n°38 – 17/9/2022. RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

MENO 7 GIORNI AL VOTO

01 – L’On. Schirò*: votare ed evitare, per l’oggi e per il domani, posizioni divisive.
02 – L’on. La Marca*(Pd) alla “festa dei nonni” organizzata dall’associazione nazionale alpini – gruppo autonomo Vaughan.
03 – On. Francesca La Marca *: Ultimi giorni per votare. Condividi i miei materiali elettorali con amici e conoscenti. Al Senato, sostieni la mia candidatura con il tuo voto.
04 – Merlo MAIE*: Cuando estuvimos en el gobierno italiano cumplimos nuestras promesas, apoya el MAIE con tu voto!!
05 – storie da Bruxelles, e non solo*.
06 – Pierre Haski*: L’Europa nuovamente alle prese con l’avanzata dell’estrema destra.
07 – Notizie dal mondo*.
08 – Emanuele Giordana*: Afghanistan e Myanmar, i dossier che scottano ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU. Diaspora birmana mobilitata per il no del Palazzo di vetro all’ambasciatore scelto dai militari
09 – Cosa dicono i programmi elettorali sul pnrr. Tra chi vede il piano come la “stella polare” e chi invece vuole cambiarlo, vediamo quali sono le posizioni delle principali forze politiche in campo. (Ndr)

 

1 – L’On. SCHIRÒ*: VOTARE ED EVITARE, PER L’OGGI E PER IL DOMANI, POSIZIONI DIVISIVE.
NELLE NOSTRE CASE DI ELETTORI RESIDENTI ALL’ESTERO, I PLICHI ELETTORALI SONO ARRIVATI DA QUALCHE GIORNO. NESSUNO PERDA TEMPO, VOTANDO SECONDO LE INDICAZIONI RICEVUTE E PROCEDENDO A RISPEDIRE LA SCHEDA. CHI NON L’HA RICEVUTA, CONTATTI URGENTEMENTE IL SUO CONSOLATO PER RICEVERNE UN DUPLICATO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.
Soprattutto, ciascuno voti, utilizzando lo strumento di democrazia che ha nelle mani e contrastando con i fatti l’attacco che il voto degli italiani all’estero sta subendo da tempo, da parte di chi lo considera una mina vagante per gli equilibri politici del Paese o un lusso troppo oneroso per il bilancio dello Stato e troppo faticoso per l’amministrazione.
La parità tra i cittadini, soprattutto tra quelli che sono in Italia e quelli che risiedono all’estero, si conquista esercitando concretamente e nel modo più appropriato i diritti di cittadinanza, ad iniziare da quelli politici.
La parità, poi, si realizza non emettendo nel vuoto sonori slogan privi di contenuti e riscontri reali, ma creando strumenti di iniziativa e di protagonismo della comunità italiana nel mondo nell’assetto istituzionale italiano; ritagliandosi quotidianamente, allo stesso tempo, gli spazi dovuti nelle politiche in cui si articola e sostanzia l’intervento pubblico.
Nell’ordinamento italiano non ci sono formule semplificatrici del lavoro che ogni giorno occorre intraprendere per fare avanzare non nella propaganda, ma nei fatti, visibilità, ruolo e protagonismo degli italiani all’estero. Magari raccogliendo le forze di tutti i rappresentanti, a qualsiasi livello, per cercare di aumentare il peso e la forza di condizionamento del nostro mondo sul sistema politico e istituzionale italiano
C’è da restare sorpresi e preoccupati, allora, per la superficialità e la scarsa conoscenza istituzionale con cui si è parlato di una delle poche iniziative veramente unitarie e trasversali che dopo una lunga gestazione si è sviluppata nell’ultima legislatura, il cui iter è stato interrotto dalla inaspettata caduta del governo Draghi. Parlo della Commissione bicamerale per gli italiani nel mondo, approvata unanimemente in sede deliberante dalla Commissione esteri della Camera e arenatasi al Senato.
Intanto, ne rivendico orgogliosamente la primogenitura e la costante presenza della mia parte politica. Dopo una vaga e lontana intuizione di Mirko Tremaglia, chi ha dato forma di legge alla proposta e l’ha formalizzata in Parlamento dieci anni fa è stato un deputato del PD, Gianni Farina. Quelle di altri deputati e gruppi sono venute dopo. Io stessa, presentando la mia proposta di legge, mi sono messa sul solco di un’iniziativa prolungata nel tempo e sempre perseguita e condivisa dal gruppo del PD.
In più, dopo che la riduzione del numero dei parlamentari ha accentuato la prospettiva di una ulteriore marginalizzazione della delegazione proveniente dall’estero, la risposta unanime è stata quella di dotarsi prima possibile dello strumento della Bicamerale per dare centralità alle tematiche degli italiani all’estero.
Questa esigenza non solo è stata avallata pienamente dalla responsabile esteri del PD, on. Lia Quartapelle, ma è stata assunta con convinzione dal Presidente della Commissione Piero Fassino, anche lui del PD, che ha richiesto e ottenuto a nome di tutti i gruppi parlamentari la sede deliberante, portando il disegno di legge unificato ad una approvazione pressoché unanime.
Chi parla di uno strumento parziale e limitato, sostanzialmente emarginante per gli italiani all’estero, o non ha letto la proposta unificata o non l’ha capita. Intanto, non è uno strumento degli eletti all’estero, che vi compaiono in stretta minoranza, ma del Parlamento. Essa, poi, ha lo scopo di portare tutti i gruppi parlamentari, tramite gli esponenti ‘italiani’, non ‘esteri’, a parlare del modo come l’Italia si proietta nel mondo utilizzando e valorizzando la sua articolata presenza comunitaria. Ha il compito di interloquire direttamente con il Governo (cosa che a nessun eletto all’estero sarebbe possibile con eguale autorevolezza ed efficacia) non solo sul versante della partecipazione alla vita democratica italiana ma anche su quello dei livelli di integrazione raggiunti dagli italiani nei paesi di accoglienza. Ancora, dovrebbe diventare un fondamentale strumento di monitoraggio delle nuove emigrazioni e la sede di costante verifica del coinvolgimento degli italiani all’estero alle politiche di promozione integrata del Paese in ambito globale. E infine – guarda caso – dovrebbe monitorare i livelli di fruizione dei diritti tra i cittadini italiani, sia che risiedano in Italia sia che risiedano all’estero.
Come uno strumento del genere possa apparire un fattore discriminante è uno dei misteri dolorosi che la fine della campagna elettorale si spera possa fare evaporare, magari assieme alla supponenza di cui alcune prese di posizione sono rivestite.
Soprattutto, si cerchi di costruire, non di distruggere, e di perseguire alleanze e consensi che possano far vivere le nostre istanze nelle difficili condizioni che un Parlamento dimidiato fa purtroppo intravedere e temere.
La Commissione Bicamerale, almeno alla Camera, è riuscita a favorire una positiva esperienza di unità e di coinvolgimento dei gruppi parlamentari. Speriamo che ci sia sufficiente buon senso e spirito di umiltà per ripartire dai risultati acquisiti cercando non di rimetterli in discussione ma di migliorarli.
*(Angela Schirò PD )

