia nazionale per vigilare sull’intelligenza artificiale. La prevede l’Ai Act, il regolamento comunitario sugli algoritmi in fase di negoziazione tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo. E la cerca il governo Meloni, che, se tutto va come da copione, tra un anno dovrà identificarla per effetto delle regole europee. Un nome c’è. Ed è quello dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid). Lo ha fatto nelle scorse settimane il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, che ha identificato nell’ufficio nato per coordinare la digitalizzazione della pubblica amministrazione come il candidato ideale a cui affidare la vigilanza sull’intelligenza artificiale. Anche perché dopo la nascita dell’Agenzia nazionale per la cyber sicurezza nazionale (Acn), Agid è stata alleggerita di alcuni compiti sul fronte cyber security.
Lo scenario:
• DOSSIER AI
• CERCASI STAFF
• LE REGOLE EUROPEE

DOSSIER AI
L’intelligenza artificiale è uno dei dossier caldi sulla scrivania nel nuovo direttore dell’agenzia, Mario Nobile, nominato a fine marzo. “La pubblica amministrazione è un grande spenditore in tecnologia”, spiega a Wired. I numeri dell’ultimo rapporto di Anitec-Assinform, associazione che rappresenta l’industria digitale, evidenziano come nel 2022 la spesa degli enti centrali è aumentata del 10,5% rispetto all’anno precedente, arrivando a quota 2,489 miliardi. Di pari passo sono andati gli enti locali: +9,6%, fino a 1,488 miliardi. Dalla sanità, infine, investimenti per un miliardo. “Si tratta di una trasformazione digitale complessa – scrivono gli esperti di Anitec-Assinform -, iniziata già con la Strategia crescita digitale 2014-2020 e con il piano triennale strategico di Agid, e che sta avendo un’ulteriore spinta dal Pnrr [il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr], che ha stanziato 11,15 miliardi di euro”.
“Verso la pubblica amministrazione è importante dare strategie, evitare che si acquistino tecnologie senza conoscerle, capire come sono usati i dati, in raccordo con altri soggetti come il Garante della privacy, e rafforzare le competenze”, sintetizza Nobile. Il primo passo del nuovo direttore è stata istituire una prima unità di missione per l’intelligenza artificiale. A bordo quattro dipendenti di Agid: due profili tecnici, esperti in ingegneria informatica, una figura amministrativa e una esperta in certificazioni e controlli, per esplorare valutazioni del rischio con sistemi di bollinatura o autocertificazione.
Quanti soldi ha speso finora l’Agenzia nazionale per la cybersecurity
Nel 2022 ha impegnato oltre 70 milioni dei 623 che ha in dote con il Pnrr. Sostegno ai ministeri, agli enti locali ma anche alle aziende per creare laboratori di prova. I dati della prima relazione annuale.

CERCASI STAFF
Di Ai si occuperà anche il piano triennale dell’agenzia, nel quale Nobile vuole lavorare a una distinzione chiara tra sistemi chiusi e centralizzati e aperti e decentralizzati. Spingendo affinché la pubblica amministrazione usi i secondi. “Noi dobbiamo avere chiarezza su come sono addestrati i foundation model e sull’uso che viene fatto dei dati pubblici per addestrare eventuali algoritmi – insiste il direttore -. Se un ufficio pubblico compra una Ai chiusa, deve sapere cosa mi danno indietro e quali sono gli elementi di accrescimento”. Onde evitare lock-in tecnologici o di perdere il controllo sull’uso delle informazioni.
“È un punto cruciale perché l’Ai avrà un ruolo importante per la pubblica amministrazione e il nuovo codice dei contratti prevede espressamente l’uso di prodotti con Ai”, osserva Edoardo Raffiotta, avvocato of counsel dello studio legale Lca e docente universitario. L’operato di Agid, ricorda Nobile, si articola su due binari: azioni verso la pubblica amministrazione e azioni verso il mercato.

