n° 07 – 18/02/2023. RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – Sen. Francesca La Marca (pd) *:incontra l’ambasciatrice canadese in Italia.
02 – La Senatrice La Marca (Pd)*: incontra l’ambasciatore del Messico in Italia
03 – Sen. Francesca La Marca*(Pd): carta d’identità elettronica per gli italiani all’estero. «la risposta del governo è insoddisfacente».
04 – Sarantis Thanopulos*: La sinistra esca dalle narrazioni VERITÀ NASCOSTE. La rubrica settimanale a cura di Sarantis Thanopulos
05 – Matt Simonla*: Crisi Del Clima – Il ghiacciaio dell’Apocalisse è messo peggio di quanto pensassimo. Un robot subacqueo ha filmato per la prima volta delle conformazioni nascoste del ghiacciaio Thwaites in Antartide, che si stanno sciogliendo più velocemente del previsto.
06 – Reddito di Cittadinanza e Assegno Unico nel mirino UE: requisiti discriminatori.*
07 – Sarantis Thanopulos*: Differenze distrutte con l’“autonomia differenziata”. VERITÀ NASCOSTE. La rubrica settimanale su psiche e società. A cura di Sarantis Thanopulos
08 – Industria: Istat, produzione dicembre +1,6% mese, +0,1% anno. Nel 2022 +0,5% sul 2021
09 – Laura Carrer*: Un gigantesco apparato di sorveglianza. Parlare di sorveglianza di stato non è semplice perché dimostrare giornalisticamente che un paese adotta strumenti per controllare i propri cittadini (o alcuni di questi) significa aver indagato a fondo e incrociato più fonti.
10 – Troppa agitazione a Washington . Ben Rhodes, consigliere diplomatico dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ci ha scherzato su, scrivendo sui social network: “Nessuno di noi dimenticherà mai dove si trovava quando ha ricevuto la notizia del Pallone, né la faticosa vittoria riportata negli ultimi istanti della Battaglia del Pallone”.
11 – Gabriella De Rosa*:Sabotaggio Nord Stream: “Furono gli Usa a farlo esplodere”. Il giornalista premio Pulitzer Hersh accusa gli Stati Uniti di aver distrutto il gasdotto Nord Stream eseguita dalla Cia.
12 – Pierre Haski*: La difficile riconciliazione tra Parigi e Algeri. In settimana è arrivata una notizia che è passata relativamente inosservata: l’Algeria ha richiamato il suo ambasciatore a Parigi, un gesto che di solito si compie per manifestare una profonda irritazione.

 

01 – Sen. Francesca La Marca *:LA SENATRICE LA MARCA (PD) INCONTRA L’AMBASCIATRICE CANADESE IN ITALIA.
Si è tenuto venerdì 10 febbraio, presso l’Ambasciata del Canada in Italia, l’incontro tra la Senatrice Francesca La Marca, eletta nella circoscrizione estero, ripartizione America Settentrionale e Centrale, e Elissa Golberg, Ambasciatrice del Canada in Italia.

«Si è trattato di un incontro cordiale e positivo – commenta la Senatrice La Marca – nel quale è stato possibile fare il punto delle eccellenti relazioni tra Italia e Canada, di cui proprio nel 2022 si è celebrato il 75° anniversario. Relazioni economiche, politiche, culturali e accademiche arricchite nell’ultimo anno dall’avvio di un dialogo strategico sui temi della sicurezza».
In Canada, secondo i dati dell’ultimo rapporto Migrantes, sono presenti quasi 145mila cittadini italiani, numero che solo nell’ultimo anno, e nonostante il contesto pandemico, è cresciuto di quasi 900 unità. Mentre, secondo i dati forniti dall’Ambasciata Canadese, in Italia risiederebbero stabilmente circa 20mila canadesi, senza però contare gli importanti flussi turistici tra i due paesi.
«Ho richiesto questo incontro – sottolinea la Senatrice La Marca – con l’obiettivo di fare il punto su una serie di questioni importanti per la comunità italiana residente in Canada. Il primo tema che ho affrontato è stato quello dell’accordo in materia di mobilità giovanile tra Italia e Canada, entrato in vigore il 1° novembre 2022, e in merito al quale ho chiesto all’Ambasciatrice Golberg di tenermi aggiornata, in particolare, riguardo al numero dei partecipanti e all’evoluzione dello stesso. L’accordo prevede tre nuove categorie: “Vacanze-Lavoro”, “Giovani lavoratori” e “Tirocinio internazionale” attraverso le quali, negli anni a venire, tanti giovani connazionali, tra i 18 e i 35 anni, potranno usufruire di un permesso di lavoro di 12 mesi per poter trasferirsi in Canada per lavorare o svolgere un tirocinio».

Il secondo tema affrontato durante l’incontro è stato quello del reciproco riconoscimento delle patenti di guida tra Italia e Canada e, in particolare, tra l’Italia e la provincia del Québec. Proprio qualche settimana fa la Senatrice La Marca aveva presentato un’interrogazione per chiedere al Governo quali fossero gli ostacoli tecnici che ancora impediscono di arrivare alla soluzione dell’intesa e soprattutto entro quanto tempo ritenessero di poter finalizzare questo protocollo.

«Si tratta di un tema che si trascina oramai da troppo tempo. La firma dell’accordo quadro tra Italia e Canada, cui diedi il mio contributo per accelerarne l’approvazione, risale al marzo 2017. L’accordo è indispensabile per poter concludere le intese di dettaglio con le province e i territori canadesi, aventi esclusive competenze in materia».

Tra gli altri temi toccati durante l’incontro quello del reciproco riconoscimento dei titoli di studio. Esistono diversi programmi di mobilità internazionale tra università canadesi e università italiane, come il Politecnico di Milano e di Torino. Accordi che possono essere implementati e soprattutto diffusi coinvolgendo altre istituzioni accademiche.