 

02 – L’ON. LA MARCA*(Pd) ALLA “FESTA DEI NONNI” ORGANIZZATA DALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI – GRUPPO AUTONOMO VAUGHAN.
L’on. La Marca ha partecipato, domenica scorsa, al pranzo sociale organizzato in occasione della Festa dei nonni dal Gruppo autonomo degli Alpini di Vaughan.
Dopo aver ringraziato gli Alpini del Gruppo Autonomo Vaughan, ed in particolare il presidente Danilo Cal, da poco eletto Coordinatore Intersezionale per gli Alpini del Nord America, l’on. La Marca ha salutato tutti i presenti e dichiarato “Sono felice di incontrarvi in questa occasione così speciale, insieme alle vostre famiglie e ai vostri nipoti. Promuovere la Festa dei nonni ha un grande significato perché rinsalda i legami tra le generazioni e, nel vostro caso, contribuisce a fortificare nei più giovani i valori fondanti degli Alpini: fratellanza e solidarietà al servizio della comunità”.
“Costruire una rete tra generazioni aiuta a contrastare l’isolamento dei nostri anziani, un fenomeno, purtroppo, molto diffuso. Noi tutti abbiamo sperimentato nella vita quanto sia importante la figura dei nonni, non soltanto come riferimento sentimentale, ma anche per il loro ruolo di concreto sostegno alle famiglie. Oggi, dunque, siamo qui per festeggiare tutti i nonni, uniti da un sentimento di profonda gratitudine e di grande affetto” – ha concluso l’on. La Marca che si è poi intrattenuta con le famiglie convenute per i festeggiamenti.
Elezioni Italiane 2022
I cittadini italiani iscritti all’AIRE votano per corrispondenza
Per eleggere i propri rappresentanti al Parlamento italiano, i cittadini italiani iscritti all’AIRE riceveranno il plico elettorale con le schede e il materiale informativo direttamente a casa.
Una volta espresso il voto, il plico deve essere immediatamente restituito al Consolato: deve arrivare al Consolato entro le ore 16 del 22 settembre.
Se non avrete ancora ricevuto il plico elettorale presso il vostro domicilio, contattate subito il vostro consolato e chiedete il duplicato

 

03 – ON. FRANCESCA LA MARCA *: ULTIMI GIORNI PER VOTARE. CONDIVIDI I MIEI MATERIALI ELETTORALI CON AMICI E CONOSCENTI. AL SENATO, SOSTIENI LA MIA CANDIDATURA CON IL TUO VOTO. ELEZIONI POLITICHE ITALIANE 2022 CIRCOSCRIZIONE ESTERO: AMERICA SETTENTRIONALE E CENTRALE
Cari amici,
I plichi elettorali sono arrivati. Se ancora non lo avete fatto, è ora di votare. Per farlo, seguite attentamente le indicazioni riportate all’interno del plico.
Mancano ormai pochi giorni alla chiusura di questa breve e intensa campagna elettorale.
Permettetemi, dunque, di rinnovarvi l’invito a sostenere la mia candidatura al Senato per fare sentire la voce degli italiani in Nord e Centro America forte e chiara.
Potete farlo, votando per me (sulla scheda di colore blu per il Senato, con la penna – blu o nera – barrare il simbolo del Partito Democratico e scrivere LA MARCA) ed invitando amici e conoscenti a fare altrettanto.
Mi presento con un programma serio e concreto, frutto del lavoro di questi anni. Lo trovate di seguito per leggerlo e condividerlo.
Buon voto! Un caro saluto.
*( On. Francesca La Marca PD)

 

