n°. 16 – 22 Aprile RASSEGNA DI NEWS AZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – Adriana Pollice*: La condizione economica è peggiorata per oltre un italiano su tre – IL RAPPORTO BES. L’analisi Istat sul Benessere equo e sostenibile: alta percentuale di Neet, basso tasso di occupazione e forte rischio povertà collocano l’Italia al di sotto della media europea
02 – Domenico Cirillo*: «fascisti complici». Ad Auschwitz Mattarella ristabilisce la storia. Il giorno del ricordo dell’olocausto. Il presidente della repubblica conclude la “marcia dei vivi”. E fa pulizia della retorica sugli italiani. «CONSEGNARONO I PROPRI CONCITTADINI AI CARNEFICI. MAI L’OBLIO SU QUEI CRIMINI ORRENDI
03 – Giovanni De Mauro*: Capire. La sonda Mars Climate Orbiter fu lanciata dalla Nasa l’11 dicembre 1998. L’obiettivo era studiare la superficie di Marte e cercare prove di passati cambiamenti climatici.
04 – Isabella Bufacchi*: BCE: a marzo larga maggioranza per aumento tassi di mezzo punto.
05 – Che cos’è il Def, documento di economia e finanza. Questo documento delinea la situazione presente dell’economia di uno stato e definisce gli obiettivi da raggiungere tramite le riforme.
(**) Cos’è il ciclo di bilancio.

 

 

01 – Adriana Pollice*: LA CONDIZIONE ECONOMICA È PEGGIORATA PER OLTRE UN ITALIANO SU TRE – IL RAPPORTO BES. L’ANALISI ISTAT SUL BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE: ALTA PERCENTUALE DI NEET, BASSO TASSO DI OCCUPAZIONE E FORTE RISCHIO POVERTÀ COLLOCANO L’ITALIA AL DI SOTTO DELLA MEDIA EUROPEA

È peggiorata la percezione della situazione economica per le famiglie italiane. A dirlo è il rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile. La quota di coloro che dichiarano di aver visto un peggioramento rispetto all’anno precedente è di oltre uno su tre, un livello mai raggiunto in precedenza: «Questo indicatore tra il 2019 e il 2022 è peggiorato di 10 punti e ha raggiunto il 35,1% – ha spiegato Alessandra Tinto presentando i dati -. Si inverte la tendenza di progressiva crescita della visione ottimistica del futuro che si era mantenuta anche nei due anni di pandemia». Andamento analogo per la quota di persone che dichiarano di arrivare a fine mese con grande difficoltà, in aumento dall’8,2% del 2019 al 9,1% nel 2021.

Nel 2022 il reddito lordo disponibile delle famiglie è salito rispetto all’anno precedente ma il forte aumento della spesa per consumi finali ha rafforzato il trend di discesa della propensione al risparmio, che è calata a livelli inferiori rispetto al periodo pre pandemico. Negli anni precedenti la crisi Covid risultava in diminuzione la quota di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo) che ha portato l’indicatore a contrarsi fino al 10% nel 2019. Nel 2020 l’andamento positivo si è arrestato e la percentuale di individui che vivono in tale condizione è salita all’11% e ha continuato a salire nel 2021 (11,7%).

Alta percentuale di Neet, basso tasso di occupazione e forte rischio povertà collocano l’Italia al di sotto della media europea. La quota di giovani 15-29enni che non si formano e non lavorano in Italia raggiunge il 19% rispetto all’11,7% della media europea a 27 Stati; la quota di persone di 30-34 anni laureate è del 27,4% in Italia, il 42,8% in Ue. Il tasso di occupazione italiano nel 2022 è stato di circa 10 punti più basso rispetto a quello medio europeo (74,7%) con una distanza particolarmente accentuata tra le donne (55% in Italia rispetto al 69,4%). Uno degli indicatori per cui l’Italia, invece, si colloca su livelli migliori è il tasso di omicidi: 0,5 per 100mila abitanti nel 2020, al di sotto della media Ue (0,9). Inoltre, l’Italia si conferma ai vertici della graduatoria dei paesi per quanto riguarda la sopravvivenza, con valori della speranza di vita alla nascita pari a 82,5 anni (80,1 la media Ue nel 2021).

