1755 Libano: raid sulle città: 9 morti. Di nuovo bombe sull'aeroporto. Veto Usa alla risoluzione Onu

20060714 13:15:00 webmaster

Raid israeliani sul Libano nella notte: 5 i morti. Bombardato di nuovo l’aeroporto internazionale di Beirut. Hezbollah lancia missili Katyusha che raggiungono Haifa, a ben 60 chilometri dal confine. Il governo libanese chiede al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di imporre una tregua. Veto Usa alla risoluzione del Qatar. La Ue: «Reazione spoporzionata». Solana in Medio Oriente per una mediazione.

Altri quattro civili libanesi sono rimasti uccisi nei nuovi attacchi sferrati dalle forze israeliane contro il Libano fra l’alba e la mattinata. È così salito ad almeno 64 il numero complessivo di coloro che hanno perso la vita dall’inizio dell’offensiva d’Israele, rappresaglia per il sequestro di due suoi soldati da parte di militanti sciiti di Hezbollah, martedì alla frontiera. Tra le vittime anche due miliziani dello stesso «Partito di Dio» e tre stranieri: due cittadini kuwaitiani e il loro domestico, un asiatico di imprecisata nazionalità. Quanto ai feriti, il loro numero sfiora ormai le duecento unità; nelle ultime ore vi si sono andate ad aggiungere ulteriori 63 persone.

L’aviazione israeliana ha continuato senza sosta l’offensiva, attaccando obiettivi situati nella periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah. Per tre volte è stato colpito l’aeroporto internazionale di Beirut. Bombardate anche le due principali basi aeree libanesi, Rayak e Qoleiat. A riassumere la posizione israeliana ha provveduto il Capo di stato maggiore, generale Dan Haalutz: «Nulla è al sicuro» in Libano.

Gli Hezbollah, radice della crisi, non restano inattivi: numerosi razzi Katyusha sono stati lanciati contro il quartier generale dell’aviazione israeliana del Nord, sul monte Meron, già obiettivo degli attacchi di giovedì quando almeno 130 razzi. Per la prima volta, è stato usato anche un missile (di tipo "Raad 1") a gittata più ampia, che sarebbe caduto sulla città israeliana di Haifa, la terza città israeliana per importanza a trenta chilometri dal confine, ma gli Hezbollah hanno smentito. Un centinaio di razzi Katyusha comunque ha colpito il nord di Israele causando due morti e una trentina di feriti a Nahariya e Safed.

Israele ritiene il governo di Beirut direttamente responsabile del mancato disarmo delle milizie e dunque del sequestro dei due militari. Di più: punta il dito contro il coinvolgimento di Iran e Siria. Beirut ha dal canto suo chiesto un cessate il fuoco, mentre dal governo libanese arrivano esplicite accuse alla Siria di aver ordinato il sequestro dei militari israeliani.

Il presidente George W. Bush dalla Germania ha sottolineato che «Israele ha il diritto di difendersi». È la posizione più morbida a livello internazionale. L’Unione europea, in una nota della presidenza di turno finlandese, ha invece giudicato «sproporzionato» l’attacco di Israele in Libano, opinione condivisa dal ministro degli Esteri italiano Massimo D’Alema.

L’appoggio degli Stati Uniti a Israele è stato decisivo per fermare una risoluzione di condanna del Consiglio di sicurezza Onu per le operazioni militari in corso a Gaza: gli Usa hanno esercitato il diritto di veto, distinguendosi dai 10 voti a favore e dalle 4 astensioni degli altri Paesi membri. L’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Javier Solana, unirà gli sforzi suoi personali e dei Venticinque al tentativo dell’Onu di placare la crisi e «partirà per la regione» sabato. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, è tornato a condannare «tutti gli attacchi contro i civili» compiuti nell’area e invia una missione nella regione. L’Egitto tenta di mediare, inviando il ministro degli Esteri a Damasco; la Lega Araba ha convocato una riunione d’emergenza al Cairo per sabato.

Il "secondo fronte", Gaza
L’Esercito israeliano si è ritirato dal settore centrale della Striscia di Gaza, dove era penetrato nell’ambito dell’offensiva lanciata contro l’enclave palestinese alla fine del mese scorso in seguito al sequestro di un suo caporale, Gilad Shalit, catturato il 25 giugno nei pressi del valico di Rafah, al sud. «Le Forze di Difesa Israeliane hanno attualmente completato le proprie attività nella zona», si afferma succintamente nella nota dell´esercito. Ciò non implica peraltro la fine dell’intera operazione volta a liberare il soldato, denominata in codice "Pioggia d’Estate".

Pubblicato il 14.07.06

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