«Si è trattato di un primo incontro, dell’inizio di un dialogo con l’Ambasciata che spero possa consolidarsi nei mesi a venire. La mia priorità – conclude la Senatrice La Marca – rimane quella di dare risposte concrete riguardo i temi che interessano tutti i nostri connazionali che risiedono in Canada e che rappresentano, oramai da decenni, una comunità attiva ed intraprendente che contribuisce in maniera decisiva, e nei più diversi ambiti, allo sviluppo della società canadese».
*(Sen. Francesca La Marca, Ph.D. – SENATO DELLA REPUBBLICA – Ripartizione Nord e Centro America – Electoral College of North and Central America)

 

02 – LA SENATRICE LA MARCA (PD)*: INCONTRA L’AMBASCIATORE DEL MESSICO IN ITALIA
Si è tenuto lunedì 13 febbraio presso l’Ambasciata degli Stati Uniti Messicani in Italia, l’incontro tra la Senatrice Francesca La Marca, eletta nella circoscrizione estero, ripartizione America Settentrionale e Centrale, e Carlos Eugenio García de Alba Zepeda, Ambasciatore del Messico in Italia. All’incontro era presente anche l’incaricata per gli Affari Politici dell’Ambasciata Messicana, dott.ssa Isaura Portillo.

«É stato un incontro molto fruttuoso – dichiara a margine la Senatrice La Marca – da me richiesto per portare all’attenzione dell’Ambasciatore alcune tematiche di estrema importanza per i nostri connazionali residenti in Messico. Sono oltre 21mila, secondo dati AIRE, gli italiani presenti stabilmente in Messico ma il numero effettivo potrebbe essere ben maggiore. Mentre oscillano tra i 6 e gli 8 mila i cittadini messicani residenti in Italia».

In primis, la Senatrice La Marca ha voluto portare all’attenzione dell’Ambasciatore il tema della sottoscrizione di un accordo in materia di sicurezza sociale tra Italia e Messico. Materia sulla quale l’allora Deputata La Marca, aveva presentato alla Camera un’interrogazione al Governo, ricevendo una risposta negativa da parte dell’allora Sottosegretario Benedetto Della Vedova.

«Con l’Ambasciatore – dichiara la Senatrice La Marca – abbiamo convenuto sulla necessità di rafforzare le relazioni culturali e, in particolare, le relazioni accademiche tra i due paesi: partendo dal gemellaggio fra università italiane e università messicane sul modello delle “Cátedras Mexico” che, attualmente, coinvolgono sette università italiane e altrettante università messicane, per realizzare programmi di mobilità internazionale per professori, ricercatori e studenti».

«L’anno prossimo – sottolinea la Senatrice La Marca – si celebrerà il 150° anniversario dell’instaurazione di relazioni diplomatiche fra Italia e Messico. Si tratta di un’occasione importante che possiamo celebrare lavorando concretamente e congiuntamente per rafforzare, le già profonde, relazioni economiche, commerciali, culturali e accademiche tra Italia e Messico. Relazioni – conclude la Senatrice La Marca – che quotidianamente vengono arricchite dall’impegno della comunità italiana in Messico e da quella messicana in Italia».
*(Sen. Francesca La Marca, Ph.D. – SENATO DELLA REPUBBLICA – Ripartizione Nord e Centro America Electoral College of North and Central America)

 

03 – Sen. Francesca La Marca*(Pd): CARTA D’IDENTITÀ ELETTRONICA PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO. «LA RISPOSTA DEL GOVERNO È INSODDISFACENTE».

«Qualche giorno fa è arrivata la risposta del Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Giorgio Silli, ad una mia interrogazione riguardo il rilascio a tutti gli italiani residenti all’estero della Carta d’Identità Elettronica (CIE).
Si tratta di una risposta quanto mai insoddisfacente» è quanto afferma la Senatrice del Partito Democratico, Francesca La Marca, eletta nella Circoscrizione Estero Ripartizione America Settentrionale e Centrale.

Nell’interrogazione, la Senatrice La Marca chiedeva come mai i cittadini residenti all’estero, in una ripartizione fuori dall’Unione Europea, non potessero fare richiesta di ottenimento della CIE, con la gravosa conseguenza di non aver accesso a tutti i benefici che il documento comporta, in particolare nel dialogo con la pubblica amministrazione italiana.

«La CIE – sottolinea la Senatrice La Marca – è un documento fondamentale, utile al cittadino soprattutto nel dialogo con la Pubblica Amministrazione. Nonostante questo i cittadini italiani residenti fuori dai paesi UE non la possono richiedere. Ancora una volta assistiamo ad una palese ingiustizia. Gli italiani residenti all’estero non sono cittadini di “serie B” e hanno tutto il diritto di essere trattati come i connazionali in patria».

Nella sua risposta, il Sottosegretario sottolinea che l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, incaricato della realizzazione materiale delle CIE, sta ultimando gli sviluppi del software che permetterà alle sedi estere il rilascio autonomo del documento. Le prime Sedi pilota individuate per la sperimentazione sono Tel Aviv, Ottawa, Valona, San Francisco, Cordoba e Cape Town, che dovrebbero essere in grado di rilasciare la CIE nei prossimi mesi.

«Si tratta di una risposta fumosa – sottolinea la Senatrice La Marca – che non fornisce una tempistica precisa riguardo l’avvio di questa sperimentazione e soprattutto non fornisce una stima temporale di quando tutti i cittadini italiani residenti all’estero potranno fare finalmente domanda per la CIE. Si tratta di un tema su cui ho sollecitato più volte il Ministero e per cui continuerò ad impegnarmi».

«Questo governo ha già dimostrato più di una volta la scarsa attenzione verso gli italiani residenti all’estero, che hanno tutto il diritto a ricevere risposte e ad essere serviti da una burocrazia efficiente. Già intravedo un altro problema – sottolinea la Senatrice La Marca – il rilascio della CIE comporterà un’importante e aggiuntivo carico di lavoro per Ambasciate e Consolati che, come è noto, vivono una perdurante situazione di carenza di personale. Mi chiedo se a questo il Governo abbia pensato visto che nella risposta di Silli non ve n’è traccia».
*(Sen. Francesca La Marca, Ph.D. – SENATO DELLA REPUBBLICA – Ripartizione Nord e Centro America
Electoral College of North and Central America – Palazzo Madama – 00186 Roma, Italia – Email – francesca.lamarca@senato.it)

 

04 – SARANTIS THANOPULOS*: LA SINISTRA ESCA DALLE NARRAZIONI VERITÀ NASCOSTE.