Male sulle disparità tra i sessi: «Su 86 indicatori complessivi, solo 26 fanno registrare una parità di genere. Al contrario, 34 evidenziano una condizione di svantaggio femminile e altri 26 di svantaggio maschile». In particolare, salute, istruzione e formazione sono i settori per i quali si evidenzia una condizione delle donne diffusamente migliore. «Più numerosi sono i domini in cui appare diffuso uno squilibrio di genere a favore degli uomini: lavoro e conciliazione dei tempi di vita, politica e istituzioni, relazioni sociali, benessere economico e benessere soggettivo».

Nel 2022 il mercato del lavoro ha mostrato un generale miglioramento rispetto all’anno precedente: gli occupati di 20-64 anni sono aumentati di 538mila unità (più 2,5% rispetto al 2021), il tasso di occupazione ha superato i livelli del 2019 recuperando il crollo registrato nel 2020. Tra i giovani (20-34 anni), il tasso di occupazione è pari al 56,2% e registra la crescita più intensa (più 3,5 punti sul 2021) superando i livelli pre-pandemia (era 53,3% nel 2019). I lavoratori a termine aumentano del 4,6% (3,3 milioni; più 146mila). L’aumento riguarda quasi esclusivamente gli occupati con lavoro a termine da meno di 5 anni (più 5,3%). Circa un occupato su quattro possiede un titolo di studio superiore a quello più frequente per svolgere la propria professione. Il fenomeno della sovraistruzione è più diffuso tra le donne (28,1%), e soprattutto tra gli occupati nelle professioni del commercio e servizi (43,7%) e nel settore dei Servizi alle famiglie (42,4%).

Nel 2021 sono risalite le emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti raggiungendo il valore di 7 tonnellate di CO2 equivalente per abitante. Nel lungo periodo si osserva invece una diminuzione tendenziale avviata nel 2008. Con la ripresa economica del 2021 è tornata a crescere anche la produzione di rifiuti urbani (501 chilogrammi per abitante, erano 487 nel 2020) che pesa soprattutto per la parte che viene conferita in discarica (19% pari 5,6 milioni di tonnellate). Progressi sul fronte della sicurezza, qualità dei servizi, lavoro e conciliazione dei tempi di vita ma situazione in peggioramento per istruzione e formazione e benessere economico. Indicatori di benessere: per il Nord est il 60,5% degli indicatori ricade nei livelli di benessere medio-alto e alto e soltanto il 10,1% nei livelli di benessere basso e medio-basso; per il Sud e le Isole, invece, la maggior parte degli indicatori si trova nei livelli basso o medio-basso (62,0% per il Sud e 58,1% per le Isole) e solo una minoranza (19,4% per entrambe le ripartizioni) nei due livelli più virtuosi.

Sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici in termini di temperature e precipitazioni. Nel 2022 c’è stata una media di 40 giorni di caldo intenso (più 34 giorni rispetto alla mediana 1981-2010). L’intensità dei giorni di caldo è ancora più marcata al Centro con 55 giorni di caldo durante l’anno. I giorni consecutivi non piovosi hanno raggiunto il valore di 27. L’incremento è più marcato nelle Isole (più 13 rispetto alla mediana del periodo climatico.
*(Fonte: Il Manifesto, Adriana Pollice, giornalista)

 

 

02 – Domenico Cirillo*: «FASCISTI COMPLICI». AD AUSCHWITZ MATTARELLA RISTABILISCE LA STORIA. IL GIORNO DEL RICORDO DELL’OLOCAUSTO. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONCLUDE LA “MARCIA DEI VIVI”. E FA PULIZIA DELLA RETORICA SUGLI ITALIANI. «CONSEGNARONO I PROPRI CONCITTADINI AI CARNEFICI. MAI L’OBLIO SU QUEI CRIMINI ORRENDI»
«Un crimine atroce che non può conoscere né oblio né perdono». Nel giorno dell’Yom HaShoah, la giornata del ricordo dell’Olocausto, Sergio Mattarella alza la sua voce da Auschwitz-Birkenau. Il presidente della Repubblica, in visita di Stato in Polonia, prende la parola per salutare i partecipanti alla «Marcia dei vivi», una manifestazione che in questa giornata vede, ogni anno, moltissime persone da tutto il mondo, molti studenti, percorrere i tre chilometri che separano l’ingresso principale di Auschwitz dal campo di Birkenau. E nel suo discorso, contro tutti i revisionismi e contro le ricostruzioni di comodo della storia, il capo dello Stato parte con una condanna molto netta delle responsabilità di chi collaborò con i soldati di Hitler.

