2518 CGIE: devirilizzato … ma forse no

20061211 11:43:00 webmaster

Dopo la Plenaria elettiva del 6 e 7 dicembre, i fatti, le reazioni e il futuro di una Istituzione in attesa di essere riformata. Le voci della maggioranza e della minoranza.

(da Newsitaliapress)

Tyldesley-Roma – "Cosa fanno i rappresentanti del CGIE riguardo l’informazione che dovrebbe essere data alle varie associazioni che operano nel mondo? Quali azioni intraprendono per promuoveree agevolare lo sviluppo delle condizioni di vita delle comunità italiane all’estero? Con che mezzi rafforzano il collegamento tra le comunità e la vita politica italiana?[…] la maggioranza degli italiani all’estero, non sa con precisione cosa voglia dire CGIE. Il problema principale è che non c’è alcuna comunicazione tra l’italiano all’estero e i vari organi istituzionali, […] si dovrebbero mettere da parte gli interessi politici, per lavorare su come si devono risolvere problemi reali che la comunità italiana giornalmente affronta" firmato Vincenzo Nicosia, Presidente dell’Associazione S.I.E. (Sicilia in Europa), dalla Gran Bretagna.
Una dichiarazione che a 24 ore dalla chiusura dei lavori dell’Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) del 6 e 7 dicembre 2006, forse l’Assemblea più travagliata nella storia del CGIE, obbliga a fare una riflessione sul futuro del CGIE.

Innanzitutto i fatti.
L’Assemblea Plenaria di dicembre doveva eleggere il Segretario Generale, i membri del Consiglio di Presidenza e alcuni Presidenti di Commissione in sostituzione dei membri dimissionari. Al centro, poi, del dibattito, la riforma del CGIE, ritenuta indispensabile dopo che con la nuova legge elettorale gli italiani all’estero hanno ottenuto una loro diretta rappresentanza in Parlamento con una pattuglia di 18 tra senatori e deputati.
Alla prima votazione, quella per l’elezione del Segretario Generale, in sostituzione di Franco Narducci , dimissionario dalla carica in quanto eletto alla Camera dei Deputati, è subito stato scontro diretto tra la maggioranza (centro-sinistra) e la minoranza (centro-destra). Inaspettatamente, niente elezione bulgara per il Segratario, che già si sapeva sarebbe stato Elio Carozza (consigliere per il Belgio, in forza ai Democratici di Sinistra). A scombinare i giochi, la candidatura di Franco Santellocco (consigliere per l’Algeria e il Nord Africa, vicino ad Alleanza Nazionale). Il primo scrutinio rivela subito una spaccatura profonda dell’Assemblea. Su 93 elettori e 87 votanti, Elio Carozza ottiene 42 voti, mentre Franco Santellocco, superando i 25 voti dell’area di centro-destra e raccogliendo voti probabilmente nell’area moderata rappresentativa in particolare dell’associazionismo, ne ottiene 38. La maggioranza assoluta non viene raggiunta, perciò si procede al secondo scrutinio, come previsto dalla legge istitutiva del CGIE. Al secondo scrutinio Elio Carozza diventa Segretario Generale con 49 voti, e su Franco Santellocco convergono 31voti, 6 in meno rispetto al primo scrutinio, ma la spaccatura dell’Assemblea è sancita.
Secondo voci di corridoio, "era inteso che Santellocco non si sarebbe presentato al secondo scrutinio, lasciando che la maggioranza votasse da sola il proprio candidato, portando così a casa una piena vittoria morale. Purtroppo non c’è stato il tempo per ritirare la candidatura", in effetti dopo il primo scrutinio la minoranza si era riunita per decidere le strategie ed è rientrata in sala quando la seconda votazione era già iniziata, e per tanto non ha fatto in tempo a dichiarare il ritiro del proprio candidato.
A questo punto scoppia la bagarre.
L’elezione dei membri del Consiglio di Presidenza (CdP) si svolge in un clima di scontro aperto, così come quella dei Presidenti di Commissione. Ad un certo punto la minoranza addirittura decide di non partecipare più al voto e lascia che la maggioranza, in solitudine, voti i propri candidati.
Il punto di attrito è ben spiegato da Alberto Bertali, consigliere per la Gran Bretagna, centrista di formazione cattolica, mediatore della componente CGIE all’opposizione. "La minoranza nel CGIE rappresenta circa il 33 per cento. Ciò significa che su 16 posti di vertice all’interno del Consiglio dovrebbe avere una rappresentanza che copre 4 o 5 posti, noi ne avevamo chiesti 3 non di più. Ci è stato detto: no, non si può ".

