2410 Il Viceministro Danieli in Australia: "Rivitalizzare i legami tra Italia e Australia”

20061106 14:54:00 webmaster

da Il Globo/La Fiamma

MELBOURNE – Si è conclusa la missione in Australia del vice ministro con delega per gli Italiani all’estero, Franco Danieli. Il senatore, in cinque giorni, ha visitato cinque città, ha avuto una serie infinita di incontri con esponenti della comunità, del mondo imprenditoriale italo-australiano, con politici federali e statali. Partico-larmente significative le tappe di Melbourne e Canberra: nella prima, infatti, Danieli ha firmato il protocollo d’intesa sull’insegnamento della lingua italiana nelle scuole del Victoria (un accordo che dovrebbe fare da battistrada per simili ufficializzazioni di realtà indispensabili per quel progetto di diffusione di lingua e cultura al centro del piano di rafforzamento dell’immagine dell’Italia all’estero);

nella capitale federale, invece, il senatore ha incontrato il ministro per l’Immigrazione Amanda Vanstone e i parlamentari di origine italiana, Santo Santoro (ministro per l’Assistenza agli anziani), Teresa Gambaro (sottosegretario agli Esteri), Phillip Barresi, la senatrice Concetta Fierravanti-Wells. Nelle altre capitali di Stato (Sydney, Adelaide e Brisbane) veloci incontri fotocopia con le collettività: simili le richieste, simile il messaggio portato dal vice ministro di attenzione, dell’Italia in “bianco e nero” che ci propone una Rai International da rinnovare, delle necessità di intervento a favore degli anziani, dei progetti per “recuperare” le giovani generazioni. Il tutto condito con la promessa-base sul riacquisto della cittadinanza.

Danieli su quest’ultimo punto è stato categorico sia per quanto riguarda l’impegno suo e dei parlamentari eletti all’estero che per ciò che concerne i tempi per arrivare ad un risultato concreto: “Possiamo parlare di pochi mesi” – ha dichiarato nel corso dell’intervista concessa a questo giornale, spiegando anche la necessità di correggere “alcune storture che si sono verificate in passato, ad esempio sul tema delle donne e dell’intrasmissibilità della cittadinanza da parte delle madri ai figli prima di una certa data”.

“Ci sono delle situazioni – ha affermato il vice ministro – che oggi si traducono in una palese ingiustizia rispetto a quei connazionali che sono stati costretti a rinunciare alla cittadinanza italiana a causa delle normative presenti nei diversi Stati di accoglienza. Vogliamo mettere mano rapidamente a questa situa-zione con un provvedimento normativo da realizzare entro il prossimo anno e lo faremo attraverso lo strumento o emendativo o attraverso la discussione e la successiva confluenza in un testo unico dei disegni di legge in materia che sono presentati.

Ci sono delle norme regolamentari in Camera e Senato che impongono l’esame con-giunto di provvedimenti che hanno un’identità di materia. Se discutiamo di cittadinanza e si discute di cittadinanza in maniera organica, bisogna affrontare la cittadinanza in base allo ius soli e allo ius sanguinis.

Abbiamo incontrato tutti i parlamentari eletti all’estero e abbiamo convenuto, a prescindere dagli schieramenti, di seguire o il metodo della presentazione di emendamenti aggiuntivi al testo di legge Amato sulla cittadinanza agli immigrati in Italia oppure un disegno di legge autonomo. In ogni caso i tempi saranno rapidi”.

La politica globale

A Danieli abbiamo quindi chiesto, a proposito dell’esperimento di politica globale, tutto italiano, dei rappresentanti parlamentari eletti all’estero, di fare un po’ il punto della situazione: sul loro ruolo, sull’impatto che hanno avuto sullo scenario politico nazionale.

“La presenza dei 18 parlamentari è una presenza importante – ha detto il vice ministro – perché agisce come un riflettore acceso sulla comunità italiana nel mondo, quindi c’è evidentemente all’interno delle aule par-lamentari una maggiore sensibilità portata da queste (18) presenze fisiche di persone che intervengono, concordano o si oppongono a seconda dei casi.

