4188 Perché e da chi è stata uccisa Benazir Bhutto

20080107 12:30:00 redazione-IT

di Amir Madani – Megachip

Benazir (unica, senza eguali) è stata la prima donna ad essere eletta, nel 1988, a soli 35 anni, primo ministro in un paese musulmano. Come ha avuto modo di scrivere sulle pagine del Washington Post – Settembre 2007 -, ha vissuto una vita fuori dal comune. Il governo di suo padre Zulfagar Ali, democraticamente eletto, viene rovesciato a seguito del golpe compiuto dal generale Zia nel 1977.

E’ stato Zia a istituire le temute Isi (Inter Services Intelligence) imponendo al Paese la legge basata sulla sharia. Benazir assiste alla sepoltura del padre impiccato dal generale golpista Zia. Mentre intanto è diventata primo ministro, il fratello Morteza viene assassinato dagli uomini dell’esercito.

Un altro fratello giovane e uno zio sono uccisi in circostanze mai chiarite. Ella stessa viene costretta all’esilio e il marito rimane in carcere per 8 anni senza che nessuna delle accuse mossegli venga mai dimostrata in un tribunale. Benazir è costretta ad allevare i due figli in esilio e a fare la spola tra Londra e gli Emirati Arabi Uniti dove studiano.

La famiglia Bhutto e Benazir in particolar modo, hanno interpretato le speranze di democrazia di un intero popolo preso in ostaggio dagli estremisti di stampo confessionale da un lato e dai generali golpisti dall’altro, che insieme hanno costruito il regno del terrore applicando un rigido controllo che integra sacro e profano in uno stato confessionale nato nel 1947, nelle province islamiche dell’India. In Pakistan, sin dalla nascita, i mullah tradizionalisti della cupola clericale insieme ai generali golpisti, l’espressione della casta feudal – militare, rimangono detentori assoluti del potere. Infatti, se il padre Zulfagar è stato impiccato dal generale Zia, l’assassinio di Benazir, “figlia del destino”, porta la responsabilità del plurigolpista generale Musharraf, personaggio di facciata dei veri detentori del potere, cioè i generali dell’Isi.

Benazir, poco prima di essere assassinata, aveva detto: “sono io il prossimo obiettivo di al-Qaeda”. Ma dopo l’attentato che l’ha accolta al suo rientro dall’ esilio il 18 ottobre scorso, costato la vita a 140 suoi sostenitori, aveva denunciato settori eversivi dei servizi e dell’esercito al comando di Musharraf, facendo anche i nomi. Perciò l’assassinio, anche se è rivendicato apparentemente da al- Qaeda, in realtà è il risultato dell’intesa tra quei settori dell’Isi che dopo aver supportato e usato il fenomeno talebano – partorito dalle dini madrasa (seminari religiosi) di stampo deobandi (che e’ la versione indo-pakistano-afgana del wahabismo saudita) -, convivono e spesso gestiscono l’estremismo confessionale dei talebani e di al-Qaeda. Un estremismo jihadista, proveniente da un vasto bacino mondiale e concentrato in particolar modo nelle zone tribali, che viene utilizzato nella contesa sul Kashmir contro l’India, per riprendere il controllo dell’Afghanistan per mano dei talebani afgani e arrivare all’Asia Centrale. Questo estremismo, come è noto, ha prolungamenti e radici ideologico-finanziarie nel wahabismo saudita, nelle sue ricche case regnanti e negli sceiccati petroliferi arabi (tutti alleati degli Usa) che non avendo una base sociale e gonfi di petroldollari, elargiscono annualmente ingenti somme a favore degli estremismi, sotto varie forme.

Al generale golpista Musharraf che i colleghi più giovani prima o poi, d’intesa con gli estremisti talebani e con al-Qaeda, faranno saltare l’aereo (come hanno fatto con il suo potente predecessore generale Zia), rimane non solo il disonore di aver difeso i militari “onorati” che violentano le donne – vedi il caso del colonnello Hemad e della Dott.ssa Sheyezeh Khaled e di Moktar Mai – ma anche l’immane svergognata di aver ordito o “aver lasciato fare” ai propri generali e agli estremisti talebani/ al-Qaeda, un assassinio annunciato alla luce del sole, per beneficiarne politicamente.

L’”Antigone del Pakistan”, Benazir, era l’espressione delle istanze di democrazia e la speranza dei pakistani per uscire dal sistema basato sul feudal–militar-clericalismo e retto dai generali golpisti gestori del narcotraffico e del materiale nucleare.

Benazir aveva scritto e detto di essere tornata in Pakistan per introdurvi la democrazia in cui credeva e per porre fine al potere tirannico dei generali golpisti e al protagonismo dei partiti religiosi estremisti che nella storia del Paese “non hanno mai hanno superato l’11% dei voti“. Proprio questi poteri che Benazir aveva dichiarato di voler combattere hanno deciso la sua fine. Aveva scritto: accetto la responsabilità di dirigere la lotta per la democrazia”.

Già durante la sua prima presidenza, Benazir aveva assistito al nascere dei talebani afgano-pakistani negli ambienti delle Isi e al formarsi, nel corso della campagna afgana, dell’asse tra le Isi gestite dal generale Hamid Gol, al-Qaeda di Bin Laden e il principe saudita Turki al-Faiysal sotto l’egida della Cia, in chiave antisovietica. Con il Partito del Popolo del Pakistan (il PPP)aveva cercato di ridimensionare il protagonismo di questi poteri forti basandosi sulla natura sostanzialmente moderata dei pakistani, cercando di introdurre le regole democratiche nel paese dal 1988 al 1996, anno in cui le successe Nazaw Sharif della Lega Islamica. Sharif governò fino al 1999, quando un altro golpe portò al potere il generale Parviz Musharraf, l’espressione dell’Isi, sostenuto dall’ala Gha’ed ‘Azam della Lega Islamica.

