4259 La crisi dell'Italia nel buio neo-guelfo

20080122 16:32:00 redazione-IT

L’Udeur lascia la maggioranza. Mastella: "L’esperienza di questo centrosinistra è finita". Si scivola verso la crisi di governo. Mastella ha spiegato che ora lavorerà per il voto anticipato.
Non occorreva essere indovini per intuire che la crisi era alle porte. Certo, tutte le persone di buon senso speravano di salvare la legislatura per rimettere in moto il motore imballato dell’Italia. Ma lo tsunami che ha investito il povero Prodi, prima con l’emergenza dei rifiuti a Napoli, poi le dimissioni di Mastella e infine il conflitto col Vaticano, non lasciava intravvedere molte altre vie d’uscita a meno di un miracolo. Merce assai rara in verità a dispetto delle apparenze.

Eppure le condizioni per risollevare il Paese dopo la depressione dell’era berlusconiana c’erano, e c’erano tutte, se solo l’esecutivo avesse potuto disporre al Senato della maggioranza che la legge elettorale in vigore e unanimamente considerata una "porcata" gli ha invece sottratto. Ogni votazione era sul filo del rasoio, ma l’anomalia non ha impedito al governo di centrare comunque alcuni risultati significativi. In quest’ottica il risanamento dei conti pubblici e il contratto che chiude la vertenza con i metalmeccanici sono stati il segnale concreto di una promettente inversione di tendenza che puo’ consentire alle categorie piu’ esposte di tirare il fiato. Ora pero’ il margine d’azione si è drammaticamente ristretto. La brusca frenata imposta all’attività governativa è un duro colpo per tutto il paese; un doloroso passo indietro dalle conseguenze incalcolabili, frutto della scelta irresponsabile di chi ha tradito il patto con gli elettori.

In preghiera a piazza San Pietro domenica scorsa l’ex guardasigilli on. Mastella (qui nell’immagine mentre partecipa a un varietà di Mediaset) ha maturato l’intimo convincimento che fosse necessario far saltare il governo Prodi.
Adesso, col senno di poi , è facile dire che mai si doveva imbarcare nella maggioranza un personaggio volubile e inaffidabile come Mastella, lontano dagli ideali della sinistra quanto la terra dal sole e ormai pronto a ricevere l’abbraccio del Cavaliere nel partito degli indagati. La sua presenza, sempre ondivaga e un tantino ambigua, ha sicuramente contribuito a fiaccare fin dai primi passi l’eterogenea coalizione del Professore. Ma vai a saperlo. Per governare ci vogliono anche i numeri che si vanno a prendere dove ci sono. Questa è la politica, bellezza!
Ergo: siamo agli sgoccioli dell’esperienza di questo governo di centro-sinistra? Non cercate la risposta nella sfera di cristallo. Non la troverete. La storia repubblicana non è nuova ai colpi di scena e piu’ di una volta la classe dirigente è riuscita ad afferrare per i capelli, ed a salvare in extremis, una situazione che pareva fatalmente compromessa. Ma non sempre funziona. Il quadro questa volta è fosco, molto piu’ fosco a causa di svariati fattori concomitanti di non facile lettura.
Un primo dato di maggiore instabilità rispetto a prima è la disgraziata coincidenza con il lunedi nerissimo delle borse che ha
segnato il tonfo del rapace neoliberismo caro alla destra. La fibrillazione del mercato azionario concorre a ingigantire la sfiducia
dell’opinione pubblica, ormai persuasa che nessuno dei tanti problemi che assillano il Paese verrà risolto in modo duraturo. A rendere il clima ancora piu’ depresso c’è poi il lavoro a tenaglia che vede le autorità ecclesiastiche e l’opposizione di destra intente a tessere nuove alleanze per spostare il baricentro del potere su posizioni piu’ vicine alle indicazioni della Santa Sede. E’ un fenomeno di portata inaudita, uscito dalle nebbie del passato. Esso ripropone ingerenze d’altri tempi, che si pensavano definitivamente archiviate, quando le eminenze e le eccellenze si spartivano tra di loro incarichi, poltrone e prebende a seconda del fabbisogno elettorale.
Ma non è tutto. Un segnale ulteriore degli strani maneggi che stanno influenzando il calendario politico è la perfetta sintonia tra la scelta di Mastella e l’offensiva dei cardinali Ruini e Bagnasco che parlano dell’Italia come di un paese a pezzi, un paese sfilacciato.In quest’ordine di idee, l’imponente manifestazione a sostegno del Papa assume ora, nella nuova costellazione, tutte le caratteristiche di una prova di forza, di un braccio di ferro orchestrato dai guelfi del duemila.
Tutto questo non puo’ certo lasciare indifferenti chi postula l’esigenza di rapporti storicamente e culturalmente rispettosi ma ben distinti tra Stato e Chiesa. Il patrimonio laico ricevuto in eredità dalla tradizione illuminista non è ancora in pericolo, ma di questo passo, a ogni nuovo colpo di piccone, la sua difesa diventa sempre piu’ ardua. Vengono i sudori freddi solo a pensarci.

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