Le reazioni sono quasi unanimi. Se nella minoranza c’è scandalo, nella maggioranza non si nega che qualcosa di anomalo e grave è accaduto, come la situazione fosse sfuggita di mano agli stessi che l’hanno costruita.
Mauro Montanari, membro CGIE in rappresentanza della Germania, centrista, parla di "devirilizzazione" del CGIE. Juan Antonio Garbarino, Consigliere per il Cile, uomo di cultura, fuori da qualsiasi schieramento, si dice a "disagio, spaesato" e parla di "dittatura di certi partiti" che soffoca il CGIE. Franco Narducci , Segretario Generale uscente del CGIE, parla di una "deriva da frenare . Noi quali membri CGIE non rappresentiamo noi stessi ma decine di migliaia di italiani che credono nel nostro lavoro".
"Le scissioni ci sono state ma dobbiamo lavorare per superarle" dice Norberto Lombardi, membro CGIE in rappresentanza dei Democratici di Sinistra (DS), l’uomo di mediazione per eccellenza della maggioranza di centro-sinistra del CGIE, messo all’angolo, per sua stessa ammissione, come gli altri mediatori, compresi quelli della minoranza."E’ indiscutibile che ci siano state delle scissioni, anche se credo che ognuno di noi stia usando la sua legittima facoltà di esprimere la sua identità politica. […] Il disagio c’è e sarebbe sbagliato non leggerlo". Lombardi, poi, conferma: "E’ mancata la saldatura di una mediazione che si era già sviluppata".
"La seduta elettiva" dice Montanari "ha dato luogo ad uno stato di fatto preoccupante per la natura del Consiglio stesso che ha delle funzioni consultive, quindi dovrebbe per questo essere rappresentativo di tutti gli italiani all’estero. Abbiamo assistito ad una spartizione furiosa ed irresponsabile di tutte le cariche interne. […] si è giocato come se si fosse in Parlamento, scambiando i voti. […] Chi ha vinto, ha vinto in una maniera che ha messo in mostra una grande debolezza e un complesso di accerchiamento che non dovrebbe esserci".
Valter Della Nebbia, Consigliere per gli Stati Uniti, in una lunga lettera inviata a tutti i consiglieri del CGIE il 15 novembre scorso aveva richiamato l’attenzione sulla necessità di una "presenza di tutte le componenti di pensiero, adeguatamente rappresentate", fatto "essenziale per un corretto funzionamento del CGIE", ora parla di "atteggiamento anti democratico" che "ha, di fatto, delegittimato il CGIE rendendolo inutile e costoso. La casta dirigente del CGIE ha, in quattro giorni, sprecato più di 200.000 mila euro del contribuente per soffocare la democrazia […] il 7 dicembre la partitocrazia, l’egoismo personale e l’arroganza dittatoriale della maggioranza del centro sinistra ha avuto il sopravvento sul buon senso e la morale".
"E’ una Istituzione che sta cercando di trovare la sua strada, consapevole di dover mettere mano alla propria riforma partendo da quello che c’è" dice Padre Domenico Locatelli, consigliere CGIE in rappresentanza di Migrantes , che cerca di stemperare le polemiche e soprattutto di guardare al futuro, senza per questo risparmiarsi di gurdare il ‘quello che c’è’, ovvero: "è un CGIE che peserà sempre meno poiché ormai sono i partiti che lo controllano . […] La pressione dei partiti deve diminuire perché abbia più spazio la società civile".
Aldo Lorenzi, consigliere CGIE in rappresentanza di Azzurri nel Mondo, afferma: "Vi è un aspetto di debolezza da parte sia della sinistra che della destra nel trattare le questioni. Tutte le votazioni si sono svolte in modo tale che la destra fosse messa in disparte. Così viene meno il senso della democrazia, è una sconfitta per tutti. […] La mediazione è ora l’unico sistema per andare avanti, anzichè arroccarsi negativamente e non contrattare nulla".
Alberto Bertali parla di un "bilancio tragico", dice "Quella che è andata in scena è stata la negazione del sistema democratico di rappresentanza". Un giudizio severo quello di Bertali: "Qui c’è gente che o è pagata dai partiti, o è pagata dal sindacato, per fare quello che vuole il partito piuttosto che il sindacato. Io non sono così, io sono un libero pensatore che deve rispondere alla comunità che al CGIE lo ha inviato. […] Siamo dominati dai partiti. […] Non c’è stato spazio per la mediazione".
"Io penso che le cose potevano andare molto meglio in termini di equilibrio complessivo tra le varie rappresentanze. Ma il mio giudizio per quanto riguarda i lavori elettivi non è negativo poiché è stato dato un segnale forte in termini politici per far sentire che c’è un malumore diffuso sia nella minoranza che nella maggioranza" dice Franco Santellocco, forte di una leadership dell’area di minoranza del Consiglio gudagnata sul campo nella giornata elettiva "Da candidato alla Segreteria Generale" continua Santellocco "il mio intento era quello di dare un contributo positivo, nel senso di impedire un’indirizzo monocratico e incentivare una linea apartitica. […] Il giudizio finale è positivo nella misura in cui chi oggi guida il CGIE saprà esprimere e incoraggiare una illuminata riflessione e una pacata analisi".
Anche gli osservatori esterni si accorgono che qualcosa di grave è accaduto: "Il CGIE è un organismo importantissimo, in particolare per noi parlamentari per capire, attraverso il CGIE, le esigenze e le problematiche delle comunità all’estero, però è condizione imprescindibile che funzioni in modo regolare e che esprima le aspettative di tutti". Così il Senatore Edoardo Pollastri, eletto sulla Circoscrizione Estero, ripartizione America Latina, del gruppo dell’Ulivo, il quale ha partecipato ai lavori del CGIE come osservatore. "Io mi auguro" continua Pollastri "che presto si possa procedere alla riforma, è necessaria. Forse è anche necessario che il CGIE sia meno politicizzato. I tre momenti di sintesi dovrebbero essere i Comites, il CGIE e il Parlamento italiano".

