19 12 14 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI.

01 – Le sardine di Roma: «Oggi parliamo noi, non sarà una sfilata di vip». Sardine, canti, musica, poesie, San Giovanni è una mega festa con un tir-palco. La «linea»: una piazza semplice e autorganizzata
02 – Piazza Fontana 50 anni dopo, Mattarella riabilita Pinelli. Colpe di Stato. Il presidente della Repubblica incontra i familiari: depistaggi doppiamente colpevoli,
03 – La Marca e Schirò (Pd): apprezzabili le misure per gli italiani all’estero introdotte da una difficile legge di bilancio .
04 -La Marca (PD) – Approvata la proposta di legge in materia di personale a contratto della nostra Amministrazione all’estero. La mia dichiarazione di voto. Roma, 12 dicembre 2019
05 – Schirò: definito il percorso per l’istituzione della giornata nazionale degli italiani nel mondo. Schirò: in commissione esteri votati gli emendamenti e definito il percorso per l’istituzione della giornata nazionale degli italiani nel mondo
06 – Mes, il fracasso e la demagogia della Lega e del resto della destra non possono essere l’alibi per fare scelte sbagliate .
07 – Il Sottosegretario Merlo al Teatro Colosseo di Buenos Aires. Lo scorso sabato, all’Università di Buenos Aires, si è concluso il corso del Centro Alti Studi italo-argentino per giovani dirigenti delle istituzioni italiane.
08 – Giuseppe Conte rassicura: “Verifica di governo a gennaio per durare fino al 2023”. Il premier dice sì al DEM Bettini: “Un minuto dopo l’approvazione della manovra serve mettere a punto un cronoprogramma”.
09 – L’economia mondiale nel 2020? Ecco cosa sta per accadere. Le previsioni sull’andamento dell’economia nel 2020 sono già state formulate da diversi analisti, desiderosi di capire che cosa accadrà nel corso del prossimo anno.
10 – La docufiction su Nilde Iotti stravince su Rai1 (per la rabbia della destra). Enorme successo per il documentario su Nilde Iotti, e la destra non trova niente di meglio per rispondere che i deliri di Libero
11 – La Finlandia delle donne. Sanna Marin, 34 anni, sarà la premier più giovane del mondo
Figlia di due madri, la nuova leader dei socialdemocratici finlandesi è a capo di una coalizione di cinque partiti, tutti guidati da donne
12 – Approvati emendamenti: no al raddoppio della tassa di cittadinanza, e stop all’aumento delle tariffe consolari.
13 – A Roma, dopo l’incontro col nuovo presidente argentino, il sottosegretario Merlo e’ con il Premier Conte alla festa dell’iila.
14 – E allora adesso apriamo i dossier. Di quella bomba alla Banca dell’Agricoltura alcuni di noi che si trovavano nella redazione de Il Manifesto rivista, la storica sede di piazza del Grillo, a 200 metri da Piazza Venezia, sapemmo quasi in tempo reale.

 

 

01 – Le sardine di Roma: «Oggi parliamo noi, non sarà una sfilata di vip». Sardine, canti, musica, poesie, San Giovanni è una megafesta con un tir-palco. La «linea»: una piazza semplice e autorganizzata.

«Sarà una piazza semplice, in linea con i flash mob di tutte le città, dal palco musica, poesie, cultura». Alle sei del pomeriggio Sara Nazzarri si scusa se, mentre finalmente risponde, mastica un panino. Prima non è riuscita a pranzare. È nella centrifuga dei preparativi per la piazza di oggi. Le sardine romane si sono diviso i compiti. «Gli scenografi» hanno lavorato alla sardina-balena – di 40 metri si favoleggia, ma forse è un’esagerazione. Il gruppo che si occupa degli interventi. «Parleremo noi. Molti artisti ci hanno espresso il loro appoggio, altri hanno annunciato la loro presenza. Ma dal palco parliamo noi. Non sarà il solito ‘vippaio’».

APPUNTAMENTO IN PIAZZA San Giovanni alle 15, ma ai giornalisti viene gentilmente chiesto di arrivare dalle 13, «così ciascuno potrà avere il suo spazio, evitiamo di fare resse, ognuno di noi deve avere il tempo per godersi la situazione». Che Sara definisce «una megafesta». Semplice e autorganizzata. Al posto del palco a Bologna avevano portato un’ape car, a Ferrara un camioncino, altrove un risciò, «noi a Roma saremo forse un po’ di più e abbiamo deciso per un tir, ma chi parla sarà a meno di un metro da terra, il più possibile vicino agli altri», l’idea resta quella del banco di sardine, strette strette.

UN MESSAGGIO di Dacia Maraini, altri artisti hanno regalato video «insardinati» – magnifico quello di Giobbe Covatta – si sono fatti avanti in tanti, Alba Parietti, Vauro, Erri De Luca, Michele Cucuzza – suoneranno gruppi musicali. Tutti benvenuti, tutti tranne Casapound e le destre, ormai è chiaro che l’ecumenismo di Stephen Ogongo è stato «travisato» e speriamo bene. A proposito, ci sarà il servizio d’ordine della Fiom? «Lo so dalla stampa, ho letto l’adesione del sindacato».

SARA HA 31 ANNI, si occupa di produzioni tv, la sua parte sarà la regia dell’evento, «in un certo senso», è del mestiere. Foto del profilo facebook con Andrea Camilleri e c’è da scommettere che lo scrittore siciliano, sempre generoso con i movimenti, se oggi fosse qui sarebbe proprio qui, in piazza San Giovanni. Sara non ha mai avuto tessere di partito ma non ha saltato un voto, è impegnata «sui temi sociali», è un’attivista contro la discarica di Magliano Romano, «Associazione Ecologica Monti Sabatini».

A UN MESE ESATTO DALL’ESORDIO, clamoroso, di Bologna, il flash mob di Roma è l’esame di maturità del movimento. E se ieri dal treno che lo portava a Roma Mattia Sartori rilanciava «quota 100mila» per la piazza, Sara precisa: «Non mi aspetto un numero, mi aspetto una piazza di persone». Oggi all’alba 15 i pullman si metteranno in viaggio verso la Capitale dalla Campania, dall’Emilia Romagna, dalla Toscana e dall’ Umbria. Ma i più arriveranno con mezzi propri e senza annunciarsi. «Ad un giorno di distanza non abbiamo idea di quante persone ci saranno perché non c’è nessuna organizzazione in questo. È il bello della diretta», dice Mattia.