L’IMPENNATA DEI PREZZI IN CROAZIA
Perché Agid possa diventare l’agenzia dell’intelligenza artificiale, tuttavia, serve un rafforzamento dello staff specializzato. L’ente può contare su alleanze come quella con la Fondazione Fair, guidata dal Cnr e finanziata con 114,5 milioni di euro del Pnrr dal ministero dell’Università e della ricerca. La rete coinvolge 350 ricercatori provenienti dai 25 partner. Nobile, però, pensa anche di attivare contratti in proprio. Per i quali, però, servono deroghe ai tetti previsti dagli inquadramenti pubblici per poter attirare i migliori talenti con salari concorrenziali rispetto alle offerte dei privati. Come ha fatto l’Acn. D’altronde, riassume Raffiotta, “in ambito digitale abbiamo davanti due sfide: intelligenza artificiale e cyber sicurezza”.
I colossi dell’intelligenza artificiale non sono pronti per l’Ai Act europeo
La normativa che regola l’utilizzo degli strumenti di deep Learning è entrata nella fase finale di discussione, ma le società che si occupano del loro sviluppo devono fare ancora molti progressi per farsi trovare preparate

LE REGOLE EUROPEE – Sull’Ai Act la discussione è entrata ora nel vivo. L’articolo 56, ricorda Raffiotta, prevede un comitato europeo di controllo ma anche autorità locali con funzioni di vigilanza e notificazione. La forma è ancora oggetto di dibattito, spiega il legale: “La bozza della Commissione prevede una unica autorità che sommi le due funzioni, il Consiglio ne prevede due e per il Parlamento ci può essere una pluralità di soggetti, costituiti o designati”. La Spagna ha già affidato questi compiti a un’agenzia ad hoc. Una strada che Butti sembra intenzionato a ripercorrere con Agid, che, ragiona Raffiotta, “potrebbe fare vigilanza, lasciando altri spazi di intervento alle autorità toccate dai vari ambiti giuridici dell’Ai, come il Garante della privacy, quello delle comunicazioni o l’Antitrust”.
Non è tuttavia decisione che si può rimandare a lungo. Se la trattativa a tre sull’Ai Act (il cosiddetto trilogo) rispetterà i tempi attesi (e c’è tutta l’intenzione di farlo, perché a maggio 2024 si vota il nuovo Parlamento comunitario), entro fine anno il regolamento sull’intelligenza artificiale raggiungerà la sua forma definitiva. “Dal momento della pubblicazione in Gazzetta ufficiale – ricorda Raffiotta – l’Italia ha tempo tre mesi per istituire la propria autorità nazionale”. Insomma, entro primavera 2024 occorre decidere. E strutturarsi di conseguenza. Per questo bisogna giocare d’anticipo. Anche perché Agid deve seguire altri dossier strategici. Come il fascicolo sanitario elettronico. O l’identità digitale e l’evoluzione del wallet europeo. Nel 2024, ricorda Nobile, cominciano i primi test in provincia di Trento.
*( Luca Zorloni · Coordinatore Wired.it e area digitale · Dove sono finiti i nuovi contratti di Spid · Come stiamo costruendo robot sempre più umani)

 

05 – Andrea Daniele Signorelli*: I COLOSSI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NON SONO PRONTI PER L’AI ACT EUROPEO.LA NORMATIVA CHE REGOLA L’UTILIZZO DEGLI STRUMENTI DI DEEP LEARNING È ENTRATA NELLA FASE FINALE DI DISCUSSIONE, MA LE SOCIETÀ CHE SI OCCUPANO DEL LORO SVILUPPO DEVONO FARE ANCORA MOLTI PROGRESSI PER FARSI TROVARE PREPARATE

La legge europea sull’intelligenza artificiale, l’Ai Act, è quasi pronta e rappresenta il primo tentativo di normare, nel modo più ampio possibile, lo sviluppo e l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale. Dalla trasparenza al grado di rischio che gli algoritmi di deep learning pongono a livello sociale (soprattutto in termini di sorveglianza), dal divieto di utilizzare alcune controverse tecnologie (come il riconoscimento emotivo) fino all’energia richiesta per l’addestramento e l’utilizzo di questi sistemi: per le società che si occupano di intelligenza artificiale, l’Ai Act rappresenta un test di fondamentale importanza.

Non solo per evitare di essere tagliati fuori da un mercato di fondamentale importanza come quello europeo, ma soprattutto perché – come già avvenuto con il Gdpr, il regolamento sulla privacy – la legge dell’Unione europea sull’intelligenza artificiale potrebbe diventare un esempio a cui guarderanno, a livello globale, tutti gli stati e le istituzioni intenzionate a regolamentare l’utilizzo di una tecnologia che sta ponendo sfide inedite.