«Siamo qui oggi a rendere omaggio e fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista che, con la complicità dei regimi fascisti europei, che consegnarono propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine orrendo contro l’umanità». Senza bisogno di nominarle, le parole di Mattarella sono la smentita più secca delle ricostruzioni che hanno puntato a nascondere le responsabilità nazionali, coprendole con quelle dei nazisti invasori. E non può che tornare alla memoria il discorso della presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, che per ricordare un mese fa le vittime dei nazisti alle fosse Ardeatine, alle porte di Roma, non ha trovato di meglio che dire che quei 335 furono uccisi «perché italiani». Quando si trattava per la grande maggioranza di antifascisti ed ebrei. E nella lista, compilata con la collaborazione di italiani, fascisti, non mancavano gli stranieri.

«Cittadini innocenti di ogni parte d’Europa furono tradotti bestialmente a questo luogo di morte», ricorda Mattarella, «nei campi nazisti, oltre a milioni di ebrei, bersaglio di quella disumana macchina di orrore, anche oppositori politici, sinti, rom, disabili, omosessuali trovarono la morte nelle camere a gas, o per il freddo, la fatica, la fame e le malattie o, ancora, perché vittime di esperimenti criminali». Una storia agghiacciante che al capo dello stato scorre davanti agli occhi, nella visita che compie al museo di Auschwitz-Birkenau. Al quale lascia, sul libro degli ospiti, il messaggio che è un monito: «Coltivare la memoria, contrastare odio, pregiudizio e indifferenza».

Non è un impegno dal quale si possa deflettere, soprattutto adesso dice Mattarella. «L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo, l’antisemitismo, l’indifferenza, il delirio, la volontà di potenza sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli». E per questa ragione «non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, base del nostro convivere pacifico».

Al suo arrivo al campo di Auschwitz-Birkenau, Mattarella trova ad aspettarlo due donne anziane, due sorelle italiane dalla storia tragica e straordinaria. Tatiana e Andra Bucci, 86 anni la prima e 84 la seconda, furono rastrellate a Trieste nel marzo del 1944 dai nazisti messi sulla strada da un italiano (come racconta anche il cortometraggio animato dedicato alla loro storia, La stella di Andra e Tati). Le sorelle Bucci furono tra i pochissimi bambini sopravvissuti, gli italiani solo 25 su quasi 800 internati, al momento dell’arrivo dei soldati sovietici ad Auschwitz e della liberazione nel gennaio 1945. «Non pensavo che avrei pianto alla marcia. Ero molto scettica e invece vedere questi ragazzi, bambini anche, mi ha commosso. Sono molto contenta di aver accettato l’invito del Quirinale», le parole di ieri di Tatiana. Che poi manda un pensiero alle stragi di oggi: «Con tutti i bambini che sono morti qua, vederli a casa nostra, nel Mediterraneo, è una cosa per noi insopportabile, vorremmo proprio che finisse, che fossimo capaci di accettare quelli che ci vengono a chiedere aiuto».
Al termine della cerimonia, il presidente della Repubblica si avvicina alle ragazze e ai ragazzi, alunni di tre scuole, che lo hanno accompagnato nel viaggio: «Ora tocca a voi. Dovete ricordare e trasmettere a vostra volta
*(Fonte: Il Manifesto. Domenico Cirillo, giornalista)

 

 

03 – Giovanni De Mauro*: CAPIRE. LA SONDA MARS CLIMATE ORBITER FU LANCIATA DALLA NASA L’11 DICEMBRE 1998. L’OBIETTIVO ERA STUDIARE LA SUPERFICIE DI MARTE E CERCARE PROVE DI PASSATI CAMBIAMENTI CLIMATICI.

Il 23 settembre 1999, dopo quasi dieci mesi di viaggio nello spazio e mentre stava per entrare nell’orbita di Marte, la sonda esplose. Il costo totale della missione, compresa la costruzione della sonda, era stato di 328 milioni di dollari.

Le indagini successive rivelarono che il team delle operazioni di navigazione del Jet Propulsion Laboratory aveva usato nei suoi calcoli il sistema metrico decimale, mentre la Lockheed Martin Astronautics, che aveva progettato e costruito la sonda, aveva fornito i suoi dati usando il sistema dei pollici, dei piedi e delle libbre. Ma nessuno se n’era accorto.

Sono tante le cose che, se non si fa attenzione, c’è il rischio di perdere in una traduzione.

Il 20 marzo di quest’anno è uscito l’ultimo rapporto degli scienziati del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, quello in cui si parla della soglia di 1,5 gradi centigradi.

“Molti statunitensi potrebbero avere difficoltà a capire il rapporto perché l’analisi, come quelle precedenti, parla di temperature in gradi Celsius”, ha scritto il New York Times.