04 – Merlo MAIE*: CUANDO ESTUVIMOS EN EL GOBIERNO ITALIANO CUMPLIMOS NUESTRAS PROMESAS, APOYA EL MAIE CON TU VOTO!!
Cuando estuvimos en el gobierno italiano abrimos los Consulados cerrados por los partidos romanos: gracias al trabajo del MAIE hoy tenemos nuevas sedes consulares en Manchester (Reino Unido),
Saarbrücken (Alemania), Tenerife (España), Recife (Brasil) , Santo Domingo (Republica Dominicana), Montevideo (Uruguay). Tambien hemos restructurado embajadas que caian a pedazos, como la de San Josè (Costa Rica).
Ibamos a abrir mas Consulados, por ejemplo a Florianopolis, en Brasil, Santa Fe (Argentina) o Newark, Estados Unidos. Lamentablemente cayo el gobierno italiano y tuvimos que parar el trabajo. Pero estamos listos para seguir trabajando en el Parlamento y en el gobierno de Roma para continuar abriendo nuevas sedes.
Estamos comprometidos con los italianos en el mundo, nuestra prioridad es la defensa de los italianos en el exterior.
Puedes confiar en el MAIE. El MAIE cumple.
*( Merlo MAIE : Movimento Associativo Italiani all’Estero)

 

05 – STORIE DA BRUXELLES, E NON SOLO*. DALLA CRISI ENERGETICA ALLE TERRE RARE, LO STATO DELLA UE
Il discorso sullo stato dell’Unione è un appuntamento fisso per i vertici Ue, uno di quelli che indulgono con più facilità alla retorica. Nel suo intervento a Strasburgo, lo scorso 14 settembre, Ursula von der Leyen se ne è potuta permettere meno della media.
Von der Leyen ha insistito sull’urgenza che incalza più da vicino le sorti dell’economia comunitaria, la crisi energetica, per poi tratteggiare gli obiettivi nei prossimi due anni della legislatura comunitaria. Decisivi quanto e più di quelli lasciati alle spalle, per un esecutivo costretto a districarsi fra pandemia del Covid, guerra in Ucraina (con il terzo viaggio di von der Leyen a Kiev) e boom inflazionistico.
L’obiettivo 140. Sul versante energetico, von der Leyen ha confermato che le aziende dovranno contribuire ad alleviare la crisi e le sue ricadute sui cittadini. L’obiettivo di Bruxelles, spiega nel suo servizio Beda Romano, è ambizioso: raccogliere un totale di 140 miliardi di euro con due misure chiave, il tetto ai ricavi dei colossi del settore (115 miliardi) e un contributo delle aziende petrolifere già immaginato nella riforma Ue del mercato energetico (i restanti 25 miliardi).

Il ricavato andrebbe a calmierare le bollette dei cittadini, oggi assediati dalla crescita monstre dei prezzi. «Vogliamo proporre – ha detto von der Leyen – un tetto ai ricavi delle aziende che producono elettricità a basso costo (…) Nella nostra economia sociale di mercato, i profitti sono positivi (…) Di questi tempi, tuttavia, i profitti devono essere condivisi e incanalati verso coloro che ne hanno più bisogno».
Dai Trattati alle terre rare, il rush finale di VDL. Fuori dalla crisi dell’energia, von der Leyen ha ribadito l’agenda degli ultimi 24 mesi alla guida della Commissione. Fra le priorità annunciate a Strasburgo ci sono un vecchio tabù, la riforma dei Trattati, e un pacchetto legislativo ad hoc per le piccole e medie imprese. «Il pilastro – ha detto von der Leyen – della potenza dell’economia europea». Lo Sme Relief Package, come sarà ribattezzato, punta a «ridurre gli ostacoli legali e burocratici e di offrire un corpus unico di norme fiscali» da applicare in tutta la Ue, superando la frammentazione che caratterizza l’ossatura di aziende di piccola taglia.
Non è tutto. Bruxelles, a parole, sta guardando anche più in là, verso l’ennesimo fronte di competizione e ritardo rispetto alla Cina: le terre rare, la materia prima per diversi prodotti tecnologici (per capirne di più, da leggere lo Scenario di Paolo Bricco). La Ue cercherà di colmare il gap rispetto a Pechino con un Raw Material Act, un testo per garantirsi gli approvvigionamenti in futuro, oltre a un fondo sovrano per finanziare gli obiettivi comunitari. L’agenda è fitta, per un programma che dovrebbe realizzarsi nell’arco di poco più di 48 mesi, fra gli strascichi delle vecchie crisi e l’aggravarsi di nuove tensioni. Le ennesime, sulla strada della Commissione von der Leyen.

 

SVEZIA, VINCE LA DESTRA: SI DIMETTE LA PREMIER SOCIALDEMOCRATICA ANDERSSON
La Svezia vira a destra. La premier svedese Magdalena Andersson, leader dei Socialdemocratici, ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro, riconoscendo la vittoria della coalizione conservatrice guidata da Jimmie Akesson: il leader dei Democratici svedesi, una forza nazionalista che ha incentrato la campagna sul contrasto all’immigrazione.

L’UE METTERÀ AL BANDO I PRODOTTI DA LAVORO FORZATO
La Commissione Ue ha formulato un provvedimento legislativo per bandire i beni prodotti con il lavoro forzato, in Europa o altrove. L’iniziativa riguarda tutti i settori e tutti i prodotti, sia quelli per il consumo interno che quelli destinati all’esportazione.