Forse l’elemento che va evidenziato ad oggi, anche se non è un elemento di particolare gravità, è che questa presenza dei parlamentari eletti all’estero sino ad ora è stata interpretata da parte loro come rappresentanza della comunità italiana nel mondo; forse non hanno ancora totalmente incarnato la previsione costituzionale che sono rappresentanti dell’intero popolo italiano. Ma è un elemento marginale perché la tutela di interessi territoriali è l’esercizio prioritario di tutti i parlamentari. Non mi scandalizza, né è un elemento di gravità. E’ semplicemente un’annotazione nel senso che, tra qualche tempo, ci sarà anche un maggiore coinvolgimento da parte loro in diverse questioni. Già oggi con la finanziaria sta avvenendo. Per il resto mi pare che ci sia questa dinamicità interessante nel Parlamento italiano, portata proprio dai 18 eletti all’estero, sulle tematiche di interesse delle nostre comunità. Chiaramente la verifica la faremo nei prossimi 2/3/4 mesi, quando cominceremo a trarre le prime valutazioni dell’attività svolta dal governo rispetto ad una serie di questioni: dalla finanziaria ai provvedimenti normativi che sono già stati messi o che verranno presto messi in cantiere. Tra qualche mese potremmo anche fare un bilancio e un confronto con quello che è avvenuto in passato, quando non c’era questa rappresentanza”.

La finanziaria

Una veloce analisi anche sulla finanziaria, perlomeno sulle componenti che ri-guardano direttamente le collettività all’estero.

Il senatore ha iniziato la disamina partendo dalla realtà che i conti pubblici italiani sono al disastro e che la precedente amministrazione aveva “difeso” il deterioramento con gli eventi tragici dell’11 settembre. “Però poi l’11 settembre è passato – ha dichiarato – e forse qualcuno ha gestito male e non ha avuto una buona amministrazione della spesa pubblica. Basti pensare che dopo l’11/9 i Paesi europei di punta hanno ripreso a correre nel Pil e il differenziale tra l’Italia e questi Paesi è di circa un punto in percentuale; questo vuol dire che nel me-dio periodo se continua ad esserci questa differenza il rischio è quello di un declino strutturale dell’Italia.

E’ necessario quindi correggere i conti per rientrare nei parametri che l’adesione all’Unione ci impone, ma anche per ridare fiato ad un sistema produttivo che deve recuperare questo differen-ziale nella crescita. Oggi ci troviamo, quindi, nella necessità di operare una finanziaria seria, di rigore. Che prevede sacrifici, ma anche una ridistribuzione reddituale, quindi una manovra che è stata definita equa e, in qualche modo, giusta.

In questo contesto, che va citato altrimenti non si capisce di cosa parliamo e il ragionamento sugli italiani nel mondo potrebbe essere avulso, devo dire che noi abbiamo nei capitoli che ci riguardano un saldo positivo di un paio di milioni di euro. Dobbiamo tenere conto che nel corso degli anni del governo Berlusconi c’è stata una riduzione costante delle risorse che riguardano i connazionali all’estero, ne cito solo una: il capitolo 3121 che riguarda l’assistenza diretta. Quando ero sottosegretario agli Esteri, nel 2001, lo lasciai a 23 milioni di euro, oggi è a 11, portato a 13 con l’assestamento di bilancio nel 2006 e la settimana scorsa ho inserito in questo capitolo un ulteriore milione di euro recuperato nelle pieghe del bilancio del Ministero degli Esteri. C’è stata quindi una riduzione di risorse.

Noi oggi (finanziaria 2007) confermiamo il bilancio 2006 e lo incrementiamo di 2 milioni di euro. Poca roba sicuramente, poco più che simbolica; abbiamo però anche 28 milioni di euro, ottenuti in una sorta di grande riserva (Tabella A del Ministero delle Finanze si chiama), e questo accantonamento ci consentirà, a partire dal 1 gennaio 2007, di sostenere iniziative sulla base di disposizioni normative che riterremo di individuare e che possono essere le più variegate. Contiamo comunque in sede di passaggio della finanziaria al Senato di incrementare le risorse già a partire dal prossimo anno, quindi i 2 milioni di euro dovrebbero aumentare. Ma al di là di questo aspetto va anche sotto-lineato che l’impegno del go-verno italiano quest’anno si tradurrà alla fine del mese di novembre in un bando da par-te del Ministero dei Lavori pubblici per alcune decine di milioni di euro, probabilmente 40, relativo alla formazione professionale dei connazionali residenti all’estero.