Non è tutto: dando per scontato che, come già avvenuto sempre con il Gdpr, l’Unione europea deciderà di applicare rigidamente le sue norme, è probabile che i colossi dell’intelligenza artificiale dovranno uniformare i loro prodotti indipendentemente dal mercato di destinazione, per evitare di complicare enormemente il processo di sviluppo.

E allora, quanto sono pronti i vari OpenAI, Google, Hugging Face, Meta e non solo a rispettare le norme che stanno per essere definitivamente varate dall’Unione Europea (tenendo in considerazione che alcuni elementi potrebbero ancora cambiare nelle ultime fasi di discussione)?

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Lo studio
I ricercatori di Stanford del neonato Center for Research on Foundation Models hanno provato a rispondere a questa domanda in un paper che indaga il loro livello attuale di adesione alle norme previste. Al momento, sembra che il grado di preparazione sia ancora scarso, anche se i risultati ottenuti dalle varie realtà del settore variano parecchio: “Abbiamo valutato quanto i principali fornitori di foundation models (il nome che alcuni attribuiscono ai nuovi strumenti di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT o MidJourney, ndr) rispettino attualmente i requisiti della bozza europea e abbiamo scoperto che in gran parte non lo fanno”, si legge nel paper.
“I fornitori di foundation models raramente divulgano sufficienti informazioni relative ai dati, all’elaborazione e all’utilizzo dei loro modelli, così come di altre caratteristiche cruciali degli stessi modelli”, proseguono i ricercatori. Tra i 12 parametri che sono stati testati, troviamo la divulgazione delle fonti da cui provengono i dati impiegati per l’addestramento (soprattutto per valutare possibili violazioni del copyright), la gestione dei dati per evitare che i modelli siano soggetti a bias, le informazioni sulle dimensioni del modello impiegato e il suo potere computazionale, l’energia richiesta per l’addestramento, i limiti del modello che si sta sviluppando, i rischi posti dal proprio sistema di intelligenza artificiale, le contromisure prese per mitigarli e parecchio altro ancora.

Prendendo in considerazione soltanto i sistemi di intelligenza artificiale generativa (che non sono ovviamente gli unici oggetto dell’Ai Act) e dando un punteggio da uno a quattro per ognuno dei 12 parametri, si scopre che a ottenere il punteggio migliore è Bloom di BigScience/Hugging Face (modello testuale simile a ChatGPT), che raggiunge il punteggio di 36/48 soprattutto grazie ai buoni risultati in termini di divulgazione delle fonti utilizzate per il database, informazioni tecniche sul modello e sull’energia richiesta, gestione dei dati e altro ancora. A ottenere il punteggio peggiore è invece Luminous di Aleph Alpha, che conquista un misero 5/48, risultando gravemente carente in tutti i parametri presi in considerazione.
E per quanto invece riguarda i modelli e le aziende più note del settore? GPT-4 di OpenAI (che alimenta la versione più potente di ChatGPT) ottiene un mediocre 25/48, conquistando buoni risultati soltanto nel campo della divulgazione delle capacità e dei limiti del sistema, oltre a ricevere un inevitabile punteggio pieno relativo al suo essere diventato lo standard dell’intelligenza artificiale generativa. Poco meglio fa PaLM 2 di Google, che raggiunge 27/48 grazie soprattutto ai buoni risultati in campi come la gestione dei dati e altri (probabilmente secondari) relativi alla divulgazione degli stati membri dell’Unione Europea in cui è commercializzato. Risultati ancora peggiori invece per LLaMA di Meta, che si ferma a 21/48 ma – a differenza dei suoi principali rivali – ottiene buoni punteggi relativamente alle fonti impiegate, all’energia consumata e riguardo alle specifiche tecniche.
In generale, oltre a esserci ampio margine di miglioramento, i campi in cui – secondo quanto sostenuto nel report – è fondamentale fare progressi sono quelli legati al copyright, all’utilizzo di energia richiesta dai modelli, la mitigazione dei rischi e l’assenza di un sistema di valutazione (audit): “Pochi fornitori divulgano informazioni sullo status dei dati impiegati per l’addestramento relativamente al copyright”, scrivono gli autori. “Molti foundation models sono addestrati tramite dati presi da internet, di cui una parte considerevole è probabilmente protetta da copyright. La legittimità legale dell’utilizzo di questi dati […] è ancora poco chiara”.
Per quanto invece riguarda i rischi posti e la loro mitigazione, il report sottolinea come “il panorama di rischio relativo ai foundation models è immenso e comprende varie forme di utilizzo malevolo, danni non intenzionali e rischi sistemici e strutturali. Per quanto molti fornitori di modelli elenchino questi rischi, relativamente pochi illustrano il modo in cui pensano di mitigarli e con quale efficacia”.
Wolfram per gestire problemi matematici, OpenTable per prenotare il ristorante, Kayak per cercare il volo che fa per te: da qualche settimana il chatbot basato su intelligenza artificiale rende disponibili alcuni plugin che ne estendono le capacità. Eccone 7 da provare subito
Come migliorare i provvedimento
Infine, dopo aver sottolineato come le aziende che producono questi sistemi stiano diventando sempre meno trasparenti (com’è notoriamente il caso di OpenAI) e come non ci siano “significative barriere che possano impedire il miglioramento dei parametri”, gli autori consigliano anche alcuni possibili ampliamenti dell’Ai Act, che permettano per esempio di esplicitare al meglio come e per quali scopi questi modelli verranno impiegati e l’importanza di dotare le agenzie che si occuperanno della loro supervisione delle necessarie risorse tecniche e in termini di talento.
Fino a oggi, i più grandi attori nel campo dell’intelligenza artificiale (generativa e non) hanno goduto di un amplissimo margine di azione, che ha permesso loro di produrre e vendere sistemi di dubbia efficacia e sicura pericolosità (com’è il caso dei software di polizia predittiva, che dovrebbero essere messi al bando dal nuovo regolamento) e di muoversi liberamente in un’area grigia come quella del copyright. L’Ai Act potrebbe costringerli a rivedere alcuni comportamenti a livello globale, aumentando anche il loro livello di responsabilità e trasparenza. Nella speranza che tutto ciò contribuisca positivamente a un utilizzo etico e sicuro di una tecnologia di cui non abbiamo ancora scoperto le vere potenzialità.
*(Fonte: Wired. Andrea Daniele Signorelli si occupa del rapporto tra nuove tecnologie, politica e società. Scrive di innovazione digitale e del suo impatto sulla società)

