2548 Gian Luigi Ferretti: Il CGIE colpito a morte da DS e Margherita

20061212 11:41:00 webmaster

ROMA – Da molte parti mi sono stati fatti complimenti per come ho coordinato il gruppo di centrodestra. Ringrazio, ma non riesco a provare gioia. Da inguaribile romantico ed ingenuo impenitente qual sono, avevo sinceramente creduto possibile un gentleman agreement che avrebbe rilanciato il Cgie come “casa comune”.
Avevo contattato i capi della maggioranza e ci eravamo incontrati in trattoria per un pranzo col baccalà. Da come è finita poi, mi ronza il sospetto che il baccalà forse ero io.

Sento un sapore amaro in bocca e molta tristezza nel cuore. Da oggi non posso più difendere questo Cgie. Non può esserci “casa comune” quando alcuni hanno le chiavi della porta ed altri no, devono citofonare di volta in volta e, quando sono dentro, possono solo dare una mano a riassettare.
Ma non solo per me è stato un Cgie brutto e triste.
Intanto si è riunito in un albergo e non nella sua sede naturale, la sala delle conferenze internazionali alla Farnesina.
Poi del presidente, il Ministro degli Esteri, neppure l’ombra. Da parte sua, il Viceministro Danieli ha fatto una breve comparsa ed è scappato a Buenos Aires per la ormai quinta inaugurazione del Consolato.
Ds e Margherita hanno deciso di occupare senza pietà tutte le cariche del Consiglio. Hanno ignorato le associazioni, che si sono arrabbiate. Domenico Azzia (Unaie) è furioso. Hanno ignorato i loro alleati e l‘onorevole Crema dello Sdi ha proclamato che il coordinamento dell’Unione all’estero non esiste più. Ma soprattutto hanno completamente ignorato i rappresentanti della maggioranza dei connazionali oltre confine che alle elezioni ha dimostrato di essere favorevole alla Casa delle Libertà.
Malgrado il solito strapotere di sindacati e patronati, nel Cgie c’è un’area che va da minimo un terzo a quasi la metà dei Consiglieri che non si riconosce nella disciplina di partito dei Ds e della Margherita.
La politica muscolare di questi due partiti non ci ha concesso nulla, neppure uno dei due posticini di rappresentanti in una commissione ministeriale per la lingua e la cultura.
A tu per tu ti danno ragione, esprimono tutta la loro comprensione, si rammaricano. Insomma prendono per il culo.
Il massimo dell’ipocrisia, o della presa per il culo, lo raggiungono quando promettono di non farlo più e di essere più buoni in futuro. “Tutti insieme discutiamo una riforma che non consenta più questo scempio”. Balle. Abbiamo presentato un ordine del giorno in questo senso e lo hanno bocciato. In sostanza volevano che scrivessimo la prima parte della frase omettendo la seconda. Si sa che è stato uno scempio, ma via non diciamolo! Malafede, doppia, tripla malafede.
Dopo le mie dimissioni dal Comitato di presidenza (irrevocabili, anche se alcuni organi di informazione continuano a citarmi fra i componenti), le stesse persone del centrosinistra che venivano da me, molto addolorate, a pregarmi di ritirale perché sono il più intelligente, il più bravo, il più buono, contemporaneamente agganciavano ora l’uno ora l’altro esponente del centrodestra per convincerlo ad occupare il posto vacante. “Tu sei il più intelligente, il più bravo, il più buono” gli sussurravano nell’orecchio.
Vecchi metodi di vecchi arnesi della politica che non funzionano più. Il centrodestra è compatto, oserei dire granitico e con noi possono risparmiarsi i loro giochetti.
Il loro piano era quello di controllare in maniera totale il Cgie per farne una succursale dell’Unione, uno strumento, pagato dallo Stato, di propaganda in vista delle prossime elezioni all’estero. Solo l’elezione del Vicesegretario per l’America Latina non è andata come, malgrado i loro accordi ingannevoli, avevano tramato. E’ stato eletto un “neutrale”.
Ma, proprio nel momento in cui credevano di esserci riusciti, la nostra reazione forte, decisa, li ha spiazzati. Sappiano che è solo l’inizio. Una promessa o una minaccia? Tutte e due.
Loro si sono assunti la gravissima responsabilità di delegittimare di fatto il Cgie. Un Cgie così non serve ai Comites, non serve alle associazioni, non serve agli italiani all’estero.

(Gian Luigi Ferretti,An)

 

 

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