GOOGLE: TRIBUNALE UE CONFERMA CONDANNA E MULTA DA 4,1 MLD, LA PIÙ ALTA MAI INFLITTA
Nuovo capitolo nello scontro fra l’Europa e i Big Tech. Il Tribunale Ue ha confermato il verdetto della Commissione su Google e le sue pratiche anti-concorrenziali. Big G, secondo l’accusa dell’esecutivo, ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili per consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca. Ribadita anche la multa da 4,125 miliardi di euro, la più alta mai inflitta alla società da Bruxelles.
E a proposito di tech. Smartphone riparabili, con batterie resistenti e indicazioni chiare sia sulla durata e sia sulla resistenza alle cadute. Sono i requisiti per i prodotti venduti nella Ue che la Commissione europea vorrebbe fissare sui telefonini, stando alla bozza in consultazione fino al 28 settembre, in vista di una nuova regolamentazione attesa a fine anno. Tutto nella Bussola di Luca Tremolada.

GUERRA DEL GAS: LA FITTA RAGNATELA ENERGETICA RUSSA TRA EST EUROPA E AFRICA
L’attivismo delle compagnie energetiche russe all’estero, soprattutto nelle ex Repubbliche sovietiche, non è una novità. Ma stanno emergendo alcune circostanze che rendono la penetrazione di Mosca ancora più interessante. Roberto Bongiorni nella sua Bussola la ragnatela energetica di Mosca fra Est Europa e Africa.

EUROPARLAMENTO: UNGHERIA DI ORBÁN MINACCIA I VALORI UE. LEGA E FDI VOTANO CONTRO
Il Parlamento europeo condanna gli «sforzi deliberati e sistematici del governo ungherese contro i valori Ue». Lo indica una relazione adottata con 433 voti favorevoli, 123 contrari e 28 astenuti, per denunciare la situazione «preoccupante» che si è creata a Budapest. Tra i voti contrari, spuntano quelli della destra italiana di Lega e Fratelli d’Italia.
*( Fonte: SOLE 24ORE)

 

06 – Pierre Haski*: L’Europa nuovamente alle prese con l’avanzata dell’estrema destra.
I sondaggi lo avevano annunciato, ma il risultato è comunque sconvolgente: i Democratici svedesi (non proprio degni di questo nome), formazione di estrema destra erede di un gruppo neonazista, si sono affermati come secondo partito alle elezioni legislative dietro il Partito socialdemocratico, che per molti anni ha mantenuto un’egemonia sulla politica svedese.

La prima ministra uscente, Magdalena Andersson, ha riconosciuto la sconfitta aprendo la strada a una maggioranza composta da destra ed estrema destra, i cui contorni restano ancora da definire. L’ascesa dell’estrema destra, passata dal 5 al 20,6 per cento dei voti in appena dodici anni, solleva evidentemente pesanti interrogativi in un paese dalla forte tradizione socialdemocratica.

Tra nove giorni si terrà un’altra votazione cruciale nell’Unione europea, che potrebbe essere vinta dalla destra e dall’estrema destra: parliamo delle elezioni in Italia, dove Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, formazione di ispirazione neofascista, potrebbe diventare la prossima presidente del consiglio. Anche in questo caso Meloni è passata in pochi anni dai margini al centro dello scacchiere politico.

Svezia e Italia a confronto
Nello spazio di pochi giorni, dunque, due grandi paesi dell’Unione europea – uno situato a nord, l’altro a sud – fanno pendere la bilancia verso destra.

Ogni stato presenta un contesto storico peculiare. In Italia, per esempio, il partito di Meloni è stato l’unico a non fare parte della grande coalizione a sostegno di Mario Draghi, l’ex governatore della Banca centrale europea. Oggi Meloni raccoglie i frutti di questa presa di distanza dal resto della classe politica, anche se il governo Draghi è stato tutt’altro che indegno.

Ancora una volta, come nel 2019, i partiti di estrema destra cercheranno di rafforzarsi per far cambiare rotta all’Unione

In Svezia l’estrema destra ha invece sfruttato un’ondata di criminalità associandola a una forte immigrazione.

Su scala europea il fenomeno non è nuovo. Già in passato diversi partiti di estrema destra hanno fatto parte dei governi europei, come in Austria o proprio in Italia, con la Lega di Matteo Salvini. L’Europa finora è sopravvissuta, ma il contesto attuale è diverso dal passato, tra covid, conseguenze della guerra in Ucraina e prezzi dell’energia in forte aumento.

È possibile che questi risultati nazionali abbiano un impatto a livello europeo? È una domanda fondamentale in un momento in cui l’Europa è impegnata a sostenere l’Ucraina e accelera la propria integrazione. Il 15 settembre Laurence Boone, segretaria di stato francese per l’Europa, ha manifestato ai microfoni della radio pubblica France Inter la sua “preoccupazione” davanti all’avanzata dell’estrema destra.
In tutto questo bisogna ricordare che il 15 settembre, al parlamento europeo, è stato approvato a larga maggioranza un rapporto che definisce l’Ungheria di Viktor Orbán un “regime ibrido di autocrazia elettorale”. Il documento è solo indicativo, ma illustra i rapporti tesi tra Budapest e Bruxelles su temi legati allo stato di diritto.
*(Fonte Internazionale, France Inter, Francia , Pierre Haski, è un giornalista francese. Cofondatore di Rue 89. È stato vicedirettore del periodico Libération dal gennaio 2006 al 2007. Scrive per L’Obs.)

 

07 – Notizie dal mondo*

UCRAINA-RUSSIA
Il 15 settembre, nel corso di una visita a Kiev, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che l’Unione europea sosterrà l’Ucraina “per tutto il tempo necessario” e ha chiesto che il presidente russo Vladimir Putin sia processato per crimini di guerra. Lo stesso giorno il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha annunciato che una fossa comune è stata scoperta a Izjum, appena riconquistata dall’esercito ucraino.

