4215 Brasile e Europa mai così vicini

20080112 23:20:00 redazione-IT

Analisi e bilancio della cooperazione tra Vecchio continente e Gigante sudamericano al termine di un anno intenso. Un rapporto che riscopre antiche radici, ma anche orizzonti di nuove partership.

L’anno che si è appena concluso non è stato affatto interlocutorio nei rapporti tra Europa e Brasile. Al contrario, senza tema di smentita, da un osservatorio in fondo privilegiato come quello di Bruxelles sede di EuBrasil, l’associazione europea e brasiliana che si propone di ampliare i vincoli economici, istituzionali e culturali tra Europa e Brasile, sarei propenso a giudicare i mesi trascorsi, in particolare l’ultimo semestre del 2007, decisivi per consolidamento delle relazioni e degli scambi tra due partner.

Il Brasile e l’Europa, è superfluo ricordarlo, sono due attori che si conoscono bene: le radici comuni – non fosse altro per le storie di formazione e le migrazioni che le hanno attraversate – sono e restano molto profonde; tuttavia sono attori che hanno sempre avuto, almeno nel corso di decenni, un rapporto più empatico ed estemporaneo che solido e strutturato. Come se quelle radici comuni insomma avessero generato in realtà due alberi diversi e non un unico fusto.

Devo dire che lo scenario attuale molto favorevole non era prevedibile, almeno con queste caratteristiche, nel 2005, quando da una idea dell’allora presidente della Commissione Mercosul del Parlamento europeo, l’attuale ministro degli Esteri italiano e presidente onorario di EuBrasil, Massimo D’Alema, decidemmo di fondare una associazione che avesse come requisiti quello di creare un dialogo privilegiato tra Europa e Brasile, dal forte passato comune ma che al momento ci parevano impegnati su rotte distanti e divergenti gli uni dagli altri. Cosa abbia contribuito a determinare questo nuovo scenario è presto detto: sono maturati alcuni processi di lungo periodo che inducono all’ottimismo chi creda, come noi, che Brasile e Europa proprio in virtù delle loro complementarietà storiche possano stringere ora nuove e molto più forti alleanze e sinergie e, soprattutto, che questa è una congiuntura del tutto favorevole. Non dimentichiamo poi che in termini di interscambio gli investitori europei totalizzano oltre il 50 per cento degli investimenti che si realizzano in Brasile. Ma il salto in sé non è sufficiente a spiegare il nuovo vento che soffia sui rapporti tra le due parti. Si tratta di un cambiamento che ha investito entrambi i partner.

Dalla parte brasiliana, il secondo mandato del governo Lula ha coinciso con un cambiamento di rotta sostanziale: l’attenzione del governo dopo un quadriennio votato al risanamento dei conti e al rafforzamento della stabilità monetaria si è spostata verso la definizione di un ciclo di crescita sostenibile nel quale il Paese potesse cogliere l’opportunità di combinare la crescita economica con lo sviluppo sociale. Il tratto saliente infatti dell’ormai famoso – fortunatamente – Pac, il Piano di accelerazione della crescita varato nel gennaio 2007, non è soltanto quello di dare vita a un massiccio programma di investimenti votati alla modernizzazione delle infrastrutture nazionali ormai obsolete. Ma l’idea decisamente nuova rispetto anche ai precedenti programmi di modernizzazione del Paese (avvenuti spesso in contesti di autoritarismo politico) è stata quella di combinare crescita economica e sviluppo sociale, di rendere insomma gli investimenti nel campo delle infrastrutture – con lo stato a svolgere il ruolo di decisore fondamentale in un quadro di internazionalizzazione che sembrava non lasciargli troppi margini per propositi così ambiziosi – non solo una occasione di modernizzazione delle eccellenze economiche, ma anche di effettiva inclusione sociale, fuori o oltre le consuete retoriche integrazioniste. Uno dei concetti chiave del Pac, non a caso, è proprio quello di infrastruttura sociale, che si iscrive nella direzione summenzionata di riduzione di una forbice sociale che avrebbe comunque sempre tarpato le ali alle aspirazioni di crescita accelerata, quanto meno comparabile agli altri Bric, del Paese.