IL PARAGONE CON LA PIAZZA San Giovanni di Salvini, lo scorso 19 ottobre, sarà ingiusto ma inevitabile. Anche se da quel giorno molta acqua e molte nuotate sono passate in centinaia di città. E i leghisti sono in ribasso, per i sondaggi, le sardine in rialzo.

QUELLE ROMANE sono nate all’indomani del flash mob di Modena,il 19 novembre. «Ci siamo cercati sulla rete, abbiamo fatto un profilo facebook, ci siamo dati un appuntamento in un pub e poi abbiamo messo su una chat», racconta Sara, «Siamo persone, singoli, non ci sono organizzazioni». Poi si sono buttati nella sfida dell’evento romano. Chi paga? «Abbiamo lanciato un crowdfunding, da lunedì renderemo pubbliche le spese».

MA IL VERO PUNTO è il messaggio politico, spiega Mattia, che è: «Fare aggregazione, riappropriazione di spazi politici lasciati vuoti». Questa sarà la «linea» del dopo San Giovanni.

PERCHÉ UN «DOPO» CI SARÀ, giurano. Lo decideranno domenica nella prima riunione nazionale. In queste settimane Mattia si è fatto raccontare la storia dei girotondi, della piazza del 14 settembre 2002 in cui Nanni Moretti dal palco concluse con il famoso «Non perdiamoci di vista». Non andò così e per questo quel paragone non gli piace. «Dovremo darci una struttura non tanto sui contenuti quanto sull’organizzazione. L’idea che spiegheremo ai vari referenti è che l’obiettivo è essere un corpo intermedio tra la politica e il mondo civico attivo. Non possiamo sostituirci alle associazioni, alle battaglie dal basso. Saremo un collegamento tra i partiti e la società civile attiva. Noi cerchiamo di presentare alla politica le istanze di questo mondo, in maniera aggregata».

LA STAMPA HA ANTICIPATO che l’assemblea si terrà allo Spintime Labs, «cantiere di rigenerazione urbana», a due passi da San Giovanni. Porte chiuse, parteciperanno 160 persone. Ma dai romani non arriva la conferma: «Hanno organizzato da Bologna, noi avevamo troppo da fare per l’evento». «Intanto domenica ci dobbiamo conoscere, fin qui ci siamo sentiti per lo più al telefono o per chat, vedersi di persona è un’altra storia», spiega Sara. Ed è la filosofia di questo movimento che usa i social ma non vuole essere virtuale. Ne uscirà un coordinamento nazionale. Anche se, spiega Mattia, «noi emiliani romagnoli e noi calabresi fino al 26 gennaio avremo bisogno di tornare nei nostri territori», «per noi questa è l’unica indicazione su cui non ci sono discussioni, un’esigenza urgente».

Ci sono le elezioni regionali e le sardine vogliono sconfiggere gli squali. È zoologicamente possibile?, chiediamo a Mattia. La risposta: «In realtà non lo so. Ma mi hanno spiegato che più il mare è grande e profondo più la sardina vive a lungo».(di Daniela Preziosi da Il Manifesto)

 

02 – PIAZZA FONTANA 50 ANNI DOPO, MATTARELLA RIABILITA PINELLI. COLPE DI STATO. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA INCONTRA I FAMILIARI: DEPISTAGGI DOPPIAMENTE COLPEVOLI, di Roberto Maggioni da Il Manifesto
Cinquanta anni sono già storia e il cerimoniale per commemorare la strage che ha cambiato l’Italia se non altro ha imposto alle istituzioni – per una volta a tutte le istituzioni – una presa di coscienza che pubblicamente Milano aspettava da un pezzo.

Da cinquanta anni. Non sarà mai abbastanza, ma ieri è stato davvero un 12 dicembre diverso dal solito. E così è stata la prima volta di un presidente della Repubblica a Milano per la strage di piazza Fontana – «l’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura» ha detto Mattarella – e la prima volta in cui a Palazzo Marino il consiglio comunale ha ricordato gli anarchici Pino Pinelli e Pietro Valpreda. Milano in questo cinquantesimo riconsegna al resto del paese anche le scuse a nome della città del sindaco Beppe Sala alla famiglia Pinelli, per l’ingiustizia subita – «una persecuzione» – e per il fatto che il ferroviere anarchico ucciso non è mai stato considerato ufficialmente come una vittima della strage di piazza Fontana. Un discorso schietto, la cifra migliore di questa giornata.

Anche Milano, dopo troppi anni di commemorazioni stanche che si sono trascinate per dovere, ieri ha sentito la necessità di esibire il suo volto migliore. Tre cortei e qualche inutile polemica – uno ufficiale, un altro degli anarchici e un altro ancora della sinistra antifascista e antirazzista – e luminarie natalizie spente in segno di lutto cittadino e soprattutto migliaia di persone che questa volta hanno voluto esserci, o tornare, anche solo per rispetto della propria storia personale.

Il presidente della Repubblica prima di entrare in aula a Palazzo Marino ha incontrato i parenti delle vittime di piazza Fontana e le due vedove, Licia, moglie di Pino Pinelli con le due figlie Silvia e Claudia, e Gemma, moglie del commissario Calabresi, insieme al figlio Mario. È la parola «depistaggi» che dà il tono al discorso ufficiale del presidente, parole che sono state accolte con sollievo dai parenti delle vittime. Per Sergio Mattarella, «l’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole». Di più, quell’attentato fu «un cinico disegno nutrito di collegamenti internazionali e reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione, disegno che venne sconfitto».
Mattarella ha anche ricordato quanto la narrazione di quell’evento abbia condizionato, e continui a condizionare, la storia d’Italia: «Disinvolte manipolazioni strumentali del passato, persistenti riscritture di avvenimenti, tentazioni revisioniste alimentano interpretazioni oscure entro le quali si pretende di attingere a versioni ad uso settario, nel tentativo di convalidare, a posteriori, scelte di schieramento, opinioni di ieri…».
Secondo il presidente dell’Associazione delle vittime di piazza Fontana, Carlo Arnoldi – «fino ad oggi ci siamo sentiti un po’ soli» – questo discorso ha ricucito una frattura e ha interrotto la sensazione di una solitudine non solo istituzionale. «Insieme ai familiari sentiamo il dolore profondo per una ferita non rimarginabile recata alla nostra convivenza», aveva detto poco prima il presidente rivolgendosi proprio a loro. E anche questa è una prima volta.
Ci sarà tempo per soppesare le parole di Mattarella e dare seguito a una «discussione» su quei fatti che certo non finisce qui. Quello che di certo resterà impresso nel ricordo è il silenzio profondo che è calato su piazza Fontana alle 16,37 in punto, cinquanta anni dopo la Bomba, un silenzio interminabile durato solo un minuto che ha scavato nel profondo delle vite di ognuno, di quei 17 che non ci sono più – nomi e cognomi letti ad alta voce – e di quelli che hanno ancora la forza di ricordare e di non mollare. Tanti o pochi che siano.