Ora, maggioranza e minoranza, si trovano davanti a due problemi fondamentali: come far lavorare un CGIE che esce con le ossa rotte dalla due giorni di dicembre, e probabilmente a rischio di deligittimazione, e come riformare l’organismo.
Secondo le solite voci di corridoio, nel pomeriggio del 7 dicembre, a lavori oramai chiusi, uno degli architetti della maggioranza di centro-sinistra della due giorni del Consiglio, Luciano Neri, consigliere CGIE in rappresentanza della Margherita, il partito del Vice-Ministro Senatore Franco Danieli, e uomo particolarmente vicino a Danieli, avrebbe approcciato i mediatori dell’opposizione .
Alberto Bertali, descrive la strategia che guiderà la minoranza: "Noi vorremmo dare un segnale abbastanza forte. Abbiamo deciso di fare un tipo di opposizione assolutamente costruttiva: dove ci sarà proposizione, voteremo, dove non ci sarà proposizione non voteremo e faremo in modo di non assicurare il numero legale. Questo sicuramente è un CGIE che non ci appartiene, perché il giocattolo se lo sono preso gli altri, e a noi non basta che ci facciano vedere loro che giocano. No, vogliamo giocare anche noi ed essere attivi".
Padre Domenico Locatelli si sforza di guardare ai lavori ma insieme alla riforma dell’organismo, gli italiani nel mondo, dice, "non si ritrovano solo nei partiti, si ritrovano nelle Camere di Commercio Italiane all’estero, nelle associazioni, nelle Parrocchie. I giovani, gli anziani, la famiglia, tutti stanno cercando uno spazio e una voce. Un mondo in fermento che il Consiglio deve rappresentare. E’ evidente che se si guarda al mondo degli italiani all’estero da questa ottica allora i partiti sono solo una parte del tutto. La riforma dovrà rispecchiare questa realtà".
Il neo-eletto Segretario Generale Elio Carozza, dice che il CGIE dovrà lavorare "sul merito" rafforzando l’azione del parlamento italiano e raccordandosi "molto di più con il territorio, allacciare in maniera organica un legame più stretto con i Comites, con il mondo associativo e i movimenti, e con il mondo dei giovani " facendo arrivare "in questa sede più giovani e più donne" eventualmente anche iniziando "a parlare di quote". Altro impegno: "Rafforzare sempre più il ruolo delle assemblee continentali ", in quanto è proprio da esse che "vengono fuori le particolarità dell’italiano all’estero. Ci sono gli italiani emigrati in Europa, che si inseriscono nel quadro di un’integrazione sempre crescente, ma ci sono anche gli italiani dell’America Latina o dell’America del Nord", con esigenze, situazioni e problematiche diverse. E’ palese dunque che "solo le commissioni possono far giungere le loro particolarità al CGIE", il quale a sua volta deve rivolgersi alle istituzioni italiane nel modo più capillare possibile, parlando "a tutte le Istituzioni: Comuni, Regioni, Province, e Parlamento".