 

06 – COME SI SFIDUCIA UN GOVERNO*: La mozione di sfiducia è l’atto con cui il parlamento chiede le dimissioni di un governo o di un suo singolo componente.
Definizione – In Italia il governo è legato al parlamento da un rapporto fiduciario. Ciò significa che un esecutivo, una volta nominato dal presidente della repubblica, per poter entrare effettivamente in carica deve prima presentarsi alle camere per ottenere la loro approvazione.

COSA SONO I VOTI DI FIDUCIA.
Così come la concede però, il parlamento può anche revocare la fiducia a un governo, che in questo caso è costretto a dimettersi. Ciò avviene appunto con la cosiddetta mozione di sfiducia.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
– Articolo 94 costituzione
La costituzione italiana non prevede esplicitamente che possa essere sfiduciato un singolo componente di un esecutivo. D’altronde nemmeno esclude questa possibilità. Infatti a partire dagli anni ottanta questa è diventata una prassi ricorrente. Il primo caso si è verificato nel 1984. In quell’occasione alcuni esponenti di opposizione presentarono una richiesta di dimissioni dell’allora ministro degli esteri Giulio Andreotti per il suo presunto coinvolgimento nel caso Sindona.
Solo il regolamento della camera prevede esplicitamente la possibilità di sfiduciare un singolo ministro.
Successivamente a questo passaggio ci fu una revisione del regolamento della camera. Da quel momento infatti l’articolo 115 prevede che per le mozioni di sfiducia rivolte a un singolo ministro si applichi la stessa disciplina di quelle rivolte all’intero governo. Curiosamente non è prevista una stessa formulazione così specifica al senato. La questione però fu definitivamente risolta dalla corte costituzionale. Nel 1996 infatti si espresse in seguito al ricorso dell’allora ministro di grazia e giustizia del governo Dini, Filippo Mancuso, sfiduciato dagli esponenti di palazzo Madama.
Gli effetti derivanti dalla approvazione di una mozione siffatta sono esterni al Senato: in primis, l’obbligo del titolare dell’organo colpito da sfiducia di dimettersi. Qualora questo obbligo non sia rispettato, il Presidente della Repubblica può nominare il nuovo titolare dell’ufficio, con sostituzione del titolare sfiduciato.
– sentenza 7/1996 della Corte Costituzionale
( https://giurcoost.org/decisioni/1996/0007s-96.htm )
La sentenza dunque non solo riconosceva la possibilità di mozioni di sfiducia individuali ma confermava la possibilità di presentarle anche da parte dei senatori sulla base del principio della parità di poteri tra le due camere.