 

03 – LA MARCA E SCHIRO’ (PD): APPREZZABILI LE MISURE PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO INTRODOTTE DA UNA DIFFICILE LEGGE DI BILANCIO .
Da quando esiste la circoscrizione Estero è la prima volta che l’impegno emendativo a favore degli italiani all’estero probabilmente non si potrà sviluppare in entrambi i rami del Parlamento perché è quasi certo che, di fatto, il provvedimento arriverà bloccato alla Camera.

Per quanto ci riguarda come eletti all’estero del PD abbiamo dovuto affrontare questa inedita situazione integrando i nostri suggerimenti e sollecitazioni con quelli del Sen. Giacobbe, che quindi ha validamente messo sul tavolo le sue e le nostre ragioni, in nome della visione politica che ci accomuna.

Il risultato, che è venuto da una costruttiva mediazione tra i gruppi di maggioranza, crediamo sia nel complesso positivo, anche se con qualche ombra che non ci è piaciuta.

Sono stati eliminati gli aumenti previsti sulle percezioni consolari (con uno sforzo finanziario impegnativo) con una proposta di relatore e governo, integrati di un milione di euro in proiezione triennale i fondi per i corsi di lingua e cultura organizzati dagli enti gestori, sancito il rifinanziamento dell’importante Fondo per il sostegno alla promozione della lingua e cultura italiana nel mondo, istituito nel 2017 dal Governo Gentiloni, per 1 milione nel 2020 e 3 milioni rispettivamente nel 2021 e 2022 (con un emendamento dei colleghi 5Stelle), stanziati 500.000 euro per il funzionamento dei teatri statali all’estero, integrati i contributi dei COMITES di un milione per ciascun anno del prossimo triennio e di 500.000 euro per il CGIE, recuperando i fondi tagliati dal precedente governo giallo-verde.

Purtroppo – e la cosa ci dispiace non poco – non c’è stata un’adeguata attenzione per ripristinare l’esenzione IMU per i pensionati esteri, dopo l’osservazione fatta dall’UE sulla disparità di trattamento con gli altri pensionati europei che hanno un’abitazione in Italia. E’ una lacuna che occorrerà colmare al più presto.

Dal punto di vista strategico, ci soddisfa particolarmente l’impegno per la promozione della lingua e cultura, che rappresenta un vero passepartout della presenza italiana nel mondo. A questo proposito, vogliamo sottolineare l’aspetto veramente positivo del rifinanziamento di un Fondo decisivo per la nostra politica culturale e linguistica all’estero, in scadenza nel 2020, ma anche l’impegno che si apre per tutti noi per aumentare dal prossimo anno la dotazione prevista di tre milioni. Negli ultimi anni, infatti, essa era di 50 milioni e su queste risorse si alimentavano una pluralità di interventi culturali, tutti di grande importanza.

Insomma, essere riusciti a portare a casa dei risultati nonostante le persistenti limitazioni finanziarie e l’impossibilità di intervenire alla Camera non è cosa di poco conto. C’è ancora parecchio da fare, ma l’essenziale è avere ripreso concretamente un’interlocuzione attiva con gli italiani all’estero.
Francesca La Marca – Angela Schirò (Deputate PD – Circoscrizione Estero)

 

04 -LA MARCA (PD) – APPROVATA LA PROPOSTA DI LEGGE IN MATERIA DI PERSONALE A CONTRATTO DELLA NOSTRA AMMINISTRAZIONE ALL’ESTERO. LA MIA DICHIARAZIONE DI VOTO. Roma, 12 dicembre 2019
“Ieri ho espresso in Aula la posizione favorevole mia e del Gruppo del Partito Democratico, che mi ha affidato la dichiarazione di voto, per la legge che interviene in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura.
Si tratta, infatti, di un provvedimento giusto per i lavoratori e utile per il nostro Paese. Avere una pubblica amministrazione più motivata anche all’estero non solo è un dovere verso i nostri connazionali, ma anche un buon biglietto da visita per l’opinione pubblica di altri Paesi.
Stiamo parlando di circa la metà della forza delle strutture amministrative all’estero: 2.642 dipendenti a contratto rispetto a 2.767 impiegati di ruolo. Solo che il 67% dei cosiddetti contrattisti ha un contratto di impiego di diritto locale. Esistono dunque sensibili e ingiuste differenze economiche e di stato giuridico tra persone che fanno più o meno le stesse cose. E questo è inaccettabile. Perché questi lavoratori riempiono da anni il grave vuoto che si è creato nell’organico del MAECI a causa del decennale blocco del turnover.
Naturalmente, in questa legge non mancano aspetti anche problematici, come l’eliminazione della possibilità di pagamento anche in moneta non locale. Personalmente ritengo che la iniziale stesura della norma potesse essere compatibile con il nostro ordinamento. Ma visto che la Commissione lavoro ha ritenuto di doversi adeguare all’osservazione fatta dalla Ragioneria dello Stato, per evitare di rinviare ulteriormente il provvedimento è stato necessario adeguarsi.
So anche che, a latere del provvedimento, l’applicazione del Regolamento UE 883/2004 sul versamento dei contributi previdenziali creerà problemi sul livello di retribuzione in alcuni Paesi europei. Su questo, auspico l’applicazione della cosiddetta soluzione spagnola, che prevede la possibilità di accordo tra due Paesi intenzionati a regolare direttamente la questione.
La legge che la Camera ha approvato e che ora andrà al Senato non è dunque la panacea, ma consente di compiere sicuramente un passo in avanti. Giustizia, trasparenza ed esercizio di democrazia non possono che far bene anche alla nostra amministrazione all’estero”.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America – Electoral College of North and Central America – Ufficio/Office: Roma, Piazza Campo Marzio, 42 – Tel – (+39) 06 67 60 57 03 – Email – lamarca_f@camera.it

