4320 SINISTRA ARCOBALENO: G. BOZZOLINI (COORD. EUROPEO PRC) LINEA UNITARIA SULLE RIFORME PER L' ESTERO

20080206 13:42:00 redazione-IT

DALLA SINISTRA ARCOBALENO:-G. BOZZOLINI (COORD. EUROPEO PRC) LINEA UNITARIA SULLE RIFORME PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO (Intervista rilasciata ad ITALIAN NETWORK)

Nei giorni scorsi si sono riuniti a Bruxelles i direttivi europei del PdCI (Partito dei Comunisti Italiani), PRC-SE (del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea) e della SD (Movimento Sinistra Democratica) dopo mesi di lavoro unitario a Bruxelles, Colonia, Zurigo, Praga, e nei Paesi dove maggiormente sono presenti e attive le comunità italiane in Europa.

Nel corso dell’inconto è stato deciso di procedere unitariamente a favore dei concittadini italiani all’estero su una serie di temi d’interesse comune", sui quali abbiamo intervistato Guglielmo Bozzolini, membro del Coordinamento Europeo del Partito della Rifondazione Comunista.

1- D.- Si parla da tempo di una riforma della rappresentanza- sono state presentate proposte, dallo stesso CGIE- qual’e’ il vosto indirizzo unitario in materia ?

BOZZOLINI: "L’introduzione del voto all’estero ha, o almeno dovrebbe, aver risolto il problema della rappresentanza politica delle collettività italiane all’estero. Questa innovazione costringe a ripensare completamente il ruolo del CGIE, che non può essere solo quello di anticamera del parlamento o di gradino intermedio della carriera politica. Se si accondiscendesse a questa tendenza, emersa con sempre maggiore evidenza dopo le ultime elezioni, ci troveremmo nella situazione in cui da un lato rimarrebbe irrisolto, ad esempio, il problema della rappresentanza “sociale” delle collettività italiane, ovvero della vasta rete di organizzazioni associative, sindacali, di volontariato, ecc., che l’emigrazione italiana ha creato nel tempo; dall’altro si consoliderebbe ulteriormente un piccolo ceto politico auto referenziale abbastanza avulso dalla realtà della stragrande maggioranza dei cittadini residenti all’estero.

E’ quindi necessario rivedere compiti, funzioni e composizione del CGIE alla luce dell’introduzione del diritto di voto attivo e passivo, ed è necessario farlo non tenendo solo in considerazione gli interessi di chi già siede nell’organismo e lo vuole utilizzare come trampolino per la sua carriera politica.

Analogamente vanno riformati anche i Comites, partendo però da una constatazione diversa: la non chiarezza dei loro compiti da un lato, la carenza di risorse per il loro funzionamento dall’altro, fanno sì che spesso non riescano a ricoprire fino in fondo la funzione di strumento democratico di base per cui sono nati. Il rilancio dei Comites deve quindi partire ridando centralità alla loro funzione democratica di organo di rappresentanza, con una chiara divisione di compiti rispetto all’amministrazione. "

2 – D.- L’integrazione delle comunita’ italiane di vecchia data all’estero e l’apertura della collaborazione con Paesi fino a ieri impenetrabili agli interessi dell’Italia induce il MAE ad una redistribuzione delle sue forze per una tutela delle comunità italiane all’estero. Come intendete sostenere la conciliazione di tali interessi ?.

BOZZOLINI: "Noi riteniamo che non si possa utilizzare la constatazione della necessità di aprire nuove sedi consolari nel mondo, ad esempio nei paesi da cui provengono gli immigrati o nell’est asiatico, per ridurre i servizi verso le comunità emigrate. E’ un modo di argomentare che non sta in piedi.

In Svizzera, ad esempio, dove risiede una grande comunità italiana, i Consolati hanno dovuto affrontare per anni una fortissima domanda di visti da parte delle persone provenienti dall’area balcanica che, per rientrare in vacanza nei loro paesi d’origine, devono attraversare l’area Schengen.

E’ quindi meno facile di quel che si pensa differenziare tra Uffici Consolari che si occupano di servizi per gli italiani e Uffici che si rivolgono prevalentemente a cittadini di altri paesi. Spesso i Consolati devono fare entrambe le cose. Una rete consolare all’altezza delle ambizioni di un paese come l’Italia deve quindi essere in grado sia di rispondere sia ai bisogni dei propri cittadini residenti all’estero, sia a quelli di chi nel nostro paese vuol venire a vivere e/o lavorare, evitando situazioni scandalose come quelle segnalate in alcuni paesi africani, per cui per avere la convalida della traduzione dei propri titoli di studio si riceve un appuntamento per il 2011!

