Il difficile ricambio generazionale dei circoli svizzeri in Italia

Nella Penisola esistono oltre 60 associazioni elvetiche, tra circoli, scuole e società di beneficenza. Il loro anello di congiunzione è il Collegamento svizzero in Italia. Intervista alla presidente uscente Regula Hilfiker.

 

Dopo due anni alla testa dell’organizzazione, Regula Hilfiker lascia la guida del Collegamento svizzero in Italia, per assumere un’altra carica di rappresentanza della Confederazione nella Penisola.

L’abbiamo incontrata al tradizionale Congresso annuale dell’associazione, organizzato quest’anno a Trento il 13 e 14 maggio 2023.

SWI swissinfo.ch: Questi suoi due anni di presidenza del Collegamento svizzero in Italia sono stati contraddistinti dalla crisi pandemica. Che bilancio può stilare?

Regula Hilfiker: Ci siamo visti naturalmente spesso in videoconferenza. Dopo aver dovuto annullare due volte il nostro congresso, nel 2020 e nel 2021, l’anno scorso siamo comunque riusciti a organizzarlo a Firenze. Abbiamo cambiato location due volte, ma è stato un bel congresso, che ha riunito circa 120 persone. Si è trattato di una sorta di nuovo inizio.

Qual è il compito del Collegamento svizzero?

L’aspetto più importante è di tenere insieme tutte le istituzioni svizzere in Italia. I vari circoli, le associazioni, incluse anche le scuole…

Bisogna avere un comitato che segue le varie regioni, le varie istituzioni, in modo da essere capillari sul territorio italiano. Poi bisogna raggruppare tutte queste informazioni per capire come vanno le cose e, se necessario, cercare di dare un aiuto, anche magari con solo una telefonata.

Quanto tempo dedica a questa attività?

Circa mezza giornata alla settimana. È impegnativo, soprattutto durante l’avvicinamento al congresso.

In questi due anni quali sono state le sue priorità e in ottica futura quali saranno i punti importanti su cui dovrà lavorare il Collegamento svizzero?

Il clou della nostra organizzazione è senz’altro il congresso. Quindi l’aspetto importante è di continuare a riunirci fisicamente e non solo via Internet. Vedere le persone e avere uno scambio. Poi bisogna essere molto presenti sul territorio.

Qual è lo stato di salute dell’associazionismo svizzero in Italia?

I circoli diventano più anziani, spesso sono gestiti da una persona di buona volontà. Quando quella persona viene a mancare o non ha più la motivazione, si fa fatica a portare avanti le attività.

I giovani ormai sono attaccati soprattutto ai telefoni e non hanno più questa necessità di avere un luogo fisico dove riunirsi. Si aggregano più in modo virtuale. Noi ce la mettiamo tutta con l’Unione Giovani Svizzeri, ma è difficile.

Anche se l’Italia è un Paese in cui gli svizzeri e le svizzere continuano ad emigrare, buona parte della comunità elvetica vive nella Penisola da molti anni. Spesso sono persone di seconda o terza generazione, che restano però molto legate alla loro madre patria. Come spiega questo attaccamento?

Io stessa sono una rappresentante della terza generazione. L’azienda di mio nonno a Torino festeggia cent’anni quest’anno. Era un’emigrazione di quando in Svizzera non c’era niente da mangiare.

Ho studiato a Zurigo, ma sono tornata a Torino e io sono rimasta molto legata alla Svizzera, tanto che ho solo un passaporto, quello rossocrociato. È una cosa importante.

È qualcosa che ritrovo anche nella comunità elvetica a Torino, pure tra i giovani. Naturalmente la vicinanza con la Svizzera favorisce questo attaccamento.

Le elezioni federali di ottobre sono alle porte. L’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) ha presentato un manifesto elettorale con diverse rivendicazioni, tra cui il voto elettronico. Il problema del materiale di voto che arriva in ritardo concerne anche voi in Italia?

No, lo riceviamo in fretta. Chi vuole votare, può farlo. Il voto elettronico è importante, ma per noi in Italia non è primordiale.

I temi che ci toccano più da vicino sono piuttosto quelli legati alla possibilità di avere un conto presso un istituto bancario svizzero, il fatto di poter mantenere la pensione svizzera. Sono questioni per le quali l’OSE si sta battendo ormai da anni.

Vi sentite poco ascoltati?

Bisogna continua a battere e ribattere per fare qualche passo in avanti.

 

FONTE: https://www.swissinfo.ch/ita/societa/il-difficile-ricambio-generazionale-dei-circoli-svizzeri-in-italia/48531432

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