 

05 – SCHIRÒ: DEFINITO IL PERCORSO PER L’ISTITUZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE DEGLI ITALIANI NEL MONDO. SCHIRÒ: IN COMMISSIONE ESTERI VOTATI GLI EMENDAMENTI E DEFINITO IL PERCORSO PER L’ISTITUZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE DEGLI ITALIANI NEL MONDO. ROMA, 12 DICEMBRE 2019
“Sono soddisfatta per aver contribuito, da relatrice, a portare ad una fase avanzata e spero risolutiva la proposta di legge per l’istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo, che si avvia ora ad affrontare la sede legislativa.
La mia proposta di individuare nella data del 27 ottobre, giorno della promulgazione della legge dell’AIRE nel 1988, è stata approvata ed in questa maniera si supera lo scoglio più difficile, dal momento che sul tavolo vi erano 4 proposte tra loro diverse.
Questa data, inoltre, è quella che meglio si inserisce nel gioco delle stagioni dei due emisferi e, nello stesso tempo, è quella più propizia ad alimentare il lavoro di ricerca e di studio da sviluppare nella scuola italiana, la frontiera più importante di dialogo con le nuove generazioni.

Ho apprezzato, inoltre, che la Commissione abbia accettato di conservare il riferimento al quadro multiculturale nel quale si è sviluppata l’esperienza dei nostri connazionali all’estero, perché esso rappresenta un orizzonte imprescindibile nei tempi che attraversiamo. Sono state apportati, inoltre, miglioramenti formali al testo base della collega La Marca che tuttavia ha conservato l’impianto e il profilo etico e concettuale che lo caratterizzavano.
I pareri che ho espresso sui singoli emendamenti sono passati con il voto contrario di Lega e F.I.. Sinceramente me ne dolgo, perché su una proposta di questo tipo avremmo dovuto fare uno sforzo per lanciare un messaggio di unità e di collaborazione. Mi auguro che nell’iter successivo della legge questo spirito unitario possa essere recuperato.
La proposta di istituire un “Portale unico degli italiani all’estero”, avanzata con un emendamento dall’On. Siragusa, non è stata integrata nel provvedimento soltanto per il fatto che comportava oneri finanziari (il che avrebbe ritardato l’approvazione del provvedimento in discussione); mi auguro, tuttavia, sia oggetto di una autonoma proposta che in prospettiva si potrà intrecciare con quella sulla Giornata nazionale degli italiani nel mondo. La mia soddisfazione di relatrice è di aver fatto il mio dovere nei confronti dei milioni di emigrati che con il loro lavoro hanno aiutato l’Italia nei momenti difficili e i tanti paesi in cui vivono a progredire, ma soprattutto di poter contribuire con questa Giornata a promuovere la conoscenza della realtà migratoria italiana nelle scuole del nostro Paese”.
Angela Schirò Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42 00186 ROMA Tel. 06 6760 3193 – Email: schiro_a@camera.it

 

06 – Mes, il fracasso e la demagogia della Lega e del resto della destra non possono essere l’alibi per fare scelte sbagliate, di Alfiero Grandi. Andiamo con ordine. Quante volte è stato detto che il Patto europeo di stabilità e crescita aveva di fatto una attuazione unilaterale sulla sola stabilità, senza riguardo alla parte relativa alla crescita, con il risultato inevitabile di scelte restrittive, di tagli ai bilanci pubblici. La Grecia ha pagato cara questa politica europea. Parte importante del risorgente nazionalismo in Europa ha trovato alimento nelle contraddizioni create da una globalizzazione senza controlli e regole e da politiche europee che hanno ignorato l’imperativo della crescita come condizione per risanare il debito pubblico senza fare pesanti tagli alle condizioni di vita e allo stato sociale. Avere ottenuto dalla Commissione europea per un periodo un occhio di favore, ad esempio con l’accettazione delle clausole di salvaguardia (un pagherò) che quest’anno avrebbero portato ad aumentare 24 miliardi di Iva. Flessibilità ottenuta proprio da quando sono state indurite le regole per gli stati e l’Italia ha modificato l’articolo 81 della Costituzione. Questo può avere tratto in inganno dando l’impressione che malgrado regole draconiane la situazione poteva essere gestita senza troppi danni.
Invece la pressione dei rigoristi, promotori della politica di austerità ad ogni costo, è proseguita in questi anni escogitando modalità sempre più vincolanti per passare dai documenti ai fatti, costringendo gli stati “reprobi” ad adottare misure stringenti. La ragione che porta a costruire il Mes come una tecnostruttura, sostanzialmente libera da vincoli politici, è questa. Il richiamo formale ai compiti della Commissione, considerata troppo politica e permeabile, non deve trarre in inganno. È con il board del Mes (una tecnostruttura di fatto autoreferenziale) e in particolare con il suo “capo” che dovranno fare i conti gli Stati in difficoltà per ottenere i prestiti europei. Senza l’ok della tecnostruttura niente salvataggio. È un modo curioso di operare: si costruisce una struttura finanziata dagli stati ma sancendo la loro impossibilità di avere voce in capitolo nelle scelte e lasciando fuori dalla porta il parlamento europeo, oltre che di fatto la Commissione perché l’ultima parola spetta al Mes. Questo risultato dovrebbe anzitutto essere imputato alla Lega, senza farsi distrarre dalle grida, dalle minacce, dal fracasso che coprono solo la conferma che quando era al governo, Salvini vicepresidente del Consiglio, non si è mai occupato di questi problemi, ha lasciato andare avanti le trattative fino a lasciare il cerino in mano ad altri, complice la distrazione – ad essere buoni – del M5Stelle. Un governo debole come il Conte 1, con esponenti troppo occupati a polemizzare aspramente con gli altri stati europei, è risultato del tutto incapace di fare alleanze per ribaltare la linea dell’austerità ad ogni costo. di Alfiero Grandi.