Nelle regionali ha votato uno scarso 40% degli elettori. Un’astensione catastrofica che mette in discussione l’intera rappresentanza politica del paese. Governo e opposizione sono espressione della volontà di una parte minoritaria dei cittadini. Questa grave delegittimazione mette in ravvicinato pericolo la democrazia.
Non assistiamo a uno scollamento politico tra le rivendicazioni dei rappresentati e la capacità dei rappresentanti di comprenderle e di soddisfarle ma, cosa ben più insidiosa, a uno scollamento psichico. Si affaccia lo spettro di una divisione drammatica tra due mondi emotivamente e mentalmente non comunicanti. Da anni le nubi si addensavano e la desolazione avanzava, ma il dominio di un pensiero cieco ci ha resi inerti.
Il commento più lucido, chiaroveggente, è di Luigi Manconi: «Per dichiarare guerra alla egemonia ideologica della sinistra e per imporre una drastica svolta nella formazione dell’opinione pubblica, la destra non trova nulla di meglio che ricorrere al più consunto vocabolario della stessa sinistra. Il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, di Fratelli d’Italia, ha candidamente dichiarato: “Occorre una nuova narrazione dopo la nostra vittoria elettorale”». La sinistra, aggiunge sconsolatamente Manconi, non ha trovato di meglio che affidarsi ai protagonisti dello spettacolo. La responsabilità delle forze democratiche di sinistra è enorme.

Hanno per anni coltivato una cultura mondana fondata su narrazioni disgiunte dalla realtà, lontana dai sentimenti e dalle passioni vere dei cittadini che sono state abbandonate a se stesse a appassire. Una cultura nominalista (le parole come cose) che ha preteso di costruire verità narrative, sovrapposte alla vita, un “metaverso” in cui rinchiudere il nostro desiderio e il nostro pensiero. Un grande impersonale (perciò anche più dannoso) progetto di “rieducazione del popolo” tanto infantile e ingenuo, quanto psichicamente impositivo. Gli esseri umani non sono categorie dello spirito, tipologie astratte, varianti che si costituiscono ognuna per sé, indipendentemente dalle loro relazioni di scambio (dei doni), unite tra di loro per volontà divina o attraverso calcoli algoritmici (misurati nella loro potenza aggregante dalle piattaforme di influenzamento). La sinistra deve riflettere sulla sua partecipazione alla creazione di due tendenze opposte, ugualmente vuote di sostanza: il «politicamente corretto» e il «politicamente scorretto» .
La prima ottiene un consenso formale esangue, è il trionfo dei manuali delle buone maniere ed è pronta a soccombere di fronte alle prove del mondo. La seconda coalizza tutte le reazioni impulsive con cui ci si libera delle tensioni emotive, è più «sanguigna» e velenosa. La “correttezza” è narcotizzante, depressiva, la «scorrettezza» è «adrenalinica», maniacale. Entrambe danno un forte impulso alla creazione di una psiche collettiva «bi-polare», che slitta sempre di più verso la percezione paranoica dell’alterità.
Il festival di San Remo è stato la manifestazione più eclatante di quella fiera della vanità in cui si è ridotta la cultura del nostro paese. Il corpo e il desiderio della donna affidati alla pubblicità e seppelliti nella banalità, la sessualità svilita in stereotipi trasgressivi (la censura della profondità, l’imbarazzo dell’intimità nelle relazioni erotiche eterosessuali e omosessuali).
Nel nostro mondo soffre la sessualità, il suo posto l’hanno preso gli effetti speciali, l’autoerotismo mentale e le eccitazioni epidermiche: il solletico sta distruggendo il trasporto, il coinvolgimento. È a rischio l’eros femminile, sempre più represso e emarginato, sono sotto attacco le donne.
La sinistra si svegli. Esca dalle sue narrazioni insieme soporifere e opprimenti. Scopra il malessere dei giovani che soffrono come mai, piuttosto che normalizzarlo chiudendolo in schemi approssimativi. La vita è fatta di relazioni erotiche, di lavoro e di convivialità.
*( Sarantis Thanopulos è uno psicoanalista membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana. È nato in Grecia nel 1952.)

 

05 – Matt Simonla*: CRISI DEL CLIMA – IL GHIACCIAIO DELL’APOCALISSE È MESSO PEGGIO DI QUANTO PENSASSIMO. UN ROBOT SUBACQUEO HA FILMATO PER LA PRIMA VOLTA DELLE CONFORMAZIONI NASCOSTE DEL GHIACCIAIO THWAITES IN ANTARTIDE, CHE SI STANNO SCIOGLIENDO PIÙ VELOCEMENTE DEL PREVISTO.

Il robot Icefin è stato progettato per andare dove nessun uomo può spingersi, nuotando al largo della costa dell’Antartide e immergendosi sotto oltre seicento metri di ghiaccio. Dopo essere calato attraverso un foro trivellato per mezzo di acqua calda, la macchina a forma di siluro è in grado di raccogliere dati e, soprattutto, riprendere video del ventre vulnerabile del ghiacciaio Thwaites. C’è un motivo se questo enorme ammasso di ghiaccio, che ha una superficie che supera di quasi 150 volte quella di Roma, è stato ribattezzato “il ghiacciaio dell’Apocalisse” (Doomsday Glacier in inglese): il ghiacciaio si sta rapidamente deteriorando e, se dovesse collassare, il livello globale del mare potrebbe aumentare di oltre trenta centimetri. Collassando, inoltre, potrebbe trascinare con sé anche i ghiacciai circostanti, aggiungendo ulteriori tre metri all’innalzamento dei mari.