Non bisogna dimenticare che la stessa introduzione del voto all’estero, affinché si riducano al minimo i problemi, richiede una rete consolare più forte, non più debole.

Tra l’altro è possibile puntare a rafforzare la rete anche risparmiando, se si dà centralità al servizio, che spesso può essere erogato benissimo anche da Agenzie ben distribuite sul territorio, che costano molto meno dei Consolati Generali di prima classe."

3 -D.- Il CGIE istituirà un Gruppo di lavoro sull’Associazionismo italiano nel mondo. Quali sono i suggerimenti della sinistra italiana su tale argomento?

BOZZOLINI – "Il termine "associazionismo" viene richiamato per descrivere una realtà complessa e articolata di strutture e organizzazioni molto diverse tra di loro per storia, forme organizzative, scopi e composizione.
Si tratta, tra l’altro, anche di un fenomeno meno immobile, statico e ridotto alla prima generazione di quanto si pensi. Le associazioni infatti nascono e muoiono continuamente e molte sono frutto dell’impegno di giovani di seconda e terza generazione (si pensi in Svizzera ai Secondos o alla rete dei Comitati genitori).

Valorizzare l’associazionismo vuol dire quindi innanzitutto differenziare tra quelle organizzazioni che sono un’autentica espressione delle collettività all’estero, ovvero una forma autonoma di espressione sociale e culturale o di auto organizzazione della solidarietà, da quelle, spesso più influenti a Roma, che sono più assimilabili al parastato e che servono più che altro per la distribuzione di risorse economiche."

4 -D.- Fra i vostri programmi unitari si parla di sostegno al ruolo dei Patronati e delle altre strutture di assistenza e difesa dei diritti degli Italiani all’estero. Come intendete porre in atto questo impegno?

BOZZOLINI- "Anche qui valgono le considerazioni di cui sopra. Nel corso degli anni sono state costruite e realizzate numerose strutture di assistenza, la principale delle quali sono i patronati (esperienza quest’ultima invidiataci dalle altre comunità), che ora devono adesso confrontarsi con il cambiamento dei bisogni.
Il bisogno di assistenza infatti non è scomparso, ma cambia. In Europa ad esempio ci sono sia tutti i nuovi problemi legati alla libera circolazione dei lavoratori e delle lavoratrici (come ad esempio l‘orientamento alla mobilità, ecc.,), sia le nuove forme di povertà dovuta alla riduzione del welfare (ad esempio in Germania), sia la domanda di consulenza delle seconde e terze generazioni rispetto a tutta la problematica fiscale. In Sud America invece il problema principale è costituito dall’impoverimento di fasce ampissime della popolazione a seguito delle politiche neo liberiste dei governi alla fine degli anni novanta.

C’è quindi una doppia necessità: accellerare lo spostamento dell’asse degli interventi dal settore previdenziale ai nuovi bisogni e evitare che, nelle more del ritardo con cui vengono ridefinite le politiche pubbliche, si aprano spazi per interventi privati di natura speculativa o comunque poco chiara. La corsa a cui si assiste in Europa da parte di qualche Onorevole ad aprire proprie strutture di patronato per costruirsi una struttura di raccolta del consenso, va fermata subito attraverso criteri più selettivi di accreditamento, perché determina lo snaturamento del ruolo dei patronati stessi."

5 -D.- Fra i vostri obiettivi si fa riferimento alla valorizzazione dell’identita’ italiana ma alla realta’ dei fatti, si cade spesso nel declaratorio e nella generalizzazione, e le iniziative varate hanno ben poco a che fare con il mantenimento dell’identita’ italiana, piuttosto rispecchiano cliche’ superati, lontani dalla realtà interculturale in cui vivono le nuove generazioni. Quali, dunque, le linee che vi prefigurate in tal senso? Ne va di conseguenza che cio’ si rifletterà anche sul segmento dell’informazione all’estero ?

