4163 GOVERNO: Si sfila anche Pallaro. Violante a Dini: guarda i risultati

20071227 10:19:00 redazione-IT

[b]Marcella Ciarnelli (da l’Unità)

Anche il senatore argentino Luigi Pallaro prende le distanze dal governo che pure, finora, ha contribuito a tenere in piedi. Peraltro divertendosi «un sacco» a fare «l´ago della bilancia». Ma ora ci vuole un cambiamento. «A Palazzo Chigi sarebbe bene che tornasse Berlusconi» dice in un´intervista a Libero. «Io e lui abbiamo un´ottima amicizia, siamo in sintonia. Ma partiamo da un principio: a me non ha mai fatto nessuna offerta» precisa il senatore, il cui nome ricorre tra quelli che sarebbero stati "corteggiati" dal Cavaliere nel tentativo, non riuscito, di dare la spallata al governo Prodi.
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La posizione presa da Pallaro si va ad aggiungere a quella di Lamberto Dini che ancora una volta, sul Corriere della Sera, ha provveduto a spiegare il perché della sua decisione di non appoggiare più Prodi da ora in poi. «Può un governo senza una maggioranza in Senato, attraversato da conflitti e visioni opposte non solo in materia di politica economica e sociale, reggere alle sfide che stanno di fronte al Paese? La risposta mia e dei Liberaldemocratici non può che essere negativa». Quindi bisogna cambiare. «Solo un esecutivo di larghe intese, che nasca anche sulla base di un contributo delle componenti migliori del mondo intellettuale, economico e sociale, coinvolte nello sforzo di risanamento del Paese può rispondere alle vere sfide che ha di fronte».

Un governo di transizione, dunque. Questa la soluzione Dini. Luciano Violante, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, invita Dini a guardare agli obbiettivi raggiunti. «Più si guarda ad essi, più si consolida la coalizione. È su questo terreno che bisogna operare per rilanciare la maggioranza, perché non si può ridurre tutto ad una mera questione di numeri». Per il ministro Clemente Mastella «non c´è spazio per l´ipotesi di un esecutivo di larghe intese. Si può modificare la legge elettorale, anche questo Parlamento può farlo, e si va al voto a primavera inoltrata. Questo sarebbe l´unico dato di correttezza, l´unico percorso lineare». L´ipotesi di un governo istituzionale non piace al segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto. Ed un altro no alla proposta Dini arriva dal capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli: «O si finisce la legislatura con Prodi o si va al voto». Mentre Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato, invita il leader dei liberaldemocratici ad «uscire dall´ambiguità» e a dire con chiarezza «se vuole verificare la possibilità di ricontrattare un programma comune o se invece va solo in cerca di scuse». Contro i professionisti dello «smarcamento» si è dichiarato Franco Monaco. Dall´altra parte grande interesse per la proposta è stato espresso da Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, ma non dal leghista Roberto Calderoli che è per le elezioni prima dell´estate. Governo istituzionale sì per l´Udc Cesa in modo da poter fare le riforme, poi voto.

La questione è politica oltre che di numeri. A dare una mano al governo Prodi, su quest´ultimo punto, potrebbe arrivare la decisione della Giunta per le elezioni del Senato che assegnando gli otto seggi in discussione, farebbe aumentare il numero dei senatori pro governo. Ma bisognerà aspettare la fine di gennaio.

 

 

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