In due diversi articoli pubblicati il 15 febbraio sulla rivista Nature, gli scienziati descrivono quello che Icefin e altri strumenti hanno scoperto sotto tutto quel ghiaccio: nuovi problemi, per farla breve. Secondo i modelli sull’innalzamento futuro del livello del mare la porzione di Thwaites che galleggia sull’oceano – nota come piattaforma o banco di ghiaccio – avrebbe un lato inferiore relativamente semplice e pianeggiante; Icefin tuttavia ha scoperto che per il 10 per cento presenta una conformazione molto più complessa. Ci sono terrazze con pareti verticali alte più di nove metri, per esempio, dove lo scioglimento avviene molto più velocemente rispetto alle aree piatte del ghiacciaio. Questa piccola porzione “contribuisce al 25 per cento dello scioglimento a cui stiamo assistendo – spiega Britney Schmidt, planetologa e scienziata delle Terra della Cornell University, che guida il progetto Icefin, ed è rispettivamente autrice principale e coautrice dei articoli pubblicati da Nature –. Quindi l’impatto è davvero notevole”.

Man mano che si sciolgono, queste conformazioni potrebbero avere ripercussioni su tutto il ghiacciaio. “Quello che sappiamo di Thwaites è che sta cadendo a pezzi – dice Schmidt –. Lo abbiamo osservato negli ultimi 30 anni, vedendo fratture e crepacci che si propagano nel sistema e destabilizzano tutta la piattaforma di ghiaccio. Quello che stiamo mostrando è il modo in cui l’oceano si inserisce in questi punti deboli e in un certo senso peggiora la situazione”.

Per azionare Icefin e gli altri strumenti, Schmidt e i suoi colleghi hanno perforato in prossimità della linea di galleggiamento, il punto in cui il ghiaccio si stacca dalla massa terrestre antartica e inizia a galleggiare sul mare. Il rischio di scioglimento di Thwaites non è dovuto all’aumento delle temperature atmosferiche, quanto a quelle delle temperature oceaniche. A partire dalla fine degli anni Novanta, la linea di galleggiamento del ghiacciaio si è ritirata di circa 16 chilometri verso l’entroterra, il che significa che ora una parte maggiore del ghiaccio è a contatto con l’acqua salata calda. A peggiorare le cose poi ci si mette anche un fenomeno noto come tidal pumping, letteralmente pompaggio delle maree, che fa sì che il ghiaccio si sollevi all’alzarsi della marea, permettendo ad altra acqua di affluire al di sotto di esso.

LA STRUTTURA SEGRETA DEL GHIACCIAIO
Gli scienziati riescono a farsi un’idea piuttosto precisa di dove si trova la linea di galleggiamento grazie ai satelliti che osservano i piccoli cambiamenti nell’elevazione del ghiaccio. Non hanno però mai avuto a disposizione un’immagine nitida che mostri le condizioni del ventre del ghiacciaio in corrispondenza della linea di galleggiamento, sommersa sotto a migliaia di metri di ghiaccio. “Questi dati sono davvero entusiasmanti perché ci permettono di dare un’occhiata a un sistema nascosto”, racconta la glaciologa Christine Dow dell’Università di Waterloo, che studia i ghiacciai antartici ma non è stata coinvolta nella ricerca.

Grazie a Icefin, i ricercatori hanno potuto pilotare a distanza una telecamera mentre misuravano la salinità, la temperatura e il contenuto di ossigeno dell’acqua. “Abbiamo visto che la base di ghiaccio era molto complessa nella sua topografia, con molte scale, terrazze, spaccature e crepacci – dice l’oceanografo fisico del British antarctic survey Peter Davis, autore principale di uno dei articoli di Nature e coautore dell’altro –. Il tasso di scioglimento sulle diverse superfici era molto diverso”.

Nei punti in cui la parte inferiore del ghiacciaio (o ghiaccio basale, nel gergo scientifico) è più liscia, lo scioglimento avviene a un ritmo molto più moderato rispetto alle zone in cui la topografia è più frastagliata. Questo perché dove il ghiaccio è piatto circola uno strato di acqua fredda che lo isola dalle acque oceaniche più calde come una coperta liquida. Dove la topografia invece è irregolare, si trovano più superfici verticali in cui l’acqua calda può attaccare il ghiaccio, anche attraverso incursioni laterali. Lo scioglimento dà quindi vita a una particolare conformazione “smerlata”, simile alla superficie di una pallina da golf.

CATTIVE NOTIZIE
Queste complesse strutture basali in espansione potrebbero influenzare il resto del ghiaccio: “Se si creano delle conformazioni sotto il ghiaccio, ci saranno riflessi simili anche in superficie, a causa del modo in cui galleggia il ghiaccio – spiega Davis –; quindi il timore è che se queste spaccature e queste crepe sotto il ghiaccio si allargano la piattaforma di ghiaccio si possa destabilizzare, il che potrebbe portare a una maggiore disintegrazione nel tempo”.

E non c’è molto da festeggiare nemmeno per il fatto che le zone più pianeggianti del ghiaccio basale siano in parte isolate dallo scioglimento: “Sembra che stiamo dicendo che lo scioglimento è minore che in passato, ma non è così”, aggiunge Schmidt. In realtà, il drammatico deterioramento di Thwaites si verifica in presenza di condizioni più miti rispetto a quanto stimato in precedenza dai modelli. “Questo è importante – continua Schmidt – perché significa che per ottenere questo grado di cambiamento ci vuole meno”.

In altre parole, la parte inferiore del Thwaites potrebbe essere molto più sensibile di quanto ritenuto in passato. “Ciò che ci mostra è che, per prima cosa, forse è più facile far perdere l’equilibrio a questi sistemi – afferma Davis –. In passato associavamo un rapido ritiro a un rapido scioglimento. Credo che le scoperte ci mostrino che non è necessario un rapido scioglimento per provocare il ritiro. Ciò che serve, invece, è un cambiamento nello scioglimento. Quindi serve qualcosa che squilibri il sistema”.