Non risulta, ad esempio, che sia mai stato sollevato il problema degli stati che come la Germania hanno un surplus storico – eppure è un’infrazione alle regole come il debito eccessivo – ed è anche per questo che l’Europa cresce con fatica. Chi vorrebbe non può e chi potrebbe non fa, da qui la frenata negli investimenti, motivata con il timore di alleviare con soldi propri le sofferenze altrui. Ora il problema non è solo il Mes, come dovrebbe funzionare, ma l’insieme delle regole e delle strutture, compresa l’unione bancaria europea, senza dimenticare il Fiscal Compact e i suoi derivati che costituiscono la bibbia rigorista, a cui inevitabilmente farà riferimento il Mes. Il pericolo concreto per l’Italia è un debito pubblico al 70% detenuto in Italia e titoli del debito detenuti dalle banche per oltre 400 miliardi. Se in presenza di un’emergenza dovesse scattare la pretesa, ad esempio dal Mes, di ristrutturare il debito prima di concedere i prestiti ritenuti necessari, si avrebbe una situazione tremenda: parte importante della ricchezza dei cittadini in fumo, banche in crisi di bilancio con rischio di fallimenti.

Non garantiscono nulla i giudizi da fonti autorevoli che il debito italiano è sostenibile, occorre una clausola precisa di controllo sulle decisioni in caso di necessità di aiuto. Altrimenti il rischio di aprire la strada ad un incubo è concreta e si rischia di avere il Mes in campo non tanto per risolvere una crisi ma per sterilizzarne gli effetti sugli altri paesi. Il problema qui non è la Lega o l’isolamento paventato dell’Italia, semplicemente se non vengono sterilizzati questi pericoli con certezza meglio non farne nulla, costi quel che costi, con buona pace di Centeno. Monti spiegò in un’intervista che pur apprezzando il fondo salvastati, progenitore del Mes, nel 2011 aveva preferito fare una legge finanziaria lacrime e sangue pur di non cedere sovranità nazionale, eppure non era certo un sovranista. Da qui è nata, ad esempio, la vituperata legge Fornero.

Ora il problema di fondo da risolvere è se i titoli pubblici siano o no il problema da affrontare con mezzi draconiani come la ristrutturazione del debito. Va sancito con chiarezza un punto, mentre ha poca importanza la sede purché abbia lo stesso valore giuridico e politico, e cioè che i titoli pubblici costituiscono ricchezza nazionale da tutelare e non una tossicità e quindi vanno tutelati. Semmai il problema sono i titoli finanziari tossici che sono in pancia a banche europee in quantità impressionanti. Problema non solo per alcuni giganti tedeschi ma anche per altre banche dell’austero nord Europa. Il debito pubblico è un problema da affrontare senza uccidere il “paziente”. Su questo punto il Pd e la sinistra al governo hanno una posizione poco comprensibile. Anzitutto non si può dire: è troppo tardi per fare modifiche, per poi scoprire che qualcosina si può ancora fare. Bisogna ribaltare lo schema dicendo con chiarezza cosa è indispensabile per l’Italia e su questo agire con serietà e durezza e la bolla voluta da Salvini si sgonfierebbe.
Regalare argomenti alla Lega non è comprensibile, lasciare incertezza su punti decisivi non è prudente, meglio prendere il tempo necessario per fare le correzioni necessarie.

 

07 – Il Sottosegretario Merlo al Teatro Colosseo di Buenos Aires. Lo scorso sabato, all’Università di Buenos Aires, si è concluso il corso del Centro Alti Studi italo-argentino per giovani dirigenti delle istituzioni italiane. “Ha consegnato a una cinquantina di laureati, giunti a Buenos Aires da tutta l’Argentina, il diploma del Centro presieduto dal dott. Claudio Zin e che dipende dall’Università di Buenos Aires”. La cerimonia si è tenuta nella facoltà di Scienze Economiche dell’Università; presenti all’evento, tra gli altri, Dario Signorini, presidente Intercomites Argentina, il dott. Proto in rappresentanza dell’Ambasciatore d’Italia in Argentina, autorità dell’università.
“A tutti i giovani incontrati oggi – ha detto il senatore Merlo a conclusione dell’evento – faccio i miei migliori auguri. Abbiamo tanto bisogno dell’intelligenza, della passione, dell’entusiasmo e della freschezza delle nuove generazioni. Un grande in bocca al lupo per tutto”.
Sabato in serata, poi, il Sottosegretario Merlo è intervenuto al Teatro Colosseo di Buenos Aires, davanti a una platea di oltre due mila persone, riunite per il Concerto di Natale.
Merlo durante il suo intervento ha fatto riferimento al lavoro svolto durante tutti gli ultimi dodici mesi, ha parlato dei risultati positivi ottenuti con il lavoro dedicato a potenziare la rete consolare, ha annunciato per il 2020 importanti progetti a favore degli italiani nel mondo.
Il senatore ha colto l’occasione per salutare il Console Generale Riccardo Smimmo, che ha concluso il suo mandato a Buenos Aires, e ringraziarlo per il lavoro svolto durante tutti questi anni. Merlo ha poi dato il benvenuto al nuovo Console Generale, Marco Petacco, augurandogli in bocca al lupo.
Su Twitter, il Sottosegretario ha salutato così il Console Smimmo: “Al Colosseo abbiamo salutato un grande Console, Riccardo Smimmo. Un uomo con una grande capacità di lavoro, che è riuscito a portare il Consolato Generale di Buenos Aires a un livello ideale di eccellenza. Soprattutto, un eccezionale essere umano”.
Merlo non ha mancato di sottolineare l’importanza della fortissima collettività italiana in Argentina, Paese dell’America Latina che ormai conta con oltre un milione di persone con il passaporto italiano in tasca.