Gli statunitensi sono tra i pochi che indicano ancora le temperature in Fahrenheit. E anche se numericamente non sono tanti rispetto ad altri paesi, hanno un grosso impatto sul clima: gli Stati Uniti hanno cumulativamente emesso più gas serra di qualsiasi altra nazione al mondo.

Per questo, scrive il New York Times, usare anche i gradi Fahrenheit oltre ai Celsius è uno degli accorgimenti che, aiutando a rendere più chiare le informazioni sulla crisi climatica, possono far aumentare il numero di persone consapevoli dell’emergenza che stiamo affrontando. E questo è fondamentale se si vuole sperare di produrre qualche cambiamento
*( Questo articolo è uscito sul numero 1508 di Internazionale di Giovanni De Mauro è il direttore. Ha cominciato a lavorare a 18 anni, all’Unità. Ha fondato Internazionale nel 1993 con Elena Boille, Chiara Nielsen)

 

 

04 – Isabella Bufacchi*: BCE: A MARZO LARGA MAGGIORANZA PER AUMENTO TASSI DI MEZZO PUNTO. UNA «MAGGIORANZA MOLTO AMPIA» DEI MEMBRI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA BCE, NEL CORSO DELL’ULTIMA RIUNIONE DEL 15-16 MARZO, SI È DICHIARATA D’ACCORDO CON LA PROPOSTA DEL CAPOECONOMISTA PHILIP LANE DI AUMENTARE I TASSI DI INTERESSE DI 50 PUNTI BASE, IN LINEA CON L’INTENZIONE COMUNICATA NELLA RIUNIONE PRECEDENTE.

Aumento giustificato
Il Consiglio nella riunione ha evidenziato «che l’inflazione era di gran lunga superiore all’obiettivo e che le dinamiche dell’inflazione erano ancora troppo forti» e quindi questo «giustificava un aumento di 50 punti base dei tassi di interesse di riferimento».

Stagionali, procedura d’infrazione Ue contro Italia e altri 9 Paesi. Nel mirino anche i contratti a termine nella Pa e le norme antiriciclaggio
Stagionali, procedura d’infrazione Ue contro Italia e altri 9 Paesi. Nel mirino anche i contratti a termine nella Pa e le norme antiriciclaggio
19 aprile 2023

Nella riunione, durante la quale i membri del Consiglio hanno analizzato a fondo gli impatti della turbolenza sui mercati provocata dalla crisi negli Usa della Silicon Valley Bank, è emerso il principio di separazione, che richiede che l’orientamento della politica monetaria sia valutato indipendentemente dai rischi legati alla stabilità finanziaria. È stato ricordato che il Consiglio direttivo dispone di strumenti di liquidità per affrontare le potenziali tensioni di liquidità nel settore bancario e le ricadute degli sviluppi internazionali, e questo consente di guardare oltre la recente volatilità dei mercati finanziari «per fissare i tassi di interesse in conformità con l’obiettivo di stabilità dei prezzi».
Minoranza contraria alla stretta
In base al resoconto dei verbali, solo alcuni membri del Consiglio «avrebbero preferito non aumentare i tassi di riferimento fino a quando le tensioni sui mercati finanziari non si fossero attenuate e condurre una rivalutazione globale della posizione alla prossima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo, a maggio».

Ma pur riconoscendo «che nell’attuale situazione di maggiore incertezza una decisione doveva essere presa con informazioni imperfette», dare seguito al preannunciato aumento dei tassi «è stato ritenuto importante per infondere fiducia ed evitare di creare ulteriore incertezza nei mercati finanziari».

Il Consiglio direttivo ha anche stabilito di «dichiarare che le future decisioni sui tassi di politica saranno determinate dalla sua valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, delle dinamiche di inflazione sottostanti e della forza della trasmissione della politica monetaria». Perché una chiara dichiarazione della funzione di reazione politica della Bce «avrebbe aiutato a guidare le aspettative del mercato verso i fattori chiave alla base delle sue decisioni».