È un aspetto particolarmente preoccupante perché significa che l’arretramento della linea di galleggiamento non può essere spiegato da tassi altissimi di scioglimento basale, spiega Alexander Robel, capo dell’Ice and climate Group del Georgia Tech, che non è stato coinvolto nei nuovi articoli. “Se la temperatura degli oceani o la circolazione oceanica dovessero cambiare in futuro – sottolinea Robel – potremmo potenzialmente avere tassi di scioglimento basale ancora più elevati, che produrrebbero tassi di arretramento della linea di galleggiamento ancora più rapidi”.

Capire meglio come si sta sgretolando Thwaites è fondamentale per prevedere quanto velocemente contribuirà all’innalzamento del livello del mare già in atto. In genere, le previsioni si basano su modelli semplificati che rappresentano la parte inferiore delle calotte glaciali come pianeggiante o inclinata, in parte perché gli strumenti come il robot Icefin hanno appena iniziato a mapparle nel dettaglio, anche a causa dell’enorme potenza di calcolo necessaria.
Ma le conformazioni complesse scoperte da Icefin potrebbero rivelarsi essenziali per modellare il ghiacciaio in modo molto più dettagliato. “Questa è una regione chiave per la stabilità dell’Antartide – dice Dow –. Tutti i dati che otterremo saranno estremamente preziosi per cercare di capire come si comporterà il sistema in futuro”.
*( Matt Simonla .Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.)

 

06 – REDDITO DI CITTADINANZA E ASSEGNO UNICO NEL MIRINO UE: REQUISITI DISCRIMINATORI.*

Procedura d’infrazione UE: Assegno Unico e RdC richiedono come requisito una lunga residenza in Italia, penalizzando gli stranieri. La Commissione UE ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché il Reddito di Cittadinanza indirettamente discrimina tra lavoratori italiani ed europei. Criticità anche per quanto riguarda l’Assegno unico per figli a carico, riservato alle persone che risiedono in Italia da due anni e solo se conviventi con i figli.

REDDITO DI CITTADINANZA DISCRIMINATORIO
Il Governo ha due mesi per motivare la sua scelta di inserire, tra i requisiti principali per l’accesso al sussidio, la residenza da 10 anni nel nostro Paese (con almeno due anni consecutivi prima di fare domanda), condizione che per forza di cose penalizza i cittadini stranieri rispetto a chi è nato in Italia.

Il Regolamento 2011/492 e la Direttiva 2004/38/CE stabiliscono infatti he le prestazioni di assistenza sociale (come il RdC) siano pienamente accessibili a tutti i cittadini dell’Unione Europea che si trovino nella condizione di lavoratori subordinati, autonomi o che abbiano perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza. Secondo le regole UE, il requisito di residenza dovrebbe limitarsi a 3 mesi.

TRA L’ALTRO, ANCHE LA DIRETTIVA 2003/109/CE PREVEDE INFINE CHE I SOGGIORNANTI DI LUNGO PERIODO AL DI FUORI DELLA UE POSSANO ACCEDERE ALLA PRESTAZIONE SOCIALE.
La procedura d’infrazione mira dunque a tutelare il principio di libera circolazione dei lavoratori intra-UE, che nei confronti delle condizioni di accesso al RdC non sono dunque tutti uguali. Ma non solo:
il regime italiano di reddito minimo discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono beneficiare di tale beneficio, in violazione della direttiva 2011/95/UE.
Un ultima considerazione espressa dalla Commissione: lo stringente requisito di residenza potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi per lavoro all’stero, perchè in questo modo perderebbero il diritto al sussidio una volta rientrati.

ASSEGNO UNICO FIGLI TROPPO RESTRITTIVO
Procedura d’infrazione anche nei confronti del nuovo assegno familiare per figli a carico (l’Assegno unico erogato dall’INPS): possono beneficiarne solo le persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se convivono con i figli. Secondo la Commissione UE, tali condizioni violano le direttive e i regolamenti UE perchè poggiano su una discriminazione di fondo: la differenza di trattamento tra Italiani e cittadini UE.
Tra l’altro, così come per il RdC, le regole di coordinamento per la sicurezza sociale vietano qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni come gli assegni familiari.
Anche in questo caso, pertanto, l’Italia ha due mesi per rispondere alle osservazioni della Commissione: in caso contrario, l’istituzione europea potrà decidere di inviare un parere motivato.
*( di Redazione PMI.It)

 

07 – Sarantis Thanopulos*: DIFFERENZE DISTRUTTE CON L’“AUTONOMIA DIFFERENZIATA”. VERITÀ NASCOSTE. LA RUBRICA SETTIMANALE SU PSICHE E SOCIETÀ. A CURA DI SARANTIS THANOPULOS