DATI
La mozione di sfiducia individuale è uno strumento dal peso politico piuttosto rilevante eppure, salvo alcune eccezioni, non troppo utilizzato finora. Grazie alla banca dati della camera ( www.camera.it/leg19/1970 ) possiamo osservare che tra la IX e la XVIII legislatura (1983-2022) ne sono state presentate in tutto 75. Di cui meno della metà (33) effettivamente discusse e votate in aula.
Da notare il dato particolarmente elevato della XVII legislatura in cui gli atti depositati sono stati ben 26. Il motivo di questo picco è da attribuire all’ingresso in parlamento del Movimento 5 stelle. Restringendo l’analisi alle sole mozioni discusse infatti, 4 su 5 erano presentate proprio da questo gruppo. E la quinta aveva comunque visto la firma di diversi esponenti M5s.
Nella XVIII legislatura presentate 11 mozioni di sfiducia
Mozioni di sfiducia individuale presentate dalla IX alla XVIII legislatura (1983-2022)
Nella XVIII legislatura le mozioni di sfiducia discusse ( www.camera.it/leg18/557?fiducia=12 ) sono state 7 ma hanno riguardato solamente 3 esponenti. Le prime 2 risalgono al 2019 e riguardano l’allora ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli. All’epoca furono centrodestra e centrosinistra, con 2 atti distinti, a chiederne le dimissioni per le sue posizioni riguardanti la linea ad alta velocità Torino-Lione.
Nel 2020 poi altre 2 mozioni, che avevano come firmatari esponenti del centrodestra e alcuni del misto (inclusa Emma Bonino), riguardarono Alfonso Bonafede all’epoca ministro della giustizia. La contestazione in questo caso riguardava la lacunosa gestione delle carceri durante la pandemia che portò, tra l’altro, anche alla scarcerazione di alcuni detenuti sottoposti al regime del 41-bis.
Infine nel 2021 si registrarono 3 distinte mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della salute Roberto Speranza. Anche in questo caso evidentemente la contestazione riguardava la gestione dell’emergenza da Covid-19. Le mozioni erano tutte firmate da esponenti del misto (tra cui moltissimi fuoriusciti dal Movimento 5 stelle) e di Fratelli d’Italia che all’epoca era l’unico gruppo parlamentare espressamente all’opposizione.

1 MOZIONE DI SFIDUCIA CONCLUSA CON L’APPROVAZIONE.
È particolarmente rilevante il fatto che finora c’è stato un unico caso di mozione approvata. È avvenuto nel 1995 e riguardava l’esponente del governo Dini, Filippo Mancuso. L’allora ministro della giustizia aveva, tra le altre cose, lanciato pesanti accuse nei confronti del presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Un altro elemento interessante da rilevare riguarda il fatto che non sempre le mozioni di sfiducia riguardano il comportamento dei ministri nello svolgimento delle loro funzioni. Infatti tra la XV e la XVII legislatura in molti casi gli esponenti dei vari esecutivi sono stati soggetti a mozione di sfiducia per il sospetto che avessero commesso atti illeciti o quantomeno illegittimi. Solo per citare alcuni esempi, nel 2015 la ministra per le riforme Maria Elena Boschi ricevette una mozione di sfiducia dal Movimento 5 stelle. In particolare l’accusa era di aver spinto per l’approvazione del decreto “salva banche” al fine di aiutare il padre, ex vicepresidente di Banca Etruria, salvata dal decreto.
Nel 2017 invece l’allora ministro dello sport Luca Lotti fu soggetto a mozione di sfiducia perché indagato per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta per corruzione relativa alla Consip.