Approccio basato sui dati
In prospettiva, i membri del consiglio si sono detti d’accordo con l’analisi di Lane sul fatto che l’elevato livello di incertezza abbia rafforzato l’importanza di un approccio dipendente dai dati per le future decisioni sui tassi. «È stato sostenuto che questo approccio avrebbe riconosciuto le limitate informazioni del Consiglio direttivo su come si sarebbero probabilmente sviluppate le turbolenze di mercato in corso – si legge nelle minute -. Allo stesso tempo, è stato sostenuto che la comunicazione del Consiglio direttivo avrebbe confermato la sua determinazione a realizzare il suo obietti
*( Fonte: Sole 24ore, Isabella Bufacchi, corrispondente da Francoforte del Sole24ore. E’ stata commentatrice per la Radio BBC World service e la Radio nazionale)

 

 

05 – CHE COS’È IL DEF, DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA. QUESTO DOCUMENTO DELINEA LA SITUAZIONE PRESENTE DELL’ECONOMIA DI UNO STATO E DEFINISCE GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE TRAMITE LE RIFORME.
DEFINIZIONE
Il Documento di economia e finanza (Def) è il principale dossier di programmazione finanziaria di uno stato. La sua attuale composizione è stata definita dalla legge 39/2011 che ha modificato la precedente 196/2009 in seguito alle nuove regole adottate dall’Unione europea per il coordinamento delle politiche economiche dei singoli stati membri.

A livello comunitario, il regolamento Ue 473/2013 prevede l’elaborazione di strumenti di programmazione e definisce le disposizioni per il loro monitoraggio e la loro valutazione, oltre alle procedure per la correzione dei disavanzi eccessivi degli stati membri che hanno adottato l’euro.

IN BASE ALLE NORME VIGENTI, IL DEF SI COMPONE DI TRE SEZIONI:
il Programma di stabilità (Ps), richiesto a fine di controllo da parte dell’Unione europea, che descrive il quadro macroeconomico dello stato, gli obiettivi di finanza pubblica per gli anni successivi e le strategie di bilancio per raggiungerli, tenendo in considerazione la sostenibilità nel lungo periodo;
le analisi e le tendenze di finanza pubblica in cui sono riportati i risultati e le previsioni dei principali settori di spesa, del conto di cassa del settore pubblico e del bilancio statale, oltre alla programmazione delle risorse destinate alla coesione territoriale;
il Programma nazionale di riforma (Pnr), anche questa una documentazione da presentare agli organismi di competenza dell’Unione europea, che contiene l’aggiornamento delle strategie di riforma in relazione al periodo storico-economico in corso.
In Italia il Def viene predisposto su impulso del presidente del consiglio e del ministro dell’economia. Questi ultimi poi lo sottopongono prima all’approvazione del consiglio dei ministri e successivamente a quella del parlamento.

In base alle norme vigenti, il Def dovrebbe essere presentato alle camere entro il 10 aprile di ogni anno. Queste dovrebbero poi approvare il documento tramite una risoluzione che impegna l’esecutivo alla presentazione di una legge di bilancio. L’iter dovrebbe concludersi entro il 30 aprile. Termine ultimo entro il quale è previsto l’invio della prima e della terza sezione del Def alla commissione europea e al consiglio dell’unione europea che esprimono le loro raccomandazioni. Non sempre in passato queste scadenze sono state rispettate. Anche se tutto il ciclo che porta alla definizione del bilancio programmatico dello stato deve concludersi tassativamente entro il 31 dicembre di ogni anno.

COME FUNZIONA IL CICLO DI BILANCIO.(**)
La presentazione del Def apre la fase programmatica del ciclo di bilancio (anche detta semestre europeo). In questo periodo (che va da aprile alla fine di settembre) il governo si pone degli obiettivi. Le misure finalizzate al loro raggiungimento sono poi definite nella fase successiva dell’anno (semestre nazionale) che culmina con la presentazione e l’approvazione della legge di bilancio.
All’interno del Def sono presenti delle stime sugli indicatori macroeconomici e di finanza pubblica, che hanno un peso importante nella definizione delle politiche economiche e di riforma di uno stato. Questi sono raggruppati in due focus chiamati quadri, che sono di due tipi:
tendenziale, che analizza la situazione al netto delle manovre di finanza pubblica;
programmatico, che incorpora gli effetti degli interventi definiti dalla legge di bilancio.
Per quanto riguarda le analisi macroeconomiche, ovvero delle dinamiche di funzionamento economico di uno stato, uno dei componenti su cui si concentra il programma di stabilità è il prodotto interno lordo (Pil). Questo è un indicatore che permette di inquadrare la situazione economica di un paese in base ai consumi, agli investimenti, alla spesa pubblica, alla tassazione e alla bilancia import-export.

