(ANSA) – ROMA, 03 GIU – Il numero di nuovi casi di coronavirus cresce localmente del 6% per una diminuzione di un punto percentuale dei tassi di umidità del territorio, quindi fluttuazioni del numero di casi potrebbero verificarsi stagionalmente a seconda del clima del territorio.
È quanto emerso in uno studio dell’università di Sydney pubblicato sulla rivista Transboundary and Emerging Diseases.
Gli esperti hanno confrontato il numero di notifiche di nuovi casi con i tassi di umidità dei territori corrispondenti e riscontrato un’associazione tra ridotti tassi di umidità e maggior numero di nuovi casi.
“La sindrome COVID-19 – spiega l’autore del lavoro Michael Ward – è probabilmente destinata a divenire una malattia regionale che ricorre in periodi di bassa umidità”.
Nei paesi dell’emisfero Nord, continua Ward, in aree con bassa umidità o durante periodi in cui l’umidità cala, potrebbe esserci un rischio anche durante i mesi estivi. “Quindi la vigilanza va mantenuta”, afferma.
Ci sono vari motivi per cui il tasso di umidità incide sulla trasmissione del virus, spiega l’esperto: quando c’è poca umidità e l’aria è secca, per esempio, l’aerosol (droplet) dovuto a uno starnuto o a un colpo di tosse, resta più a lungo sospeso e il rischio infezione aumenta. Secondo gli esperti australiani lo studio va ripetuto in altri paesi e in diversi periodi dell’anno per verificare come incide l’umidità sul rischio di trasmissione virale.
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