L’“autonomia differenziata” che il ministro Calderoli ha lanciato, e il Consiglio Dei Ministri in prima istanza ha approvato, è prima di tutto un progetto fumoso. Ciò aumenta molto la sua pericolosità e la potrebbe far diventare fatale per il nostro paese. Si parla giustamente della sua iniquità, la si definisce come “secessione dei ricchi”. Se andasse in porto manderebbe all’aria la Costituzione e l’unità nazionale. Spezzerebbe il legame tra il governo centrale e le autonomie locali. Ma la cosa che più dovrebbe preoccupare è la sua fumosità, perché testimonia una volontà cieca di disunione.
La tendenza a disunirsi, a rompere i legami erotici, affettivi, culturali e politici, a dimenticare la storia (la nostra patria comune nel tempo), smarrendo il futuro, è la grande piaga di questo secolo in tutto il mondo. Spezzare la visione, la progettazione e il funzionamento dello spazio della nostra convivenza in mille pezzi autoreferenziali che nessuna alchimia potrebbe mettere insieme, è diventato un piacere sadomasochistico che sta mascherando la crescente difficoltà del godimento -erotico, sensuale, nella sua sostanza- della vita. Stiamo perdendo Eros che crea legami e cedendo troppo terreno a Thanatos che li distrugge. L’autonomia come autoreferenzialità ecco che cosa esprime nel “profondo della sua anima”, l’autonomia differenziata: non un progetto politico, ma lo smarrimento del rapporto con l’alterità, il camminare risolutamente verso l’abisso. Le forze politiche che credono, incautamente e irresponsabilmente, di promuoverla, sono strumenti inconsapevoli di forze che superano di molto la loro capacità di gestirle o di manovrarle.
Le differenze non sono identità a sé stanti, separate l’una d’altra, che, a seconda del caso e della necessità, si coalizzano o si combattono tra di loro, si ignorano o cercano di sopraffare l’una l’altra. Fuori dalla loro multiforme complementarità e dal loro gioco d’intesa sono gusci impersonali, classificatori vuoti di tipologie umane. La secessione dal legame erotico, affettivo, culturale e politico con l’altro, che finisce per appiattire il nostro mondo interno, se inizia a prendere il sopravvento è difficile arginarla perché la sua brutalità semplificatrice -tagliare con la spada il nodo gordiano, invece di scioglierlo- crea un sentimento di potenza che più non vede al di là del suo naso, più si esalta.

Perché le nostre relazioni, a tutti i livelli, sono diventate tanto complicate, intricate che preferiamo stroncarle per creare delle identità che sono extraterritorialità autolegittimate?

L’identità è una costruzione rigida, difensiva, una feroce prigionia della soggettività, se non è eccentrica a se stessa, se non prende forma nell’esposizione, dialogo con l’alterità che la co-costituisce. L’identità è l’idioma della nostra relazionalità, non esiste senza le relazioni. Vive nella molteplicità degli idiomi che, incontrandosi o scontrandosi, creano le armonie e le disarmonie del mondo.

Obbedendo all’idea folle che possiamo trascurare la cura di noi, delle nostre relazioni e dell’ambiente in cui viviamo, convinti onnipotentemente che a tutto si possa porre rimedio a posteriori, abbiamo lasciato troppo spazio alla tecnica che usiamo in modo estemporaneo e dispersivo. La visione globale e responsabile del mondo e dei nostri interessi condivisi (ridotti a bisogni materiali) cede catastroficamente spazio alle soluzioni “pratiche” che rammendano in superficie quello che è ferito in profondità della nostra relazione con la vita. Coltivare ognuno il proprio giardino, moltiplicare le definizioni identitarie senza collegare le identità alle relazioni, idolatrare l’immagine che finisce per catturare la nostra psiche, ci porta alla “servitù volontaria” a un destino di barbarie e dissoluzione. Prendiamo cura, invece, del giardino delle nostre differenze, del loro gioco di intesa che ci fa godere la vita.
*(Fonte: Il Manifesto. Sarantis Thanopulos è uno psicoanalista membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana. È nato in Grecia nel 1952. Oggi vive e lavora a Napoli e collabora con il quotidiano il manifesto, dove cura la rubrica settimanale Verità nascoste)

08 – Industria: Istat, produzione dicembre +1,6% mese, +0,1% anno. Nel 2022 +0,5% sul 2021
A dicembre 2022 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dell’1,6% rispetto a novembre.
Lo rileva l’Istat sottolineando che corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2022 l’indice complessivo aumenta in termini tendenziali dello 0,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 22 di dicembre 2021).
Nella media del quarto trimestre il livello della produzione diminuisce dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. Il 2022 si chiude con un lieve incremento della produzione industriale rispetto all’anno precedente (+0,5%).

 

09 – Laura Carrer *: UN GIGANTESCO APPARATO DI SORVEGLIANZA. PARLARE DI SORVEGLIANZA DI STATO NON È SEMPLICE PERCHÉ DIMOSTRARE GIORNALISTICAMENTE CHE UN PAESE ADOTTA STRUMENTI PER CONTROLLARE I PROPRI CITTADINI (O ALCUNI DI QUESTI) SIGNIFICA AVER INDAGATO A FONDO E INCROCIATO PIÙ FONTI.

Quello che ha pubblicato Coda Story è un reportage che svela come in Honduras, durante l’amministrazione di Juan Orlando Hernández (2014-2022), ci fosse un gigantesco apparato di sorveglianza digitale: lo dimostrano decine di interviste a membri delle forze dell’ordine (alcuni ancora al loro posto), ex funzionari, esperti tecnici, attivisti e avvocati, nonché un’ampia rassegna di documenti e atti giudiziari. Un quadro dettagliato, anche se non ancora completo, che racconta come alcune società di sorveglianza con fatturati altissimi vendano prodotti a governi noti per violare i diritti umani dei propri cittadini. Lo scopo dei governi, come in questo caso, è quello di preservare il proprio potere e status quo. In questa storia c’entra anche il traffico di droga, poiché l’Honduras è il più grande corridoio della droga dell’America centrale, e non di rado molti politici sono stati coinvolti in casi di corruzione collegati al traffico.

Così è successo anche a Hernández, che dopo aver lasciato l’incarico nel gennaio 2022 è stato estradato negli Stati Uniti con l’accusa di traffico di droga e armi. Attualmente è in attesa di processo a New York. Stando alla ricostruzione, nei suoi anni di governo le modalità di sorveglianza di stato sono cambiate e diventate meno intrusive, ma decisamente più efficaci. Hernández ha sovralimentato l’apparato di sorveglianza già esistente approvando leggi per consentire una sorveglianza eccessiva, e poi aumentando i poteri di snooping (spionaggio, ndr) della polizia.