ANALISI
In base ai dati passati in rassegna, lo strumento della mozione di sfiducia può apparire poco efficace e anche relativamente sotto-utilizzato. Certamente sfiduciare un ministro della repubblica non è un gesto che può essere fatto con leggerezza. Ma questa dinamica può forse essere spiegata anche con il fatto che è generalmente l’opposizione a presentare atti di questo tipo. La maggioranza dal canto suo tenderà a “proteggere” l’esponente del proprio governo votando contro.
Un ricorso eccessivo a questo strumento dunque potrebbe rischiare di rivelarsi controproducente, contribuendo a far apparire poco incisivo l’operato delle opposizioni. Più spesso queste ultime si limitano a chiedere le dimissioni di un esponente del governo nei casi in cui il suo operato finisca sotto accusa per qualche motivo.
Una mozione di sfiducia individuale può risparmiare al capo del governo l’imbarazzo di chiedere a un ministro a dimettersi.
D’altro canto, in alcuni casi la presentazione di questi atti può comunque produrre delle conseguenze. Ad esempio l’ex ministro delle infrastrutture del governo Renzi Maurizio Lupi, sospettato di abuso d’ufficio, si dimise ancora prima della votazione della mozione a suo carico. Le dimissioni non furono pienamente volontarie: Matteo Renzi dichiarò infatti che se Lupi non si fosse dimesso avrebbe dato libertà alla maggioranza su come votare.
È evidente quindi che in molti casi la sfiducia individuale possa essere sfruttata come sostituto del potere di revoca. Il presidente del consiglio non può infatti revocare direttamente l’incarico a un membro del suo governo. Ma lasciando libertà di voto costringe sostanzialmente il ministro alle dimissioni.
Cosa: Governo e Parlamento, mozione di sfiducia individuale
Quando: IX legislatura, X legislatura, XI legislatura, XII legislatura, XIII legislatura, XIV legislatura, XV legislatura, XVI legislatura, XVII legislatura, XVIII legislatura
Dove: parlamento
*( FONTE: elaborazione su dati camera)

 

07 – NEL MONDO

UCRAINA
Le forze armate affermano di aver abbattuto venti droni e due missili lanciati dai russi nella notte tra il 12 e il 13 luglio in un’offensiva contro Kiev in cui è morta almeno una persona. Intanto il presidente statunitense Joe Biden ha lasciato Vilnius, dove si era svolto il vertice della Nato, ed è andato in Finlandia, nuovo paese dell’Alleanza atlantica. Alla fine del vertice Biden ha dichiarato che il sostegno all’Ucraina non finirà: “Difenderemo la libertà oggi, domani e per quanto serve”. Gli Stati Uniti e gli altri paesi del G7, in una dichiarazione congiunta, si sono impegnati a offrire garanzie di sicurezza a Kiev, in attesa del suo ingresso nella Nato.

UNIONE EUROPEA
Il parlamento europeo ha deciso il 12 luglio in sessione plenaria di adottare la Nature restoration law, la legge per il ripristino degli ecosistemi, testo di punta del Patto verde dell’Unione europea che mira ad “arrestare la perdita di biodiversità e a ripristinare la salute della natura”. Il testo, modificato in modo sostanziale, era diventato l’emblema di una battaglia politica a un anno dalle elezioni europee. Il risultato, il cui esito era molto incerto, è stato raggiunto con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti.

GRECIA
Un’inchiesta della BBC apre molti dubbi sulla versione dei fatti fornita dalla guardia costiera greca in merito al naufragio del 14 giugno al largo di Pylos, in cui potrebbero essere morte fino a 600 persone. Due sopravvissuti hanno raccontato che i guardacoste li hanno pressati per identificare come scafisti nove egiziani che erano a bordo. Inoltre un nuovo video mette in discussione la versione della guardia costiera greca secondo cui la nave era in condizioni di sicurezza.

MALI
Dal gennaio del 2023 i gruppi jihadisti hanno compiuto “omicidi”, “stupri” e “saccheggi” contro i civili nel nordest del Mali, “costringendo migliaia di persone a fuggire da queste regioni”. Lo denuncia un rapporto di Human rights watch pubblicato il 13 luglio. “La sicurezza si è fortemente deteriorata a causa degli scontri tra due gruppi estremisti islamici armati”, lo Stato islamico nel grande Sahara e il Gruppo per il sostegno dell’islam e dei musulmani, legati ad Al Qaeda, che cercano di controllare le rotte di rifornimento e di aumentare la propria influenza, spiega l’organizzazione per i diritti umani.

