4169 IMMIGRAZIONE- Milano: La diocesi difende gli immigrati dai sindaci

20080104 11:06:00 redazione-IT

Milano: nell’omelia del cardinale Tettamanzi i temi della casa, della scuola, del lavoro e dell’integrazione. Quadri (Pastorale dei migranti): ”Inviterà tutti, immigrati, parrocchie e società civile ad avere il coraggio di cambiare”

MILANO – Immigrati, parrocchie, società civile: tutti devono avere il coraggio di cambiare. Solo così ci potrà essere vera integrazione. È l’invito che il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo della diocesi di Milano, farà domenica pomeriggio durante l’omelia della messa per l’Epifania (inizio alle ore 17.30; ndr), alla quale parteciperanno circa 8mila immigrati.

"Il Cardinale parlerà di casa, scuola, lavoro e integrazione -spiega don Giancarlo Quadri, responsabile della Pastorale dei migranti della diocesi ambrosiana-. Temi scottanti, che creano molte preoccupazioni agli stranieri".

Il cardinale Tettamanzi farà un discorso generale, senza entrare nel merito delle recenti polemiche fra Comune di Milano e Curia sul divieto per i figli degli immigrati clandestini di frequentare le scuole materne. "Il messaggio che vuole lanciare a tutti è che dobbiamo avere il coraggio di cambiare -aggiunge don Giancarlo Quadri-. L’immigrato non è un pericolo e una minaccia, ma una risorsa. Non si può affrontare il fenomeno dell’immigrazione ricorrendo a slogan o diffondendo false paure: l’ossessione per la sicurezza sta mettendo in secondo piano l’approfondimento culturale dei temi legati all’integrazione". Devono cambiare gli stranieri, per adattarsi al Paese che li ospita. "E devono cambiare anche le parrocchie perché gli immigrati cattolici possano vivere bene la loro fede", sottolinea don Giancarlo Quadri.

Anche se il Cardinale farà un discorso generale, don Giancarlo Quadri, con alle spalle esperienze di missione in Camerun e in Marocco, entra invece nel merito delle scelte politiche che vogliono fare alcuni sindaci dei comuni presenti nella diocesi di Milano (così vasta che comprende anche le province di Lecco, Varese e una parte di quelle di Como e Bergamo; ndr). "Non capisco quei sindaci che si preoccupano di mettere un freno ai matrimoni fra italiani e immigrati irregolari -spiega il sacerdote-. Si tratta di pochi casi e farebbero meglio a occuparsi dell’integrazione di migliaia di stranieri che nel nostro paese conducono una vita onesta e di lavoro". (dp)

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