BOZZOLINI – "Come sinistra siamo molto allergici verso i discorsi sull’identità italiana che scivolano in un patriottismo di maniera, alla Tremaglia per intenderci, così come siamo allergici verso un approccio tutto commerciale alla cultura, tutto centrato verso il made in Italy e finalizzato solo a vendere (o a illudersi di vendere) più Ferrari e più vestiti di Armani.

Il problema è invece di come un grande patrimonio culturale come quello italiano, inteso anche nelle sue produzioni più moderne e recenti, possa essere reso realmente fruibile e accessibile alle collettività italiane all’estero, e non solo a loro, nei contesti in un cui queste vivono. Come possa essere “scambiato” con le culture dei paesi in cui si risiede, in una dinamica di arricchimento reciproco. Si tratta quindi di “sburocratizzare” gli Istituti Italiani di Cultura, di potenziare la presenza di lettori di lingua italiana nelle Università, di promuovere l’insegnamento della Lingua ma anche di ridefinire il ruolo della RAI, come a esempio proponiamo di fare con la petizione contro l’oscuramento dei programmi.

Rispetto all’informazione in lingua italiana all’estero penso che in questo momento i problemi siano principalmente due: deve essere aiutata ad uscire dal chiuso del mondo degli addetti ai lavori e quindi deve adeguarsi essa stessa alle realtà interculturali delle nuove generazioni, deve fare più “informazione autonoma” rispetto all’operato dei parlamentari, del CGIE, ecc.

Le collettività italiane all’estero hanno eletto due anni or sono diciotto parlamentari del cui operato sanno solo ciò che essi stessi raccontano. E’ un problema anche dal punto di vista del controllo democratico. Da questo punto di vista la stampa italiana all’estero deve assumere maggior coscienza del proprio ruolo."

6 – Parlare di scuole prettamente italiane – collegate alla struttura scolastica italiana- per quanto sia fatta salva l’autonomia scolastica e la volonta’ (richiesta o necessita’) di sostenere l’insegnamento della lingua e cultura italiana, ha ancora un senso in un contesto internazionale ?

BOZZOLINI- "La promozione della Lingua e Cultura italiana all’estero ha oggi più senso che mai. Promuovere le diverse culture è anche un modo per resistere all’omologazione culturale intrinseca dei processi di globalizzazione capitalistica. Basti pensare a ciò che ha proposto Marcos per la difesa delle culture alimentari indios.

Sul piano specifico e concreto della promozione della lingua italiana tra le nuove generazioni lo strumento principale di intervento sono assolutamente i Corsi di Lingua e Cultura, non le Scuole Italiane. A quindici anni dalla semi-privatizzazione avvenuta nel 1993, è assolutamente necessario riorganizzare il settore de-precarizzandone il funzionamento. E’ cioè assolutamente necessario procedere alla cosiddetta riforma della Legge 153.

Su questo piano però emerge la delusione più grossa per quanto fatto, o non fatto, dal governo Prodi e dai parlamentari eletti all’estero nei confronti dell’emigrazione italiana.
Anziché fare la corsa alla presentazione ognuno di una propria proposta (qualcuno anche due) per arrivare ad un totale di otto, i parlamentari eletti all’estero avrebbero dovuto promuovere un processo di confronto tra tutti i soggetti coinvolti che portasse all’elaborazione di una proposta condivisa. Nello stesso tempo il governo, nella fattispecie del Vice Ministro Danieli – che ha organizzato un seminario nel giugno scorso per discutere e problemi del settore annunciando una prossima proposta governativa che non si è mai vista, avrebbe potuto utilizzare tutti gli strumenti disponibili, anche senza riforma della legge, per risolvere buona parte dei problemi. Penso ad esempio a tutti quelli che sono stati ricordati dai docenti dei corsi della Circoscrizione di Zurigo, con un convegno all’inizio di gennaio.

Sarebbe infatti possibile anche all’interno del quadro normativo attuale aumentare i fondi, permettendo di remunerare i docenti assunti in loco secondo parametri simili a quelli delle scuole locali, procedere per tempo allo stanziamento degli stessi e introdurre procedure di accreditamento degli enti che prevedano standard chiari di funzionalità e trasparenza.
Su terreno il Vice Ministro è stato invece abbastanza inefficace e il modo con cui è stata impostata la discussione sulla riforma della Legge è servito solo, come spesso accade in Italia, a spostare in avanti nel tempo il confronto con i problemi reali."

(30/01/2008-ITL/ITNET-Eminotizie)

 

 

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