Da questo punto di vista nel Def del 2023 si prevede un aumento del Pil. Nell’anno in corso è stimata una crescita dello 0,9% su base tendenziale e dell’1% su quella programmatica. La crescita stimata è ancora maggiore nel 2024 dove il Pil a livello tendenziale dovrebbe far registrare un +1,4% e un +1,5% su base programmatica. Valori positivi sono stimati anche per gli anni successivi.

NEL 2023 STIMATO UN AUMENTO DEL PIL DELL’1%
Previsioni tendenziali e programmatiche del Pil misurate in variazioni congiunturali percentuali

Rispetto alle previsioni contenute nella nota di aggiornamento al Def (Nadef) del 2022 le stime di crescita per quest’anno sono state riviste al rialzo. Si passa infatti da un +0,6% nel quadro tendenziale per il 2023 a un +0,9%. Tendenza diversa invece per il 2024 in cui sia passa da un aumento stimato del Pil dell’1,8% a un +1,4%.
A questo proposito occorre precisare che l’ufficio parlamentare di bilancio ha specificato che queste stime assumono la completa realizzazione degli investimenti previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza. Eventualità però che non può essere data per scontata.
Le previsioni sono validate sulla base delle informazioni congiunturali disponibili a oggi e assumendo la piena e tempestiva realizzazione dei progetti del PNRR. Il quadro è tuttavia instabile e incerto, anche per le tensioni geopolitiche e finanziarie, per cui le prospettive potrebbero cambiare in misura non trascurabile nel corso dell’orizzonte di previsione.
– NOTA AL DEF DELL’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO, 7 APRILE 2023
Dal lato della finanza pubblica, i quadri programmatici e tendenziali riportano gli indicatori legati all’indebitamento dello stato. Questi indicatori sono importanti per poter orientare le strategie di riforma necessarie per raggiungere gli obiettivi in modo tale che questi siano sostenibili nel lungo periodo. Da questo punto di vista, un indicatore importante è quello del rapporto tra debito pubblico e Pil.
Possiamo osservare che le stime prevedono una costante diminuzione di questo indicatore. Si passa infatti da un rapporto debito/Pil del 146,7% nel 2021 a una stima del 137,9% nel 2026.

Nel 2023 si stima una riduzione del rapporto debito/Pil di 5 punti
L’andamento del rapporto debito/Pil nei prossimi anni nel quadro programmato delineato dal Def 2023

DA SAPERE
Il dato è stimato al netto delle quote di pertinenza dell’Italia dei prestiti a stati membri dell’unione economica e monetaria, bilaterali o attraverso l’European financial stability facility e del contributo al capitale del meccanismo europeo di stabilità (Esm). A tutto il 2022 l’ammontare di tali interventi è stato pari a circa 56,3 miliardi, di cui 42 miliardi per prestiti bilaterali e attraverso l’Efsf e 14,3 miliardi per il programma Esm (fonte: banca d’Italia).

La diminuzione del rapporto debito/Pil dovrebbe indicare una maggiore sostenibilità del sistema economico-finanziario del paese. Tuttavia questi indicatori vanno sempre presi con le dovute cautele. È noto infatti come il debito pubblico sia costantemente sotto controllo da parte delle istituzioni europee che puntualmente chiedono ai governi di adottare strategie per ridurlo. Non sempre però queste strategie trovano concreta attuazione.

ANALISI
Il Def ha un ruolo molto importante all’interno della formazione del bilancio di previsione dello stato. Compone infatti la base su cui si effettua la manovra di correzione di bilancio assieme al bilancio a legislazione vigente (Dlb). Questa esprime a sua volta l’andamento tendenziale delle entrate e delle spese sulla base delle scelte effettuate in passato.

La prima pubblicazione del Def nella sua forma attuale risale al 2011. Tuttavia l’esperienza italiana della programmazione della finanza pubblica è molto precedente. Storicamente però è emersa la scarsa attendibilità per quanto riguarda le previsioni macroeconomiche. Oltre al debole raccordo tra quanto previsto in sede di programmazione e la predisposizione delle misure concrete da inserire nella legge di bilancio relativa.

LE ISTITUZIONI EUROPEE HANNO UN RUOLO IMPORTANTE NELLA DEFINIZIONE DELLA POLITICA ECONOMICA NAZIONALE.