Lorenzo Losi, neo-eletto nel Consiglio di Presidenza in rappresentanza dell’Area anglofona, guarda alla riforma. "Innanzitutto bisogna mettere mano a questa riforma. Guai a noi se non riusciamo a farla approvare prima della scadenza delle nuove elezioni. Una riforma che deve essere di sostanza: va snellito l’organismo indubbiamente, vedremo in che forme. E poi non è concepibile che un organismo come questo non sia eletto con un’elezione diretta a suffragio universale, invece che come adesso con un’elezione di secondo grado, che comporta sempre contrattazioni, compromessi di varia natura, assolutamente fuori posto. Quando facciamo le elezioni del Comites, bisogna fare anche le elezioni dei membri CGIE. Ciò sarebbe fondamentale e darebbe tutt’altra dignità rappresentativa".
Della stessa opinione, l’altro neo-eletto nel Consiglio di Presidenza in rappresentanza dell’Area anglofona, Giovanni Rapanà . Il primo impegno, secondo Rapanà " è quello di presentare un progetto di legge di riforma del CGIE che possa essere approvato in maniera trasversale da tutte le forze politiche presenti nel Consiglio, e che venga al più presto approvato in Parlamento. E quindi andare al rinnovo, alla scadenza naturale, con la nuova legge".
Il CGIE si trova in un momento delicato, dice Norberto Lombardi "deve essere ridefinito, ed è necessario fare appello ad una maggiore responsabilità istituzionale". La nuova legge sul CGIE "dovrebbe istituire un sistema, un criterio di limitazione del modo della composizione degli organismi dirigenti per dare spazio alla minoranza. Sul piano concreto, invece, io penso che si debba aprire una fase costituente nel contesto della quale sciogliere nodi sostanziali, quali la natura e la funzione reale del CGIE, che rapporto debba avere il CGIE con i Comites, che sintesi di problemi deve operare su base nazionale e continentale e che rapporto debba avere con la delegazione parlamentare, inoltre quale sviluppo dare alla conferenza Stato-Regioni e il ruolo da attribuire ai giovani e alle donne".
L’Onorevole Famiano Crucianelli, Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri (DS), chiamato a rappresentare il Governo in Assemblea Plenaria ha parlato di una riforma "da sottoporre alla più ampia consultazione", pur mantenendo "le attuali funzioni del Consiglio, in particolare quella consultiva e quella di rappresentanza delle collettività nei confronti delle amministrazioni italiane. Mentre la rappresentanza politica è appannaggio dei parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero".
Secondo Elio Carozza: "è il momento di ripensare i ruoli, le finalità e riorganizzare la rappresentanza degli Italiani all’estero la riforma deve rispondere alla nuova realtà considerata la rappresentanza parlamentare. Perciò forte e incisivo dovrà essere il lavoro dei Comites e del CGIE, il cui rapporto reciproco deve essere più stretto e partceipato".Una nuova fase da vivere e portare avanti secondo il Segretario, "in maniera unitaria".
Juan Garbarino su come riformare il CGIE ha le idee chiare: "la riforma deve ridurre la forza dei partiti e creare una situazione tale per cui le nuove generazioni entrino in forza nel CGIE".

"Forse si doveva toccare il fondo per sperare in un rilancio" dicono in questi giorni coloro che con "ostinazione" vogliono continuare a credere in questa istituzione.

 

 

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