Durante la sua amministrazione, l’Honduras ha acquistato alcuni degli strumenti più avanzati di intelligenza artificiale e forense digitale dai più grandi marchi del settore, come l’israeliana Cellebrite e l’appaltatore militare statunitense Palantir. Il software prodotto negli Stati Uniti rende possibile la profilazione di persone di interesse e può tracciare le loro connessioni sociali e familiari, attingendo alle informazioni del censimento nazionale, ai sistemi sanitari pubblici, alle dogane e all’immigrazione, ai nomi dei parenti delle persone sotto inchiesta, alle informazioni sulla registrazione dei veicoli e ad altre fonti. La polizia honduregna ha eseguito più di 12.700 ricerche attraverso la piattaforma dal 2015, quando è stata creata l’unità Palantir.
Ci sono anche prove che i funzionari honduregni abbiano utilizzato altri prodotti tecnologici tra cui Circles, i2, Galileo (della ormai defunta italiana Hacking Team) e Pegasus (lo spyware di NSO Group che ha dato il nome alla commissione europea che ne sta studiando il fenomeno). Il caso intentato contro Hernández dagli Stati Uniti dal Dipartimento di Giustizia lo accusa di sfruttare “le forze dell’ordine, le risorse militari e finanziarie del governo dell’Honduras per promuovere il suo schema di traffico di droga” condividendo informazioni sensibili dalle forze dell’ordine e dai militari con i trafficanti di droga per facilitare le spedizioni. Da parte sua, Hernández nega tutte le accuse.
Le rivelazioni sulla portata dell’apparato di sorveglianza digitale honduregno sollevano seri interrogativi sulle aziende che costruiscono e vendono queste tecnologie: solitamente si trincerano dietro al fatto che sono i clienti (i governi) a decidere come usare i loro prodotti, ma diciamo che sistemi come questi non possono essere considerati prodotti alla stregua degli altri. E tutta questa tecnologia è costosa. Probabilmente è costata all’Honduras milioni di dollari ogni anno: 136.000 dollari per Cellebrite, 150.000 per Palantir, almeno 335.000 dollari per Galileo e probabilmente più di un milione di dollari per Pegasus.
(a cura di: Laura Carrer, giornalista freelance e ricercatrice. Scrive di sorveglianza di stato, tecnologia all’intersezione con i diritti umani, piattaforme tecnologiche e spazio urbano su IrpiMedia, Wired, Il Post, Il Manifesto e altri)

 

10 – TROPPA AGITAZIONE A WASHINGTON . BEN RHODES, CONSIGLIERE DIPLOMATICO DELL’EX PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI BARACK OBAMA, CI HA SCHERZATO SU, SCRIVENDO SUI SOCIAL NETWORK: “NESSUNO DI NOI DIMENTICHERÀ MAI DOVE SI TROVAVA QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA DEL PALLONE, NÉ LA FATICOSA VITTORIA RIPORTATA NEGLI ULTIMI ISTANTI DELLA BATTAGLIA DEL PALLONE”.

Si riferiva alla reazione isterica di una parte dei repubblicani statunitensi quando si è saputo di un pallone aerostatico di sorveglianza cinese in volo sopra gli Stati Uniti. L’iperventilazione è continuata anche dopo che è stato abbattuto. La sua distruzione ha scatenato la furia di Pechino.
Questa politicizzazione è una cattiva notizia. Finora a Washington il dossier cinese aveva riscosso un consenso bipartisan, una rarità nel brutto clima che regna tra i due grandi partiti statunitensi. Il fatto che i repubblicani abbiano accusato l’amministrazione democratica di avere paura ha certamente avuto un peso nella decisione di annullare la visita a Pechino del segretario di stato Antony Blinken.
Bisognerà aspettare molti mesi per conoscere i veri motivi della strana odissea del pallone, ufficialmente impiegato per le rilevazioni meteorologiche. D’altra parte la vicenda ha già mostrato come i rapporti tra le due grandi potenze possano finire ostaggio di bassi calcoli politici ed eccessi di nervosismo. Quest’agitazione va fermata. Il conflitto che la Russia ha scatenato attaccando l’Ucraina è già sufficientemente destabilizzante.
Lo scorso novembre a Bali, in Indonesia, i presidenti di Cina e Stati Uniti avevano cominciato a riallacciare rapporti deboli, ma necessari. I loro paesi hanno solo da guadagnare dal dialogo. Le sfide comuni sono troppe – dalla lotta alle pandemie a quella contro la crisi climatica – perché le due parti si rinchiudano nella diffidenza e nell’ostilità.
*(da Le Monde, Francia – Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 17.)

 

11 – Gabriella De Rosa*:SABOTAGGIO NORD STREAM: “FURONO GLI USA A FARLO ESPLODERE”. IL GIORNALISTA PREMIO PULITZER HERSH ACCUSA GLI STATI UNITI DI AVER DISTRUTTO IL GASDOTTO NORD STREAM ESEGUITA DALLA CIA.
SEYMOUR HERSH, GIORNALISTA INVESTIGATIVO E PREMIO PULITZER, HA LANCIATO UNA GRAVE ACCUSA NEI CONFRONTI DEL SUO PAESE RELATIVO ALLA GUERRA IN UCRAINA, OVVERO CHE IL SABOTAGGIO DEL GASDOTTO NORD STREAM SAREBBE STATA CAUSATA DAGLI USA. SECONDO HERSH QUINDI LE VARIE ESPLOSIONI DEI GASDOTTI SOTTOMARINI TRA RUSSIA ED EUROPA NEL MAR BALTICO SAREBBE STATA UN’OPERAZIONE ESEGUITA DALLA CIA SU ORDINE DELLA CASA BIANCA. WASHINGTON HA PRONTAMENTE SMENTITO QUESTA NOTIZIA.

Il sabotaggio dello scorso settembre del gasdotto sarebbe stata ad opera degli Usa con il coinvolgimento dei governi di Svezia, Norvegia e Danimarca secondo quanto scrive Hersh sul suo blog dove ha raccontato tutta l’operazione. Il giornalista racconta che l’amministrazione Biden aveva già deciso nel dicembre 2021 un”operazione di sabotaggio del gasdotto, ancor prima dello scoppio della guerra decidendo di piazzare esplosivi lungo il gasdotto durante un’esercitazione militare Nato sotto copertura.