 

08 – GIUSEPPE CONTE RASSICURA: “VERIFICA DI GOVERNO A GENNAIO PER DURARE FINO AL 2023”. IL PREMIER DICE SÌ AL DEM BETTINI: “UN MINUTO DOPO L’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA SERVE METTERE A PUNTO UN CRONOPROGRAMMA”.
“Un minuto dopo l’approvazione della legge di bilancio” dovrà aprirsi la verifica di governo che è “necessaria” e che dovrà indicare “un cronoprogramma fino al 2023”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a margine di un convegno dell’Eni.
“Noi abbiamo preso l’impegno fino al 2023 ha spiegato -, alcune urgenze che il Paese ci chiede sono riforme strutturali, che non si fanno in due mesi o tre mesi. Non ho nessun motivo per dubitare che l’impegno che verrà fuori dalle forze politiche sarà fino al 2023”.
Il premier ha proseguito: “Se le forze politiche dovessero rispondere diversamente, perché hanno un orizzonte diverso, ce lo diranno e ci confronteremo”.
Intanto anche Goffredo Bettini, esponente del Partito democratico, ai microfoni di 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24, ha ricordato la necessità di una verifica di governo. “A gennaio avremo una verifica di governo o si approva o non si approva, non possiamo stare sospesi ogni giorno a Di Maio e Renzi” .
Bettini ha spiegato: “Conte si presenterà con una sua agenda e terrà conto anche delle cose successe. Discuteremo un programma che o si approva o non si approva. Non possiamo stare sospesi ogni giorno alle dichiarazioni di Di Maio o a quelle di Renzi che prima vuole il maggioritario poi il proporzionale, prima dice che si deve eleggere il Presidente della Repubblica poi che si può andare anche a votare subito. Questo non va bene”.

 

09 – L’ECONOMIA MONDIALE NEL 2020? ECCO COSA STA PER ACCADERE. LE PREVISIONI SULL’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA NEL 2020 SONO GIÀ STATE FORMULATE DA DIVERSI ANALISTI, DESIDEROSI DI CAPIRE CHE COSA ACCADRÀ NEL CORSO DEL PROSSIMO ANNO.
Alcune tematiche continueranno a rendersi protagoniste anche nei prossimi mesi. Al centro del dibattito ci sarà sicuramente la guerra commerciale tra gli USA e la Cina, ma non solo.
Diverse tendenze caratterizzeranno l’andamento globale dell’economia nel 2020.
Per Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, l’outlook migliorerà. Da qui la decisione di rivedere al rialzo la previsione di crescita dal 2,4% al 2,6%.
Persisteranno certo timori legati ad aree specifiche (Argentina e Hong Kong) ma nel complesso la ripresa tornerà a farsi sentire anche grazie a un miglior bilanciamento tra crescita e inflazione.

ECONOMIA 2020, PREVISIONI: LA GUERRA COMMERCIALE
Stando alle previsioni degli esperti, le probabilità di assistere a un accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina sono aumentate. La dichiarazione ha trovato fondamento in un’analisi effettuata su alcuni articoli pubblicati da Reuters: in essi le parole chiave “pro-intesa” hanno superato quelle “anti”.
L’idea di tagliare le tasse è già stata messa in atto, mentre lo spettro dell’impeachment sta continuando a pesare sulla testa di Donald Trump al quale non rimarrà altra scelta se non quella di stimolare l’attività interna e gli scambi commerciali attraverso un accordo con Pechino.

OCCHI SULL’EUROPA
Per Schroders, l’accordo tra le due grandi potenze mondiali (anche solo uno di tipo preliminare) aiuterà l’economia del Vecchio Continente che potrebbe arrivare a crescere dell’1,2% (previsione ritoccata rispetto al precedente +0,9%).
In questo contesto non si esclude comunque un nuovo taglio dei tassi da parte della BCE di Lagarde, colei che si è già detta sostenitrice degli stimoli fiscali e di maggiori spese infrastrutturali.
Da quest’ultimo punto di vista però gli esperti hanno fatto notare che le economie più forti (come la Germania) saranno ancora restie a spendere. Il Regno Unito, però, potrebbe rappresentare un’eccezione visti i proclami dei candidati alle elezioni politiche del 12 dicembre.
A sostenere la ripresa dell’economia nel 2020 sarà anche la politica monetaria della Fed che, nell’anno corrente, ha già tagliato i tassi di interesse diverse volte. Un costo del denaro a livelli così bassi e condizioni più accomodanti saranno fondamentali.
L’inflazione a stelle e strisce invece si attesterà al 2,5% a fine 2019, dunque ben oltre il target del 2% della banca centrale. Questo aspetto, corredato da una crescita inferiore al trend di lungo periodo, porterà la Fed a tagliare ancora in primavera, nello specifico nel mese di aprile.

MERCATI EMERGENTI
L’allentamento della tensione commerciale tra gli USA e la Cina, l’inflazione limitata e il conseguente taglio dei tassi di interesse permetteranno ai mercati emergenti di tirare un sospiro di sollievo nel 2020.

BRASILE: la fiducia sarà supportata dalla riforma pensionistica; tutto ciò supporterà l’attività economica.

INDIA: il settore bancario dovrà affrontare diversi ostacoli ma il Governo potrebbe fornire supporto.

RUSSIA: il focus sarà sulla crescita (continua e contenuta) e sulla stabilità economica.

CINA: con l’obiettivo (dichiarato nel 2010) di raddoppiare i redditi medie l’economia il Paese dovrà tenersi stretto il tasso di crescita attuale del 6%.
USA-CINA: Ovviamente, il fallimento dei colloqui USA-Cina e la mancanza di un accordo cambieranno completamente il quadro. L’economia nel 2020 potrebbe indebolirsi in maniera decisa.