ARMENIA-AZERBAIGIAN
Il bilancio dei combattimenti al confine tra i due paesi è salito il 16 settembre ad almeno 206 vittime: 135 soldati armeni e 71 azeri. Il 13 settembre la Russia, tradizionale mediatrice nella regione, aveva annunciato una tregua che però è stata più volte violata.

UNIONE EUROPEA-UNGHERIA
Il 15 settembre il parlamento europeo ha approvato, con 433 voti a favore e 123 contrari, un rapporto che accusa l’Ungheria del primo ministro Viktor Orbán di non essere più una “vera democrazia”. Il documento definisce il paese “un’autocrazia elettorale”. Il ministro egli esteri ungherese Péter Szijjártó ha definito il rapporto un “insulto agli ungheresi”.

UZBEKISTAN-RUSSIA-CINA
Il 15 settembre il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping si sono incontrati durante il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Ocs) in corso a Samarcanda, in Uzbekistan, auspicando un rafforzamento della cooperazione tra i due paesi. Si è trattato del primo faccia a faccia tra i due leader dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

STATI UNITI
La portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha definito il 15 settembre “vergognoso” e “irresponsabile” l’invio di migranti verso il nordest del paese organizzato da alcuni governatori repubblicani. Nelle quarantott’ore precedenti il governatore del Texas Greg Abbott aveva inviato due pullman carichi di migranti davanti alla residenza della vicepresidente Kamala Harris a Washington e quello della Florida Ron DeSantis due aerei sull’isola di Martha’s Vineyard, nel Massachusetts. L’obiettivo dei governatori è denunciare la politica migratoria del presidente Joe Biden.

ARGENTINA
Il 15 settembre il brasiliano Fernando Sabag Montiel, 35 anni, accusato di aver cercato di uccidere due settimane fa la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, e la sua compagna Brenda Uliarte, 23 anni, sono stati incriminati per “tentato omicidio aggravato con premeditazione”. Fernández, presidente dal 2007 al 2015, è scampata all’attentato perché la pistola di Sabag Montiel si è inceppata.
*(Fonte: Internazionale)

 

08 – Emanuele Giordana*: AFGHANISTAN E MYANMAR, I DOSSIER CHE SCOTTANO ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU. DIASPORA BIRMANA MOBILITATA PER IL NO DEL PALAZZO DI VETRO ALL’AMBASCIATORE SCELTO DAI MILITARI

«Quello che facciamo è cercare soluzioni concrete dove è possibile, anche in Ucraina» dice il Segretario generale dell’Onu nel presentare alla stampa la 77ma sessione dell’Assemblea generale dell’Onu. Evento che entrerà nel vivo martedì col primo discorso affidato, come vuole il cerimoniale, al Brasile.

Nel suo discorso Guterres ha parlato del clima, degli interventi umanitari, dell’egoismo dei Paesi ricchi e anche, seppur velatamente, del Consiglio di sicurezza cercando di rilanciare il ruolo sempre più in salita di un’Organizzazione paralizzata dal veto e dal potere che nessun Paese vuol cedere al Palazzo di Vetro. I problemi sono tanti e grandi, a partire dall’Ucraina (al posto di Putin ci sarà Lavrov). Ma ce ne sono di (apparentemente) secondari che si riferiscono ad altre guerre. Meno mediatizzate ma non meno atroci di quella che si combatte in Europa.

È il caso ad esempio del Myanmar o dell’Afghanistan. In quest’ultimo la guerra è finita ma il regime dei Talebani, non avendo avuto alcun riconoscimento internazionale, non è rappresentato e il seggio all’Onu gli è stato rifiutato. Nel primo la guerra invece è materia quotidiana ma ancora non si è deciso se a rappresentare i birmani debba esserci il vecchio ambasciatore o quello che vorrebbe la giunta militare, cui però il seggio all’Onu è stato negato e resta vacante.

I casi sono molto diversi sotto il profilo diplomatico: a Kabul i diplomatici se ne sono andati se non per un pugno di ambasciate – tra cui Cina e Russia – rimaste aperte. In Myanmar invece i diplomatici sono rimasti: in una sorta di limbo di cui è lo specchio la decisione sul rappresentante-Paese all’Onu.

Se i Talebani hanno le loro note difficoltà a dialogare con gli altri, anche perché non hanno interlocutori nel Paese, per il Myanmar ci pensa la società civile e le tante sigle della diaspora che, in tutto il mondo, non smettono di ricordare le stragi quotidiane, l’illegalità e del golpe e, dunque, il diritto dell’ambasciatore U Kyaw Moe Tun a essere il Rappresentante permanente all’Onu per il Myanmar. In Italia si troveranno oggi a Milano per manifestare in centro dopo aver scritto al ministro Luigi Di Maio, cui la Comunità birmana in Italia ha chiesto in una lettera il sostegno politico di Roma perché si riconfermi U Kyaw Moe Tun. La questione è delicata.
La decisione sulle candidature è in mano al Comitato per le credenziali cui spetta la scelta su chi o meno debba rappresentare un Paese. Se per l’Afghanistan la cosa è complicata dal fatto che non esiste nemmeno un governo in esilio, nel caso birmano, l’ambasciatore nominato dal vecchio esecutivo capeggiato da Aung San Suu Kyi è stato riconfermato dal Governo di unità nazionale, il governo ombra che rappresenta i parlamentari eletti nel novembre 2020 ed esautorati dal golpe del febbraio 2021. Governo che però nessuno riconosce. I nuovi membri del Comitato delle credenziali sono Angola, Austria, Guyana, Maldive, Uruguay e Zambia ma ci sono anche i membri permanenti di Usa, Cina e Russia. Questi ultimi due vicini alla giunta militare.
L’ultima parola spetta teoricamente all’Assemblea ma non sarebbe la prima volta che si lascia in stallo la candidatura e il seggio vacante. Il caso scotta e Guterres, nel suo discorso, ha preferito evitare il dossier come potrebbero fare anche i Paesi membri rimandando la decisione
*( Fonte: Il Manifesto. Emanuele Giordana. è un giornalista, scrittore e saggista italiano, cofondatore di Lettera22, direttore editoriale del portale atlanteguerre.it )