WASHINGTON SMENTISCE LE ACCUSE MA MOSCA NE APPROFITTA
Tutti i media internazionali hanno accolto con molto scetticismo questa notizia anche perché nessun quotidiano ha pubblicato la notizia ma Hersh l’ha pubblicata sul suo blog proprio per mancanza di prove. Di fatto non si tratta di una vera inchiesta ma di una supposizione. Casa Bianca e Cia hanno subito smentito la notizia bollando le accuse come invenzioni.
“Questo è completamente falso e una totale invenzione”, ha commentato Adrienne Watson, una portavoce della Casa Bianca. “Questa affermazione è completamente e totalmente falsa”, le ribattuto un portavoce della Cia. “Gli Stati Uniti non sono stati coinvolti nell’esplosione del Nord Stream”, ha detto un portavoce del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti smentendo quanto scritto da Seymur Hersh. Ma la Russia coglie la palla al balzo e chiede un’inchiesta internazionale.
“Non contiene nulla di sensazionale o inaspettato per noi. Ipotizzavamo il coinvolgimento degli Stati Uniti e almeno di alcuni alleati di Washington della Nato in questo crimine oltraggioso” ha detto il viceministro degli esteri russo. Mentre il portavoce del Cremlino chiede un’inchiesta internazionale per non lasciare che i colpevoli non vengano scoperti e puniti.
*(Fonte: WIRED, Gabriella De Rosa, Aspirante giornalista. Linguista specializzata nella comunicazione giuridica e politica)

 

12 – Pierre Haski*: LA DIFFICILE RICONCILIAZIONE TRA PARIGI E ALGERI. IN SETTIMANA È ARRIVATA UNA NOTIZIA CHE È PASSATA RELATIVAMENTE INOSSERVATA: L’ALGERIA HA RICHIAMATO IL SUO AMBASCIATORE A PARIGI, UN GESTO CHE DI SOLITO SI COMPIE PER MANIFESTARE UNA PROFONDA IRRITAZIONE.
NON SI TRATTA NECESSARIAMENTE DI UN FATTO GRAVE, MA LA VICENDA EVIDENZIA LA DIFFICOLTÀ DI STABILIZZARE I RAPPORTI FRANCO-ALGERINI, MALGRADO I GRANDI SFORZI. QUESTA DIFFICOLTÀ SI RIPRESENTA IN TUTTI E TRE I PAESI DEL MAGHREB, PER MOTIVI DIVERSI.

La causa delle tensioni con l’Algeria è il destino di una donna, Amira Bouraoui, esponente del movimento democratico algerino hirak. Bouraoui, ginecologa, è fuggita illegalmente in Tunisia nel timore di un nuovo arresto.

In possesso della doppia nazionalità algerina e francese, Bouraoui è stata successivamente arrestata quando ha cercato di lasciare la Tunisia con il suo passaporto francese. La donna è stata minacciata di essere rimpatriata in Algeria, dove sarebbe sicuramente incarcerata. Una trattativa con l’ambasciata francese le ha permesso di imbarcarsi su un aereo diretto in Francia, dove è ormai al sicuro.

Frenata improvvisa
La prima conseguenza di questa vicenda è stata il licenziamento del ministro degli esteri tunisino da parte del presidente Kais Saied, che lo accusa di aver mantenuto un atteggiamento troppo accomodante con la Francia. In questo modo Saied ha voluto schierarsi dalla parte dell’Algeria a scapito della Francia, che al momento non rappresenta una sua priorità.

La seconda conseguenza è stata appunto il richiamo dell’ambasciatore algerino in Francia, che costituisce una frenata improvvisa dopo mesi in cui i due paesi avevano portato avanti un percorso di riavvicinamento, tanto che a gennaio il capo dello stato maggiore algerino si trovava in Francia.
A Tunisi, Algeri e Rabat, la Francia cammina costantemente sulle uova
Il governo algerino è talmente imprevedibile che allo stato attuale è impossibile stabilire se si tratti di una vera crisi o di una semplice protesta simbolica per un incidente che di fatto è di relativa importanza. I mezzi d’informazione ufficiali, in ogni caso, gettano benzina sul fuoco. L’8 febbraio il quotidiano El Moudjahid scriveva che “la Francia, oggetto di grande collera in Africa a causa della sua arroganza neocoloniale, non cambierà mai”.
A questo punto è naturale chiedersi se questa increspatura rimetterà in discussione la visita ufficiale in Francia del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. In programma a maggio, l’evento avrebbe segnato un momento importante nel processo di “riconciliazione”. Tebboune ha stabilito un buon rapporto con Emmanuel Macron, ma non è l’unico a prendere le decisioni ad Algeri.

I rapporti con il Marocco non sono certo più semplici, prima di tutto perché a causa della rivalità tra Algeria e Marocco qualsiasi apertura verso uno dei due paesi è percepita come un affronto dall’altro. Inoltre la vicenda del Sahara Occidentale continua a pesare sulla politica estera marocchina, come ha sperimentato la Spagna a proprie spese. Infine il Marocco ha diversificato le sue alleanze (per esempio avvicinandosi a Israele) e tende meno verso Parigi, al punto che recentemente Le Monde ha parlato di “disamore” e di “vento glaciale”.

La settimana scorsa una frase pronunciata dal nuovo ambasciatore francese a Rabat ha creato scompiglio. Dopo un voto con cui il parlamento europeo ha condannato l’arresto di alcuni giornalisti in Marocco, l’ambasciatore ha dichiarato che “la decisione non impegna in alcun modo la Francia”, inviando un pessimo segnale alla società civile marocchina.
A Tunisi, Algeri e Rabat, la Francia cammina costantemente sulle uova. Ogni gesto e ogni dichiarazione sono interpretati e filtrati attraverso la storia e i retropensieri. Macron vorrebbe essere l’uomo che riesce a calmare gli animi, ma le previsioni del Mediterraneo annunciano sempre tempesta.

*(Fonte: Internazioale.Traduzione di Andrea Sparacino – Internazionale ha una newsletter settimanale che racconta cosa succede in Africa)

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