 

10 – LA DOCUFICTION SU NILDE IOTTI STRAVINCE SU RAI1 (PER LA RABBIA DELLA DESTRA) ENORMESUCCESSO PER IL DOCUMENTARIO SU NILDE IOTTI, E LA DESTRA NON TROVA NIENTE DI MEGLIO PER RISPONDERE CHE I DELIRI DI LIBERO

Ci saranno rimasti non male, ma malissimo. Nell’ondata reazionaria il lavoro non poteva che colpire la storia di una donna comunista che divenne la prima presidente della Camera e che fu un esempio di correttezza istituzionale oltre a essere stata una protagonista delle lotte civili e sociali.
“Storia di Nilde vince la serata su Rai1 con 3.684.000 spettatori e il 16,2% di share con picchi fino a 4.8 milioni e 19%, confermando l’attualità della figura di Nilde Iotti che con il suo impegno ha segnato il cammino della Repubblica e con le sue battaglie ha contributo alle conquiste di civiltà del nostro Paese e al processo di emancipazione femminile. Questa docufiction risponde appieno alla linea editoriale di Rai Fiction e alla missione di Servizio Pubblico di raccontare la memoria del nostro Paese, grazie ad un linguaggio ricco di intensità emotiva e forza documentaria”. Lo scrive in una nota il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta.
“Un grazie particolare ad Anna Foglietta – aggiunge – che con la sua interpretazione appassionata ha saputo restituire la forza carismatica di questa importante figura istituzionale, ma anche la sua umanità, al regista Emanuele Imbucci, agli autori e alla produzione Anele che insieme alla squadra di Rai Fiction ha curato la qualità e accuratezza della realizzazione. Il pubblico generalista ha accolto questo formato ed è un buon auspicio – ha evidenziato la Andreatta – per la collana di docufiction civili che Rai Fiction ha confezionato per Rai1 e che prosegue nelle prossime settimane con ‘Piazza Fontana – Io ricordo’ (il 12 dicembre, a cinquant’anni dalla strage) e con ‘Ambrosoli – Il prezzo del coraggio’ (18 dicembre), che rievoca il sacrificio estremo di un civil servant”.

 

11 – LA FINLANDIA DELLE DONNE. SANNA MARIN, 34 ANNI, SARÀ LA PREMIER PIÙ GIOVANE DEL MONDO. FIGLIA DI DUE MADRI, LA NUOVA LEADER DEI SOCIALDEMOCRATICI FINLANDESI È A CAPO DI UNA COALIZIONE DI CINQUE PARTITI, TUTTI GUIDATI DA DONNE.
I socialdemocratici finlandesi hanno scelto Sanna Marin, attuale ministra dei Trasporti, come nuova leader del partito e futura premier del Paese al posto del dimissionario Antti Rinne. Con i suoi 34 anni, Martin, che si prevede sarà confermata premier in Parlamento in settimana, è destinata a diventare la premier più giovane del mondo, alla guida di una coalizione di cinque partiti, tutti guidati da donne: le 32enni Li Anderson (Alleanza di sinistra) e Katri Kulmuni (Partito di centro), la 34enne Maria Ohisalo (Verdi) e la 55enne Anna-Maja Henriksson (alla guida del Partito popolare svedese).
Interessante è anche la storia familiare di Marin, cresciuta in una famiglia arcobaleno da due donne. Lo scorso anno è diventata madre a sua volta.
Rinne si è dimesso la scorsa settimana dopo che gli alleati di governo gli avevano ritirato la fiducia per il modo in cui aveva gestito lo sciopero dei dipendenti delle Poste. “Abbiamo molto lavoro da fare per ricostruire la fiducia”, ha detto Marin dopo essersi imposta, di misura, nella votazione all’interno del partito. E poi ha minimizzato la questione dell’età: “non penso mai alla mia età o al mio genere, penso alle ragioni per le quali sono entrata in politica e per le quali abbiamo vinto il sostegno dell’elettorato”.
I socialdemocratici sono stati il partito con il maggior numero di voti alle elezioni di aprile, e dallo scorso giugno Rinne guidava un governo di coalizione. La Finlandia al momento è presidente di turno della Ue.
Dall’Italia sono arrivate le congratulazioni, tra gli altri, del segretario Pd Nicola Zingaretti, secondo cui l’elezione di Marin è anche “una bellissima notizia per l’Europa”.

 

12 – APPROVATI EMENDAMENTI: NO AL RADDOPPIO DELLA TASSA DI CITTADINANZA, E STOP ALL’AUMENTO DELLE TARIFFE CONSOLARI
Il Sottosegretario Merlo, lo aveva detto chiaro: no al raddoppio della tassa di cittadinanza, no all’aumento dei servizi consolari, sì alla Conferenza Stato-Regioni-Province autonome-CGIE. Tutti e tre gli obiettivi sono stati centrati.
Finalmente la notizia che in tantissimi oltre confine stavano aspettando: approvato al Senato l’emendamento, con primo firmatario il Sen. Adriano Cario, che elimina il raddoppio della cosiddetta tassa di cittadinanza per i discendenti dei nostri emigrati. I nostri emigrati possono dunque tirare un sospiro di sollievo: costringerli a pagare 600 euro per un loro diritto costituzionale sarebbe stato davvero uno sfregio alle loro origini italiane. Non è l’unica buona notizia che arriva dal Senato oggi. Ce ne sono almeno altre due: abolito, insieme al raddoppio della cittadinanza, anche l’aumento del 20% per tutti i servizi consolari. Soldi che resteranno nelle tasche dei nostri connazionali.
A questi ottimi risultati per chi vive fuori dallo Stivale si è arrivati grazie all’interessamento, alla tenacia e all’impegno del Sottosegretario agli Esteri Sen. Ricardo Merlo.
Un anno fa, in occasione dell’ultima manovra, grazie all’interessamento di Merlo si sono trovati i fondi per 350 nuove assunzioni alla Farnesina e le risorse per bloccare l’eliminazione dei contributi alla stampa italiana all’estero. Anche questa volta, Merlo non ha smesso nemmeno per un attimo di lottare, all’interno del Parlamento e del governo stesso, al fine di raggiungere gli obiettivi, che erano da subito molto chiari, dichiarati: no al raddoppio della tassa di cittadinanza, e no all’aumento dei servizi consolari.
Tutti e due gli obiettivi sono stati centrati. Il Sottosegretario Merlo ha messo ancora una volta sul tavolo delle negoziazioni tutta la sua capacità di dialogo e tutto il suo peso politico . Ha incontrato, proprio in vista del voto su emendamenti e manovra, il presidente del Consiglio in persona, Giuseppe Conte, per spiegargli che misure del genere avrebbero sollevato rabbia e indignazione nei nostri compatrioti nel mondo; la stessa cosa Merlo ha spiegato a suo tempo al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Sia Conte che Di Maio hanno dimostrato di comprendere la situazione e hanno assicurato il proprio sostegno, quello del governo, agli emendamenti.
“Sono molto soddisfatto per l’approvazione degli emendamenti e ringrazio il presidente della Commissione Esteri, la senatrice De Pretis, il senatore Giacobbe (secondo e terzo firmatario dell’emendamento) e i colleghi eletti all’estero che hanno compreso e condiviso le nostre ragioni”, dichiara il Sottosegretario Merlo, che sottolinea: “Lo avevamo detto con molta chiarezza fin da subito: non avremmo mai votato una manovra che contenesse misure penalizzanti per gli italiani nel mondo. Contenti che tali misure siano state cancellate. Dopo queste modifiche, il voto del MAIE a questa legge di Bilancio è assicurato”.