 

09 – COSA DICONO I PROGRAMMI ELETTORALI SUL PNRR. TRA CHI VEDE IL PIANO COME LA “STELLA POLARE” E CHI INVECE VUOLE CAMBIARLO, VEDIAMO QUALI SONO LE POSIZIONI DELLE PRINCIPALI FORZE POLITICHE IN CAMPO. (Ndr)
Tra i temi al centro del dibattito in questa campagna elettorale vi è certamente quello della gestione futura del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il piano che, nell’ambito della strategia europea Next generation Eu, porterà in Italia nei prossimi anni oltre 190 miliardi di euro. Ma cosa dicono i programmi delle principali forze in campo? La posizione che finora ha destato più scalpore è certamente quella di Giorgia Meloni e più in generale della coalizione di centrodestra. La leader di Fratelli d’Italia infatti ha apertamente parlato della possibilità di rivedere le misure contenute nel piano, pur nel rispetto dei regolamenti europei.

IL CENTROSINISTRA
Se all’interno della coalizione di centrodestra le posizioni non sono propriamente convergenti sul Pnrr, al netto di quanto descritto nel programma, la situazione è ancora più complessa nel centrosinistra. In questo caso infatti Partito democratico, Più Europa e Sinistra italiana-Verdi hanno presentato 3 programmi diversi e con posizioni distinte. In particolare quello della componente sinistra della coalizione appare molto critico nei confronti dell’attuale impostazione.
Un primo elemento degno di nota riguarda la necessità di una maggiore partecipazione civica nella definizione delle misure così come della loro esecuzione. Nel programma di Si/V questo passaggio è riferito in particolare al tema dell’università e della ricerca. Si tratta dell’unico programma presentato, tra le forze politiche principali, a contenere un elemento di questo tipo. Una carenza quella dello scarso coinvolgimento civico che, a livello generale, abbiamo ravvisato nei mesi scorsi.

LA SINISTRA PROPONE MAGGIORI INVESTIMENTI PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA.
Oltre a ciò, nel programma della sinistra si prevede una massiccia redistribuzione delle risorse. In particolare si propongono maggiori investimenti nell’ambito della transizione ecologica. Si propone ad esempio di rivedere la distribuzione dei fondi favorendo le imprese che investono in fonti rinnovabili ed efficientamento energetico. Inoltre si propone di rivedere l’adeguatezza del Pnrr rispetto alle necessità dell’adattamento climatico (lotta alle ondate di calore, siccità ecc.). Così come si prevede una redistribuzione delle risorse per aumentare gli investimenti nella lotta al consumo di suolo, al dissesto idrogeologico e alle frane.
In effetti da questo punto di vista occorre sottolineare che, sebbene a livello assoluto il nostro paese sia quello che investe di più in transizione ecologica, si deve anche rilevare che i fondi affidati a questa missione rappresentano circa il 37,5% di quelli assegnati al nostro a paese. Un percentuale che è appena sopra il minimo obbligatorio richiesto dal regolamento Ue (37%).

Anche la sinistra inoltre esprime perplessità in merito ad alcune misure legislative del Pnrr. In particolare il riferimento in questo caso è alla riforma delle classi di laurea. Passaggio che, in base ai documenti disponibili, è stato parzialmente raggiunto nel 2021 e che dovrebbe completarsi nel 2023.
Leggi anche Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr degli stati membri.
Al contrario della sinistra, le altre due forze della coalizione sembrano voler blindare il Pnrr. Nel programma del Partito democratico infatti si fa esplicito riferimento alla prosecuzione della linea impostata dal governo Draghi, così come anche alla conclusione degli investimenti nei tempi previsti.
[il Pnrr] è la stella polare. Si può discutere, ma diciamo ‘no’ alle rinegoziazioni. Se ci mettessimo in un confronto con Bruxelles perderemmo soldi e prospettive per il futuro.