Ci sono 9 milioni di euro che abbiamo già stanziato e che riguardano l’avvio di un nuovo sistema informatico della rete consolare, che consentirà finalmente di superare le lungaggini tra consolati e Comuni; tutto sarà connesso in rete con una riduzione di costi e di tempi evidentemente notevole. Il nuovo sistema entrerà pienamente a regime nel giro di un anno e mezzo.

Questo un po’ il quadro della situazione che ci porta a dire che, in tempi di difficoltà dei conti pubblici, esiste comunque un’attenzione nei confronti della comunità italiana nel mondo”.

Le critiche al Cgie

Impossibile dopo le critiche, e addirittura i suggerimenti di abolirlo completamente (dopo l’elezione dei rappresentanti parlamentari), non parlare del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie): passato, presente e futuro.

“Il Cgie ha grandi meriti – ha detto il vice ministro – perché e stato considerato, e di fatto nel corso degli anni è diventato, una sorta di piccolo parlamentino, seppur con i vincoli normativi di un organo consultivo del Ministero degli Affari esteri. Ha avuto meriti importanti per le modifiche costituzionali che è riuscito ad ottenere. Oggi è evidente che esiste un problema di legittimazione. Il Cgie è un organo elettivo di secondo grado, mentre i 18 parla-mentari sono eletti diret-tamente dal corpo elettorale, dai cittadini italiani. Esiste pertanto una disparità nella investitura tra l’uno e l’altro.

Ci sono state delle voci sparse di varia collocazione politica che hanno individuato nella soppressione di questo comitato la soluzione del problema di legittimazione. Io sono invece convinto che il Cgie possa anche in un futuro, ovviamente in una rinnovata composizione e con una missione ridefinita, avere un ruolo di supporto sia all’attività dei parlamentari, sia al Ministero degli Esteri. Sicuramente è in corso una riflessione in questo ambito. Qualcuno anche all’interno del Cgie propone la trasformazione di questo organo in una sorta di consulta nazionale dell’economia e del lavoro”.

Mediazione linguistica

Nel corso dell’intervista, oltre alle riflessioni già riportate (edizione del 31 ottobre) sugli Istituti di cultura, sui progetti di potenziamento dei Festival del cinema per avvicinare alla nuova realtà italiana le giovani generazioni, sulla creazione di musei binazionali, sulla carta di sconto che sarà distribuita dai consolati, probabilmente già prima della prossima estate italiana, a coloro che ne faranno richiesta per ottenere una serie di agevolazioni per visitare l’Italia, l’impegno di lavorare sul progetto della mediazione linguistica per gli anziani che hanno bisogno di assistenza qui in Australia.

“Questo è un elemento che è emerso in diverse realtà di incontri – ha detto Danieli -. Si tratta di connazionali che ad esempio hanno perso in qualche modo una certa dimestichezza con l’inglese e che, in condizioni di necessità ed assistenza, hanno bisogno appunto di una mediazione linguistica che consenta di essere meglio assistiti.

Ci sono sperimentazioni già realizzate e mi pare con ottimi risultati. Stiamo lavorando per incrementare il livello di quantitativo soprattutto di collaborazione in questa direzione. Una realtà quella australiana che ci ha insegnato anche cose interessanti che ci consentiranno di sperimentare nuove strumentazioni sia per le prime generazioni di emigranti italiani, sia soprattutto per i giovani per cercare di mantenere vivo il loro rapporto con l’Italia.

Vorrei infine spendere due parole sul fenomeno della nuova migrazione. Noi oggi abbiamo dall’Italia in partenza per il mondo circa 40mila persone ogni anno. Ovviamente non si tratta di una migrazione di massa, ma rientra in una condizione fisiologica di mobilità, determinata da varie ragioni, professionali essenzialmente, di ricerca, culturali. E’ un flusso di un certo interesse, anche se di natura tempo-ranea, al quale bisogna porre attenzione. So che voi lo state monitorando. E credo che questa nuova realtà possa rivitalizzare i legami tra Italia ed Australia”. (Dario Nelli*-Il Globo-La Fiamma/Inform)

 

 

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