 

13 – A ROMA, DOPO L’INCONTRO COL NUOVO PRESIDENTE ARGENTINO, IL SOTTOSEGRETARIO MERLO E’ CON IL PREMIER CONTE ALLA FESTA DELL’IILA

Il Sottosegretario Merlo e il Premier Conte, insieme ai 20 ambasciatori dei paesi latinoamericani membri, hanno partecipato ieri sera alla festa dell’Istituto italo-latino americano (Iila)
Un impegno dopo l’altro per il Sottosegretario e fondatore del MAIE Ricardo Merlo, che ieri sera, appena rientrato dall’Argentina (dove ha presenziato alla cerimonia d’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica Argentina, Alberto Fernandez), ha raggiunto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte presso la sede dell’IILA – Istituto internazionale italo-latinoamericano, dove erano in corso i festeggiamenti per i 52 anni dell’organizzazione.
Oltre al Senatore Merlo e al Presidente Conte, erano presenti anche i 20 ambasciatori dei paesi latinoamericani membri dell’IILA, e altri due rappresentanti del Ministero degli Esteri, la Viceministra Sereni e il Sottosegretario Scalfarotto.
Nel suo intervento, il Presidente del Consiglio Conte ha elogiato l’IILA per il suo ruolo di Ente delegato per la Cooperazione europea, e ha definito l’Istituto il “foro ideale di riflessione condivisa, di dialogo e confronto politico costruttivo tra l’Italia e i paesi del Sud America e dei Caraibi”. Il Premier ha infine ribadito, anche a nome del Sottosegretario Merlo e degli altri rappresentanti, la vicinanza e il sostegno continuo da parte del Ministero degli Esteri all’IILA nelle sue funzioni di organismo per la cooperazione internazionale

 

14 – E ALLORA ADESSO APRIAMO I DOSSIER. DI QUELLA BOMBA ALLA BANCA DELL’AGRICOLTURA ALCUNI DI NOI CHE SI TROVAVANO NELLA REDAZIONE DE IL MANIFESTO RIVISTA, LA STORICA SEDE DI PIAZZA DEL GRILLO, A 200 METRI DA PIAZZA VENEZIA, SAPEMMO QUASI IN TEMPO REALE.
Era venuta a trovarci Franca Rame, perché fin dall’inizio con lei e Dario Fo avevamo collaborato. Stavamo chiacchierando attorno al grande tavolo coperto di panno verde dove la nostra avventura fece le sue prime prove, quando si sentì un botto fortissimo, vicino. di Luciana Castellina

Una bomba? Sì, era la bomba posta all’Altare della Patria, uno scoppio tremendo quasi in contemporanea con quello, ben più luttuoso, di Piazza Fontana. Di cui sapemmo subito perché Franca chiamò Dario per raccontare e invece fu lui che ci riferì dell’orrore di Milano.

Non capimmo che era l’inizio di quella che si chiamò strategia della tensione, la nostra stessa fantasia non poteva arrivare ad immaginare che a tanto si sarebbe ricorsi per fermare una generazione – operaia e studentesca – scesa in strada per chiedere che la modernità appena intravista acquisisse il volto umano della liberazione reale e non quello di una più raffinata ma non meno pesante oppressione. Ma lo capimmo presto; e sempre di più, via via che quella strategia dilagava. Ogni 12 dicembre più consapevolezza e dunque più rabbia si sono impadronite delle tante migliaia di persone che da tutta Italia sono sempre accorse all’annuale appuntamento milanese.

Per noi de il manifesto quella vicenda fu ancora più sconvolgente, perché decidemmo di mettere a capo delle nostre liste elettorali Pietro Valpreda (quanti millennials ne conoscono il nome?), l’anarchico innocente subito imprigionato che i servizi segreti avevano deciso di indicare come l’autore della strage. Non riuscimmo, come si sa, a liberarlo eleggendolo al parlamento, perché non raggiungemmo il famoso «quorum», ma con la sua immagine esposta nelle piazze di tutta Italia rendemmo, credo, più vera e umana quella storia.

Ieri a Milano anche le autorità hanno positivamente ricordato quel 12 dicembre e il presidente Mattarella ha denunciato i «depistaggi». Bene. Ma è francamente possibile che anche tutt’ora su quella stagione di stragi di Stato non si sia fatta luce? È possibile che ogni volta che vengono declassificati documenti che a chiare lettere ci dicono di Gladio, non se ne traggano le necessarie conseguenze processuali?
Che solo qualche anno fa, senza che sia emersa una qualche scandalizzata reazione, sia emerso, sempre per via di declassificazione di documenti americani, che il consigliere del presidente americano, Kennan alla vigilia delle elezioni del 18 aprile 1948 aveva suggerito al suo capo di indurre De Gasperi a mettere fuori legge il Pci, un gesto che avrebbe certo prodotto la guerra civile e dunque legittimato una rinnovata presenza militare degli Stati uniti in Italia ?
E ancora, è possibile che sia uscito da qualche mese un film della figlia del regista Franco Rosi che ripercorre 70 anni di storia d’Italia, in cui si racconta dei tanti eccidi e assassini in cui si intrecciano servizi Usa e italiani, ognuno dei quali non è un «mistero» ma drammatica documentazione per processi e indagini che non sono mai stati fatti sul serio, e nessuno abbia detto: accidenti, forse si dovrebbe fare qualcosa?
La memoria è fondamentale. Ma guai se si continua ad accompagnare a voluta smemoratezza. Tanto più grave se perdura in una stagione così torbida come quella attuale, quando i rischi sono così alti. La svolta necessaria e non più procrastinabile è questa: l’impegno a rendere pubblica la verità. (E perlomeno potremmo cominciare a declassificare davvero anche noi i nostri documenti. Vediamo se l’impegno di Fico in questo senso sarà serio).

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