ENRICO LETTA, SEGRETARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO. 4 SETTEMBRE 2022
Anche nel programma dem inoltre c’è il riferimento alla necessità di rispettare la quota mezzogiorno. Si fa poi esplicito riferimento alla prosecuzione di molte misure contenute nel piano (Mobility as a service, Porti verdi, Case della comunità) ma non si prevedono in questi casi delle variazioni rispetto a quanto stabilito. Le uniche modifiche proposte riguardano il potenziamento del progetto Polis con l’aggiunta di risorse ulteriori volte ad aprire 1.000 bar/edicole multifunzione in altrettanti piccoli comuni italiani. Da notare che questa misura è già finanziata interamente con le risorse del fondo complementare. Quindi con risorse proprie. Si prevede poi l’istituzione di un fondo nazionale per il diritto alla connessione cofinanziato con le risorse della componente Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo. Risorse che il Pd stima in circa 1,2 miliardi di euro.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il programma di Più Europa che ribadisce la volontà di attuare il piano nei tempi previsti. Da notare che il partito propone di consolidare la prassi di utilizzare la struttura delle scadenze contenuta nel Pnrr anche per altre attività della pubblica amministrazione. CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL LAVORO DEI MINISTERI.
SOLO PIÙ EUROPA E M5S NEI LORO PROGRAMMI PARLANO DELLA NECESSITÀ DI MAGGIORE TRASPARENZA.
Il partito di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova individua inoltre una serie di accorgimenti per sostenere i piccoli centri nell’attuazione degli interventi. Come abbiamo raccontato in questo articolo infatti, regioni comuni ed enti locali svolgono un ruolo di primo piano nella “messa a terra” dei progetti previsti. E sono proprio i centri minori – con poco personale e senza competenze adeguate – ad incontrare le maggiori difficoltà. Per questo Più Europa propone di introdurre norme che migliorino il coordinamento fra regioni, città metropolitane e comuni nell’attribuzione delle risorse e nell’esecuzione dei progetti.
Si propone inoltre la creazione di task force interne alla pubblica amministrazione per ogni tema trattato nell’ambito del Pnrr. Il partito inoltre evidenzia la necessità di dare attuazione alle norme sulla trasparenza amministrativa, assicurando l’esercizio di un controllo civico sull’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse finanziarie del piano. Un tema, quello della mancanza dei dati e della scarsa trasparenza, che abbiamo denunciato spesso.

IL MOVIMENTO 5 STELLE
Nonostante il leader pentastellato Giuseppe Conte sia stato il presidente del consiglio ad aver portato a conclusione positiva le trattative con Bruxelles per il Pnrr, nel programma del Movimento 5 stelle i riferimenti al piano sono pochissimi. Anzi, lo stesso Conte ha recentemente aperto alla possibilità di una sua revisione.
Considerando l’impatto ancora attuale della pandemia energetica e dell’inflazione, riteniamo che i tempi di attuazione del Pnrr possano essere allungati, laddove necessario. Dopodiché, il regolamento europeo del Next Generation Eu prevede possibilità di adattamento del programma: potrebbero essere valutate.
– GIUSEPPE CONTE, PRESIDENTE DEL MOVIMENTO 5 STELLE. AVVENIRE, 11 AGOSTO 2022
Con riferimento ai contenuti del programma depositato, anche il M5s (così come Più Europa) evidenzia la necessità di maggiore trasparenza e controlli sull’utilizzo dei fondi. Un altro riferimento, seppur indiretto, al Pnrr deriva dal Superbonus. Una misura fortemente voluta dal movimento e che è stata parzialmente finanziata anche con le risorse del Pnrr e del fondo complementare.
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Il M5s nel suo programma non solo si propone di rendere strutturale questa misura ma anche di estendere il meccanismo della cessione del credito, oggetto di aspre polemiche, anche ad altre iniziative. Come Transizione 4.0.

IL TERZO POLO
Tra le principali forze politiche in campo in questa tornata elettorale, il cosiddetto terzo polo è quello che ha presentato il programma più consistente. È quindi anche quello che va più nel dettaglio delle azioni che si propone di intraprendere in caso di vittoria. Il programma dedica una specifica sezione al Pnrr ma i riferimenti al piano sono numerosi in tutto il documento. Non si tratta però di volontà di modificare le misure in esso contenute quanto piuttosto, come nel caso del Pd, di portarle a compimento nei tempi previsti.
Solo in pochi casi il programma prevede un potenziamento degli investimenti già in essere. Tra questi l’incremento dei fondi per l’imprenditoria femminile; l’investimento di ulteriori risorse per la gestione dei rifiuti e i progetti di economia circolare; l’investimento di ulteriori 1,5 miliardi per potenziare la struttura degli Its (istituti tecnici superiori) per raddoppiare il numero di iscritti.

IL TERZO POLO MIRA A RENDERE PIÙ EFFICIENTI GLI ENTI LOCALI.
La sezione specifica dedicata al Pnrr contiene invece una serie di accorgimenti volti ad una più efficace attuazione del piano. Tali interventi sono molto simili a quelli proposti da Più Europa. Elemento che non stupisce, dato che i due partiti erano alleati prima della rottura avvenuta poche settimane fa. Azione e Italia viva propongono innanzitutto di portare a 750 milioni di euro all’anno i fondi a disposizione dei comuni per le spese di progettazione necessarie per realizzare le opere previste dal Pnrr.
Si propone inoltre maggiore flessibilità ai comuni e alle regioni nelle assunzioni e nella nomina dei Rup (responsabili unici del procedimento). Infine si prevede di introdurre l’obbligo, per tutti i comuni non capoluogo di provincia, di affidare la gestione delle gare di appalto a uno dei soggetti aggregatori regionali presenti nell’anagrafe unica delle stazioni appaltanti. Il tutto con l’obiettivo di velocizzare le procedure legate all’attuazione del Pnrr che vedono coinvolti gli enti locali.

– Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. 5 settembre 2022
Quella di Meloni tuttavia non è l’unica posizione di questo tono. Anche Lega e Forza Italia, che pure hanno fatto parte della maggioranza che ha sostenuto il governo Draghi, aprono (anche se con sfumature leggermente diverse) alla possibilità di modificare il Pnrr in virtù delle mutate situazioni geopolitiche globali.

