2515 IMMIGRAZIONE:La nuova legge deve partire dalle realtà locali.

20061208 16:38:00 webmaster

Modalità dei flussi di ingresso da ridefinire

Prosegue il viaggio-inchiesta del Ministro Ferrero. Lotta alla clandestinità, allo sfruttamento e al lavoro nero per un nuovo modello d’inclusione. I consolati come ”filtro per chi fa richiesta di entrare”

L’AQUILA – Affrontare, in termini culturali e strutturali, il tema dell’immigrazione perchè da emergenza venga vissuto e sviluppato come una risorsa che possa contribuire a far crescere il Paese. Questa la ‘mission’ che si propone di raggiungere il viaggio attraverso l’Italia dell’immigrazione avviato dal ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero e del sottosegretario Cristina De Luca, che ieri, in Abruzzo, ha registrato la sua quinta tappa.

La delegazione ministeriale ha incontrato all’Aquila, presso la sede del Consiglio Regionale, Elisabetta Mura assessore regionale alle Politiche sociali e gli assessori Mazzocca, Fabbiani e Srour, i rappresentanti delle quattro prefetture abruzzesi (che hanno presentato un dossier sull’immigrazione in Abruzzo), nonché i rappresentanti della Caritas, delle associazioni iscritte all’albo regionale degli immigrati, dell’associazione "On the road" di Martinsicuro, di AnciI e Upa, delle organizzazioni sindacali e di quelle datoriali.

"La nuova legge sull’immigrazione – ha spiegato lo stesso Ferrero – deve partire dalle esperienze concrete vissute dalla singole realtà regionali e non da una normativa di livello nazionale fortemente astratta, ma da un confronto che sviluppi la discussione sul tema della immigrazione e che parta dai problemi reali vissuti". Uno delle questioni importanti sulla futura regolamentazione del fenomeno migratorio è relativa al numero di persone e alle modalità di accoglienza. "Il primo punto da modificare – aggiunge il ministro – è la modalità dei flussi di ingresso che con le attuali leggi produce il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Dare 170mila permessi e poi ricevere 500mila domande, non è uno strumento giusto di regolamentazione dei flussi. Per questo è importante creare una modalità flessibile in modo da evitare che le persone arrivino in Italia in modo irregolare diventando vittime e complici delle attività criminose”.

Secondo Ferrero, modificare l’edificio della legge è un punto decisivo, ma non risolve i problemi; importante in questo caso è la modifica dei meccanismi propri del nostro paese. “Abbiamo un sistema consolare basato sull’emigrazione italiana, oggi invece il fenomeno è capovolto e l’Italia è sempre più un luogo di immigrazione. Per questo le sedi all’estero dovrebbero fare da filtro per chi fa richiesta di entrare. E ancora, modificare i meccanismi della legge per cui oggi un datore di lavoro fa a marzo la richiesta di regolamentazione e deve aspettare un anno per i permessi”. Sul secondo punto Ferrero pone come conditio sine qua non l’insegnamento della lingua italiana: “modificare le politiche di accoglienza è un punto centrale e per fare questo bisogna necessariamente puntare sulla diffusione della lingua italiana per evitare formule che richiamino a delle forme di ghettizzazione, modello che non regge sul piano della convivenza civile”. Ma allora come muoversi? Attraverso tre percorsi di inclusione sociale: “riconoscere i diritti civili degli immigrati in cambio del riconoscimento dei principi costituzionali. Diritti sociali per tutti e non solo sul lavoro ma sui servizi come la casa. Infine una legge sul riconoscimento delle fedi religiose. Questo – continua il ministro – porta ad evitare l’integrazione per comunità e l’idea che per essere italiani si deve essere tutti uguali”. “Per riuscire a fare questo – conclude il ministro – bisogna lavorare su più fronti: modificare la legge, ma allo stesso tempo andare avanti con le politiche di inclusione sociale nei territori puntando alla lotta all’immigrazione clandestina, allo sfruttamento, e al lavoro nero, tre elementi di una stessa politica, un altro modello di sviluppo per l’Italia” (lc)

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