1297 SCATTA COUNT-DOWN PER COLLE E GOVERNO: I TEMPI DELLA NUOVA LEGISLATURA

20060429 19:41:00 webmaster

ROMA (Ansa)- L’elezione dei presidenti di Camera e Senato apre, da una parte, la corsa al Quirinale; dall’altra, una volta eletti i due nuovi inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama scatta il meccanismo che può portare alla nomina di un nuovo governo da parte del presidente della Repubblica.

CONSUETUDINE DI DIMISSIONI PREMIER – Berlusconi ha annunciato che si dimetterà martedì, tre giorni dopo l’elezione di Bertinotti e Marini. Ma è una novità. Nella storia repubblicana è sempre stata consuetudine, infatti, che il presidente del Consiglio rassegni le dimissioni nelle mani del capo dello Stato lo stesso giorno in cui le nuove Camere, all’inizio di una legislatura, eleggono i rispettivi presidenti.

ALCUNI PRECEDENTI – L’ultimo è quello di Giuliano Amato nel 2001: il ‘dottor Sottile’ diede le dimissioni a Ciampi il 31 maggio, lo stesso giorno che a Palazzo Madama veniva eletto presidente Marcello Pera, mentre l’Assemblea di Montecitorio aveva eletto il 30 maggio Pier Ferdinando Casini. Nel maggio 1996, nel giorno in cui Luciano Violante e Nicola Mancino vennero eletti presidenti delle Camere, Lamberto Dini era già dimissionario da quando, prima delle elezioni, era stato battuto in Parlamento; prima di tornare alle urne, c’era stato il mandato esplorativo di Antonio Maccanico che però non aveva avuto buon fine. Le dimissioni di Giulio Andreotti il 24 aprile 1992 sono l’unico precedente analogo alla situazione attuale, in cui c’é una sostanziale coincidenza tra la nascita della legislatura e l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Andreotti si dimise il giorno dell’elezione dei presidenti delle Camere, ma a ruota arrivarono le dimissioni di Cossiga da Capo dello Stato e quindi rimase in carica fino all’elezione del nuovo inquilino del Colle, Oscar Luigi Scalfaro, dopo la strage di Capaci.

IL QUIRINALE E IL NUOVO GOVERNO – Tra stasera e martedì potrebbe arrivare da parte del presidente della Camera la convocazione del Parlamento in seduta comune per eleggere il nuovo Capo dello Stato. Si tratta di un atto importante: da questa convocazione si comprenderà se Ciampi intende conferire l’incarico di formare il nuovo governo o vuole lasciare l’incombenza a chi sarà eletto presidente della Repubblica. La Costituzione prevede che il Parlamento in seduta comune sia convocato entro 15 giorni dalla prima riunione delle nuove Camere: termine che scade il 13 maggio. Se Ciampi intendesse dare lui l’incarico a Prodi, i Grandi elettori verrebbero convocati tra l’11 ed il 13 maggio, in caso contrario si potrebbe anche avere una accelerazione di qualche giorno.

I TEMPI – Nella prima delle due ipotesi, questi sono i tempi: l’incarico potrebbe essere conferito tra il 4 ed il 5 maggio, una volta costituiti i gruppi parlamentari di Camera e Senato; in quelle giornate si potrebbero tenere al Quirinale veloci consultazioni (che sono una consuetudine e quindi possono anche essere evitate); il 6 potrebbe esserci il giuramento del governo che da lunedì 9 potrebbe presentarsi prima al Senato e poi alla Camera per la fiducia.

GLI ULTIMI DUBBI – Se, invece, Ciampi non volesse conferire lui l’incarico, Berlusconi, dopo le sue dimissioni, resterebbe in carica per gli affari correnti fino a dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato: ma in tal caso nulla osta ad una convocazione anticipata del Parlamento in seduta comune.

 

 

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