Le Isi, gestendo la politica e le campagne belliche dei talebani, hanno pianificato anche l’assassinio di Ahmad Shah Massoud, leader dell’alleanza del nord afgana e hanno portato Musharraf al potere per saldare ulteriormente i rapporti con i protagonisti della jihad antisovietica. Secondo le parole di Ostad Davoud, un comandante dell’Alleanza del nord, le Isi, durante la campagna afgana di Bush e l’operazione Enduring Freedom, hanno fatto evacuare soltanto da Mazar Sharif più di 30.000 talebani afgani dando rifugio ai vari mullah (fra i quali Omar). A seguito dell’11 Settembre 2001 e dopo l’alleanza con l’amministrazione Bush in quella che è stata chiamata “guerra contro il terrorismo” Musharraf, al fine di ottenere ingenti aiuti militari, ha fatto capire – attraverso varie campagne nelle zone tribali – di voler tagliare la testa al mostro al-Qaeda/talebani per conservarne il corpo. Nonostante lo spettacolo, nessun esponente di spicco di al-Qaeda è stato catturato (ad eccezione di al-Libi) e il mullah Omar, secondo le parole del presidente afgano, vive tuttora nella città pakistana di Quetta (hamid Karzai intervista con Fareed Zakaria Newsweek 2- Ottobre 2006 ) e Bin Laden è stato ricoverato nell’ospedale di Peshawar prima e dopo l’11 settembre 2001.

Musharraf, essendosi dichiarato formalmente alleato degli americani, ha avuto la licenza di calpestare i principi democratici che hanno spinto gli Usa (così dice Bush), a fare la guerra in Afghanistan e in Iraq. È noto che il dittatore era già alla testa del Pakistan in quel fatidico 11 settembre 2001, e non fu vigile sul comportamento dei servizi segreti interni (Isi) che l’avevano portato al potere. Come abbiamo detto, fu l’Isi che fece assassinare Massoud il 9 settembre. Fu l’Isi che, a quanto risulta inequivocabilmente, mandò 100 mila dollari a Mohammed Atta nei giorni precedenti l’attentato contro le Twin Towers.

Non è un mistero che gli ambienti dell’Isi (che prima dei talebani hanno partorito gruppi dell’estremismo di matrice confessionale come Lashkar Jahangoy, Sepah Sahabbah, Lashkar Mohammad, legati all’irredentismo nel Kashmir) applichino il terrorismo come politica di Stato.

Musharraf soltanto nel 2002 , dopo l’attentato al Parlamento indiano ordito da Tarek Azim (un collaboratore di suo fratello), ha dichiarato formalmente di ripudiare il terrorismo come politica di stato (President General Pervez Musharaf’s Address to the Nation, January 12, 2002.mht). Ma l’estremismo risiede tuttora nel cuore dello Stato pakistano, come hanno dimostrato le vicende della moschea Laal di Islamabad, il vegetare di vari gruppi terroristici di vecchia e recente formazione e il protagonismo dei clericali come il mullah Faiyz e compari, tutti più meno in linea o con credenze affini ai Bin Laden e al-Zawahiri.

Il rientro di Benazir Bhutto era sostenuto dall’Amministrazione Bush che, sotto la pressione dell’opinione pubblica per i fallimenti in Iraq e in Afghanistan, ha chiesto le elezioni in Pakistan cercando in qualche modo di mollare lo scomodo e impresentabile alleato senza irritare gli ingombranti generali pakistani che, poggiandosi sull’atomica, si muovono in autonomia ricattando la stessa Amministrazione con la minaccia di liberare gli estremisti che gestiscono. I generali hanno captato il messaggio e hanno messo le mani avanti. Hanno prima avallato il golpe di Musharraf facendolo eleggere da un Parlamento eletto pro forma e in seguito, tradendo la stessa costituzione e facendo legittimare la sua nomina da una corte suprema presieduta dal giudice fantoccio Ghayyumi, sono arrivati a loro volta a mandare un chiaro segnale a Washington: accettiamo i vostri ingenti aiuti ma ci muoviamo in piena autonomia; accettate questa logica altrimenti scateniamo gli estremisti che potrebbero impossessarsi dell’arma atomica del nostro arsenale.

Il Pakistan (terra della purezza), per opera dei generali gestori del traffico del materiale nucleare , degli integralisti e del narcotraffico, si sta trasformando nel Paese che potrebbe scatenare una guerra termonucleare causata dagli integralisti talebani e dai loro consociati di al-Qaeda.

Gli Usa dietro le quinte, l’Inghilterra come ex potenza coloniale e stretta alleata di Washington ai margini, i generali pakistani come detentori sommi del potere, i clericali come catalizzatori dei jihadisti globali e “educatori” che sfornano ogni anno più di 3000 terroristi-contrabbandieri chiamati taleban (= seminaristi religiosi), continuano a decidere i destini nostri ( alcuni degli attentatori della metropolitana di Londra erano provenienti dalle scuole del Pakistan) e di un popolo di antiche tradizioni che sembra, dopo quello afgano, la vittima sacrificale.

(In uscita sul prossimo numero del mensile Aprile)

www.megachip.info

 

 

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