Negli ultimi anni però, con la crescente importanza dell’armonizzazione dei processi a livello comunitario, il quadro è un po’ cambiato. È infatti in corso un allineamento fra tutti i paesi membri delle norme legislative, doganali, amministrative, fiscali e delle operazioni di politica monetaria. Nel dettaglio, il Def si colloca al centro del semestre europeo. Un periodo durante il quale l’Unione coordina le politiche economiche e di bilancio degli stati membri. Questo per la necessità di sincronizzare i calendari degli stati al fine di allineare gli obiettivi delle politiche nazionali di bilancio, di crescita, dell’occupazione e degli aspetti sociali, considerando anche gli obiettivi stabiliti sul piano comunitario.
La necessità di questo coordinamento sovranazionale ha certamente un impatto positivo per quanto riguarda l’affidabilità dei documenti di finanza pubblica redatti dal governo.
*( FONTE: elaborazione openpolis su dati Mef. ultimo aggiornamento: venerdì 14 Aprile 2023)

** COS’È IL CICLO DI BILANCIO
Il ciclo di bilancio è il percorso con cui si approva il bilancio dello stato. I principali documenti che lo compongono sono Def, Nadef e legge di bilancio.
Il ciclo di bilancio è un percorso complesso attraverso il quale viene elaborato e approvato il bilancio dello stato.
Tempi e strumenti sono fortemente influenzati dalle regole di governance economica stabilite dall’Unione europea, e in particolare dal semestre europeo. Si tratta di uno strumento introdotto nel 2011 tramite il quale l’Ue coordina le politiche economiche e di bilancio degli stati membri.
Le fasi principali del ciclo sono due: una prima programmatica e una seconda attuativa. La fase programmatica si apre entro il 10 aprile di ogni anno con la presentazione, da parte del governo, del Documento di economia e finanza (Def) al parlamento. Il Def mostra da un lato la situazione economica e finanziaria del paese e dall’altro gli obiettivi fissati dal governo.
Entro il 30 aprile poi l’esecutivo invia al Consiglio dell’Unione europea e alla commissione il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma. Questi documenti costituiscono parte integrante del Def. All’inizio dell’estate le istituzioni europee esprimono le loro raccomandazioni. È sulla base di queste ultime e di eventuali variazioni economiche che, entro il 27 settembre, il governo presenta una Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef).
La fase successiva è la cosiddetta “sessione di bilancio”, tramite la quale vengono adottate le norme per realizzare concretamente gli obiettivi fissati nella fase precedente. Entro il 20 ottobre il governo presenta al parlamento il disegno di legge di bilancio, contenente la manovra triennale di finanza pubblica. La legge di bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre. Entro gennaio il governo deve infine presentare gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra.
Il documento di economia e finanza (Def)
L’elaborazione del Def, primo importante documento del ciclo di bilancio, è la fase in cui è maggiore l’influenza dell’Unione europea. Redatto dal governo, contiene tra le altre cose il quadro di finanza pubblica a legislazione vigente. Si tratta cioè di una previsione sull’andamento dell’economia a norme invariate. Nel Def si trova anche il quadro di finanza pubblica programmatico, un pronostico dell’andamento economico basato sulle scelte di riforma che l’esecutivo mira a realizzare.
A partire dal 2014, in osservanza di quanto previsto dal regolamento europeo 473/2013, è stato istituito l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). Questo è un organismo indipendente che valuta le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica realizzate dal governo. L’Upb può validare o non validare le previsioni del governo. In quest’ultimo caso deve indicare i livelli di crescita economica previsti per gli anni successivi.
Come già detto, l’esecutivo deve inviare il Def al parlamento entro il 10 aprile di ogni anno. Le camere lo esaminano e approvano poi una risoluzione con la quale impegnano il governo a presentare una legge di bilancio per passare dalle condizioni del quadro a legislazione vigente a quelle del quadro programmatico.
La Nota di aggiornamento al Def (Nadef)
La Nadef contiene gli eventuali aggiornamenti degli obiettivi programmatici e consente al governo di effettuare delle modifiche rispetto agli obiettivi fissati dalla risoluzione parlamentare sul Def.
Il governo deve presentare il documento entro il 27 settembre alle camere le quali approvano una nuova risoluzione.
A partire dal 2013 gli obiettivi programmatici contenuti nella Nadef sono ripresi dal Documento programmatico di bilancio (Dpb). Il Dpb deve essere trasmesso alla commissione europea e all’eurogruppo, oltre che al parlamento nazionale, entro il 15 ottobre. Il testo deve tener conto delle raccomandazioni elaborate dalle istituzioni Ue. La commissione adotta poi un parere sul documento entro il 30 novembre.

