2418 D'Alema: «Ripensare la strategia per l'Afghanistan»

20061110 16:00:00 webmaster

Isolare Al Qaeda in Iraq, ripensare ad una soluzione in Afghanistan ma soprattutto e prioritariamente partire dalla questione palestinese. Massimo D´Alema, ministro degli Esteri, interviene all´indomani del voto Usa che lui stesso considera «un terremoto politico, che indica la necessità di un cambiamento». E lo fa parlando in esclusiva con l´Unità di cui anticiperemo alcune considerazioni.

Iraq In Iraq non c´è soltanto il terrorismo, dice il ministro. Ma tre tipi di violenza che troppi hanno semplicemente etichettato come "terrorismo". Quello c´è ma insieme agli insorti e alla violenza religiosa. L´unica via è trovare un compromesso nazionale che permetta di creare un fronte iracheno che isoli il terrorismo di Al Qaeda. Ma la priorità è la questione israelo-palestinese.

Il massacro di Beit Hanoun. «Quello che è accaduto a Beit Hanun è il tragico sbocco di una politica, di una scelta sbagliata che fonda la sicurezza di Israele sull´uso estremo della forza. C´è chi di fronte a questa tragedia parla di errore. Come un errore!», dice D´Alema riferendosi evidentemente alla giustificazione del primo ministro israeliano Olmert. Non un errore, ma il frutto di una scelta premeditata. «A Beit Hanoun – dice D´Alema – sono morti 8 bambini in un colpo solo e questo ha fatto notizia ma giorno dopo giorno ne sono morti 57 di bambini palestinesi, nell´indifferenza pressoché totale dell´opinione pubblica internazionale».

Gli Usa e la questione mediorientale. Il responsabile della Farnesina spiega che «fin qui l’amministrazione Bush ha sempre ritenuto che quella israelo-palestinese, fosse una questione su cui non si potevano mettere le mani perché, in sostanza, non si poteva "disturbare" Israele. Ma ora, secondo il ministro, «si tratta di rovesciare la gerarchia dei problemi, considerando che la vicenda irachena è molto complessa e richiede un’azione rinnovata ma di medio periodo…». Siamo arrivati ad una emergenza. Perché nell´analisi politica del ministro «c´è il richio di una disgregazione della società palestinese». E tra qualche mese a Gaza non ci sarà più soltanto Hamas ma anche Al Qaeda.

Cosa fare? «Bisogna intervenire rafforzando chi in Israele si oppone a questa politica militare. L´Europa deve chiedere a Israele di fermarsi. E dall´altra parte occorre che la Comunità internazionale intervenga perché i palestinesi costituiscano un governo di unità nazionale. Poi attivare un meccanismo che passi attraverso una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che riprenda la Road Map». Per D’Alema, bisogna imporre un cessate il fuoco, chiedere la restituzione dei prigionieri, da una parte e dall´altra, inviare una forza di osservatori internazionali e indicare le tappe accelerate di un negoziato.

L’Afghanistan. Il numero uno della Farnesina, ieri aveva definito i risultati del voto Usa «un terremoto politico, che indica la necessità di un cambiamento di rotta», oggi il ministro degli Esteri Massimo D’Alema lascia intendere che la «nuova agenda politica» potrebbe partire dall’Afghanistan: gli sviluppi, impongono un «forte rilancio dell’azione internazionale e forse anche un ripensamento delle linee d’azione, potenziando gli aspetti politici, economici ed umanitari, dato che sul piano meramente militare è difficile trovare una soluzione alla crisi in atto».

Il vicepremier, che sabato 11 novembre sarà a Kabul per una serie di incontri con i vertici politici e gli esponenti della comunità internazionale, lancia poi la proposta di una «nuova conferenza sull’Afghanistan, in grado di coinvolgere anche Paesi della regione per mettere a punto una strategia più efficace e una strategia in grado effettivamente di pacificare quel Paese e di rafforzarne le istituzioni». L’Italia che da gennaio 2007 inizierà il suo mandato biennale nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrà lavorare con «questa» amministrazione americana – quella che per altri due anni manterrà il controllo della Casa Bianca, pur avendo perso entrambe le camere al Congresso – per convincerla a «cambiare strada» sottolineava ieri D’Alema. Per farlo, l’unica strada percorribile è quella del multilateralismo, ribadisce: «In Afghanistan non c’è l’Italia da sola, ci sono l’Ue, ci sono le Nazioni Unite e c’è la Nato». Sarà ai loro rappresentanti che D’Alema, durante la missione afgana, proporrà un «ripensamento» dell’intervento comune.

Il plauso della sinistra. Una linea che gli vale, fin da subito, il plauso della sinistra di governo. Pino Sgobio, capogruppo dei Comunisti Italiani alla Camera dei Deputati giudica le dichiarazioni del titolare della Farnesina «incoraggianti», e auspica una «svolta reale che vada fino al ritiro delle truppe». D’accordo anche il capogruppo dei Verdi a Montecitorio, Angelo Bonelli, secondo cui «il voto americano insegna che non solo l’Iraq, ma anche l’Afghanistan è un conflitto sbagliato, tragico, che non ha portato i benefici sperati». Rifondazione si attribuisce parte del merito: «D’Alema si sta muovendo lungo le linee da noi indicate, anche in fase di discussione per il rifinanziamento della missione in Afghanistan. Questo è anche il risultato del dibattito critico sostenuto dal Prc a livello politico e non solo» dichiarano in coro i senatori Giovanni Russo Spena, presidente del Gruppo a Palazzo Madama e Francesco Martone, membro della Commissione Affari Esteri ed Emigrazione. L’opposizione, per il momento, appare prudente. «Prevedere una nuova Conferenza Internazionale in Afghanistan, che coinvolga tutti i paesi della Regione, può essere una proposta condivisibile – concede il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi – a condizione che non significhi abbandonare la lotta al terrorismo e il processo democratico in atto in Afghanistan».

www.unita.it

 

 

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