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Posizioni simili inoltre si trovano anche al di fuori del centrodestra. Il M5s di Giuseppe Conte ad esempio propone la possibilità di posticipare le scadenze previste. Critiche all’impostazione del piano infine arrivano dalla lista composta dai Verdi e Sinistra italiana – alleata del Partito democratico – che parla apertamente di una revisione massiccia del Pnrr, con particolare riferimento a un aumento delle risorse dedicate ai temi ambientali.

IL CENTRODESTRA
Tutte le forze politiche candidate alle elezioni del prossimo 25 settembre hanno dovuto depositare il proprio programma presso il ministero dell’interno. I documenti presentati sono quindi consultabili sull’apposito portale creato dal Viminale. Per quanto riguarda il centrodestra, un primo elemento degno di nota riguarda il fatto che seppure tutti i partiti che lo compongono (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati) abbiano depositato simbolo e programma singolarmente, quest’ultimo è identico per tutti.
L’“Accordo quadro di programma per un governo di centrodestra” contiene una specifica sezione dedicata al Pnrr. Come primo elemento si parla di “pieno utilizzo dei fondi del Pnrr, colmando gli attuali ritardi di attuazione”. Si afferma poi la volontà di un efficientamento dell’utilizzo dei fondi europei, con riferimento all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e di garantire la piena attuazione delle misure previste per il sud e le aree depresse del paese.

IL CENTRODESTRA PUNTA A CAMBIARE IL PNRR IN VIRTÙ DELLE MUTATE CONDIZIONI GLOBALI.
Già questo è un primo elemento interessante. Abbiamo raccontato infatti che per molte misure, i soggetti responsabili non sono stati in grado finora di far rispettare la clausola che prevede almeno il 40% delle risorse riservate alle regioni del mezzogiorno. Da questo punto di vista proprio i ministeri a guida leghista si sono dimostrati maggiormente in difficoltà. Di contro però va evidenziata la buona performance dei tre ministeri senza portafoglio guidati dagli ex esponenti di Forza Italia Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta (poi passati ad Azione). Da sottolineare inoltre che anche i dicasteri a guida di centrosinistra sono incappati nelle stesse difficoltà.
Ma l’elemento del programma che ha scatenato un acceso dibattito è quello relativo alla possibilità di modificare i contenuti del piano.
Accordo con la commissione europea, così come previsto dai regolamenti europei, per la revisione del Pnrr in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità.

– PER L’ITALIA, ACCORDO QUADRO DI PROGRAMMA PER UN GOVERNO DI CENTRODESTRA
Cosa si intenda esattamente con questa frase però non è chiarissimo. Le idee all’interno dello schieramento, in base alle dichiarazioni rilasciate nelle ultime settimane, appaiono essere leggermente diverse. La posizione della Lega ad esempio è quella di rinegoziare il piano in virtù dell’aumento del costo delle materie prime. Che renderebbe di fatto irrealizzabili le opere già inserite fra quelle finanziabili. In questo caso il riferimento potrebbe essere interpretato più nella direzione della possibilità di rimodulare le scadenze previste dal Pnrr in ragione di ostacoli oggettivi che ne impediscono il raggiungimento nei tempi previsti.
Nei casi in cui alcuni milestone o target risultino impossibili da raggiungere per condizioni oggettive, i governi nazionali hanno la possibilità di presentare una versione rivista dei rispettivi Pnrr. Vai a “Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr negli stati membri”
Singolare infine la posizione di Forza Italia che parrebbe prospettare la possibilità di mantenere le risorse già assegnate ai singoli territori ma rivedendo come usarli.

È necessaria una certa flessibilità (…) quando il Piano è stato ideato non sapevamo dove sarebbero cadute le macerie. Poi sono arrivate anche quelle della guerra. Ed ora, se serve, si può pure rinunciare ad un progetto, nel caso fosse necessario, e spostare le stesse risorse su un altro investimento, sempre nella stessa area. Può darsi che in una località, giusto per dirne una, sia più urgente realizzare la rete idrica che quella telematica. Perché non poterlo fare?

– ANTONIO TAJANI, VICE PRESIDENTE E COORDINATORE DI FORZA ITALIA. CORRIERE DEL MEZZOGIORNO, 28 AGOSTO 202
Un ultimo elemento degno di nota per quanto riguarda il programma del centrodestra è quello legato al tema delle riforme previste dal Pnrr. Anch’esse devono essere completate rispettando un rigido cronoprogramma. In caso contrario il nostro paese rischierebbe di perdere i fondi assegnati. Tra i temi più scottanti per il centrodestra – e per il proprio elettorato – vi sono in particolare la riforma della giustizia e la legge annuale della concorrenza. Riforme il cui iter è già stato avviato.
Nei casi citati infatti sono state approvate alcune leggi delega. Una per la riforma del processo civile, una per il processo penale, e una per la concorrenza. Nei prossimi mesi il nuovo governo dovrebbe quindi pubblicare diversi decreti legislativi, attesi entro la fine dell’anno, per normare queste materie. La cornice però sarebbe quella delineata dalla legge già approvata dal parlamento uscente.
Vedi anche Cosa sono legge delega e decreto legislativo.
Da questo punto di vista occorre ricordare che ogni stato è libero di fare le scelte che ritiene più opportune purché si raggiungano gli obiettivi contenuti nelle raccomandazioni della commissione europea del 2019 e 2020. Tuttavia una revisione delle riforme comporterebbe necessariamente un allungamento dei tempi, con impossibilità di rispettare le scadenze. Anche da qui, probabilmente, la necessità di ridiscutere il Pnrr con le istituzioni europee.

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