La legge di bilancio
Dopo l’approvazione della risoluzione sulla Nadef si entra nella sessione di bilancio vera e propria, la fase del ciclo di bilancio detta “semestre nazionale”. Fino a pochi anni fa, secondo quanto previsto dalla legge 196/2009, il governo presentava due testi: la legge di bilancio, contenente un bilancio di previsione a legislazione vigente, e la legge di stabilità (prima ancora chiamata legge finanziaria), contenente le riforme. A partire dal 2016, al fine di semplificare la procedura, si presenta un unico testo, la legge di bilancio. La nuova legge, trasmessa ogni anno entro il 20 ottobre, si riferisce ai tre anni successivi ed è articolata in due sezioni, che corrispondono sostanzialmente alle due leggi precedenti.

Per prassi si presenta il testo alternando tra camera e senato. L’esame in prima lettura ha una durata massima di quarantacinque giorni alla camera (articolo 119, comma 2 del regolamento) e di trentacinque giorni al senato (articolo 126, comma 9 del regolamento). Nel periodo in cui si esamina la legge di bilancio, salvo alcune eccezioni, le commissioni parlamentari si limitano all’analisi degli eventuali disegni di legge collegati alla manovra.

Le legge di bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre di ogni anno.

La legge di bilancio deve essere tassativamente approvata dal parlamento entro il 31 dicembre di ogni anno, pena il passaggio all’esercizio provvisorio. L’intero ciclo si conclude definitivamente entro il mese di gennaio, con la presentazione degli eventuali disegni di legge collegati alla manovra.

Qualora fossero successivamente necessarie rettifiche degli stanziamenti inizialmente previsti, il governo approva decreti di variazione nel corso della gestione dell’esercizio finanziario.

Analisi
La proposta di legge di bilancio per il 2023 è stata approvata dal consiglio dei ministri del 21 novembre. Questo significa che il Ddl sarà consegnato al parlamento con più di un mese di ritardo rispetto a quanto previsto dalle norme. Indubbiamente su questo slittamento hanno influito anche le elezioni politiche tenutesi a settembre. Un caso unico nella storia del nostro paese. Questo ritardo però avrà delle conseguenze.

Come già detto infatti, la legge di bilancio deve essere approvata entro la fine dell’anno. Se ciò non avvenisse l’amministrazione dello stato andrebbe in esercizio provvisorio. Per fare in modo quindi che entrambe le camere possano approvare un documento così complesso, visti i tempi strettissimi, è probabile che il governo e la maggioranza che lo sostiene decida di ricorrere ad alcuni escamotage già stati utilizzati spesso negli ultimi anni.

In primo luogo le forze politiche potrebbero raggiungere un accordo per discutere il testo e presentare eventuali emendamenti in un solo ramo del parlamento. Con l’altra camera che si limiterebbe a ratificare quanto già deciso. Si tratta del cosiddetto “monocameralismo di fatto“. Una pratica non prevista – e non molto corretta – escogitata appositamente per velocizzare l’iter di approvazione delle leggi.
Che cosa sono i voti di fiducia.
Visti i tempi stretti inoltre non è da escludere un probabile ricorso del governo alla questione di fiducia. In questo modo l’esecutivo di fatto toglierebbe al parlamento la possibilità di apportare modifiche al testo attraverso la presentazione di emendamenti. Eventualmente il governo potrebbe recepire alcune delle richieste pervenute da deputati e senatori attraverso la presentazione di un unico maxi-emendamento a propria firma.

I margini di intervento sulla legge di bilancio per parlamento e parti sociali sono estremamente limitati.
Le dinamiche sin qui descritte evidenziano come un ruolo preponderante nella definizione della legge di bilancio sia appannaggio dell’esecutivo. Come abbiamo appena visto infatti, i margini di manovra delle camere sono estremamente limitati. Ma lo sono ancora di più quelli delle parti sociali. Non esiste infatti un momento strutturato di confronto con la società civile. In questo modo solo chi ha i mezzi necessari riesce a incontrare il decisore nella speranza di influenzare la decisione pubblica. L’informalità del sistema implica poi un problema di trasparenza: non esiste un modo per tracciare i contatti tra rappresentanti di interesse e potere politico.

Senza dimenticare comunque che su queste dinamiche resta vigile il controllo delle istituzioni europee. L’esecutivo Meloni infatti non ha potuto discostarsi più di tanto rispetto al lavoro portato avanti dal precedente governo e che era stato concordato preventivamente con Bruxelles. Come hanno ricordato anche gli organi di stampa infatti, il testo definito dal governo dovrà essere inviato anche al parlamento e alle autorità europee che restituiranno un responso entro la metà di dicembre.

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