4260 Regole PD Mondo: affermato il principio della circoscrizione estero come realta' territoriale

20080122 16:36:00 redazione-IT

Si chiamerà, almeno per ora, “circoscrizione estero”. Dovrà avere garantita “la massima autonomia politica possibile e la massima rappresentanza possibile negli organismi nazionali”, proprio come previsto dalla bozza Vassallo per le Regioni, ma anche quelle “risorse minime per un’attività politica credibile”, basata non solo sul metodo dell’autofinanziamento che sarà valido proprio per le segreterie regionali.

Alla fine, nell’incontro della Festa sulla Neve di Moena, in Trentino, e in vista del termine del mandato delle Commissioni nazionali previsto per il 2 febbraio, tra i delegati del Partito democratico per l’estero la spunta la "mediazione Marino", che ritocca gli articoli 10 e 11 della bozza redatta dalla Commissione Statuto lo scorso 9 gennaio.

In particolare, nel comma 2 dell’articolo relativo alle organizzazioni all’estero del Pd, viene aggiunto ad esse il compito di "regolare i rapporti con gli altri partiti nazionali", mentre nel comma 3 il regolamento cui si faceva riferimento diventa un vero "Statuto" approvato dall’Assemblea. Ma il nodo di discussione più atteso della giornata era senza dubbio un altro: sotto quale forma riconoscere in sede statutaria le organizzazioni del Pd all’estero? Questione non da poco, perchè pregna di conseguenze tanto dal punto di vista finanziario che da quello del peso politico. Le posizioni di partenza non erano molto vicine tra di loro, ma alla fine l’intesa si è trovata comunque.

Si partiva da una visione condivisa di base, quella che la circoscrizione estera dovrà godere della stessa autonomia prevista per le Regioni. "Perché no, se manda in parlamento 18 deputati, più di alcune regioni?" si chiedeva il viceministro agli Esteri Franco Danieli. Tesi non troppo dissimile quella di Laura Garavini, componente del coordinamento nazionale. “E’ fondamentale non banalizzare l’importanza che l’estero venga equiparato da subito alle altre regioni: questo inserimento nello statuto avrebbe un valore simbolico straordinario: come a dire, ‘noi siamo come gli italiani d’Italia’". Ma sull’apertura di Danieli il responsabile per gli italiani all’estero del Pd, Maurizio Chiocchetti, ha rilanciato forte: estero non come ventunesima regione, ma qualcosa di molto di più. "Eleggiamo 18 parlamentari, è vero, ma contiamo sempre come una piccola regione. Il punto fondamentale non è entrare nel coordinamento nazionale, quello è un contentino, si tratterebbe di un passo troppo piccolo per le nostre possibilità". L’idea di Chiocchetti?: "Rappresentiamo il 3% dell’assemblea costituente, allora dobbiamo chiedere il 3% nel coordinamento". Dunque non uno, ma almeno tre o quattro rappresentanti: in pratica la differenza che passa tra il considerare l’estero come una sola regione, oppure come quattro differenti segreterie continentali. Troppo al ribasso la prima opzione? Troppo ambiziosa l’altra? A far incontrare, per ora, le due parti a metà strada è stata la questione finanziamento: troppo pericoloso, secondo Eugenio Marino, sottomettere le realtà estere al regime dell’autofinanziamento parificandole di fatto alle Regioni: "E’ evidente – ha spiegato il coordinatore del gruppo ristretto di lavoro per lo statuto – che in realtà come quelle dell’America Latina, dell’Australia, del Nord America esiste una grande difficoltà nell’autofinanziamento, quando esso non è del tutto inesistente".

E’ per questo che alla fine sul testo che sarà presentato lunedì a Vassallo comparirà, nell’articolo 11, la definizione di "circoscrizione estero" ("Le Unioni regionali, le Unioni provinciali di Trento e Bolzano e la circoscrizione estero hanno un proprio Statuto che, nel rispetto dei principi fondamentali dello Statuto nazionale, regolamenta l’attività del partito nel loro ambito territoriale"). Resta aperto, in questo modo, il margine di contrattazione sulla rappresentatività e su eventuali forme di finanziamento, anche se c’è chi, come Michele Schiavone (Pd Svizzera) aveva proposto di inserire in Statuto anche una norma che prevedesse la garanzia da parte del governo di uno stanziamento annuo. Qualche perplessità, piuttosto, l’ha destata l’articolo 8 della bozza, che nel comma 3 di fatto esclude dal diritto al voto per l’elezione di segretario e assemblea generale coloro che non abbiano ancora deciso se esercitare la cittadinanza italiana. Un peccato, perchè, come spiegato da Paolo Gianfelici (Pd Germania), "negli ultimi due anni c’è stato un progresso di partecipazione enorme: tra le politiche del 2006 e le primarie del 2007 abbiamo registrato moltissimi voti. Alla base c’è il desiderio di far politica come tutti".

http://www.idemocratici.net/index.php?option=com_content&task=view&id=99&Itemid=1

 

 

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