4203 Oltre la crisi: il lavoro di ISCOS in Pakistan

20080109 12:40:00 redazione-IT

Sette anni fa ISCOS apriva il suo primo ufficio in Pakistan nella città di Peshawar, capitale della North West Frontier Province (NWFP), la provincia pakistana che confina direttamente con le Aree Tribali e con l’Afghanistan. L’inizio delle attività di ISCOS in Pakistan segue immediatamente la fine della “guerra al terrore” condotta dagli USA contro il regime dei Talebani. L’NWFP diviene teatro di uno storico afflusso di rifugiati afgani: tutt’oggi il Pakistan ne ospita più di 3 milioni, 2 milioni dei quali vivono nell’NWFP. Quella dei rifugiati è stata la prima emergenza che ISCOS ha affrontato in Pakistan, ma ne sono seguite altre.

Gli scontri nelle aree tribali come il Bajaur e il Waziristan, tra il governo federale e i gruppi filo-talebani fuggiti ai bombardamenti americani e insediatisi nella regione a ridosso del più permeabile confine con l’Afghanistan. Poi il terremoto dell’ottobre 2005 che ha colpito duramente il distretto di Mansehra, nell’NWFP.
In queste zone, tanto nelle aree tribali come nel distretto di Mansehra, le attività di ISCOS sono sempre andate avanti anche nei momenti di maggiore tensione e pericolo. Attualmente nella Kurram Agency è in corso un progetto di sostegno alle cooperative agricole e di promozione di dialogo comunitario, mentre nel distretto di Mansehra, nei pressi del villaggio di Balakot, si stanno ultimando le costruzioni di 7 scuole primarie distrutte dal terremoto. Nel resto del paese sono in corso attività per la lotta al lavoro minorile, la promozione e la difesa dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici.
Il contesto in cui gli operatori e le operatrici di ISCOS continuano a lavorare però si è ulteriormente deteriorato negli ultimi mesi. Agli inizi del Novembre 2007, il Presidente, Generale Pervez Musharraf, ha annunciato la sospensione della Costituzione: la campagna portata avanti dagli avvocati di tutto il paese contro il comando militare e la degenerazione delle rivolte degli attivisti filo-talebani mettono alle strette il Generale Musharraf. Per un organizzazione come ISCOS che si occupa della difesa dei diritti fondamentali delle persone e dei lavoratori la sospensione della Costituzione è un atto che desta molte preoccupazioni. Non tarda a giungere l’appello del principale partner di ISCOS nel paese, ovvero il sindacato pakistano (Pakistan Workers Federation), per richiedere la revoca dello stato d’emergenza e garantire le libertà civili, tra cui la libertà di assemblea, la libertà di associazione e di formare sindacati, la libertà di parola e di espressione.
Trascorre oltre un mese prima che il Generale dichiari sospeso lo Stato d’Emergenza e ristabilisca la Costituzione; ma pochi giorni dopo il proclama del Generale Musharraf, il paese deve affrontare una nuova crisi: al termine di un comizio elettorale la ex Premier, Benazir Bhutto, viene uccisa. Esponenti del Partito Popolare di cui era Presidente la Bhutto si riversano nelle strade delle maggiori città del paese per manifestare contro il Governo. Gli scontri tra manifestanti e polizia sono duri.
Sembra che il paese sia improvvisamente piombato in uno “stato di guerra” nel quale la già fragile democrazia è la prima fra le vittime.
L’emergenza in Pakistan assume sempre più i tratti di una crisi profonda. E il nostro lavoro continua con sempre maggior impegno.

Valeria Patruno,
Responsabile Iscos per l’Asia

 

 

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