Questo movimento economico che ha permesso al Brasile di chiudere il 2007 con un tasso di crescita sopra il 5 per cento e con una inflazione comunque sotto controllo al 4,3 per cento, si combina poi con un movimento di riposizionamento geopolitico che il Brasile ha realizzato nel corso degli ultimi anni grazie a una attenta ridefinizione delle sue alleanze strategiche. Gli architetti di questo nuovo scenario, dal presidente Lula al cancelliere Celso Amorim, al consigliere speciale della presidenza, Marco Aurélio Garcia, hanno giocato su più piani la carta di un multilateralismo eccentrico rispetto alla tradizione americanistica che ha spinto il Brasile innanzitutto a rinsaldare la sua posizione di potenza regionale non tanto dell’America Latina, quanto del Sud America (e la differenza geopolitica, si badi, non è nominalistica ma di sostanza, soprattutto nello spazio americano) in una fase in cui gli interessi Usa guardavano in realtà altrove. E nel rilancio di un protagonismo internazionale, ribadito in contesti specifici come i negoziati del Doha Round alla guida dei G-22 e, sul piano diplomatico, segnato da aperture decise e in parte inattese, come con l’Africa per esempio, o con Cina, Sud Africa, India, ma anche col filo verde dei biocarburanti con gli stessi Usa senza complessi subalterni, in un momento in cui ancora non si è risolto l’impasse del Mercosul era evidente che l’avvicinamento del Brasile alla Europa avrebbe conosciuto una nuova stagione di forte ripresa del dialogo bilaterale.

Dalla parte europea va riconosciuto il merito di avere per tempo inteso il movimento in corso del Brasile e di averlo saputo adeguatamente valorizzare. Non è un caso che Paesi europei con una forte spinta attrattiva verso il Brasile, come la Spagna che mette in campo alcuni dei migliori investitori europei in Brasile (come Telefonica, Santander) o l’Italia che per esempio nella visita di stato del presidente Romano Prodi tenutasi nel marzo scorso aveva già colto, grazie anche al dinamismo del sottosegretario Donato Di Santo con la responsabilità per l’America latina, l’importanza del sostegno al Pac nelle politiche di cooperazione economica bilaterale, abbiano nel corso del 2007 rinsaldato ancora di più i loro legami politici, economici e istituzionali con il Brasile.
Massimo D’Alema e Luigi Gambardella, rispettivamente presidente onorario e presidente di Eubrasil

Massimo D’Alema e Luigi Gambardella, rispettivamente presidente onorario e presidente di Eubrasil

Vorrei però sottolineare due eventi di orizzonte europeo che si sono realizzati nel corso dell’anno e che segnano un cambio di passo nei rapporti bilaterali tra Europa e Brasile. Il primo, assai rilevante per sostanziare rapporti bilaterali più consistenti tra le parti, è l`approvazione a maggio di un Country paper da parte della Commissione europea che stanzia per i prossimi sette anni circa 60 milioni di euro per iniziative di cooperazione bilaterale. Il secondo è la sottoscrizione nel luglio scorso a Lisbona del partenariato strategico della Ue con il Brasile che comporta immediatamente un terreno privilegiato di dialogo e di concorso alla definizione di strategie comuni. Occorre dire che il clima più favorevole alla maturazione di tali processi è venuto senz’altro anche dal semestre di presidenza europeo del Portogallo che ha creato condizioni – non solo linguistiche – ottimali per la conclusione degli accordi.

