4312 Quirinale, scioglimento delle Camere

20080205 22:55:00 redazione-IT

Il capo dello Stato convoca i presidenti delle Camere. L’annuncio, nel primo pomeriggio, era dato per scontato. Così come appare scontato l’esito della convocazione: lo scioglimento di entrambi i rami del Parlamento. Anche se Costituzione alla mano potrebbe anche sciogliere solamente il Senato, dove il governo di Romano Prodi non ha trovato la fidicia lo scorso 24 gennaio. Alla Camera Prodi ha sempre avuto una solida maggioranza. Ma poi, dopo le elezioni di nuovi senatori con la stessa legge "Porcellum", si rischierebbe di riavere una situazione analoga di ingovernabilità. Il problema del Senato del resto c’è in ogni caso, essendo fallito il tentativo affidato al presidente del Senato Marini di formare un governo funzionale a cambiare le regole del voto.

Altra possibilità sulla carta: Napolitano potrebbe decidere di far celebrare prima il referendum e solo dopo le consultazioni politiche, come gli hanno chiesto i leader del comitato promotore Giovanni Guzzetta, Mario Segni e Natale D’Amico.

Il referendum – che il Consiglio dei ministri riunito lunedì a Palazzo Chigi ha indetto per il 18 maggio- se raggiungesse il quorum e con una maggioranza di sì andrebbe infatti ad abrogare soltanto pochi articoli della legge elettorale attuale e non l’intero impianto della legge. Cosicché sarebbe possibile andare al voto con la legge "amputata" e dunque stravolta dalla sforbiciata referendaria.

Di fatto si voterebbe con un sistema del tutto differente: i due quesiti infatti si propongono di eliminare l’apparentamento "coatto" tra liste, unite più che altro dallo scopo di potersi spartire poi il premio di maggioranza assegnato alla coalizione vincente. Nel caso i referendari vincessero infatti – primi due quesiti ammessi -il premio andrebbe alla singola lista che ha ottenuto più voti. In questo modo si privilegerebbe, per espresso volere dei proponenti, il bipartitismo. Mentre il terzo quesito eliminerebbe la possibilità di avere lo stesso capolista, generalmente il leader, in diverse circoscrizioni. Un mezzo utilizzato come fattore d’attrazione per poi lasciare i posti non utilizzati a personaggi sconosciuti e non sufficientemente votati. Praticamente un escamotage di inganno dichiarato all’elettore.

Se invece di scegliere per il referendum, Napolitano opterà – come si pensa – per lo scioglimento delle Camere, la consultazione popolare attorno ai tre questiti slitterà al 2009, in base a una legge che stabilisce i tempi in caso di voto anticipato. In buona sostanza uno slittamento all’anno di mai, perché è molto probabile che prima del 2009 sarà approvata una nuova legge dal nuovo Parlamento.

Cosa sceglierà l’inquilino del Quirinale tra queste varie opzioni, più o meno quotate dagli analisti, si saprà solo mercoledì con certezza. Intorno alle dodici è atteso l’annuncio.

Intanto Napolitano martedì ha visto di nuovo Marini e Bertinotti. Una mezz’ora di colloquio per ciascuno al Quirinale, al termine dei quali nessuno dei due presidenti ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.

www.unita.it

 

 

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