COLOMBIA
La deforestazione è diminuita del 29 per cento nel 2022, raggiungendo il livello più basso in quasi dieci anni, secondo le statistiche ufficiali pubblicate il 12 luglio dal ministero dell’ambiente. I dati mostrano particolari successi nelle regioni della foresta amazzonica, considerata un importante “serbatoio di carbonio” in grado di intrappolare le emissioni di gas serra per la lotta al cambiamento climatico.

CULTURA
Lo scrittore ceco naturalizzato francese Milan Kundera è morto l’11 luglio a Parigi. Autore, tra gli altri, del best seller L’insostenibile leggerezza dell’essere, aveva 94 anni.
*(da Internazionale, 15 luglio 2023)

 

08 – Il lupo perde il pelo ma non il vizio. (ndr) Claudio Del Frate*: RIAPRIRE LE MINIERE IN ITALIA: DOVE SONO MINERALI E TERRE RARE

RIAPRIRE LE MINIERE IN ITALIA: DOVE SONO MINERALI E TERRE RARE
L’Italia potrà diventare un «potenza» in campo minerario come auspicato dal ministro del made in Italy Adolfo Urso? L’annuncio del rappresentante del governo è solo un primo passo e riguarda in particolare i materiali cosiddetti «strategici» e le terre rare: tutti elementi destinati a diventare di primaria importanza nell’ottica del transizione green ma anche per i cambiamenti geopolitici in base ai quali l’Occidente dovrebbe diventare meno dipendente dalla Cina e dal resto del pianeta. La Commissione Europea ha avviato un’azione per garantire le catene di approvvigionamento sicure e sostenibili.

Ma quanto è concretala possibilità di riavviare un’industria estrattiva economicamente remunerativa e sostenibile per l’ambiente? In Italia le ricerche di minerali sono andate declinando nel corso del ‘900 in parallelo con il destino di molti siti minerari. Ma un rapporto dell’Ispra indica che nel sottosuolo sono di sicuro custoditi ingenti quantità di materiali dimenticati in passato che hanno visto aumentare la loro importanza. Ecco di quali si tratta e dove si trovano.

* IL LITIO IN TOSCANA E LAZIO – Il litio è uno dei componenti fondamentali nella produzione di batterie per auto elettriche. Il suo valore è salito alle stelle, oggi vale oltre 45.000 dollari a tonnellata. La domanda è destinata quintuplicare entro il 2030, secondo una stima della presidente Ue Ursula von der Leyen. Oggi la produzione è concentrata tra Australia , Cile e Cina. Ma l’Italia custodisce uno dei giacimenti più interessanti d’Europa. Lo ha individuato la multinazionale australiana Altamin tra la provincia di Viterbo e la Toscana. Tracce interessanti del nuovo «oro bianco» sono state individuate nelle acque provenienti dagli impianti geotermici.

* IL TITANIO IN LIGURIA – Nell’elenco dei 34 materiali ritenuti strategici per il futuro compare anche il titanio, produzione oggi i n mano a Russia, Cina e India. Ma l’Italia ospita quello che è considerato uno dei più grandi giacimenti del pianeta: si trova a Piampaludo, località nell’entroterra della provincia di Savona. La stima è che la montagna custodisca almeno 9 milioni di tonnellate di minerale. Ma l’area della potenziale miniera è inserita nel territorio del Parco regionale del Beigua, area protetta e ad alto tasso di biodiversità. L’impatto ambientale dell’estrazione sarebbe indubbiamente alto. Test di ricerca erano stati autorizzati dalla regione Liguria nel 2021 ma il Tar ha successivamente bloccato questi sondaggi.

* IL COBALTO IN PIEMONTE – Fin dal ‘700 è nota la presenza di minerali di cobalto nella zona delle valli di Lanzo (Torino): per secoli è stato usato come colorante blu nell’industria della ceramica ma poi è caduto in disuso. Il cobalto è però tornato in auge come componente per le batterie di una serie di dispositivi digitali. E l’industria del settore è tornata ad affacciarsi nella Alpi piemontesi, sempre agli australiani di Altamin. La zona interessata è quella di Punta Corna. La prime prospezioni parlano di una concentrazione tra le più alte del mondo. Ma anche in questo caso l’interrogativo è se gli scavi siano compatibili con la protezione della natura, con l’economia della montagna, con l’ecosistema.
(da L’Economia. Claudio Del Frate: Giornalista del Corriere della Sera da Brembate)

 

 

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