Noi di EuBrasil abbiamo avuto la netta impressione di questo rafforzamento inedito dei rapporti istituzionali quando nel luglio scorso abbiamo organizzato a Bruxelles presso il Parlamento europeo il seminario "Brasil e Europa: fronteiras do futuro" al quale hanno partecipato il presidente Lula, accompagnato da ministri Dilma Rousseff e Miguel Jorge, il ministro D’Alema, Roberto Vecchi vicepresidente di Eubrasil e professore dell`Universita`di Bologna, una folta schiera di investitori europei e brasiliani oltre ai rappresentanti del Parlamento europeo. Il momento era quello della esposizione massima del tema dei biocombustibili, ma ciò che è importante sottolineare è che l’occasione ha mostrato la potenzialità che la cooperazione bilaterale tra Europa e Brasile può produrre in termini non solo economici, ma anche di collaborazione istituzionale e politica nonché di interscambio culturale. EuBrasil, che nell’occasione ha avuto il privilegio di conferire al presidente Lula la presidenza onoraria della associazione, accanto a quella fondatrice di Massimo D’Alema, ha svolto nei mesi successivi un intenso lavoro di consolidamento del dialogo, partecipando agli incontri settoriali e istituzionali a Bruxelles e a Brasilia che stanno stabilendo basi nuove di collaborazione e di formulazione di programmi comuni.

Quello che possiamo dire al varco dell’anno che è sempre un tempo di auspici e di proiezioni è che l’Europa oggi ha tutte le carte per diventare un vero partner strategico del Brasile, non solo su un piano formale ma sul piano della sostanza economica ed istituzionale. Ci sono però spinte negative che arrivano da arroccamenti di interessi particolari che in alcune occasioni nuocciono alla apertura di un vero dialogo, come per esempio le recenti norme restrittive approvate dalla Commissione europea sulla importazione delle carni dal Brasile, uno dei principali esportatori mondiali di carni bovine di qualità. Oppure le campagne intorno ai biocarburati che se da una parte elogiano la qualità della ricerca e della produzioni brasiliane, dall’altra paventano minacce di forte impatto ambientale o di concorrenza sulle produzioni alimentari delle coltivazioni vocate alla produzione di biomasse per i settori energetici.

Qui, come in molti altri contesti che riguardano un rapporto in forte ripesa ma che ancora sconta un deficit di conoscenza reciproca, EuBrasil sostiene alcune forti iniziative che intendono colmare i vuoti che ancora esistono e rendere così più fluidi e funzionali i rapporti tra Brasile ed Europa. Da una parte EuBrasil è impegnata a promuovere al meglio la conoscenza del Brasile in Europa e, dell`Europa in Brasile anche sostenendo l’attuazione del Country paper che prevede per questo fine misure specifiche. Progetti come il monitoraggio e la divulgazione degli scambi tra Europa e Brasile, di costruzione di un portale informativo ad hoc, di vaste campagne di seminari settoriali e generali sui ruoli e le potenzialità dell`Europa nel rapporto col partner latinoamericano, così come il consolidamento delle reti accademiche in particolare proiettate alla diffusione della conoscenza della Europa, sono tra gli obiettivi che l’associazione si propone di realizzare in tempi brevi. Così come il seminario sulle telecomunicazioni nella prospettiva del Pac è in fase di programmazione per i prossimi mesi a Brasilia rappresenta non un evento in sé, ma un modo più puntuale di costruire occasioni effettive di confronto e dialogo paritetici su temi cruciali quali il processo di revisione del quadro regolamentare in Europa ed in Brasile, lo sviluppo delle nuove reti, la convergenza dei servizi e il digital divide, un contributo dunque per leggere anche la specificità di un settore nel quadro più ampio di un contesto qualitativamente alto di interventi che intersecano economia e coesione sociale.

Sono questi alcuni esempi del contributo che EuBrasil vuole dare a questo nuovo quadro di relazioni eurobrasiliane. I lettori di Musibrasil peraltro saranno tra i primi a conoscere gli sviluppi di questi progetti e i molti altri che ne seguiranno, proprio perché intendiamo mantenere con la rivista on line sul Brasile – che riteniamo sia uno strumento di conoscenza essenziale del Brasile in Italia, con una capacità e puntualità di aggiornamento straordinarie, un intenso rapporto di dialogo e collaborazione. Per un Brasile sempre più vicino a noi, insomma, una frontiera prossima e non remota che ci piace possa essere oltrepassata sempre di più e nelle due direzioni.

L’autore è presidente di EuBrasil
presidencia@eubrasil.eu

www.musibrasil.net

 

 

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